Testimonianza degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo. Quando la formazione non forma

Comunione degli Apostoli
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.09.2024 – Veronica Cireneo] – Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo appello sotto forma di lettera, preceduta da una breve contestualizzazione, che Mauro Bonaita, un attento fedele appartenente all’Unità Pastorale di Reggio Emilia, ha inviato ai responsabili di un Corso di Formazione per Ministri Straordinari della Santa Comunione. Buona lettura.

Canale Telegram degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo [QUI]

Cara Veronica,

quante battaglie abbiamo combattuto insieme, ad un anno dalla mia adesione agli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo [QUI]. Come avremmo potuto evitarle, dopo aver riconosciuto che nel tempo che viviamo è in atto una guerra totale, comprendente il fuoco amico, contro Gesù Cristo? Tutto ci dice che il mondo è tornato a professare l’amore filantropico della “fraternité” illuminista e marxista.

Le chiese sembrano ormai centri sociali. I sacerdoti e le parrocchie professano, come fosse un dogma, questa finta fratellanza orizzontale invitando i bambini a partecipare quasi esclusivamente ad attività ludiche di ogni tipo, tranne che spirituali: dai campeggi, alle cene conviviali, agli aperitivi, agli eventi con musica profana, fino alla visita di mostre d’arte dissacranti.

Anche le Messe hanno assunto la stessa “impronta” dei centri sociali, che svilisce il Sacrificio di Gesù. Il tutto a discapito della fede, dei Sacramenti e della salvezza delle anime della famiglia umana.

Chi vive secondo lo Spirito Santo e non secondo la carne è ovvio che riconosca nelle guerre politico-economiche in atto, nelle recenti vere/presunte pandemie, nelle varie povertà fisiche e morali, l’origine soprannaturale.

Questo malessere diffuso, infatti, non parte dalle famiglie, dall’esistenza di altre religioni o di altri credo, ma dal fatto che dentro la Chiesa Cattolica la fede riposta nei Sacramenti ed in primis nel Santissimo Sacramento celebrato sugli Altari, è venuta a mancare.

È l’Eucarestia che Edifica la Chiesa (Ecclesia de Eucharistia [QUI]), non gli uomini, ma avendo perso la fede nell’Eucarestia, la Chiesa ha smesso di essere edificante.

Cosa dobbiamo fare quindi a questo punto? Smettere di edificare ed edificarci anche noi, come fa il mondo? Assolutamente no. Esiste un rimedio, credo l’unico, che noi laici possiamo mettere in atto: istruirci gli uni, gli altri. Istruirci di un’istruzione Veritiera, evitando annacquamenti ed edulcorazioni tipici del “prurito” dell’attimo presente, che generano invece decadenza.

UP Santa Maria degli Angeli
“Ogni volta che avete fatte queste cose a uno solo
di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”
Mt 25,40

I ministri straordinari della
Santa Comunione:
nuove prospettive di servizio
diocesano
Incontro con Lucia Iannet
Responsabile Servizio di
Pastorale della salute

Giovedì 19 settembre 2024
Ore 20.45
Oratorio di Regina Pacis

Su queste basi e per queste ragioni ti chiedo di pubblicare questa mia lettera, già inviata ai diretti interessati, redatta a seguito della mia partecipazione alla serata di apertura di un corso di formazione per i Ministri Straordinari della Santa Comunione, organizzato dall’Unità Pastorale a cui appartengo, dove ho potuto con un certo dolore e disappunto constatare che sono stati fin dal principio pronunciati errori sull’Eucarestia, che ho tentato di correggere in presenza, con scarso esito, per cui mi sono visto costretto a rettificarli per via epistolare. Il contenuto della lettera lo riporto di seguito, per intero.

Intendo altresì, con questa mia, far presente che il malessere che noi fedeli viviamo, nel vedere oltraggiato il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo sugli Altari delle nostre parrocchie, ci impediscono ormai di soprassedere alla diffusione di errori sul tema eucaristico, specie quando vengano pronunciati nel contesto della formazione specifica.

Sono già troppi gli abusi che per il tramite dei Ministri Straordinari di nuova generazione vengono compiuti in ogni angolo del mondo.

Abusi a cui almeno una volta nella vita, a tutti è capitato di assistere, come è accaduto anche a me e che raccontai in questo mio articolo [QUI] del luglio dello scorso anno.

Prevenire è meglio che curare! Grazie, Veronica.

Mauro Bonaita

La lettera inviata

Gentile Sig.ra Iannet Barigazzi Lucia,

Dopo l’incontro del 19 settembre scorso, presso la parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia sul tema I ministri Straordinari della Santa Comunione: nuove prospettive di servizio diocesano, sono a scriverle per lanciare un appello ed invito, a lei, ai Diaconi ed ai Sacerdoti della Diocesi.

Ho sommariamente apprezzato l’intento di promuovere la “formazione” dei Ministri Straordinari della Santa Comunione (come richiesto dal Can. 231.1), ma vorrei fare delle considerazioni circa alcune fondamentali carenze che rischiano di vanificare ogni sforzo volto alla carità.

In qualità di fedele appartenente al gruppo nazionale degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo le posso garantire di aver osservato e non sono il solo, che, particolarmente in questi ultimi anni, ed anche presso l’UP Santa Maria degli Angeli (RE), si sono compiuti innumerevoli abusi eucaristici (solo poi parzialmente corretti) che sviliscono il Santissimo Sacramento. Questi abusi sono stati compiuti proprio da coloro che per primi avrebbero dovuto difendere un così grande Sacramento: Sacerdoti, Diaconi ed anche ministri straordinari.

Già nella documentazione da lei emanata nel primo incontro si devono segnalare delle incongruenze e frasi erronee rispetto alle istruzioni della Chiesa e che proprio presso la nostra UP sono state causa di abusi ripetuti e continuativi; in particolare lei cita l’istruzione Immensae caritatis [QUI] e, al punto 2009 della sua guida, sostiene che i MSC possono comunicare se stessi.  Devo citarle precisamente cosa invece dice questo stesso documento (ribadito anche nell’istruzione [94] Redemptionis Sacramentum [QUI] e poi citato tra i gravi abusi al numero [173]):

Articolo 82; “Per non ingenerare confusioni sono da evitare e rimuovere talune prassi, invalse da qualche tempo in alcune Chiese particolari, come ad esempio:

il comunicarsi da se stessi come se si trattasse di concelebranti;

associare alla rinnovazione delle promesse dei sacerdoti, nella Santa Messa crismale del Giovedì Santo, anche altre categorie di fedeli che rinnovano i voti religiosi o ricevono il mandato di Ministri Straordinari della Comunione;

l’uso abituale dei ministri straordinari nelle SS. Messe, estendendo arbitrariamente il concetto di “numerosa partecipazione”.

Il Ministro Straordinario della Comunione dovrebbe essere prima di tutto uno straordinario e fervente adoratore del Sacramento Eucaristico. Questo fervore il Ministro Straordinario non lo dovrebbe dimostrare saltuariamente tra i malati, ma quotidianamente tra i sani durante la Messa mostrando devozione, adorazione e fedele rispetto delle norme e delle istruzioni liturgiche.

Se il Ministro Straordinario non si rende conto dell’importanza del suo ministero tra i sani, rischia di fare ammalare spiritualmente la Chiesa di Cristo.

Il MSC dovrebbe rendersi conto che è straordinario, non perché è grande, ma perché è piccolo, umile e supplisce in via eccezionale alle mani consacrate del Sacerdote; diversamente rischia di gonfiarsi di arroganza e svilire la Chiesa e l’Eucarestia.

Il Ministro Straordinario non porta se stesso e la sua relazione al malato (che è solo amore di fratellanza, il “Philia”), ma porta il Corpo di Cristo e la Comunione con Lui, l’Amore di Carità (l'”Agape” e la “Caritas”), quella Comunione che egli stesso dovrebbe aver sperimentato durante la Messa e di cui dovrebbe desiderare di essere portatore agli altri per amore di Cristo. Diversamente assumerebbe le sembianze di una “missione” filantropica sulla scia della “fraternité”.

Il Ministro Straordinario dovrebbe avere chiara e cara la distinzione tra Sacerdozio Comune (dei battezzati) e Sacerdozio dell’Ordine e dovrebbe avere profonda devozione della gerarchia Ecclesiale.

Egli dovrebbe amare ed avere profondo rispetto per il Sacerdozio dell’Ordine, perché ha piena coscienza che solo i Sacerdoti possono compiere il miracolo che egli porta ai malati.

L’essere Ministro Straordinario oggi rischia di riflettere la stessa decadenza e contraddizione del mondo nel suo essere vicino agli ultimi e agli emarginati allontanandosi, però, dalle persone più prossime e coloro che desiderano mantenere integra la fede nel Santissimo Sacramento, anche per le generazioni future.

La invito pertanto a dedicare una specifica sezione di tale formazione per la conoscenza e divulgazione dell’istruzione Redemptionis Sacramentum (particolarmente le istruzioni 133 e dalla 154 alla 160) con la consapevolezza che i timori del Santo Padre Giovanni Paolo II espressi nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia sono oggi una amara realtà quotidiana ed una ferita aperta nel Corpo Mistico di Gesù!

Così recita al n.10]: “(…)Purtroppo, accanto a queste luci, non mancano delle ombre. Infatti vi sono luoghi dove si registra un pressoché completo abbandono del culto di adorazione eucaristica. Si aggiungono, nell’uno o nell’altro contesto ecclesiale, abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. Emerge talvolta una comprensione assai riduttiva del Mistero eucaristico. Spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno. Inoltre, la necessità del sacerdozio ministeriale, che poggia sulla successione apostolica, rimane talvolta oscurata e la sacramentalità dell’Eucaristia viene ridotta alla sola efficacia dell’annuncio. Di qui anche, qua e là, iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indulgono a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede. Come non manifestare, per tutto questo, profondo dolore? L’Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni”.

Confido che questa mia Lettera enciclica possa contribuire efficacemente a che vengano dissipate le ombre di dottrine e pratiche non accettabili, affinché l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero.

La esorto allo stesso modo a considerare anche gli avvertimenti di Benedetto P.P. XVI circa la postura di Lode e ringraziamento da mantenere dinnanzi al nostro Dio Transustanziato (potrà essere di aiuto questo documento [QUI], cosicché questi ministri diventino dei fari di virtù per la comunità intera).

“Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale” (Cit. P.P. B.XVI).

Sperando che possa interpretare questa mia lettera come un servizio alla Chiesa e alla comunità, Le porgo i miei più cordiali saluti.

Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento.

Mauro Bonaita, Reggio Emilia
28 settembre 2024

Foto di copertina: Joos van Wassenhove detto Justus van Gent e Pedro Berruguete, Comunione degli Apostoli, 1473-76, pala d’altare, 288×321 cm, pittura a olio su tavola, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino.
La tavola raffigura il tema eucaristico secondo un’iconografia, di origine bizantina, con al centro Gesù che distribuisce la comunione agli Apostoli. A destra è presente anche il Duca di Urbino Federico da Montefeltro che conversa con l’Ambasciatore di Persia presso il Ducato di Urbino, il medico ebreo Isaac convertitosi e battezzato da Sisto IV. Questa presenza riscatta l’ebreo profanatore dell’ostia raffigurato nella predella sottostante, dando alla pala una funzione religiosa e politica.
Come la predella con il Miracolo dell’ostia profanata che originariamente la completava, anche questa pala d’altare inizialmente fu commissionata a Paolo Uccello e proviene dall’Oratorio della Confraternita del Corpus Domini di Urbino. Successivamente l’incarico passò a Piero della Francesca e infine a Justus van Gent di cui sono documentati i pagamenti nel 1473 e 1474. La scelta di un pittore fiammingo sarebbe dovuta alle preferenze artistiche del Duca di Urbino, testimoniate anche dal noto passo di Vespasiano da Bisticci “uno maestro solenne”, particolarmente esperto nella pittura ad olio, fatto venire dalle Fiandre. Le vicende esecutive si sono recentemente arricchite grazie a un disegno del 1632, conservato presso la Bibliotèque nationale di Parigi, che documenta come il dipinto recasse la firma, oggi non più visibile, Petrus Hispanus pinxit, identificato da gran parte della critica con Pedro Berruguete. Si può ipotizzare quindi che l’opera sia stata iniziata da Justus van Gent – di cui non si hanno attestazioni urbinati dal 1474 – e completata dal pittore spagnolo non oltre il 1476.
Pala e predella formavano un insieme racchiuso entro un’unica cornice e i due pezzi furono separati prima dell’ingresso nel Museo.

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