Al festival francescano di Bologna le stimmate di san Francesco come cura delle ferite

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Relazione, rabbia, esclusione, perdita, padre; sono queste le parole scelte per rappresentare ‘ferite’ da alcune persone che conoscono il Festival Francescano e vi partecipano:  un bambino, una giovane donna, due volontari, una suora e un frate, in rappresentanza del pubblico della manifestazione organizzata dal Movimento francescano dell’Emilia-Romagna che lo scorso anno ha contato 50.000 presenze.

Quest’anno il Festival si sta interrogando sulla cura, sul dolore e su come affrontarli, insieme agli ospiti in 150 iniziative; ed infatti sono diverse le esperienze personali di sofferenza raccontate a cuore aperto nel video, ferite riassunte da ciascun protagonista in una sola parola chiave scritta a pennarello su un grande foglio bianco. Infatti, condividere il dolore, trovare insieme una cura possibile è ciò che si farà in piazza Maggiore a Bologna fino a domenica 29 settembre, attraversando ferite interiori o globali, come le guerre o quelle inferte all’ambiente.

Tre i percorsi proposti in questi giorni: il primo, caratterizzato dal colore blu, è la via della sapienza ed attraverso lectio magistralis, convegni, incontri con studiosi, permette di approfondire il pensiero francescano che sta alla base di questa edizione del festival. Il secondo è la via della speranza, e come tale, non poteva che essere connotato dal colore verde.

In questo caso le diverse proposte presenti all’interno del programma vengono viste con gli occhi del futuro, ovvero quello dei tanti ragazzi e delle tante ragazze che si avvicinano con curiosità a questo spazio di spiritualità. Infine il terzo è la via della via meraviglia. In questo caso, invece, il colore scelto è quello magenta e questo cammino racchiude una serie di concerti, di opere teatrali, spettacoli e incontri per riflettere su tema in modo un po’ più semplice ma non per questo semplicistico.

I protagonisti spaziano da Carota e Bebo, due dei cinque cantanti del complesso bolognese ‘Lo Stato Sociale’, al patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, al poeta Davide Rondoni e al teologo p. Paolo Benanti. Tutti gli eventi saranno gratuiti, anche se per alcuni appuntamenti è necessaria la prenotazione. Inoltre quest’anno il festival ha avuto tre anteprime: la prima si è svolta online giovedì 19 settembre con il card. Matteo Zuppi ed il prof. Benanti sul tema ‘Umanesimo digitale’; poi a Parma con i racconti di Christopher Chukwuebuka Gentle, un migrante che a soli 17 anni è fuggito dalla Nigeria ed ha attraversato il deserto del Sahara per settimane, di Carlo Romani, ingegnere gestionale, presidente e Ceo di Selip Spa, e della fotoreporter Annalisa Vandelli in dialogo sul tema ‘Lampada o scoglio?’ Infine mercoledì 25 settembre all’oratorio ‘San Filippo Neri’ di Bologna lo spettacolo ‘Joseph & Bross’, prodotto da Casavuota.

Per comprendere meglio il festival abbiamo chiesto a fra Dino Dozzi, direttore scientifico del Festival Francescano, di spiegarci il titolo ‘Attraverso le ferite’: “Prendiamo spunto dall’ottavo centenario delle stimmate di san Francesco sul monte de La Verna (1224). Ma al termine ‘stimmate’ abbiamo sostituito quello più comprensibile di ‘ferite’. Perché ci occuperemo di storia, del passato, ma ancor più del presente, del nostro oggi, caratterizzato da tante ferite, con le quali bisogna spesso imparare a convivere, ma che bisogna anche tentare di curare”.

Allora in quale modo è possibile curare le ferite?

Psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, ma anche sociologi, filosofi, teologi, saggisti, romanzieri, artisti ci offriranno analisi e suggerimenti utili a curare le ferite. Che a volte si rivelano strumenti di crescita umana e spirituale, facendoci prendere coscienza della nostra finitezza e creaturalità e affinando la nostra capacità di empatia e di solidarietà. Pare che uno dei modi più efficaci di curare le proprie ferite sia quello di curare quelle degli altri”.

Per quale motivo il festival propone il percorso di tre vie?

Nei quattro giorni del Festival vengono presentati circa 150 eventi, tra conferenze, spettacoli, presentazione libri, fast conference: sono inevitabili alcune sovrapposizioni. Per aiutare nella scelta, proponiamo tre vie: la via della sapienza, per approfondire il tema dal punto di vista francescano, teologico e sociologico; la via della speranza, rivolta soprattutto ai ragazzi e alle ragazze che si avvicinano al Festival per la prima volta; la via della meraviglia, per segnalare gli eventi che si svolgono in piazza Maggiore e che vedono coinvolti personaggi noti al grande pubblico. Ovviamente resta la libertà di crearsi il proprio percorso, ma le tre vie possono costituire un suggerimento utile”.

Quanto sono importanti le stimmate di san Francesco per la cura?

“Le stimmate di san Francesco sono un esempio straordinario di ferite che curano. Le stimmate richiamano lo stigma. Francesco toglie lo stigma dell’emarginazione al lebbroso, abbracciandolo; toglie lo stigma della negatività alla natura (in quel tempo giudicata cattiva) cantandone le lodi e riconoscendola sorella nella creaturalità; toglie lo stigma della negatività al corpo, ritenuto fonte di peccato, chiamandolo fratello, chiedendogli scusa e offrendogli in punto di morte quei dolcetti di donna Jacopa; toglie lo stigma di un giudizio negativo che l’orgoglio vorrebbe suggerirgli per quei suoi fratelli che non condividono il suo radicalismo evangelico, non separandosi da loro, ma restando in gruppo, preferendo la fraternità alla fuga in avanti e all’eroismo personale.

Ecco il cammino dallo stigma alle stimmate, che acquistano così il significato di una bolla di approvazione divina ad un uomo che nei suoi scritti e nella sua vita ha tolto lo stigma della negatività ad ogni realtà, riconoscendo ovunque attorno a sé i doni belli e santi dell’Altissimo bon Signore”.

In quale modo avviene il passaggio dalle cicatrici alle stimmate?

“La risposta a questa domanda l’avremo al termine del convegno che aprirà il Festival Francescano di quest’anno nella prestigiosa Cappella Farnese. Quattro studiosi (Jacques Dalarun, Pierluigi Licciardello, Rosa Giorgi e Pietro Delcorno), fonti letterarie e artistiche alla mano, ci spiegheranno questo passaggio che ci coglie un po’ di sorpresa: non, come ci si aspetterebbe, dalle stimmate alle cicatrici, ma, appunto, dalle cicatrici alle stimmate. Evidentemente, anche la storia ha le sue ferite ed i suoi miracoli”.

(Foto: Festival Francescano)