Obiettivo famiglia, a trenta anni dalla sua Carta dei Diritti
La sfida è di quelle grandi: mettere la Famiglia al centro. Ed è una sfida grande perché riguarda più campi: il campo del linguaggio (come presentare la famiglia quando si parla sempre più di “famiglie”); politico (come fare in modo che la famiglia sia al centro dell’agenda sociale?); ma soprattutto pastorale (e ci sarà forse da innovare il percorso che vengono fatti con le famiglie?). Sono i temi affrontati dalla plenaria del Pontificio Consiglio della Famiglia. Tre giorni in cui consultori e delegati hanno guardato la sfida della famiglia da tutti gli angoli possibili.
Che la famiglia sia importante e centrale, sono tutti d’accordo. “La famiglia – ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia – sta vivendo una situazione che potremmo dire paradossale: da un lato si attribuisce grande valore ai legami familiari, sino a farne la chiave della felicità; dall’altro la famiglia è diventata il crocevia di tutte le fragilità. Vediamo famiglie che si disperdono, si dividono, si ricompongono, tanto che è diventato normale affermare che ci sono molte forme di famiglia”.
Per la Chiesa, la sfida è innanzitutto antropologica. Esattamente trenta anni fa, fu diffusa la Carta dei Diritti della Famiglia. Una carta che, lamenta il numero due del Pontificio Consiglio Jean Lafitte, “viene considerata confessionale, sebbene sia tutta basata sul diritto naturale”, e quindi che “non riceve l’attenzione che merita”. Ma la questione che si pone oggi – aggiunge Lafitte – “è certamente la contestazione dello stesso diritto naturale al quale stiamo assistendo”.
L’attacco al diritto naturale è qualcosa di ampio e vasto, che tocca la famiglia, come il tema della procreazione assistita, della nascita e della morte naturale. Ne aveva parlato Benedetto XVI, nel discorso al Reichstag di Berlino, uno dei testi che sono rimasti tra le pietre miliari del pontificato.
La Chiesa si muove su più fronti. Negli ultimi decenni, soprattutto dopo l’enciclica “Humanae Vitae” di Paolo VI e poi con il fondamentale insegnamento spirituale, etico e pastorale di Giovanni Paolo II sulla vita, l’amore, la sessualità, la paternità e maternità responsabile, ha sempre sostenuto non solo il valore della “stabilità” e sacralità della famiglia fondata sul matrimonio.
Ma – lo ha ricordato monsignor Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio – ha anche difeso allo stesso modo il valore e la dignità della famiglia come un ente naturale che è antecedente allo Stato e a cui lo Stato stesso non può imporre norme che la limitino, vincolino o pieghino a imposizioni contrarie al suo scopo e natura più profonda”.
Laffitte riassume l’elenco dei diritti con quello di esistere in quanto tale, di svilupparsi come famiglia, di donare la vita a quanti figli responsabilmente si pensa di poter avere, di credere e professare la propria fede, di creare associazioni con altre famiglie, di poter essere rappresentate di fronte alle pubbliche istituzioni.
Forse c’è bisogno di una nuova carta dei diritti della famiglia. Quella del 1983 nacque sull’onda lunga del sinodo speciale sulla famiglia del 1980, e un sinodo straordinario sulla famiglia è convocato per il prossimo anno. Si parlerà di pastoralità, perché questo vuole Papa Francesco. Ma di certo entreranno nel dibattito dei padri sinodali anche temi più laici. Come l’avanzata della legislazione a favore delle unioni omosessuali, la banalizzazione della sessualità, il disinteresse per la tutela delle maternità difficili, la pubblicizzazione di forme di “salute riproduttiva”. Tutti temi che Papa Francesco, quando era arcivescovo di Buenos Aires, ha profondamente stigmatizzato in una Argentina sempre più secolarizzata.
Qualche “highlight” dalla plenaria: Andrés Ollero, giurista spagnolo, ha sottolineato che il “matrimonio è un istituto di diritto naturale” mentre oggi c’è chi “vorrebbe mettere in gioco questo principio che per secoli è stato universalmente riconosciuto”; la giurista Usa Teresa Collett ha chiesto “almeno mantenere la definizione esistente di matrimonio come unione di un uomo e di una donna”. Carl Anderson, Cavaliere Supremo degli Knights of Columbus, ha affermato che i cattolici “debbono continuare a lavorare per strutture legali che supportino la cultura della famiglia” e anche per diffondere “la saggezza della cattolicità secondo cui una autentica vita di famiglia è insostituibile”.
E grande spazio ha avuto il tema del gender, quella indifferenza sessuale stigmatizzata dalla storica Lucetta Scaraffia, ma anche dall’economista Stefano Zamagni. Il quale ha messo in luce il concetto di gender mainstreaming, ovvero di quella nozione accolta dal Trattato di Amsterdam secondo cui si devono porre in atto misure volte a realizzare pari opportunità tra i genitori. E ha detto poi che si dovrebbe invece passare al “family mainstreaming, secondo cui è alle realizzazioni intrafamiliari che si deve prestare attenzione nel momento in cui si pone mano alla riorganizzazione dell’assetto istituzionale.
In vista, c’è un sinodo straordinario per la famiglia. Lo si è bollato come un sinodo che riguarderà soprattutto il tema dei divorziati risposati. Paglia, nella sua relazione introduttiva, ha affrontato la questione catechismo alla mano. E ha sottolineato che “il fatto che nei documenti ufficiali non si diano norme tassative uguali per tutti, e si consigli invece un cammino appropriato caso per caso, fa supporre che anche chi ha il compito di accompagnare e guidare in questo cammino possa, nel caso concreto, suggerire o approvare la scelta del matrimonio civile: naturalmente osservando la proibizione di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere”.
Ma soprattutto, si tratta per Paglia di “ristabilire una vera spiritualità battesimale”, anche nella nuova situazione dei fedeli divorziati e risposati
Non è comunque in vista un cambiamento della Dottrina. E, se questo non fosse stato chiaro, ci ha pensato un recente articolo del prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Gehrard Luwdig Mueller, a mettere in chiaro le cose.