Papa Francesco ai padri sinodali: preghiera e digiuno per la pace
Al termine della celebrazione eucaristica in piazza san Pietro per l’apertura dell’assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi papa Francesco ha invitato a pregare per la pace recandosi, domenica prossima, a santa Maria Maggiore con l’invito ad annunciare il Vangelo e chiedendo di vivere una giornata di preghiera e di digiuno:
“Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni. Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. Ed il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo. Camminiamo insieme. Mettiamoci in ascolto del Signore. E lasciamoci condurre dalla brezza dello Spirito”.
Nella memoria liturgica degli Angeli Custodi papa Francesco ha invitato a meditare su tre parole, il rifugio, il bambino e la voce: “Nel cammino verso la Terra promessa, Dio raccomanda al popolo di ascoltare la ‘voce dell’angelo’ che Lui ha mandato. E’ un’immagine che ci tocca da vicino, perché anche il Sinodo è un cammino, in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo: di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo, animati dalla nostra stessa fede, mossi dallo stesso desiderio di santità, affinché con loro e per loro cerchiamo di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare”.
Ed ha chiesto apertura di mentalità nell’ascolto di tutti gli interventi, ricordando che il Sinodo non è un’assemblea parlamentare: “. Si tratta, con l’aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare e comprendere le voci, cioè le idee, le attese, le proposte, per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa. Come abbiamo più volte ricordato, la nostra non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione, in cui, come dice San Gregorio Magno, ciò che qualcuno ha in sé parzialmente, è posseduto in modo completo in un altro e benché alcuni abbiano doni particolari, tutto appartiene ai fratelli nella ‘carità’ dello Spirito”.
L’appello del papa è stato un invito ad un dialogo franco: “Nel concreto, badiamo a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre, ma offriamoli come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio. Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di ‘tirare acqua al proprio mulino’ senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore”.
La seconda immagine è stata quella del ‘rifugio’, rappresentato dal simbolo delle ‘ali che custodiscono’, come è recitato dal Salmo 91: “Questo è un simbolo di ciò che Dio fa per noi, ma è anche un modello da seguire, in particolare in questo momento assembleare. Tra noi, cari fratelli e sorelle, ci sono molte persone forti, preparate, capaci di sollevarsi in alto con i movimenti vigorosi di riflessioni e intuizioni geniali. Tutto ciò è una ricchezza, che ci stimola, ci spinge, ci costringe a volte a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione, come pure ci aiuta a rimanere saldi nella fede anche di fronte a sfide e difficoltà. Il cuore aperto, il cuore in dialogo”.
Lo Spirito Santo ha un cuore aperto con un invito ad esprimersi liberamente: “Non è dello Spirito del Signore un cuore chiuso nelle proprie convinzioni, questo non è del Signore. E’ un dono l’aprirsi, un dono che va unito, a tempo opportuno, alla capacità di rilassare i muscoli e di chinarsi, per offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo… Ciascuno, qui, si sentirà libero di esprimersi tanto più spontaneamente e liberamente, quanto più percepirà attorno a sé la presenza di amici che gli vogliono bene e che rispettano, apprezzano e desiderano ascoltare ciò che ha da dire”.
Mentre l’ultima immagine è stata quella del bambino: “E’ Gesù stesso, nel Vangelo, a ‘metterlo nel mezzo’, a mostrarlo ai discepoli, invitandoli a convertirsi e a farsi piccoli come lui. Loro gli avevano chiesto chi fosse il più grande nel regno dei cieli: Lui risponde incoraggiandoli a farsi piccoli come un bambino. Ma non solo: aggiunge anche che accogliendo un bambino nel suo nome si accoglie Lui”.
In questo tempo sinodale è essenziale non dimenticare i ‘bambini’: “Ma proprio per questo non possiamo permetterci di staccare gli occhi dal bambino, che Gesù continua a mettere al centro delle nostre riunioni e dei nostri tavoli di lavoro, per ricordarci che l’unica via per essere “all’altezza” del compito che ci è affidato, è quella di abbassarci, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà. Il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più… Non a caso Gesù dice che gli angeli dei bambini ‘vedono sempre la faccia del Padre… che è nei cieli’, che sono, cioè, come un ‘telescopio’ dell’amore del Padre”.
(Foto: Santa Sede)