Un pontificato di narrazioni e di gesti?

Imam e Papa Francesco
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.09.2024 – Andrea Gagliarducci] – Durante il suo Viaggio Apostolico in Indonesia, Papa Francesco si è chinato per baciare la mano del Grande Imam della Moschea Istiqlal, la più grande dell’Asia. Il gesto di baciare la mano dell’Imam è solo l’ultimo di una serie di gesti drammatici di Papa Francesco, che spesso approfitta delle telecamere per lasciare il suo segno. Nessuno ha dimenticato quando il Papa si è chinato per baciare i piedi dei signori della guerra del Sud Sudan, che avevano accettato il suo invito e quello dell’Arcivescovo di Canterbury a riunirsi in Vaticano per un ritiro di preghiera. Proprio perché nessuno lo dimentichi, il Papa bacia in modo drammatico l’enkolpion, l’icona al collo di ogni vescovo ortodosso, per mostrare riverenza e devozione. Ma Papa Francesco è andato anche oltre.

Ha donato una reliquia di San Pietro al Patriarca Ecumenico Bartolomeo. Ha avviato una vera e propria “diplomazia delle reliquie”, quando ha accettato la traslazione di una reliquia di San Nicola in Russia per la venerazione dei fedeli ortodossi. Papa Francesco ha inviato le reliquie di San Filippo a Smirne (un altro dono al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) e le reliquie dei Santi Potito e Clemente al Patriarca Neofita di Bulgaria. Questi sono solo alcuni dei gesti sorprendenti compiuti da Papa Francesco durante il suo pontificato.

Tuttavia, dobbiamo anche considerare una serie di gesti ancora più diversi, per mostrare il Papa come un uomo uguale agli altri. La sua decisione, ad esempio, di rinnovare il passaporto argentino. Il Papa non ha bisogno di un passaporto, poiché è il sovrano di uno stato indipendente. Altri esempi, diversi per grado e genere, sono le sue uscite a sorpresa per cose come nuovi occhiali o una visita ortopedica, o anche per andare a comprare dischi. Poi ci sono le sue abitudini, come presentarsi con le scarpe consumate e i risvolti della tonaca bianca scuciti, per segnalare una sorta di umiltà e povertà nelle sue scelte.

La verità è che Papa Francesco parla attraverso questi gesti, costruendo così il suo pontificato e gestendo la sua immagine. Era evidente fin dal primo giorno di questo pontificato: il Papa andò a pagare il conto all’hotel dove aveva alloggiato prima del conclave, una struttura di proprietà della Santa Sede; poi andò a Santa Maria Maggiore, inaugurando il primo di una serie di viaggi; poi fece sapere che avrebbe continuato a usare la sua croce d’argento, lanciando così l’idea che fosse un Papa che avrebbe fatto a meno del lusso. Solo alcune cose hanno funzionato. La scelta di non vivere nel Palazzo Apostolico è stata poi spiegata come una scelta personale e non collegata al lusso (inesistente) del luogo. Alcune linee critiche nella narrazione del pontificato – come “il carnevale è finito”, che si dice abbia esclamato mentre si rifiutava di indossare la mozzetta prima di uscire per la sua prima benedizione da Papa – sono state ridimensionate. Lo stesso pontificato di Papa Francesco ha vissuto alti e bassi narrativi, e non si può negare che gli alti siano il risultato di narrazioni felici e i bassi siano il risultato di situazioni in cui le narrazioni alla fine non hanno raggiunto il loro scopo. Il pontificato di Papa Francesco è un pontificato di narrazione e gesti. I gesti, tuttavia, non servono solo a creare una narrazione. Invece, creano una narrazione mentre Papa Francesco agisce come meglio crede. I gesti del pontificato non fanno parte di un pontificato di gesti. Il Papa prende decisioni. Governa. Promulga documenti e decreti, e lo fa all’interno di un’attività legislativa che non ha eguali nella storia recente della Chiesa. Papa Francesco decide così tanto, che non ci si sorprende nemmeno di sentire voci di un Concistoro in un momento in cui il Collegio cardinalizio pare completo, perché un Concistoro per bloccare i prossimi due anni di cappelli rossi è esattamente ciò che ci si aspetta da Papa Francesco [QUI].

Tuttavia, ci si chiede se esista un vero pontificato e un pontificato dei media, o, per meglio dire, un pontificato che è stato favorito dall’immagine che i media danno del Papa.

L’immagine del Papa che bacia la mano dell’Imam indonesiano non ha, in ultima analisi, suscitato le reazioni indignate che ci si aspettava. Ciò è indicativo del fatto che molti dei gesti del Papa sono ormai considerati normali, forse anche un segno che la gente non è più disposta a scandalizzarsi per simili trovate.

Solo un paio di settimane fa, Papa Francesco ha visitato la Basilica di Sant’Agostino in occasione della festa di Santa Monica. È stato un gesto sorprendente e inaspettato; il Papa non aveva mai visitato Sant’Agostino come Papa, ma non ha ricevuto l’attenzione che questo tipo di uscita avrebbe generalmente ricevuto.

Il Papa non fa più notizia? In parte, sia la stampa che il pubblico sono al corrente del gioco e cercano fatti precisi e non gesti. In parte, le interpretazioni offerte con entusiasmo dai media amici hanno da tempo raggiunto il punto in cui sono diventate soggette alla legge dei rendimenti decrescenti.

Quando è stato eletto Papa Francesco, si è parlato di un necessario cambiamento narrativo per la Chiesa cattolica. Oggi, 11 anni dopo, ci rendiamo conto che è necessario un cambiamento istituzionale sostanziale. Papa Francesco lo chiama una “conversione dei cuori”; forse era in buona fede quando ha iniziato a chiederlo. Ma era solo uno slogan o era un desiderio autentico di cambiare le cose?

Mentre il Papa è in Asia, tutti aspettano il prossimo rimpasto curiale e il prossimo Concistoro. Forse è questo il limite del pontificato, quello di aver ridotto l’essere Papa al governo degli affari pubblici del Vaticano. Quindi, il Papa non è solo re ma anche il microgestore di un microstato che ha bisogno di riforme e non di leader, un po’ come la Chiesa, che ha bisogno di riforme e non di leader.

I gesti funzionano meglio quando devi nascondere qualcosa. Tuttavia, diventano difficili da contestualizzare quando tutto è aperto.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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