Da Bologna il card. Zuppi invita a non dimenticare le stragi
“La memoria legata a sofferenze ha sempre una conseguenza atroce, perché ricordare significa riaprire la ferita. Per questo è sempre importante la vicinanza del Signore, che fa sue le nostre ferite perché siamo sempre accompagnati dal suo amore che consola e guarisce. E’ importante riparare le ferite con la giustizia e il dialogo, perché diventino fonte di luce e sconfiggano il buio. La fede ci dona di vivere proprio questo: la croce diventa speranza, il buco dei chiodi si trasforma in segno di vita e di amore più forte del male e della morte”: con tali parole l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, ha ricordato le vittime della strage della Stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, a cui ha partecipato ha partecipato anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi:
“Viviamo in un momento in cui nel mondo sembra delinearsi una minaccia ai valori di libertà e democrazia alla base di pace e convivenza civile, scolpiti nella nostra carta costituzionale. La strage di Bologna ci ricorda che la pace e la sicurezza e la democrazia non sono conquiste scontate, ma valori che vanno difesi e promossi quotidianamente, per farlo dobbiamo essere uniti contro ogni forma di odio e intolleranza e ribadire con forza il nostro rifiuto al fascismo e totalitarismo”.
Al ricordo si è aggiunto anche il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato il ‘dovere della memoria’: “I morti, le immagini della Stazione di Bologna devastata, l’attacco feroce alla convivenza degli italiani, hanno impresso un segno indelebile, il 2 agosto 1980 nell’identità della Repubblica e nella coscienza del popolo italiano. La memoria non è soltanto un dovere ma è l’espressione consapevole di quella cittadinanza espressa nei valori costituzionali che la violenza terroristica voleva colpire e abbattere”.
Nell’omelia il presidente della Cei ha sottolineato la necessità della ‘riparazione’ della memoria: “La memoria del 2 agosto ci aiuta a sentirci comunità e a non scappare, a non fare finta, a confrontarci con il male ma anche a scegliere di combatterlo. Ci mettiamo assieme di fronte alle terribili conseguenze volute da ignobili forze del male, conseguenza della trama di morte che, vigliaccamente, venne ideata e realizzata da calcoli di potere e di ideologia. Purtroppo, di questi colpevoli ne conosciamo solo una parte. Insieme ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti (ma siamo tutti, come abbiamo detto, familiari e sopravvissuti) facciamo memoria e già questo ci fa vivere in maniera più consapevole e responsabile”.
Durante l’omelia il card. Zuppi ha chiesto di cercare giustizia: “Non dimentichiamo, perché vogliamo onorare i nostri morti e cercare la giustizia. La preghiera ci aiuta a non abituarci mai al male, a saperlo riconoscere, a cercare la giustizia che è indispensabile per curare la memoria e per proteggerci da questo”.
E’ stato un invito alla solidarietà: “Non smettiamo di scandalizzarci delle inaccettabili difficoltà a giungere a una giustizia piena. Questa non potrà certo restituire la vita dei nostri cari, ma ne onora il ricordo, permette la memoria, rende più consapevole la solidarietà. Passano gli anni e la memoria ci fa rivivere lo sgomento, l’orrore, il pianto, la rabbia, certo, ma anche tanta solidarietà instancabile e generosa.
E se gli autori fascisti della strage volevano terrorizzare per dividere e imporre il loro ordine, con complicità inquietanti e purtroppo ancora non chiarite, la reazione di allora e di oggi è quella che permette di affrontare il male: la solidarietà. E’ il senso di bene comune che non fa arrendere all’ingiustizia, alle forze occulte di poteri occulti, anticristiani perché contro la persona”.
Inoltre ha sottolineato che non bisogna confondere il bene con il male: “Ogni violenza, ogni guerra
è in realtà sempre un fratricidio. Ogni guerra è sempre una ‘strage’ inutile, che può colpire tutti, che non guarda in realtà in faccia nessuno. Il bene è liberare l’io dall’egoismo che annulla la fraternità, pensarsi in relazione all’altro per la quale, al contrario, quello che è mio è tuo e viceversa. Il bene è ricostruire la fraternità, tra le persone, così come tra i Paesi, tra le nazioni, perché questo ci rende più forti del divisore. L’avvertimento di Dio a Caino è sempre valido per tutti noi: verso di te è il suo istinto. Tu lo dominerai, che significa anche che puoi dominarlo”.
Nell’omelia il card. Zuppi ha ricordato anche le vittime della strage del rapido 904, avvenuta il 23 dicembre 1984: “Sono accolte da colui che si è fatto vittima perchè il sangue di Abele non fosse più sparso sulla terra. Oggi nella nostra celebrazione pregheremo per la fine di ogni violenza perchè le tante trame del male che diventano terrorismo e guerra possano essere sconfitte e i fratelli possano riconciliarsi tra loro.
Ricorderemo anche le tante stragi del nostro paese che sono e legate alle nostre persone perchè fanno parte della nostra storia personale. Ricorderemo a 50 anni e 40 anni di distanza le stragi dell’Italicus e del Rapido 904. Ci ricordano che quando tutta la città fa memoria allora c’è memoria, quando c’è solidarietà non si dimentica. E noi non vogliamo dimenticare quelle stragi, purtroppo un pò più dimenticate”.
(Foto: Arcidiocesi di Bologna)