La CEI e la Santa Sede non si sono costituite parte civile nel processo contro la Diocesi di Ozieri, ritenendo di non essere state danneggiate
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.10.2024 – Ivo Pincara] – Il 2 ottobre 2024 si è svolta a Sassari l’Udienza preliminare per l’indagine della Procura di Sassari riguardante presunti casi di peculato e riciclaggio dei fondi dell’8xmille destinati tra il 2013 e il 2023 alla Diocesi di Ozieri, trasferiti al braccio operativo della Caritas diocesana, la cooperativa Spes. Secondo l’accusa, oltre 2 milioni di euro destinati alla Diocesi di Ozieri sarebbero stati utilizzati per scopi privati. Il giudice scioglierà la riserva delle eccezioni della difesa nella prossima udienza che si svolgerà il 20 novembre 2024.
Si osserva la distanza siderale tra la considerazione espressa da più parti nei confronti della Diocesi di Ozieri nel merito dell’utilizzo congrua e meritoria dei fondi dell’8xmille, e le accuse di peculato e riciclaggio formulate dal pm Gianni Caria, che ha chiesto il rinvio a giudizio per nove imputati: il Vescovo di Ozieri, Mons. Corrado Melis; il Direttore della Caritas diocesana, Don Mario Curzu; il legale rappresentante della Cooperativa Spes, Tonino Becciu, fratello del Cardinale Giovanni Angelo Becciu; il Parroco di San Francesco, Don Roberto Arcadu; il Parroco di San Nicola, Don Francesco Ledda; Giovanna Pani; Franco Demontis; Luca Saba; e Maria Luisa Zambrano.
Durante l’udienza preliminare, i difensori hanno sollevato varie eccezioni legali, inclusa quella che riguardano l’Art. 7 del Concordato lateranense del 1929 e l’Art. 7 della Costituzione italiana, quindi, una possibile violazione degli accordi tra Italia e la Santa Sede.
Va precisato che l’8xmille è stato istituito con la legge N. 222 del 1985, in seguito all’Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica Italiana del 1984 di revisione del Concordato lateranense del 1929. Veniva così definitivamente superato il cosiddetto “sistema beneficiale” e, per quel che riguarda il sostentamento del clero, cessava il meccanismo della “congrua”. Venivano rese concrete le indicazioni del Concilio Vaticano II, si armonizzava quanto previsto dalla Costituzione Italiana (la legge sull’8xmille ha applicato in particolare l’Art. 7 della Costituzione, che incoraggia nuove forme di finanziamento alle Chiese tramite la libera contribuzione dei cittadini) e si riconosceva «l’indubbio interesse collettivo all’introduzione di nuove forme moderne di finanziamento alle Chiese attraverso le quali si agevoli la libera contribuzione dei cittadini per il perseguimento di finalità ed il soddisfacimento di interessi religiosi».
Detto questo, sorge la domanda: cosa sta cercando di fare il pm Gianni Caria? Definire strambo e stravagante il suo operato è il minimo.
Dato molto rilevante dell’Udienza preliminare è il fatto che né la Conferenza Episcopale Italiana, né la Santa Sede si sono costituite parte civile nel processo, perché ritengono di non essere state danneggiate né dalla Diocesi di Ozieri, né dalla Caritas diocesana, né dalla Cooperativa Spes, braccio operativo della stessa Caritas, né dai sacerdoti imputati. Quindi, esiste la richiesta di rinvio a giudizio di nove imputati, ma non sussiste il riconoscimento del soggetto riconoscibile nel di cui. E con questo cade il pilastro portante del castello di sabbia delle accuse formulate nel Tribunale del Vaticano prima e nel Tribunale di Sassari poi.
Ricordiamo che fine marzo 2024, dopo la notizia dell’indagine della procura di Sassari, il clero di Ozieri con un comunicato e i vescovi sardi con un messaggio hanno espresso solidarietà al Vescovo Melis, come riportato da Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, in data 21 marzo 2024 [QUI]:
«Il clero di Ozieri si stringe attorno al Vescovo Corrado Melis, dopo la notizia che il presule risulta indagato dalla Procura di Sassari insieme ad altre otto persone, tra cui un fratello del Cardinale Angelo Becciu, Antonino. Il reato ipotizzato dagli inquirenti: irregolarità nella gestione dei fondi 8xmille inviati alla diocesi sarda da parte della CEI nell’arco di dieci anni, 2 milioni di euro dal 2013 al 2023.
Nel comunicato firmato “Il presbiterio della Diocesi di Ozieri” si legge: “Le inesattezze e alcune affermazioni dei mezzi di informazione ci lasciano perplessi ma confidiamo che la verità possa illuminare presto anche i loro cuori. Al presbiterio di Ozieri risulta un uso corretto delle risorse della CEI dell’8xmille e di altri enti statali e regionali, date alla Caritas della diocesi di Ozieri e alla cooperativa Spes suo “braccio operativo”. Dalla stessa CEI, infatti, e dagli altri enti eroganti non sono giunti richiami di inadempienze. Anzi! Hanno manifestato apprezzamento e hanno continuato a promuovere e sostenere i progetti presentati. La testimonianza più vera e incontrovertibile è data dalle stesse opere compiute e dalle persone che sono state aiutate, da quelle disagiate del nostro territorio a quelle dei profughi accolti e serviti con dignità. Come presbiterio diocesano siamo costernati per la dura prova che affligge la diocesi e la sua opera di carità nei confronti dei più bisognosi ed emarginati”.
“Siamo anche profondamente amareggiati – si legge ancora – nel vedere addolorato il nostro vescovo che continuiamo a sostenere con forza e lealtà quali suoi collaboratori nell’esercizio del suo ministero episcopale. Ci sentiamo feriti anche tutti noi perché con lui ci sentiamo e operiamo come un solo corpo. Con questo scritto vogliamo esprimere, perciò, la nostra risoluta e fraterna vicinanza e solidarietà al nostro vescovo Don Corrado, ai confratelli presbiteri e ai collaboratori laici colpiti da una prova grande e inaspettata. Anche noi, pastori e guide delle nostre parrocchie, siamo testimoni del tempo, delle energie e delle risorse spese da questi fratelli in spirito di servizio veramente lodevole. L’amarezza che ci invade in questi giorni non cancella la nostra ferma speranza che la verità alla fi-ne trionferà. Soffriamo con questi nostri fratelli e con loro condividiamo “la passione e la gioia del Vangelo”. Ci sostiene e ci incoraggia la solidarietà e la preghiera di tanti nostri fratelli, vicini e lontani, che conoscono il nostro vescovo, il nostro presbiterio e tutta la nostra diocesi per quello che siamo, nella nostra debolezza certamente, ma anche e soprattutto per la passione che ci accompagna nel servizio della nostra missione”.
Anche dalla Conferenza Episcopale Sarda è arrivato un messaggio di vicinanza al Vescovo Melis: “In questi giorni abbiamo appreso dagli organi di informazione la notizia dell’inchiesta della Procura di Sassari a carico, tra gli altri, del nostro confratello Corrado Melis – scrivono i presuli dell’isola -. Esprimiamo fraterna vicinanza alla Chiesa di Ozieri e al suo Pastore e, mentre attendiamo che la giustizia faccia il suo corso, confidiamo nella preghiera che i vari passaggi possano chiarire la posizione della diocesi e quella del vescovo”».
Al termine dell’Udienza preliminare, in un’intervista a La Nuova Sardegna [QUI], l’Avv. Ivano Iai, difensore del Vescovo Melis, ha concluso: «I sacerdoti e il vescovo vivono questa esperienza come una prova Cristiana, ma come un’ingiustizia questa situazione. Però, confidano nel completo proscioglimento da ogni accusa».
Confidiamo che i futuri sviluppi sveleranno l’inconsistenza e la temerarietà delle accuse della Procura di Sassari. Alla fine, la verità trionferà e crollerà la montagna della menzogna di accuse formulate dalla magistratura sassarese, come quelle formulate da quella vaticana poi. «Sto sperando da tanto e aspetto il giorno per urlare: “Giustizia è fatta”» (Andrea Paganini, curatore della Rassegna stampa sul “Caso Becciu” [QUI].
Postscriptum
1. «The much-ballyhooed “trial of the century” at the Vatican, which resulted in convictions of nine defendants, including Italian Cardinal Angelo Becciu, for various financial crimes, has not only drawn strong criticism from jurists for alleged defects in due process and criminal procedure, but has also been seen by critics as an exercise in scapegoating intended to shield higher-ups, potentially including the Pope himself, from blame» [Il tanto pubblicizzato “processo del secolo” in Vaticano, che ha portato alla condanna per vari reati finanziari di nove imputati, tra cui il Cardinale italiano Angelo Becciu, non solo ha attirato forti critiche da parte dei giuristi per presunti difetti nel giusto processo e nella procedura penale, ma è stato anche visto dai critici come una ricerca di un capro espiatorio, inteso a proteggere dalla colpa i superiori, potenzialmente incluso lo stesso Papa] (John L Allen Jr – Catholic Herald, 3 ottobre 2024 [QUI]).
2. «La Procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca, stava cercando quelle bobine da mesi, nell’ambito dell’indagine attualle sul presunto insabbiamento dell’inchiesta mafia-appalti, a cui lavorava nel 1992 il giudice Paolo Borsellino. Un’inchiesta choc. La Procura nissena infatti ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di favoreggiamento alla mafia, Gioacchino Natoli, già presidente della Corte d’Appello di Palermo, Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma e attuale presidente del Tribunale della Città del Vaticano, e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti» (La Nazione, 2 ottobre 2024 [QUI]).
Nell’estate del 2024, quando il Tribunale vaticano sta ancora scrivendo le motivazioni della sentenza contro Becciu, emergono intrecci sconcertanti. Mentre il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi difende presunti mafiosi e criminali assortiti, il Presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone – anche lui pagato con l’Obolo di San Pietro – risulta indagato dalla Procura di Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia. Con quale credibilità ora il giudice Pignatone può argomentare la condanna contro un imputato distrutto da una campagna stampa di diffamazione senza precedenti e che presenta tutte le caratteristiche del mascariamento? Un indagato per favoreggiamento alla mafia non può essere il Presidente del Tribunale vaticano e pronunciare sentenze in nome del Santo Padre (Andrea Paganini).
Indice – Caso 60SA [QUI]
Foto di copertina: la cattedrale di Santa Maria Immacolata di Ozieri.