Il papa ai professori: la cultura non è settaria
![](https://www.korazym.org/wp-content/uploads/2024/09/Papa_Belgio-1.jpg)
“Sono lieto di trovarmi qui in mezzo a voi e ringrazio il Rettore per le sue parole di benvenuto, con le quali ha ricordato la storia e la tradizione in cui questa Università è radicata, come pure alcune delle principali sfide odierne da cui siamo tutti interpellati. E’ questo il primo compito dell’Università: offrire una formazione integrale perché le persone ricevano gli strumenti necessari a interpretare il presente e a progettare il futuro”:
nel pomeriggio il papa ha incontrato i professori dell’Università ‘Katholieke Universiteit Leuven’ rispondendo alle questioni sollevate nel saluto di benvenuto dal rettore Luc Sels, avendo prima visitato le Piccole Sorelle dei Poveri nella Casa Saint-Joseph, che dal 1856 accoglie anziani poveri e di modesto reddito.
Il papa ha incentrato l’intervento sulla formazione culturale: “La formazione culturale, infatti, non è mai fine a sé stessa e le Università non devono correre il rischio di diventare delle ‘cattedrali nel deserto’; esse sono, per loro natura, luoghi propulsori di idee e di stimoli nuovi per la vita e il pensiero dell’uomo e per le sfide della società, cioè spazi generativi”.
Compito dell’Università è quello di promuovere la cultura: “E’ bello pensare che l’Università genera cultura, genera idee, ma soprattutto promuove la passione per la ricerca della verità, al servizio del progresso umano. In particolare, gli Atenei cattolici, come questo, sono chiamati a ‘portare il decisivo contributo del lievito, del sale e della luce del Vangelo di Gesù Cristo e della Tradizione viva della Chiesa sempre aperta a nuovi scenari e a nuove proposte’.
Desidero allora rivolgervi un semplice invito: allargare i confini della conoscenza! Non si tratta di moltiplicare le nozioni e le teorie, ma di fare della formazione accademica e culturale uno spazio vitale, che comprende la vita e parla alla vita”.
Prendendo spunto dall storia del Libro delle Cronache il papa ha sottolineato la necessità di aprire gli orizzonti culturali: “Allargare i confini e diventare uno spazio aperto per l’uomo e per la società è la grande missione dell’Università. Nel nostro contesto, infatti, ci troviamo davanti a una situazione ambivalente, in cui i confini sono ristretti. Da una parte, siamo immersi in una cultura segnata dalla rinuncia alla ricerca della verità”.
E’ un invito alla ricerca: “Abbiamo perduto l’inquieta passione del cercare, per rifugiarci nella comodità di un pensiero debole (il dramma del pensiero debole!), per rifugiarci nella convinzione che tutto sia uguale, che una cosa valga l’altra, che tutto sia relativo. Dall’altra parte, quando nei contesti universitari e anche in altri ambiti si parla della verità, si scade spesso in un atteggiamento razionalista, secondo cui può essere considerato vero soltanto ciò che possiamo misurare, sperimentare, toccare, come se la vita fosse ridotta unicamente alla materia e a ciò che è visibile. In tutti e due i casi i confini sono ristretti”.
Ed ha parlato di ‘stanchezza dello spirito’, citando Kafka: “Questo sentimento emerge spesso in alcuni personaggi delle opere di Franz Kafka, che ha descritto la condizione tragica e angosciante dell’uomo del Novecento. In un dialogo tra due personaggi di un suo racconto, troviamo questa affermazione: ‘Credo che lei non si occupi della verità soltanto perché è troppo faticosa’.
Cercare la verità è faticoso, perché ci costringe a uscire da noi stessi, a rischiare, a farci delle domande. E quindi ci affascina di più, nella stanchezza dello spirito, una vita superficiale che non si pone troppi interrogativi; così come allo stesso modo ci attira di più una ‘fede’ facile, leggera, confortevole, che non mette mai nulla in discussione”.
L’altro aspetto riguarda un ‘razionalismo senz’anima’, citando Romano Guardini: “Quando si riduce l’uomo alla sola materia, quando la realtà viene costretta dentro i limiti di ciò che è visibile; quando la ragione è soltanto quella matematica, quando la ragione è quella ‘da laboratorio’, allora viene meno lo stupore (e quando manca lo stupore non si può pensare; lo stupore è l’inizio della filosofia, è l’inizio del pensiero), viene meno quella meraviglia interiore che ci spinge a cercare oltre, a guardare il cielo, a scovare nella verità nascosta che affronta le domande fondamentali”.
Infine ha ringraziato l’università per l’accoglienza dei rifugiati: “Grazie perché, allargando i confini, vi siete fatti spazio accogliente per tutti i rifugiati che sono costretti a fuggire dalle loro terre, tra mille insicurezze, enormi disagi e sofferenze a volte atroci. Grazie.
Abbiamo visto poco fa, nel video, una testimonianza molto toccante. E mentre alcuni invocano il rafforzamento dei confini, voi, in quanto comunità universitaria, i confini li avete allargati. Grazie. Avete aperto le braccia per accogliere queste persone segnate dal dolore, per aiutarle a studiare e a crescere. Grazie”.
L’appello del papa è stato un invito a non essere ‘settari’: “Ci serve questo: una cultura che allarga i confini, che non è ‘settaria’ (e voi non siete settari, grazie!) né si pone al di sopra degli altri ma, al contrario, sta nella pasta del mondo portandovi dentro un lievito buono, che contribuisce al bene dell’umanità. Questo compito, questa ‘speranza più grande’, è affidata a voi!”
(Foto: Santa Sede)