62° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Perù. La voce del silenzio

Don Gigi
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.09.2024 – Vik van Brantegem] – Dopo l’interruzione nella pausa estiva, oggi riprendiamo i racconti di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina, del suo 62° viaggio di solidarietà e speranza in Perù, che ha iniziato domenica 21 luglio 2024 [QUI]. Con il suo Report 62/1 – Pisco Sauer, che abbiamo pubblicato il 25 luglio 2024 [QUI], ci ha fatto partecipi di una bellissima giornata di festa presso l’Asilo di Villa San Roman a Juliaca sulle Ande peruviane. Nel suo Report 62/2 – La voce del silenzio, che riportiamo di seguito, dice che a Porto Maldonado sta scrivendo in un ambiente costituito dalla natura lussureggiante che considera un grande calmante per il suo “animo inquieto e spesso in ansia”. Scrive: “La meravigliosa notte stellata piena dei loro versi mi quieta e il silenzio entra nel cuore. Forse proprio di questo silenzio avevo bisogno per riscoprire la mia più profonda identità di prete. In questo meraviglioso silenzio cerco di pregare e così mi rifugio nella cattedrale di Puerto Maldonado”.

Report 62/2 – La voce del silenzio

“Ed improvvisamente ti accorgi che il silenzio ha il volto delle cose che hai perduto” (Canzone La voce del silenzio, Sanremo 1968). Il testo di questa canzone parla di una persona che vuole star sola a pensare, ma nel silenzio troppi ricordi le ritornano nella mente e, nel pensare, si accorge che la persona che ha sempre amato non ha mai perso il posto nel suo cuore. L’inizio della melodia corrisponde al tema principale del preludio in Do minore del secondo volume del Clavicembalo Ben Temperato di Johann Sebastian Bach BWV 87. Era il febbraio 1968, io avevo solo 7 anni e un cantante di nome Tony del Monaco aveva proposto questa canzone alla diciottesima edizione del festival di Sanremo. La canzone ebbe solo il quattordicesimo posto… ci pensò Mina a riscoprire quella canzone e a conferirle un successo mondiale.

Qui a Porto Maldonado sto scrivendo il report in un ambiente radicalmente diverso, costituito dalla natura lussureggiante che non finirò mai di considerare come una gran cura per la mia anima stanca: il verde, la natura, i fiori, gli animali sono un grande calmante per il mio animo inquieto e spesso in ansia; la meravigliosa notte stellata piena dei loro versi mi quieta e il silenzio entra nel cuore. Forse proprio di questo silenzio avevo bisogno per riscoprire la mia più profonda identità di prete. In questo meraviglioso silenzio cerco di pregare e così mi rifugio nella cattedrale di Puerto Maldonado e mentre prego in ginocchio con la testa tra le mani, a mia insaputa l’amico Hernan scatta una fotografia che per me diviene icona di questo viaggio.

Sono partito da Bergamo stanco e invece qui in Amazzonia il silenzio di Dio mi entra nei polmoni e mi fa respirare in modo diverso. Dapprima il silenzio diviene il volto delle cose che ho perduto, ma poi anche delle cose che ho conquistato o delle persone che ho avvicinato pensando di riempire il vuoto delle cose che ho perduto! Questo giochino della sostituzione però non funziona: a sostituire una cosa o una persona perdute con una cosa o una persona nuova, perderai anche queste – quante volte è già avvenuto! E qui entra in ballo Lui, Dio: la solitudine, il bisogno di affetto, la fragilità non si vincono con dei rimpiazzi, ma con una trasformazione del cuore. Nuove amicizie, nuovi affetti, nuova casa non sono la via, ma solo dei palliativi, degli anestetizzanti. Qualche giorno prima della mia partenza Blanca stava ascoltando un sermone della comunità mormone a cui appartiene… il predicatore diceva una cosa semplice e profonda: davanti alle difficoltà non dobbiamo focalizzarci sul problema, ma su Dio! Quelle parole mi vengono in mente qui, nella cattedrale in piena Amazzonia, e poi mi tornano in mente in un pomeriggio di silenzio e preghiera in mezzo al verde e sulle rive del Rio Madre de Dios. E così il silenzio, dopo aver prima vestito il volto delle cose che ho perso e poi delle cose nuove che mi sono state donate e con le quali ho creduto di sostituito le antiche, mi grida tutto il bisogno di riconsacrarmi a Dio, di rimettere nel mio cuore solitudine e silenzio per sentire nuovamente Dio nel mio cuore! Un po’ come don Camillo che a motivo della sua superbia non sentiva più la voce di Gesù. Sì amici, sono stato superbo nella mia fragilità, sono stato egoista nella mia miseria… e la voce di Dio si era attenuata…

Oltre al silenzio, alla preghiera, e alla meravigliosa natura qui trovo poi anche i miei maestri spirituali: sono le famiglie dei bambini in adozione a distanza che visito nella loro miseria; quando li prendo in braccio mi sembra di abbracciare Dio: loro, i poveri, sono la carne di Gesù! E devo ringraziare Dio e il Vescovo Francesco che mi permettono questa straordinaria esperienza.

Oggi in questa miseria ho incontrato Ruth, una bambina autistica, e poi Asre, Kaleb, Satimi, il cieco Lian, Kengy, e ancora il bambino down Angel, e tutti loro sono diventati la voce del mio silenzio: la voce, le urla perfino del mio silenzio – che qui si è colorato di Dio. E nel cuore scoppia questa canzone che trascrive la storia del mio amore per l’Amore che è Dio, la storia della mia consacrazione: “Ti sento nel mio cuore. Stai riprendendo il posto che Tu non avevi perso mai”. A 63 anni devo rimettere Dio al primo posto, in quel posto che mai aveva perso ma del quale io non mi sono più poi tanto curato, troppo intento a cercare cose e persone nuove che compensassero i vuoti della mia vita in un cambio improvviso, radicale e amaro e che ha la potenza di destabilizzarti.

Qui in Amazzonia, in chiesa, con la testa tra le mani, scoppio a piangere… sono da solo, le mie lacrime le vede solo Dio – e ora voi che state leggendo. Gli chiedo perdono, gli dico che voglio concentrarmi solo e soltanto su di Lui e la voce del mio silenzio diventa un canto di amore silenzioso a Dio che mi raggiunge e mi squarta nel cuore della foresta amazzonica, lontano da casa e da cose, da tutte le persone che mi vogliono bene ma che non devo confondere con Lui. Istintivamente metto una mano sulla mia spalla destra dove indelebile è tatuata la mia consacrazione a Dio, e scopro che il silenzio diventa roccia, perché roccia del mio cuore è solo Dio da quel 21 giugno 1986, e che la vita è un insignificante bruco che però diverrà splendida farfalla, come quella disegnata in un carcere messicano da Sara!

Sì, in effetti mi rendo conto che questo mio scritto è un po’ confuso, perché non parla di Amazzonia, ma dall’Amazzonia parla di me ai miei amici perché al mio ritorno a Bergamo – che temo – io non li sostituisca a Dio nel mio cuore, ma siano proprio loro a ricordarmi con forza che appartengo solo a Dio. La voce del silenzio e “tornano vive tante cose che non credevo mai!”, il recupero di quella passione per Dio, di quella audacia per Dio che mi accompagnava in seminario e negli anni giovanili, quella forza dell’equilibrio che ti viene dalla maturità e la capacità di riconoscere che “quando sono debole, allora sono forte!”.

Ecco che proprio qui, in Amazzonia nasce una profonda speranza: sono riuscito a leggere le cose storte della mia vita con un sano sdegno e Dio mi dà il coraggio per cambiarle. Con gli occhi pieni di lacrime lascio la cattedrale e mi avvio verso il seminario dove siamo ospiti, entro nella foresta dove mi aspetta la mia sedia di legno e nella notte stellata inizio a cantare la canzone: “Grazie Dio, Ti sento nel mio cuore Stai riprendendo il posto che Tu non avevi perso mai. Che non avevi perso mai. Che non avevi perso mai!”.

Volevo stare un po’ da solo
Per pensare tu lo sai
Ed ho sentito nel silenzio
Una voce dentro me
E tornano vive tante cose
Che credevo morte ormai
Ci sono cose in un silenzio
Che non mi aspettavo mai
Vorrei una voce
Ed improvvisamente
Ti accorgi che il silenzio
Ha il volto delle cose che hai perduto
Ed io ti sento, amore,
Ti sento nel mio cuore
Stai riprendendo il posto che
Tu non avevi perso mai
Che non avevi perso mai
Che non avevi perso mai
Volevo stare un po’ da solo
Per pensare tu lo sai
Ma ci son cose in un silenzio
Che non mi aspettavo mai
Vorrei una voce
Ed improvvisamente
Ti accorgi che il silenzio
Ha il volto delle cose che hai perduto
Ed io ti sento, amore,
Ti sento nel mio cuore
Stai riprendendo il posto che
Tu non avevi perso mai
Tu non avevi perso mai
Tu non avevi perso
Tu non avevi perso mai

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