Ken Hackett si presenta a Papa Francesco. È il nuovo ambasciatore USA presso la Santa Sede

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“Non mi sarei mai aspettato che la mia vita sarebbe stata dedicata al servizio internazionale”. Così Ken Francis Hackett aveva cominciato a raccontare la sua storia davanti al Senato americano lo scorso 31 luglio, per ottenere il voto che lo avrebbe fatto volare a Roma. Il nuovo ambasciatore degli Usa presso la Santa Sede è stato stamattina in udienza da Papa Francesco, e ha presentato le lettere credenziali. E subito ha dato una sferzata di comunicazione all’ambasciata che dirige: ha postato un video su youtube, con sottotitoli in italiano, per presentarsi, e ha lanciato il suo blog, una iniziativa sempre più diffusa tra gli ambasciatori presso la Santa Sede (seguitissimo quello dell’ambasciatore inglese Nigel Baker) che serve anche a dare spessore al lavoro che fanno.

ken hackett Pope FrancisUn lavoro in fondo spesso oscuro. È solo dall’era di Ronald Reagan che gli USA hanno aperto le piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Ma in pochi davvero si rendono conto di quanto sia importante un canale diplomatico aperto con il Vaticano. Alcuni considerano l’incarico presso l’ambasciata della Santa Sede come un incarico di riposo tra un posto caldo del mondo e un altro. Non è così. Va seguito tutto il lavoro che fa la Santa Sede per promuovere il bene comune. E questo lavoro va valorizzato e ridefinito in termini diplomatici. Ma ci vuole anche finezza di pensiero per portare avanti un compito complesso, e la consapevolezza della missione che la Chiesa ha nel mondo.

Poi, è vero, ci sono anche i punti di vista politici. L’amministrazione di Barack Obama si è socntrata più volte con i vescovi.  E di certo il mondo “democratico” americano, così pro-choice in tema di aborto e anche orientato verso una cultura del gender, non può trovare il pieno favore dei cattolici. E i cattolici che sono tra i democratici non possono essere sempre graditi alla Santa Sede. Trovare un ambasciatore per Obama non è stato cosa semplice.

Ma Obama ha aggirato l’ostacolo, la prima volta andando a pescare Miguel Diaz, un professore cattolico che era stato nel suo think tank, e che si è portato a Roma una moglie coltissima, quattro figli e il gusto per i grandi convegni e il dibattito intellettuale. E poi ha scelto Ken Hackett, che è stato presidente del Catholic Relief Service (la grande agenzia di intervento nel mondo dei vescovi USA) e che conosce l’importanza del lavoro della Santa Sede nel mondo. In più, il suo profilo è quello di chi ha lavorato a lungo a fianco degli ultimi della terra. Ken Francis Hackett era di certo l’uomo giusto da inviare sotto il pontificato di Papa Francesco, ha pensato Obama.

Ma chi è Ken Hackett? È bene lasciar rispondere a Ken Hackett stesso, il quale ha fornito un lungo ritratto del suo lavoro davanti al Senato americano lo scorso 31 luglio. “Il mio modello è stato mio padre – ha detto – un operatore telefonico che, tornato dalla Seconda Guerra Mondiale, ha cominciato a montare apparecchi per la Compagnia telefonica del New England ed è salito di grado fino a diventarne uno dei manager”.

Hackett era sicuro che sarebbe finito a lavorare in una grande industria USA dopo la laurea, dato che aveva studiato “business” al Boston College. Ma si incontrò con un reclutatore dei Corpi di Pace all’ultimo anno di università. Fu un colpo di fulmine. Il reclutatore lo convinse ad aderire ai corpi di pace.

“Qualche mese dopo – racconta Hackett – mi sono trovato in Ghana a lavorare con le fattorie isolate e le comunità di pescatori. Ho cominciato il mio servizio internazionale in un villaggio molto rurale sulle pianure Afram, dove ero stato destinato in una missione Cattolica che un sacerdote proveniente dall’allora Cecoslovacchia. Era il 1968, l’anno della Primavera di Praga. Ogni volta che avevamo notizie dalla radio ad onde corte, il mio ospite mi traduceva e spiegava cosa stava succedendo nella sua nazione”.

Hackett lasciò il Ghana dopo tre anni e mezzo, convinto che di voler dedicare la sua carriera al soccorso internazionale.

Per questo, una volta tornato, fece richiesta di lavorare al Catholic Relief Service. All’inizio, la sua richiesta di reclutamento viene respinta. Ma lui insiste, finché non viene assunto e rispedito nell’Africa dell’Ovest. È l’inizio di una avventura lunga 40 anni, di cui 18 spesi da presidente.

“Durante queste quattro decadi – ha raccontato Hackett – ho incontrato molte persone ispirate,appassionate ed eroiche ovunque nel mondo. Che fossero laici, preti o religiosi, erano veri testimoni di fede con i loro atti di compassione in tempi di difficoltà e anche in tempi di pericolo fisico”.

È un lavoro che lo porta ad avere molti incontri con i leader della Chiesa cattolica, ed a servire in Vaticano, dove è stato per anni mebro del Pontificio Consiglio Cor Unum e vicepresidente per il Nord America di Caritas Internationalis.

Quale è il programma di Hackett? Espandere “non solo le mie connessioni con la Santa Sede a Roma, ma anche con i leader cattolici e i lavoratori che ho conosciuto nelle oltre 100 nazioni in cui ho servito durante la mia quarantennale carriera”.

D’altronde, aveva detto Hackett al Senato, “i recenti e profondi cambiamenti sociali nel mondo hanno mostrato l’importante ruolo della religione e della tolleranza religiosa nella politica estera”. È dello scorso agosto la notizia che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha creato un apposito ufficio per i Rapporti con le Comunità Religiose.

John Kerry, il Segretario di Stato, aveva sottolineato la necessità di “fare di più per migliorare il dialogo”, perché “dobbiamo riconoscere che in un mondo in cui persone di tutte le fedi stanno migrando e si stanno mescolando come mai è avvenuto nelle epoche precedenti, voler continuare a ignorare l’impatto della religione nelle diverse società, è un rischio tremendo che non possiamo correre”.

Negli Usa è attiva da qualche anno anche la United States Commission on International Religious Freedom (Uscirf), un organismo consultivo bipartisan del Governo degli Stati Uniti, che ha il compito di monitorare e rendere noti i fatti e le circostanze relativi alle violazioni della libertà religiosa nel mondo e di proporre raccomandazioni sul tema al presidente, al segretario di Stato e al Congresso. La Uscirf pubblica annualmente un dossier sullo stato della libertà religiosa nel mondo, elencando i Paesi dove si riscontrano violazioni più o meno gravi.

La libertà religiosa è uno dei temi su cui gli USA e la Santa Sede hanno molto da dialogare. E un altro tema – che sta particolarmente a cuore a Papa Francesco e che lo stesso Hackett ha inserito nel suo “programma da ambasciatore” – è quello del traffico di esseri umani.

Sono temi che Hackett ha ripreso nel primo post del suo blog da ambasciatore. “Gli Usa e la Santa Sede – ha scritto – hanno diversi interessi convergenti. Lavoriamo entrambi per fare la differenza in una serie di importanti temi globali, come il traffico di esseri umani, il dialogo interreligioso, la risoluzione dei conflitti, l’accesso al cibo e la sicurezza, l’Hiv/AIDS e la cura per l’ambiente”.

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