I Cavalieri di Colombo in segno di solidarietà con le vittime degli abusi oscurano le opere di Rupnik. Un affare mosaico milionario mondiale

Mosaico di Rupnik
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.07.2024 – Vik van Brantegem] – The Pillar ha riferito [QUI] che in una dichiarazione dell’11 luglio 2024, i Cavalieri di Colombo hanno annunciato che i mosaici dell’ex gesuita Don Marko Ivan Rupnik e il Centro Aletti, presso il loro Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington, D.C., e nella Cappella della Sacra Famiglia presso la loro sede centrale a New Haven, nel Connecticut, saranno coperti, “almeno finché il Dicastero per la Dottrina della Fede della Santa Sede non si pronuncerà sui casi pendenti di abusi sessuali”. Hanno aggiunto, che “una copertura permanente di intonaco potrebbe essere necessaria” in seguito a tale decisione. Ad aprile i membri dei Cavalieri di Colombo hanno chiesto che le opere di Rupnik fossero rimosse o coperte.

I Cavalieri di Colombo, una compagnia assicurativa statunitense e la più grande organizzazione di beneficenza Cattolica Romana del mondo, sono stati uno dei principali donatori delle operazioni di comunicazione della Santa Sede e stanno attualmente finanziando il restauro del baldacchino dell’altare della Confessione nella basilica papale di San Pietro in Vaticano.

I Cavalieri di Colombo hanno affermato, che la decisione è stata presa dopo un “processo attento e approfondito” per riconsiderare il futuro dei mosaici, che ha compreso la consultazione di vittime di abusi sessuali, esperti d’arte, storici e vescovi. Hanno aggiunto, che “mentre le opinioni variavano tra coloro che sono stati consultati, c’è stato un forte consenso nel dare priorità ai bisogni delle vittime, soprattutto perché le accuse sono attuali, irrisolte e orribili”.

I Cavalieri di Colombo hanno osservato, che nelle consultazioni è stato preso in considerazione il contesto statunitense. Lo scandalo degli abusi sessuali sul clero statunitense è scoppiato nel 2002, ma il continuo retaggio di abusi e decenni di insabbiamento da parte di vescovi e superiori degli ordini religiosi, hanno gravemente minato la credibilità della gerarchia Cattolica Romana. Hanno affermato inoltre, che il Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington è “unico” e che la decisione è stata “adattata alle sue circostanze particolari”: “Il contesto e la missione contano. Negli Stati Uniti i Cattolici continuano a soffrire in modo unico per le rivelazioni sugli abusi sessuali e, a volte, per la risposta della Chiesa. Per noi è chiaro che, come patroni di un santuario nazionale, la nostra decisione deve rispettare lo speciale bisogno di guarigione di questo Paese”.

I Cavalieri di Colombo si sono detti “profondamente turbati e condannano fermamente tutti i casi di abusi sessuali, che sono del tutto antitetici alla vita, all’eredità e agli insegnamenti di San Giovanni Paolo II” e che continuano “a pregare per le vittime e a considerare attentamente la migliore linea d’azione riguardo ai mosaici che sono stati installati”. Hanno aggiunto: “Siamo a conoscenza di recenti notizie secondo cui l’indagine del Dicastero per la Dottrina della Fede è in una fase avanzata, il che è un fattore importante nelle nostre considerazioni”, e “rimaniamo impegnati a portare avanti la missione di evangelizzazione attraverso la testimonianza di San Giovanni Paolo II”.

Il Cavaliere Supremo Patrick Kelly ha dichiarato: “I Cavalieri di Colombo hanno deciso di coprire questi mosaici perché la nostra prima preoccupazione deve essere per le vittime di abusi sessuali, che hanno già sofferto immensamente e che potrebbero essere ulteriormente ferite dalla continua esposizione dei mosaici”. Ha aggiunto: “Questa decisione è radicata in uno scopo fondamentale dei Cavalieri di Colombo, che è quello di proteggere le famiglie, in particolare donne e bambini, e coloro che sono vulnerabili e senza voce”.

Oltre a coprire i mosaici, i Cavalieri di Colombo hanno anche preso diverse nuove “misure pastorali” per “esprimere la solidarietà alle vittime di abusi sessuali”, inclusa la fornitura di “materiale educativo” sui mosaici e sulle accuse contro Rupnik e l’aggiunta di una preghiera dei fedeli per le vittime di abusi sessuali in tutte le Messe che vengono celebrate nel santuario di Washington e nella cappella di New Haven.

La decisione dei Cavalieri di Colombo di coprire i mosaici di Rupnik segna la prima decisione da parte di una grande organizzazione o diocesi della Chiesa Cattolica Romana di dare ascolto alle richieste delle vittime, volte a coprire o a rimuovere le opere di Rupnik che sono accessibili pubblicamente. Fa seguito alla decisione del 2 luglio scorso del Vescovo di Lourdes e Tarbes [QUI], di rinviare la decisione su cosa fare con i mosaici che decorano la facciata della basilica del santuario mariano, ma che le opere di Rupnik non sarebbero più illuminato durante le processioni serali. Pur affermando che la sua preferenza personale sarebbe di rimuovere completamente le opere di Rupnik, in segno di rispetto per le sue vittime e gli altri sopravvissuti ad abusi sessuali, il Vescovo di Lourdes e Tarbes ha riconosciuto che le opinioni sono profondamente divise e quindi ha rinviato una decisione definitiva.

I Cavalieri di Colombo hanno fatto riferimento alla “decisione ponderata del Santuario di Nostra Signora di Lourdes, che ci ha informato e confermato nel nostro processo decisionale”, e ha affermato che “i santuari sono luoghi di guarigione, preghiera e riconciliazione. Non dovrebbero causare ulteriore sofferenza alle vittime”.

Entrambi le decisioni fanno seguito alla lettera del 26 giugno scorso [QUI] del Cardinale Sean O’Malley, Presidente del Pontificio Consiglio per la Tutela dei Minori, ai dicasteri della Curia Romana con cui chiedeva una moratoria sull’esposizione di opere d’arte di presunti abusatori. Nella sua lettera, il Cardinal O’Malley ha auspicato che “la prudenza pastorale eviti di esporre le opere d’arte in modo tale da implicare sia esonero o una difesa subdola” dei presunti autori di abusi “o indicano indifferenza al dolore e alla sofferenza di così tante vittime di abusi”.

La lettera del Cardinal O’Malley è stata ampiamente vista come una risposta mirata alla posizione del Prefetto del Dicastero per le Comunicazioni della Santa Sede, Dott. Paolo Ruffini [QUI], che il 21 giugno 2024 alla Catholic Media Conference aveva affermato, che il suo dicastero avrebbe continuato a utilizzare le opere di Rupnik nei suoi materiali e sul suo sito web Vatican News, indipendentemente dalle accuse a suo carico. Ruffini aveva affermato che la rimozione di opere d’arte esposte pubblicamente non è un atto ragionevole per la “civiltà”, suggerendo che anche se Rupnik fosse condannato dal Dicastero per la Dottrina della Fede per gravi abusi sessuali, la Santa Sede potrebbe non sostenere la rimozione delle sue opere d’arte esposte pubblicamente: “Pensate che se tolgo una foto di un’opera d’arte dal nostro sito web, sarò più vicino alle vittime, lo pensate?”

Nicole Winfield, in un articolo per The Associated Press [QUI] ha riferito: “L’Avv. Laura Sgro, che rappresenta cinque donne che affermano di aver subito abusi da parte di Rupnik, ha accolto con favore la decisione dei Cavalieri di Colombo: “Siamo grati per questa decisione, per questo atto di grande rispetto dimostrato nei confronti delle vittime”. Winfield ha riferito inoltre: “Rupnik non ha risposto alle accuse e si è rifiutato di collaborare con un’indagine condotta dal suo ex Ordine dei Gesuiti, che ha stabilito che le affermazioni delle donne contro di lui erano “altamente credibili”. I suoi collaboratori hanno denunciato quello che hanno definito un ‘linciaggio’ mediatico contro di lui. Il dibattito su cosa fare con le sue opere d’arte è esploso di nuovo il mese scorso dopo che il Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, ha difeso il mantenimento delle opere d’arte di Rupnik sul sito web di Vatican News. Ciò ha spinto il principale consigliere anti-abusi del Papa, il Cardinale Sean O’Malley, a inviare una lettera ai dicasteri della Curia Romana, esortandoli a smettere di esporre le opere d’arte di Rupnik. O’Malley ha detto che continuare a promuoverlo ignora il dolore delle vittime e potrebbe implicare una difesa del sacerdote sloveno”.

Il Messaggero ha commentato [QUI]: “Se in Francia il vescovo di Lourdes aveva preso tempo con una decisione pilatesca annunciando che i mosaici di Rupnik per ora non sarebbero stati smantellati dalla facciata della basilica, negli Stati Uniti i Cavalieri di Colombo si sono schierati totalmente a fianco delle vittime degli abusi sessuali. La potentissima organizzazione cattolica, da sempre piuttosto generosa nel finanziare le casse del Vaticano, ha annunciato che coprirà con dei pannelli i mosaici in modo da oscurare le opere d’arte realizzate dall’ ex-gesuita accusato di essere un abusatore seriale. Questa vicenda scottante va avanti da tempo, creando non pochi imbarazzi in Vaticano poiché Rupnik è di nuovo sotto processo al Dicastero per la Dottrina della Fede”.

I mosaici di Rupnik adorano alcuni dei santuari Cattolici più importanti e visitati in tutto il mondo, anche in Italia, da Nord a Sud. Ma anche chiese meno sconosciute. E nuovi mosaici del Centro Aletti vengono ancora installati in varie chiese. L’ultima inaugurazione è avvenuta il 26 maggio scorso nell’Italia settentrionale, in una chiesa a Conegliano Veneto, a pochi chilometri da Venezia. L’opera raffigurante la Crocifissione e la Resurrezione di Gesù misura 160 metri quadrati, realizzata con il benestare della Conferenza Episcopale Italiana e stata benedetta dal Vescovo di Vittorio Veneto, Mons. Corrado Pizziolo. Nella sua lettera di Natale 2023 alla comunità, il Parroco di Santa Maria delle Grazie, Pietro Bortolini, ha scritto che il progetto di abbellire l’abside era “un sogno” del suo predecessore. L’idea di affidare l’incarico al Centro Aletti di Rupnik è stata apprezzata “dal consiglio pastorale, dal consiglio degli affari economici, dal dipartimento arte sacra della diocesi”, e “incoraggiata dal vescovo, che ha consultato anche la Conferenza Episcopale Italiana”.

Due settimane prima dell’inaugurazione dei nuovi mosaici di Rupnik a Conegliano Veneto, il 11 maggio scorso era avvenuta l’inaugurazione dei mosaici di Rupnik sulla facciata sud del Santuario di Nostra Signora di Aparecida in Brasile, amministrato dalla Congregazione del Santissimo Redentore, i Redentoristi.

Tornando in Italia, nel Meridione presso i campi di San Nicola di Ortì, su una collina alle falde dell’Aspromonte che domina la Città di Reggio Calabria, si trova il monastero di clausura della Visitazione di Santa Maria. La parete curva absidale della chiesa del monastero dedicata al Sacro Cuore di Gesù, è decorata con un mosaico rappresentante il Cristo risorto, mentre sulla parete laterale, di fronte alla grata del coro delle monache di clausura, si trova il mosaico rappresentante l’Annunciazione, realizzate dall’ex-Gesuita Don Marko Ivan Rupnik e dal Centro Aletti, dono di una persona anonima nel 2008.


Il monastero della Visitazione di Santa Maria è stato edificato nel Ottocento appositamente per accogliere le monache dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. Progettato dall’architetto siciliano Guglielmo Acciaro, la struttura architettonica del complesso conventuale racconta lo stile di vita della Visitazione: semplicità, umiltà e modernità, che ne costituiscono la vera spina dorsale della scelta progettuale. La configurazione molto semplice è costituita da tre corpi che comprendono la clausura con il chiostro centrale, attorno al quale si dispiegano i suoi ambienti, la chiesa, la foresteria e i servizi.

La chiesa, posta tra la foresteria e la clausura, si presenta semplice e austera. Formata da un’unica aula le cui pareti perimetrali sono caratterizzate dalla presenza di sei archi in pietra e da ampie finestre, ha un corpo architettonico privo di decorazioni. La navata è separata dalla parte presbiterale da un arco e da un gradino che rialza il luogo.

Alla sinistra è posta la grata in ferro che divide il presbiterio dal coro di clausura delle monache. La chiesa è molto sobria, respira certamente un richiamo al monachesimo, dove le cose sono essenziali e per questo sono belle.

Secondo l’antica tradizione la chiesa è totalmente in funzione del monastero, però è aperto per le celebrazioni liturgiche alla presenza del popolo, anche presiedute da vescovi.

Riportiamo di seguito la descrizione di ambedue i mosaici del Centro Aletti, seguita da un brevissimo commento (tralasciando discutibili affermazioni, come “nei tempi attuali è difficile rappresentare un Sacro Cuore con l’immagine del cuore”).

“La chiesa è dedicata al Sacro Cuore, nei tempi attuali è difficile rappresentare un Sacro Cuore con l’immagine del cuore. Allora siamo tornati un po’ indietro quando per cuore si intendeva il costato aperto. Le lingue moderne non hanno neanche il termine esatto per indicare ciò che nella Bibbia si intendeva con cuore. Per gli antichi Padri il cuore era un organo dell’insieme, della totalità, quest’organo è un “centralino” a cui sono collegati tutti i fili della nostra persona. Il cuore si fa sentire quando è attaccata l’integrità della persona, quando la persona comincia a spezzarsi, a frantumarsi, quando comincia ad esagerare in alcuna cose, a trascurarne altre, allora il cuore si fa sentire, perché il cuore custodisce tutta la persona, è l’organo dell’insieme.
Il cuore significa la totalità: si ama con tutto ciò che si è, si crede con tutto ciò che si è. Proprio nel tempo in cui l’Europa è entrata nell’esagerazione della ragione, delle scienze, del metodo, la Chiesa ci richiama al cuore di Dio, cioè a non esagerare con una cosa, un dettaglio, un aspetto, ma a cercare di tenere insieme tutto”.

“Si voleva far vedere il Cuore di Cristo come la totalità della storia. Per questo motivo sopra il catino absidale c’è un’immagine quasi bianca, l’etimasia. È la preparazione del trono che diventa altare, non è più una sede ma diventa già un altare. Il trono dell’Alfa e Omega è la croce. Cristo governa la storia con il sacrificio di sé, con il dono di sé nelle nostre mani. Ecco perché il trono diventa l’altare. Sopra l’altare c’è il libro aperto: è il libro con cui fu creato il mondo, il libro che nell’abside vediamo come volto di Cristo, ed è il libro sul quale saremo giudicati alla fine della storia.
Allora si è messo in rilievo questo aspetto dell’inizio e della fine della storia perché solo Cristo col suo cuore riesce a sistemare i conti della storia dell’umanità. Per questo il libro cela l’immagine di una colomba dello Spirito Santo, l’unico che dà la vita. Lo Spirito Santo è Colui che riesce a far rivivere le ossa morte della nostra storia. Solo il cuore di Dio riesce a salvare quelli che hanno procurato l’ingiustizia e quelli che l’hanno subita: noi uomini non ci riusciamo. Solo il cuore di Dio ha un’intelligenza di concordia degli opposti, dell’unità.
Sul Volto di Cristo si vede, come era nell’antichità, la differenza tra il lato destro e il lato sinistro. Queste due dimensioni insieme creano un equilibrio molto raffinato. Uno è il Cristo severo, un po’ duro ed esigente, l’altro è il Cristo un po’ triste e melanconico, buono, misericordioso. Ma dipende da noi, quale dei due prevale. Siamo noi che facciamo il volto di Cristo: se abbiamo bisogno di un rimprovero Cristo sarà duro, se abbiamo bisogno di consolazione, rimaniamo sorpresi da questo sguardo profondo che non finisce mai.
Cristo ha i vestiti realizzati nei colori utilizzati già nei tempi antichi, la veste sotto è di colore rosso (il colore della divinità), il rosso naturale del travertino, e il mantello è realizzato in marmo blu (il colore dell’umanità) perché Lui che è Dio ha assunto l’umanità. È collocato in maniera tale che la luce naturale cade esattamente sopra di Lui e quando si entra in Chiesa lì si vede la luce più splendente dell’abside. Gli antichi chiamavano questa parte alta del catino absidale Laetissimum spatium, lo spazio della gioia dello Spirito Santo che è la luce, che è la fonte della vita, che dà la vita e che ci comunica Cristo. È lo Spirito Santo che mi permette di dire che Cristo è il mio Signore, sopra la sua aureola è il focus del catino absidale”.

“E siccome la chiesa è in funzione del monastero la parte più bella del mosaico è quella di fronte alle monache in cui è rappresentata l’Annunciazione. Le monache stanno contemplando quanto è buono Dio, quanto immensa è la sua misericordia. Dio, infatti, benché Santo, benché Verbo infinito, si sta unendo all’umanità perversa e peccatrice. Le monache contemplano questa misericordia che ha come sfondo l’inno di S. Efrem il Siro sull’Incarnazione. Questo inno unisce alcune cose fondamentali: il rotolo del libro, il Verbo di Dio, l’angelo che porta questo messaggio. Nel vangelo di Giovanni il primo annuncio è: “Ecco l’Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo” e poi più avanti “Ecco il Figlio di Dio”. Questo legame è importante, perché il Figlio di Dio potrebbe essere inteso in modo astratto. Ma noi, prima o poi, qualche peccato lo viviamo o perché l’abbiamo fatto a qualcuno o perché qualcuno l’ha fatto su di noi. E allora si capisce bene che qualcuno è venuto, ha preso questo peccato e l’ha messo su di sé. La salvezza è concreta e già all’Annunciazione si intravede l’Agnello che prenderà le colpe di tutti e che sarà l’Agnello della vendetta.
Il sangue di Abele infatti chiama la vendetta dell’umanità. Continuamente buttiamo le colpe l’uno sull’altro e questo chiama vendetta. Ma Dio organizza la vendetta su di sé affinché noi potessimo vivere in pace. È lui che prende le colpe di tutti: ecco l’Agnello dell’espiazione! C’è un piccolo ruscello perché S. Efrem parla del fiume che è la Parola di Dio, la sorgente primordiale di tutto ciò che è creato, ma anche della nostra purificazione, fiume del nostro battesimo.
Nelle mani della Madre di Dio c’è un gomitolo con un filo rosso, rappresentata come lo era spesso nei tempi antichi per dire che lei sta tessendo la carne al Verbo di Dio. In un momento preciso della storia una goccia di sangue di una donna è passata a diventare carne del Verbo di Dio, realizzando così il miracolo più sublime che possiamo contemplare. Maria sta tessendo la carne, il corpo, a questa Parola, a Dio. Fino a quel momento la Parola si ascoltava, da quel momento la si vede. E siccome i monaci sono sulla terra per comunicarci la vita di Cristo ecco che si è fatto proprio così: le monache contemplano l’Annunciazione che dalla chiesa non si vede, e a noi fanno vedere l’abside, il corpo di Cristo, il Verbo, l’immagine del vero uomo e vero Dio, un Cristo che il monastero offre a qualsiasi persona che entra in questa chiesa: Cristo che cammina e scende ad incontrarci, a tirarci fuori, a prenderci con sé”.

Questa edificante lettura dell’ampia spiegazione del Centro Aletti, ci porta a formulare tre domande:

  1. I vescovi che presiedono e concelebrano davanti a questi mosaici di Rupnik – come è successo ancora qualche giorno fa, venerdì 12 giugno 2024 – rilevano qualche problema, tenendo presente l’auspicio del Cardinale Sean O’Malley?
  2. Mentre «le monache stanno contemplando quanto è buono Dio, quanto immensa è la sua misericordia. Dio, infatti, benché Santo, benché Verbo infinito, si sta unendo all’umanità perversa e peccatrice», si sentono ferite dovendo “contemplare” i mosaici di Rupnik, con nelle mente la sofferenza delle donne che accusano il gesuita mosaicista di averle abusato (secondo le loro testimonianze anche mentre stava eseguendo le sue opere). Le monache stanno pregando per le vittime e il Signore in riparazione?
  3. Sempre sperando che le monache e i vescovi che qui celebrano, sappiano chi sia Rupnik, l’Ordine della Visitazione di Santa Maria e l’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova stanno prendendo in considerazione di almeno oscurare i mosaici, in attesa della sentenza del Dicastero per la Dottrina della Fede, in un segno di solidarietà con le vittime degli abusi?

Antonia Sobocki, Direttore di LOUDfence UK che sostiene le vittime degli abusi sessuali nella Chiesa, ha detto in un post su X: “Quando entro in una chiesa che contiene le opere di Rupnik, mi fa sentire fisicamente male. Non sono io il problema di sentirmi male. Rupnik è il problema per aver commesso crimini disgustosi che sono raffigurati nella sua arte”. Ha aggiunto, in riferimento alla recente decisione del Vescovo di Lourdes e Tarbes di non oscurare – per il momento – i mosaici sulla facciata della basilica di Lourdes: “Non può certo essere per me un luogo di guarigione finché i mosaici restano in situ”.

Rupnik ha co-fondato una comunità religiosa di ispirazione gesuita nella sua nativa Slovenia e poi ha aperto un atelier a Roma, il Centro Aletti, che ha ricevuto commissioni per installare mosaici in alcuni dei santuari più importanti della Chiesa Cattolica nel mondo e persino al Palazzo apostolico in Vaticano.

Rupnik è stato accusato da oltre 20 donne (tra cui delle suore) di abusi psicologici, spirituali e sessuali nel corso di decenni. Alcune delle accuse riguardano abusi sessuali avvenuti, secondo quanto testimoniato, nel contesto diretto della progettazione e della creazione delle sue opere d’arte. Lo scandalo sui suoi presunti abusi è cresciuto costantemente e ha coinvolto Papa Francesco, dal momento che la Santa Sede e la Compagnia dei Gesù di cui era membro, hanno ignorato a lungo le denunce delle donne, fino a quando le loro storie non sono state pubblicate alla fine del 2022 su blog e giornali italiani.

Precedentemente, Rupnik era stato condannato dal Dicastero per la Dottrina della Fede della Santa Sede per crimini sessuali commessi ne sacramento della confessione, ed era stato scomunicato per un breve tempo. Mentre è in corso il processo presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, la Compagnia di Gesù ha già condotto una lunga indagine sui presunti abusi di Rupnik e ha trovato un “alto grado” di prove contro di lui, anche se invece di perseguire la laicizzazione del sacerdote, i Gesuiti hanno deciso di espellerlo dall’Ordine per disobbedienza. Nell’ottobre dello scorso anno, in seguito alle proteste secondo cui le sue vittime non avevano ricevuto giustizia e al sospetto che fosse stato protetto dai Gesuiti, compreso da lui stesso, Papa Francesco annunciò di aver derogato ai termini di prescrizione canonici sulle accuse, dando istruzione al Dicastero per la Dottrina della Fede – il più alto tribunale disciplinare della Chiesa – di avviare un nuovo processo canonico contro Rupnik.

Dopo essere stato espulso dalla Compagnia di Gesù l’anno scorso, Rupnik è stato incardinato dal vescovo della sua originaria diocesi di Capodistria in Slovenia, dove “finché Don Rupnik non è stato giudicato colpevole in un processo pubblico in tribunale, gode di tutti i diritti e doveri dei sacerdoti diocesani”, ha riferito la Curia diocesana. Secondo le dichiarazioni della Compagnia di Gesù, Rupnik è stato posto in condizioni di “ministero ristretto” già nel 2019, quando hanno ricevuto per la prima volta l’accusa di tentata assoluzione in confessione di un partner sessuale. Rupnik continuò a insegnare, tenere conferenze e ricevere commissioni artistiche di alto profilo, ed è stato nominato consultore di diversi dicasteri della Santa Sede, tra cui il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e il Dicastero per il Clero.

Mons. Joseph Kennedy, Capo della Sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede, il 29 maggio scorso ha dichiarato che i lavori sul caso Rupnik erano “in una fase abbastanza avanzata”, sollevando l’aspettativa che una decisione finale potesse arrivare nei prossimi mesi. Nel frattempo, la Santa Sede ha disposto la chiusura della comunità religiosa cofondata da Rupnik.

Lo scandalo degli abusi di cui è accusato, ha posto la questione su cosa fare con i mosaici che ha realizzato, perché alcune delle sue accusatrici affermano, che i mosaici costituiscono un ricordo traumatico di ciò che hanno sopportato. Per altri, i mosaici sono diventati il simbolo della continua indifferenza della Chiesa Cattolica Romana nei confronti delle vittime di abusi su persone adulte vulnerabili.

In un post su X [QUI], la giornalista investigativa Federica Tourn ha scritto, che mentre i Cavalieri di Colombo oscurano i mosaici di Rupnik, fa “qualche conto in tasca al Centro Aletti per vecchie e nuove opere dell’ex-Gesuita. Milioni, non bruscolini”, in riferimento a quanto riportato in un articolo per Our Sunday Visitor News a cui ha collaborato: “Centro Aletti è l’atelier d’arte fondato a Roma all’inizio degli anni Novanta da Padre Rupnik, dove vengono realizzati i mosaici e dove il sacerdote è tuttora indicato come Direttore dell’atelier di arte spirituale e Direttore dell’atelier di teologia. Il Centro Aletti elenca almeno 230 luoghi in tutto il mondo in cui sono esposti i mosaici, caratteristici per gli occhi neri dei loro protagonisti biblici e santi.
Il costo dei mosaici non viene reso pubblico dal Centro Aletti.
Tuttavia, Don Bortolini ha dichiarato a Our Sunday Visitor News, che nella sua chiesa parrocchiale [a Conegliano Veneto, di cui abbiamo riferito in precedenza] i mosaici sono costati 160.000 euro, ovvero 1.000 euro al metro quadrato.
Due fonti separate hanno riferito a Our Sunday Visitor News, che la decorazione dell’interno della cappella del Pontificio Seminario Maggiore a Roma, completata dagli artisti del Centro Aletti durante la pandemia di COVID-19, è costata circa 1 milione di euro.
Secondo il sito di notizie italiano Domani, l’imponente opera di 2.400 metri quadrati presso il santuario di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo ha raggiunto i 6 milioni di euro più di dieci anni fa ed è stata installata personalmente da Padre Rupnik nella cripta dove è sepolto San Padre Pio.
Nella Slovenia natia di Padre Rupnik, secondo i dati raccolti nel 2012 da Arnold Oton Ciraj nella sua tesi di ingegneria civile, il prezzo dei mosaici al metro quadrato variava dai 1.000 ai 3.000 euro. La dimensione delle quasi 40 opere di Padre Rupnik installate in Slovenia varia dai 50 ai 200 metri quadrati, per un totale di ricavi potenzialmente milionari, secondo la tesi.
Interrogati da Our Sunday Visitor News sul costo dei mosaici del Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II a Washington, i Cavalieri di Colombo non hanno rivelato l’importo, dicendo: ‘Abbiamo deciso di non discutere i dettagli della nostra revisione fino alla conclusione del processo presso il Dicastero per la Dottrina della Fede’. (…)
Il mosaicista Erasmo Freitas de Abreu, Direttore dell’atelier di architettura e arte sacra Amacom, ha dichiarato a Isabel Gnaccarini, collaboratrice di Folha do São Paulo, in riferimento al santuario di Nostra Signora di Aparecida in Brasile, che il prezzo corrente per questo tipo di arte è circa 1.000 euro al metro quadrato. Secondo il sito dei Redentoristi, solo sulla facciata nord della basilica sono stati applicati 4.000 metri quadrati di mosaici”.

Foto di copertina: un mosaico di Don Marko Ivan Rupnik e il Centro Aletti, che illustra la storia evangelica dell’incontro di Gesù con la donna sorpresa in adulterio, al Santuario Nazionale di San Giovanni Paolo II dei Cavalieri di Colombo a Washington, DC.

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