Messe di suffragio: una o più intenzioni?
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.09.2024 – Veronica Cireneo] – È lecito celebrare una Santa Messa per più intenzioni? Cosa dicono i Decreti e il Codice di Diritto Canonico? Come fare se nella Santa Messa che abbiamo richiesto per un vivo o un defunto, venissero aggiunte altre intenzioni a sorpresa? Ce ne parla Mauro Bonaita, in questo articolo corredato da documenti ufficiali ecclesiali. Buona attenta lettura.
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Questi ultimi anni ci hanno abituati a discutere di innumerevoli abusi eucaristici che indubbiamente feriscono il Cuore Sacratissimo di Gesù e la sua Chiesa, che si chiude, così, a quella predisposizione necessaria a far fruttificare le Grazie elargite dal Cielo.
Vi è tuttavia un altro grave abuso riguardante la Messa i cui effetti temo siano altrettanto devastanti, ma meno visibili ai nostri occhi semichiusi dalla corruzione della carne: mi riferisco alle Messe plurintenzionali. Leggendo i Decreti [QUI] e i Canoni [QUI] relativi a questo tema sembrerebbe che tale abuso possa riguardare esclusivamente la sfera economica, non lasciando trasparire al lettore l’ulteriore risvolto teologico e di Fede, che ne deriva.
Vorrei pertanto, con questo piccolo contributo, sollevare il problema così che se ne possano meglio intravedere gli effetti devastanti e stimolare i lettori a collaborare, mettendo al riparo le parrocchie da tale pratica riprovevole.
Da quando ho iniziato a soppesare questo abuso, ho dovuto constatare che quasi tutte le parrocchie, anche quelle più insospettabili, commettono la pratica di recitare per molti giorni ininterrottamente intenzioni cumulative, che in realtà sono permesse, in via eccezionale, dalla legge canonica solo per due giorni a settimana (previa pubblicazione del luogo e dell’orario) secondo il Decreto del 22 febbraio 1991 (Art.2).
Mi è capitato recentemente in un santuario nella provincia di Taranto di contare fino a 44 intenzioni in 3 giorni consecutivi e anche per i successivi giorni di cumularle ininterrottamente.
Per trattare il tema è necessario comprendere che il rito della Messa, essendo la forma più eccelsa di Ringraziamento, di Lode e di Gloria a Dio, è il mezzo migliore e più eccelso per ottenere Grazie attraverso i frutti del Sacrificio Eucaristico. L’elargizione dei frutti durante la Messa è di un contenuto catechetico sconfinato.
Per semplificare, citiamo di seguito i quattro frutti classificati in base ai destinatari, che sono:
- Generali, destinati a tutta l’umanità;
- Speciali, destinati ai partecipanti attivi alla Messa;
- Specialissimi, destinati al solo Sacerdote in virtù della sua vita crocefissa con Gesù;
- Ministeriali, destinati a specifiche intenzioni (per i vivi o per i defunti).
Mentre i frutti particolari del Sacrificio Eucaristico sono i seguenti:
- Meritorio di Grazia e Gloria;
- Impetratorio, secondo le preghiere, necessario alla salvezza dei fedeli;
- Propiziatorio nella remissione dei peccati;
- Soddisfattorio nello sconto delle pene temporali.
È utile ricordare che i frutti sopra menzionati sono elargiti indipendentemente dal ricevimento del Corpo di Cristo. Ricevere il Corpo di Cristo è certamente la forma più perfetta di Comunione e permette di acquisire ulteriori frutti (come la fortezza nel preservarci dai peccati e la remissione dei peccati veniali), ma è la sola partecipazione alla Messa che fa accedere a quanto sopra riportato.
Questa potenza si manifesta alla consacrazione del Pane e del Vino. All’atto, cioè, della Morte in Croce di Cristo e si conclude con la Comunione del Sacerdote che, in persona Christi, fa salire fino al Padre il gradito Sacrificio.
“Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,37-39).
Per tale motivo le intenzioni di suffragio devono essere espresse dal Sacerdote prima della consacrazione del Calice. Ed è proprio nostra intenzione, in questo contesto, il volerci occupare dei frutti ministeriali, destinati secondo le intenzioni del sacerdote ai vivi o ai defunti.
Se è vero che il Sacrificio della Messa è un sole che illumina tutti indistintamente e i cui meriti sono infiniti, non si può dire della stessa infinitezza l’acquisizione dei frutti che necessariamente vengono ottenuti in misura finita e proporzionale alla predisposizione del fedele che partecipa del sacramento o del fedele a cui sono rivolte le intenzioni (vivo o defunto che sia). Sotto questa luce che illumina, se un fedele è duro come un sasso, non riceverà alcun frutto, mentre se il fedele si rende malleabile come la cera egli si farà plasmare a immagine di Dio.
Da un punto di vista qualitativo, si capisce che la capacità di ricevere i frutti per i vivi è molto inferiore rispetto a quella dei defunti in quanto questi ultimi, essendo Santi e Beati con la Visione Beatifica di Dio o anime purganti tra gli Angeli, hanno una fede pressoché perfetta.
Invece, dal punto di vista quantitativo, i defunti ricevono un numero inferiore di frutti; ad esempio, tutti i morti sono inibiti dal ricevere il frutto propiziatorio, mentre quello soddisfattorio ha effetto solo su coloro che sono in Purgatorio (in Paradiso nulla più è da scontare, mentre all’inferno nulla più è possibile – si pensi alla parabola di Lazzaro e del ricco epulone (Lc 16,19-31).
Quando viene celebrata una Messa dobbiamo tener presente che questa non è esclusiva della Chiesa Militante (cioè dei vivi), ma che tutta la Chiesa intera vi partecipa, ivi compresa quella Purgante e quella Trionfante.
I suffragi servono per mettere a frutto le Grazie di intercessione tra la terra e il Cielo. In questo modo i defunti che ricevono una Messa di suffragio avranno la possibilità di ricevere enorme beneficio sotto forma di frutto soddisfattorio a sconto delle pene temporali a cui sono soggetti. Essi, allo stesso modo, e con fede pressoché perfetta, ricambiano noi vivi con intercessioni in misura proporzionata alla nostra fede e ai Doni che avremo elargito per essi. Questi Doni vengono da noi ceduti al Cielo sotto forma di beni spirituali per le sofferenze offerte e patite qui in terra, ma anche sotto forma di doni materiali come le elemosine pecuniarie. Si tenga presente l’obolo della povera vedova (Mc 12,41-44). È in questa dimensione che dovrebbero essere viste le elemosine per le Messe di suffragio.
Se abbiamo compreso che i frutti di una Messa sono finiti, quando questi vengono suddivisi per più intenzioni tali frutti verranno anch’essi ripartiti. Nell’essere disattese le aspettative di Giustizia e Lode nel Memoriale si può affermare che, non solo i frutti ministeriali saranno suddivisi per il numero di intenzioni, ma vi saranno frutti Speciali e Specialissimi enormemente diminuiti a sfavore dei Sacerdoti che commettono l’abuso e dei fedeli che non comprendono più l’azione santificante e la Giustizia del Cielo, riducendo ulteriormente nel tempo quella reciproca cooperazione e intercessione tra Cielo e terra, tra vivi e defunti, tra chiesa Purgante e Trionfante e Chiesa Militante.
Quei sacerdoti che avranno defraudato i defunti e i loro fratelli vivi riceveranno il giusto Giudizio:
“Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente” (Gv 5,4).
È comprensibile che col dilagare di questi abusi, Cielo e terra non si parlano più, ma i defunti e la Giustizia divina continuano a reclamare le loro Sante Messe.
“Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo per circa mezz’ora” (Ap 8,1).
Il paese della Puglia a cui accennavo precedentemente, presenta due grosse piaghe visibili ad occhio nudo: enormi blatte che la notte escono dai tombini (sigillati dagli abitanti con nastro isolante) ed escrementi animali ad ogni angolo delle strade; che potrebbe essere la giusta piaga inferta dai defunti a reclamo delle ingiuste Messe di suffragio.
“Dai loro frutti dunque li riconoscerete” (Mt 7,20).
Vorrei pertanto invitare tutti a confidare maggiormente nel potere delle Messe di suffragio, anche per se stessi, oltre che per i defunti, ma a far sì che il momento di farne richiesta diventi anche occasione di battaglia contro l’abuso delle Sante Messe cumulative.
Invito tutti, per un superiore bene spirituale, oltre allo studio dei frutti della Messa [QUI] a studiare adeguatamente i canoni e i decreti già indicati in alto, che si riferiscono alle Messe plurintenzionali. Nella confusione che impera, lo studio e la conoscenza saranno armi che ci impediranno di allontanarci dalla sana dottrina Cattolica di sempre.
Sarà opportuno quindi, al momento della richiesta della Messa di suffragio, chiedere espressamente che sia celebrata per una singola intenzione e, se ritenuto opportuno, lasciare al sacerdote una copia stampata dei precedenti canoni e decreti.
Infine, se durante la celebrazione della Messa, la richiesta della singola intenzione venisse disattesa senza preavviso o senza il proprio libero consenso, sarà lecito e opportuno presentare la propria insoddisfazione, reclamando una nuova Messa o la restituzione della somma versata.
Sperando di aver offerto un servizio utile alla causa delle anime del Purgatorio e alle nostre, ringrazio per l’attenzione e cordialmente saluto.
Laudetur Jesus Christus
Mauro Bonaita, Reggio Emilia
10 settembre 2024
Foto di copertina: L’offerta dell’obolo della vedova (Mc 12,41-44): Gesù andò a sedersi vicino al tesoro del tempio e guardava la gente che metteva i soldi nelle cassette delle offerte. C’erano molti ricchi che buttavano dentro molto denaro. Venne anche una povera vedova e vi mise soltanto due monetine di rame. Allora Gesù chiamò i suoi discepoli e disse: “Io vi assicuro che questa vedova, povera com’è, ha dato un’offerta più grande di quella di tutti gli altri! Infatti, gli altri hanno offerto quel che avevano di avanzo, mentre questa donna, povera com’è, ha dato tutto quel che possedeva, quel che le serviva per vivere”.
Gesù Cristo e l’obolo della vedova è una parte della decorazione musiva parietale, eseguita tra il 493 ed il 526, a mosaico policromo 100x135cm, da maestranze bizantine o ravennati, ubicato sulla parete settentrionale della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna.
A destra, Cristo imberbe, in posizione frontale, vestito di tunica e di pallio color porpora e con il capo nimbato, seguito da un Apostolo, dirige la mano destra verso una donna con indosso una veste color nocciola venato di porpora, che, in posizione contrapposta a quella del Salvatore, è in atto di deporre qualche cosa in un’alta cassetta. Dietro alla figura della donna e tra la cassetta e delle offerte e l’immagine di Cristo, si scorgono due rialzi rocciosi.
Giuseppe Bovini fa un confronto tra questo pannello e la scena con lo stesso soggetto, situata sulla copertura eburnea di un Evangeliario conservato nel Tesoro del Duomo di Milano. Afferma, inoltre, che, dal punto di vista compositivo, la scena trova un notevole riscontro con quella di un mosaico pavimentale romano rinvenuto all’inizio del secolo scorso nella tenuta della Porcareccia ed ora conservato nei Musei Vaticani.
Secondo Raffaella Farioli, la scena sintetizza due momenti del racconto evangelico: quello in cui Cristo osserva l’atto della vedova e quello successivo in cui commenta con gli apostoli la generosità della donna. L’alta cassetta è la rappresentazione semplificata del gazofilacio (luogo nel quale, nel Tempio di Gerusalemme, si conservavano il tesoro e le offerte fatte a Dio).
Il Deichmann riconduce il pannello al tema escatologico.