“Todos, todos, todos” e la superiorità morale

Polarizzazione
Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.07.2024 – Vik van Brantegem] – Aurelio Porfiri ha scritto sul suo sito Traditio, per conoscere tutto su tradizione e tradizionalismo, del “problema della superiorità morale”, in un articolo che riportiamo di seguito. Osserva: «Purtroppo questo senso di superiorità morale si verifica anche nel campo cattolico, dove coloro che fanno parte del cattolicesimo progressista trattano con sprezzo la destra cattolica, i tradizionalisti, apostrofandoli come “rigidi, indietristi, passatisti, nostalgici, persone con problemi mentali” e via dicendo. (…) Se si vuole veramente una riconciliazione, se si vuole veramente seguire il Vangelo, si dovrebbe cercare di trovare anche queste pecorelle, proprio perché sono quelle che si pensano come “smarrite”. Non dovremmo scegliere le periferie esistenziali a cui farci prossimi, dovremmo essere aperti verso tutti. Io non capisco come mai la Chiesa che vuole dialogare con tutti sembra quasi rifiutare il dialogo con dei figli che cercano di esserle fedeli, come la stragrande maggioranza di coloro che si identificano con il campo tradizionalista».

Riflettendo su quanto scrive Porfire, nostro pensiero è ritornato a quel “todos, todos, todos”, espresso da Sua Santità Papa Francesco durante il suo Viaggio Apostolico in Portogallo. Lo esclamò e lo fece ripetere nel suo discorso della Cerimonia di Accoglienza della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù presso il Parque Eduardo VII a Lisbona il 3 agosto 2023, per indicare la totale apertura delle porte della Chiesa ad ogni persona sulla faccia della terra.

Il Relatore Speciale dell’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sulla Sinodalità, il Cardinale Jean-Claude Hollerich l’ha ribadito nella Quarta Congregazione Generale del 9 ottobre 2023, nella sua Introduzione al Modulo 2 – Una comunione che si irradia: «Tutti sono invitati a far parte della Chiesa. Alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona Papa Francesco ha ripetuto «todos… todos». E nell’omelia della Messa di apertura della nostra Assemblea: «tutti… tutti». In profonda comunione con il Padre attraverso lo Spirito Santo, Gesù ha esteso questa comunione a tutti i peccatori. Siamo pronti a fare lo stesso? Siamo pronti a farlo con gruppi da cui potremmo sentirci infastiditi perché il loro modo di essere sembra minacciare la nostra identità? Todos… tutti… Se ci comportiamo come Gesù, testimonieremo l’amore di Dio per il mondo. Se non ci riusciamo, assomiglieremo a un club identitario».

Riportiamo le parole del Papa di Lisbona, espresse nella sua lingua materna, lo spagnolo, quindi, difficilmente soggetto a fraintendimento, nel loro contesto: «Amigos, quisiera ser claro con ustedes, que son alérgicos a la falsedad y a las palabras vacías: en la Iglesia, hay espacio para todos. Para todos. En la Iglesia, ninguno sobra. Ninguno está de más. Hay espacio para todos. Así como somos. Todos. Y eso Jesús lo dice claramente. Cuando manda a los apóstoles a llamar para el banquete de ese señor que lo había preparado, dice: “Vayan y traigan a todos”, jóvenes y viejos, sanos, enfermos, justos y pecadores. ¡Todos, todos, todos! En la Iglesia hay lugar para todos. “Padre, pero yo soy un desgraciado, soy una desgraciada, ¿hay lugar para mí?”. ¡Hay lugar para todos! Todos juntos, cada uno, en su lengua repita conmigo: Todos, todos, todos. No se oye, ¡otra vez! Todos. Todos. Todos. Y esa es la Iglesia, la Madre de todos. Hay lugar para todos. El Señor no señala con el dedo, sino que abre sus brazos. Es curioso: el Señor no sabe hacer esto [indica con el dedo], sino que hace esto [hace el gesto de abrazar]. Nos abraza a todos. Nos muestra a Jesús en la cruz, que tanto abrió sus brazos para ser crucificado y morir por nosotros».

La traduzione italiana ufficiale: «Amici, vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: “Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti”. Nella Chiesa c’è posto per tutti. “Padre, ma io sono un disgraziato…, sono una disgraziata, c’è posto per me?”. C’è posto per tutti! Tutti insieme, ognuno nella sua lingua, ripeta con me: “Tutti, tutti, tutti!”. [ripetono] Non si sente, ancora! “Tutti, tutti, tutti!”. E questa è la Chiesa, la Madre di tutti. C’è posto per tutti. Il Signore non punta il dito, ma apre le sue braccia. Questo ci fa pensare: il Signore non sa fare questo [puntare il dito], ma sa fare questo [abbracciare], ci abbraccia tutti».

Il problema della superiorità morale
di Aurelio Porfiri
Traditio, 18 luglio 2024

 Viviamo in un mondo fortemente polarizzato. Ci rendiamo conto come in campo politico ci siano oggi delle divisioni enormi, mi verrebbe da dire anche laceranti. Purtroppo a volte accade che gli estremismi a destra e a sinistra, favoriti anche dall’amplificazione offerta dai moderni mezzi di comunicazione, siano quelli che udiamo più forte.

Ma anche se non facciamo riferimento a questi estremismi e allarghiamo il nostro sguardo anche all’ambito religioso, ci rendiamo conto che a volte da parte di alcuni nel campo progressista/di sinistra/liberal, esiste un senso di superiorità morale nei confronti di coloro che stanno nello spettro politico (e religioso) opposto, un qualcosa su cui si dovrebbe almeno riflettere con una certa attenzione.

Già, perché sembra che chi sta a destra (capisco che queste categorie sono obsolete, ma le uso tanto per intenderci) debba sempre giustificarsi di qualcosa, sia moralmente in difetto solo per il fatto di essere a destra. Questo mette in moto quel senso di superiorità morale di molti nel campo della sinistra (non tutti, ovviamente, ci sono persone intelligenti che non cadono in questo tranello), quell’idea per cui le persone che si identificano con la destra devono comunque scontare un peccato originale che le rende di default inferiori.

Capisco che questo meccanismo possa venire spontaneo in alcuni meno avveduti e per questo voglio raccontare una storiella che mi è accaduta molti anni fa. Portai un amico, giovane sacerdote tedesco, a visitare una Basilica in cui c’era un piccolo negozio di articoli religiosi. La signora anziana romana che si prendeva cura del negozio, una volta saputo che il sacerdote era tedesco, gli chiese conto di quello che i tedeschi avevano fatto nella seconda guerra mondiale, cose di cui lui era totalmente innocente.

Ecco, oggi sembra che tutti coloro che si identifichino con la destra debbono giustificarsi per il fascismo, per il nazismo, per i campi di concentramento, per le leggi razziali e via dicendo. Per carità, cose anche esecrabili, ma con cui la stragrande maggioranza di chi si identifica con la destra non ha nulla a che fare. Nella mente di alcuni esiste l’equazione destra=fascismo, che non è per niente corretta. E mentre si devono condannare leggi razziali, campi di concentramento, persecuzioni religiose con la più assoluta fermezza, si deve studiare il fascismo come un movimento storico senza trasformarlo in un feticcio innominabile.

Purtroppo questo senso di superiorità morale si verifica anche nel campo cattolico, dove coloro che fanno parte del cattolicesimo progressista trattano con sprezzo la destra cattolica, i tradizionalisti, apostrofandoli come “rigidi, indietristi, passatisti, nostalgici, persone con problemi mentali” e via dicendo. Ora, ci sono persone nella destra cattolica che hanno quelle caratteristiche negative? Certamente, ma non sono certamente la maggioranza ed è un grave errore credere che tutti debbano per forza ricadere in qualche categoria negativa.

Se si vuole veramente una riconciliazione, se si vuole veramente seguire il Vangelo, si dovrebbe cercare di trovare anche queste pecorelle, proprio perché sono quelle che si pensano come “smarrite”. Non dovremmo scegliere le periferie esistenziali a cui farci prossimi, dovremmo essere aperti verso tutti. Io non capisco come mai la Chiesa che vuole dialogare con tutti sembra quasi rifiutare il dialogo con dei figli che cercano di esserle fedeli, come la stragrande maggioranza di coloro che si identificano con il campo tradizionalista. Vogliono che la liturgia sia degna, che la dottrina sia sicura, che la tradizione sia rispettata: cosa c’è da condannare?

Certo, ci sono i fanatici, gli estremisti, gli scismatici. Ma ci sono anche dall’altra parte e purtroppo hanno anche più forza distruttiva perché hanno un potere che alla stragrande maggioranza dei tradizionalisti è negato. Se questa è una Chiesa che vuole porsi in ascolto, bisogna ascoltare tutti, anche quelli che il nostro istinto (a volte non ben informato) ci dice di non avvicinare.