62° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Perù (21 luglio-10 agosto 2024). Lo Sdegno e il Coraggio, due bellissimi figli della Speranza

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.07.2024 – Vik van Brantegem] – Oggi domenica 21 luglio 2024, ha inizio il 62° viaggio di solidarietà e speranza in Perù di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente delle Onlus Associazione Amici di Santina Zucchinelli e Fondazione Santina. Come di consueto, ci manderà i suoi puntuali report, che riporteremo nella nostra reportage del viaggio a puntate. Il prossimo 28 luglio nella foresta amazzonica inaugurerà una cucina e una lavanderia in un ricovero per anziani della Caritas diocesana di Puerto Maldonado, nell’Amazonia peruviana.
La speranza ha due bellissimi figli:
lo sdegno ed il coraggio
Lo sdegno per le realtà delle cose
ed il coraggio per cambiarle [*]
… e per cambiarle ci vuole la capacità

In occasione del 57° viaggio di solidarietà e speranza in Perù dal 28 giugno al 17 luglio 2023 [QUI], il Vescovo David Martínez de Aguirre Guinea, missionario basco, Vicario apostolico di Puerto Maldonado. ha chiesto alla Fondazione Santina Onlus un aiuto per ristrutturare il refettorio e la cucina di un ricovero gestito dalla Caritas diocesana.
Seguendo precise regole di elargizione, il Consiglio di amministrazione della Fondazione Santina Onlus ha stanziato i fondi nel 2023. Dopo aver realizzato altre opere in Messico, Kenya e Colombia, il Vice Presidente tesoriere, Dott. Luigi Pacini, ha provveduto a bonificare la somma di 6.000 euro in data 6 maggio 2024. I lavori di ristrutturazione della cucina e della lavanderia a Puerto Maldonado si sono chiusi il 15 luglio 2024 con ottimi risultati e l’inaugurazione è programmata per domenica 28 luglio 2024.
18 luglio 2005-2024
Il ricordo di Santina Zucchinelli
Lunedì 18 luglio 2005 è stato eseguito sul cuore di Santina Zucchinelli l’intervento che ha cambiato la sua vita e la vita di suo figlio, Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami. Nella ricorrenza di questo evento di 19 anni fa, giovedì 18 luglio 2024 ha condiviso il video indimenticabile e il suo scritto [QUI] con i momenti indimenticabili di quel giorno, che oggi gli commuovono ancora.
[*] Sappiamo da Sant’Agostino, facendo appello a nostra coscienza: Spei duo pulchri liberi sunt: indignatio et animus. Prima ante res ut sunt, secundus ad mutandas (La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Il primo di fronte alle realtà delle cose, il secondo per cambiarle).
Per Sant’Agostino il pensiero si fa azione, guidato dalla luce della contemplazione dei valori supremi, seguendo una linea ben precisa voluta e tracciata da Dio. Questa concezione ascetica di Sant’Agostino era scaturita in gran parte con l’incontro che cambiò la sua vita, quello con il Vescovo di Milano, Sant’Ambrogio, che lo battezzò. Secondo Sant’Agostino il male esiste perché su di esso deve trionfare inevitabilmente il bene e quindi anche le persone più malvagie e le più orrende turpitudini umane devono necessariamente condurre al bene, perché Dio è il supremo bene.
Viviamo in tempi che ci stanno frantumando, che ci stanno facendo perdere la coscienza di noi stessi e di ciò che veramente conta nella vita. Ci sentiamo perduti, come in alto mare, ci siamo arresi, forse perché stanchi delle dure prove a cui siamo sottoposti o perché abbiamo spostato l’attenzione sull’immediato, credendo di risolvere qualcosa, ma ci accorgiamo che non è così. Ci manca l’aria e abbiamo un bisogno estremo di respirare aria fresca, almeno di una brezza leggera che ci rianimi. Abbiamo bisogno di sperare.
«La piccola speranza avanza tra le sue due sorelle grandi (la fede e la carità) e non si nota neanche… E non si fa attenzione, il popolo Cristiano non fa attenzione che alle due sorelle grandi. È lei, quella piccina, che trascina tutto. Perché la Fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà» (Charles Peguy, Il portico del mistero della seconda virtù, 1911. Un lungo poema ad una sola voce, quella di Madame Gervaise, che spiega alla giovane Giovanna d’Arco la forza e la singolarità della virtù della Speranza).
Come può parlare Peguy di speranza come di colei che trascina la fede e la carità e che queste non sarebbero niente senza la speranza? Come si fa oggi a parlare di speranza a chi è duramente provato dalla vita? Può esserci ancora davvero qualcosa che può continuare a nutrire la nostra coscienza, a non arrenderci davanti alle prove e ritornare a prendere la nostra vita nelle mani?
Nel Sermone 313/F, tenuto nella basilica del beato martire Cipriano a Mappala (sulla sommità della collina di Salda e dominante il mare a Cartagine) nel giorno del suo natale, Sant’Agostino dice: «Noi possiamo parlare e possiamo smettere di parlare; la speranza grida sempre a Dio. E guai a colui che ora è senza speranza: infatti è un male essere senza speranza, perché ancora non è propria la realtà; allora, quando sarà posseduta la realtà, cesserà di essere la speranza. Ora infatti notiamo che gli uomini sperano molte cose relative a questa terra e, nell’ambito della vita secondo il mondo, l’esistenza stessa di ogni uomo non manca di speranza; anzi, fino alla morte, ciascuno non è privo di speranza».
Perché Agostino dice che “l’esistenza stessa di ogni uomo non manca di speranza”? In realtà sembra proprio il contrario. Infatti, Sant’Agostino sottolinea quanti inganna la speranza che non c’è uomo senza speranza. Ma nella vita scopre un anelito inesausto alla speranza. La speranza può venir meno, si può metter da parte, ma riaffiora sempre perché l’uomo è fatto di speranza e di attesa. Tutti i tentativi che fa per realizzare o fuggire da se stesso falliscono presto.
Nel Sermone 313/F, Sant’Agostino, sviluppa infine il tema Dio: tua speranza, ora; tuo bene, poi: «Che una volta almeno la nostra speranza non sia vuota, ma che sazi e di qualcosa di così buono che non potrebbe esserlo di più. Qual è allora l’oggetto della nostra speranza per cui, una volta presente, subentrando come realtà, ecco cessare la speranza? Qual è? È la terra? No. Qualcosa che deriva dalla terra, come l’oro, l’argento, l’albero, la messe, l’acqua? Niente di queste cose. Qualcosa che voli nello spazio? L’anima lo respinge. È forse il cielo così bello e ornato di astri luminosi? Tra queste cose visibili che c’è infatti di più dilettevole, di più bello? Non è neppure questo. E cos’è? Queste cose piacciono, sono belle queste cose, sono buone queste cose: ricerca chi le ha fatte, egli è la tua speranza. Egli è, ora, la tua speranza, egli sarà, poi, il tuo bene; egli è la speranza di chi crede, egli sarà il bene di chi vede. Digli: Tu sei la mia speranza (Sal 141, 6). Dici infatti giustamente ora: Tu sei la mia speranza, credi, quindi, non vedi ancora; ti si promette, non è ancora tuo. Finché abiti nel corpo, sei in esilio lontano dal Signore; sei in cammino, non ancora in patria. Egli che governa e crea la patria, si è fatto Via per condurtici, perciò, ora, digli: Tu sei la mia speranza. E che, poi? La mia sorte nella terra dei viventi (Sal 141, 6). Quella che, ora, è la tua speranza, sarà, poi, la tua sorte. Sia la tua speranza sulla terra di chi muore e sarà la tua sorte nella terra di chi vive. Rivolti al Signore».
Dovete costruire il mondo e non solo sognarlo. Lo Sdegno e il Coraggio, due bellissimi figli della Speranza – 9 marzo 2021 [QUI]