Famiglie, in cammino verso Roma
Mancano pochissimi giorni e le famiglie, che rappresenteranno tutto il mondo, si recheranno in Pellegrinaggio a Roma sulla Tomba di San Pietro, il 26 e 27 Ottobre. Questo evento è stato promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e si inserisce nel quadro delle iniziative organizzate per l’Anno della Fede, indetto dal Papa Emerito Benedetto XVI. Il pellegrinaggio è un’occasione di condivisione per migliaia di papà, mamme, figli, nonni che hanno deciso di testimoniare la fede presso la tomba dell’Apostolo Pietro, il primo confessore di Cristo.
Madre Teresa di Calcutta diceva che: “L’amore comincia a casa, e per questo è importante pregare insieme. Se pregate insieme, starete insieme e vi amerete come Dio ama ciascuno di voi”. Questa affermazione provoca la vita del cristiano, e lo invita a ritrovare il valore delle cose e il senso dell’esistenza che in molte delle nostre case pare sia scomparso. La nostra vita si distingue per la frammentarietà dei rapporti interpersonali e per quel particolare vuoto interiore che – nonostante il benessere accumulato – appare incolmabile. Tutto, a casa e fuori, diventa sempre più complicato; ritmi incalzanti costringono il nucleo familiare a raggiungere frettolosamente alcuni obiettivi considerati importanti (carriera, denaro, successo ecc.) e a trascurarne “altri”. I figli, poi, soffocati da mille inquietitudini sono schiavi di una libertà sempre più al servizio del mondo, e nel momento in cui essi avrebbero più bisogno di essere guidati, la famiglia è ormai completamente orientata verso altri beni! “Se potessimo renderci conto del prezzo delle ore che viviamo! La nostra libertà di scelta è preziosa e tutto è possibile a colui che crede, tutto. La minima nostra preghiera ha un valore inestimabile” (J. Fesch).
“Molti problemi delle famiglie contemporanee, – affermava il beato Giovanni Paolo II – specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare. Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima. La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino” (Rosarium Virginis Mariae, 41).
Bisognerebbe riposizionare Cristo al centro della vita familiare – non come immagine devozionale ma come una presenza vera – permettendogli di entrare nella dinamica dei nostri rapporti: “La famiglia, per essere veramente cristiana, deve vivere tutti i legami e gli avvenimenti naturali […] in funzione di Cristo e della chiesa” (Von Balthasar).
Papa Francesco ha recentemente ricordato il “bon ton” della vita familiare, una forma di galateo che potrebbe far sorridere gli ingenui e sorprendere i più saggi; «Quante volte – afferma il Pontefice – ci diciamo grazie in famiglia? E’ una delle parole chiave della convivenza. “Permesso”, “scusa”, “grazie”: se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. “Permesso”, “scusami”, “grazie”. Quante volte diciamo “grazie” in famiglia?». Le “parole” – intere e non le abbreviazioni T.V.B. (ti voglio bene) che i nostri giovani scrivono nei loro cellulari – sono importanti, suggeriscono uno stile, favoriscono il dialogo e custodiscono un rapporto.
L’importanza della famiglia come luogo privilegiato di trasmissione della fede, ci spinge a pregare e riflettere sul valore stesso della famiglia e ad essere testimoni in tutto il mondo della nostra fede. Per questo convergeranno a Roma, in questi giorni, migliaia di famiglie. Non vogliamo favorire la cultura del provvisorio e del relativo che minaccia la nostra fede, né vivere – come ha ricordato Papa Francesco – un cristianesimo “a singhiozzo”.