La diga è stata rotta. A proposito di omoeresia e scismi

Quadro di Goya
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.07.2024 – Vik van Brantegem] – A seguito della nostra presentazione dal titolo Il saggio “La Diga Rotta”. La storia di una capitolazione il 18 giugno 2024 [QUI] del libro La Diga Rotta. La resa di Fiducia supplicans alla lobby omosessuale (TFP-Tradizione Famiglia Proprietà 2024, 117 pagine [QUI]) in cui gli autori José Antonio Ureta e Julio Loredo raccontano la storia di una capitolazione della Chiesa di fronte allo scandalo della lobby omosessuale al suo interno, ritorniamo sulla questione con alcuni contributi significativi.

  • La diga contro l’omoeresia si è rotta. Il nuovo libro di Loredo e Ureta di Stefano Fontana per l’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa del 19 giugno 2024
  • Orgoglio e pregiudizio di Fra’ Thomas G. Weinandy, OFM, Cap. per The Catholic Thing del 2 luglio 2024

«Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine» (Mt 24,6).

Un’altra diga che è rotta, riguarda gli scismi nella Chiesa. In un articolo dal titolo A proposito di scismi e di voci di scismi, il sito argentino Caminante-Wanderer [QUI] osserva: «Una delle prove più indiscutibili del clamoroso fallimento del pontificato di Papa Francesco è la sconcertante situazione di stress e divisione in cui ha condotto la Chiesa. Raramente nella storia della Chiesa romana si sono verificati così tanti scismi più o meno palesi e più o meno occulti». Poi, partendo da alcuni casi che riportiamo di seguito, il Caminante-Wanderer conclude, che la Santa Sede, tollerante e colluso con i veri scismatici, accusa di scisma chi ha a cuore la Tradizione.

In riferimento al processo per scisma (non di eresia) all’Arcivescovo Carlo Maria Viganò: «Personalmente, mi dispiace che Monsignor Viganò, che avrebbe potuto essere un forte punto di riferimento e una guida per i settori della resistenza al bergoglianesimo, sia entrato da qualche anno in una deriva discorsiva difficile da comprendere in una persona della sua capacità e intelligenza. A mio avviso, ha sprecato l’opportunità che si era aperta non solo per lui ma anche per tutta la Chiesa dopo la sua coraggiosa denuncia del 2018. Tuttavia, farlo diventare il capo di un gruppo scismatico, convocarlo presso il Sant’Uffizio dell’Inquisizione e minacciarlo di scomunica è una goffaggine che può essere commessa solo da personaggi incapaci come il Cardinale Tucho Fernández. È una reazione che forse non si può definire sproporzionata, ma certamente mostra l’inettitudine tattica, e di ogni altro tipo, di cui soffre il pornografico cardinale prefetto».

In riferimento alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X (FSSPX): «È stata scismatica, poi è entrata in una sorta di limbo con la revoca delle scomuniche e ora non sappiamo cosa sia o cosa diventerà, anche se siamo tutti d’accordo che è Cattolica. Da qualche tempo la Fraternità sta preparando i suoi fedeli a un prossimo annuncio di nuove consacrazioni episcopali. Si dice che il Superiore generale della Fraternità, Don Davide Pagliariani, qualche tempo fa abbia avuto un colloquio con Papa Francesco, al quale ha sollevato la questione, e il Pontefice avrebbe risposto che avrebbero fatto ciò che ritenevano più opportuno. Una sorta di tacita approvazione e probabilmente la promessa che se le ordinazioni avranno luogo, Roma chiuderebbe un occhio. Mi sembra improbabile che si torni ad accusare di scomunica i nuovi vescovi e consacratori. E questo per diversi motivi, non ultimo perché tutti conosciamo le inspiegabili simpatie di Bergoglio verso la FSSPX, e poi perché hanno dimostrato che con le prime consacrazioni del Vescovo Lefebvre, quarant’anni fa, hanno fatto quello che avevano detto di voler fare: assicurare che i sacramenti fossero celebrati secondo il rito tradizionale. A parte l’incidente con il Vescovo Williamson, che hanno gestito molto bene, alla Fraternità non è mai venuto in mente di andare in giro a ordinare vescovi, a creare giurisdizioni o a fare il tipo di sciocchezze che molte persone che rientrano in questa categoria tendono a fare. Tuttavia, anche se non ci fosse una nuova dichiarazione di scomunica, le ipotetiche nuove ordinazioni approfondirebbero e consoliderebbero lo “scisma lefebvriano”, con orrore dei conservatori».

In riferimento alla Chiesa scismatica in Germania: «Lo scisma tedesco è molto più grave, anche se di segno diverso. I vescovi tedeschi non hanno proclamato l’invalidità dell’elezione di Bergoglio né la vacanza della Sede Apostolica da Giovanni XXIII in avanti. Semplicemente ignorano la Sede Apostolica, la Tradizione e il magistero della Chiesa. Molto più astuti e molto più ricchi, non hanno bisogno di fare alcuna dichiarazione di guerra. Continuano semplicemente a fare i loro affari, seguendo le loro strade sinodali. Chi dovrebbe agire in questo caso, con grande fermezza e chiarezza, o almeno con la fermezza e la chiarezza con cui ha agito contro Monsignor Viganò (…), è il Cardinale Fernández, che è lì per difendere la dottrina della fede. Eppure, lui e il suo campione tacciono e lasciano fare. La maggior parte della Chiesa in Germania è, infatti, in stato di scisma ma anche in collusione con la Sede Apostolica. Venerdì scorso, dopo una riunione congiunta, in Germania hanno dichiarato che “c’è un desiderio e un impegno condiviso per rafforzare la sinodalità nella vita della Chiesa, in vista di una più efficace evangelizzazione”. Essere scismatici con il consenso del Papa: un caso rarissimo, possibile solo in un pontificato gesuita come quello di Francesco: la volontà è al di sopra anche del principio di non contraddizione».

In riferimento alla persecuzione da parte della Santa Sede del rito romano vetus ordo: «Cosa accadrebbe se, come si minaccia da qualche giorno, la Santa Sede varasse un nuovo documento che autorizza la Messa tradizionale solo ed esclusivamente per i sacerdoti degli istituti ex-Ecclesia Dei? Penso che sarebbe l’occasione, probabilmente voluta, per rendere visibile uno scisma che già esiste di fatto. Non sono un indovino e non so dire cosa accadrebbe nell’ambito della politica ecclesiale. In America Latina non accadrebbe nulla, perché nelle nostre terre, purtroppo, quasi l’unica realtà che ha difeso la tradizione liturgica romana è la FSSPX, con l’eccezione di alcune case di istituti e di coraggiosi sacerdoti diocesani. In ogni caso, quello che vedremo è che molti di questi sacerdoti si ritireranno, con o senza il consenso dei loro ordinari, dalle attività pastorali della diocesi, trasferendosi nelle proprie case ed essendo sostenuti dai propri fedeli. Questo sta già accadendo da diversi anni in Argentina e il fenomeno potrebbe diffondersi. La situazione sarebbe diversa in Europa e negli Stati Uniti, dove i fedeli e i sacerdoti della Messa tradizionale sono molto più numerosi e potenti. Non ci sarebbe una rivolta episcopale come quella avvenuta dopo la Fiducia supplicans, ma probabilmente ci sarebbe una rivolta più o meno visibile di fedeli e sacerdoti. I modernisti che si sono insediati a Roma commetterebbero un gravissimo errore se prendessero la decisione che minacciano. È vero che per i loro piani è meglio che la massa tumorale dei tradizionalisti sia finalmente estirpata dalla Chiesa: l’esperienza ha insegnato loro che il suo potere metastatico è enorme. Ma è proprio lì che dovrebbero rendersi conto che è troppo tardi per cercare una tale ablazione. A mio avviso, la maggior parte dei fedeli che da anni frequentano la Messa tradizionale resisterà a qualsiasi tipo di mandato dispotico da parte del potere romano. Le ragioni di questa resistenza sono ben note a tutti noi e sono state scritte in innumerevoli pagine a partire dagli anni Sessanta. Riassumiamo: ciò che è sempre stato santo non può scomparire; il Papa non è il padrone della Tradizione, ma solo il suo custode e, quindi, non può abrogare o proibire i libri liturgici con i quali la Chiesa ha praticato il culto per più di millecinquecento anni. In altre parole, il Papa non può proibire la Tradizione. Fine. E se intende farlo illegittimamente, ci opporremo. Ma sappiamo tutti che quello liturgico, se si dovesse verificare, non sarebbe l’unico motivo per rendere visibile lo scisma nascosto che già esiste. Anche se non sempre possiamo dirlo, e forse non è saggio farlo, sappiamo tutti che in fondo si tratta di una questione di fede: Papa Francesco mantiene un’adesione almeno ambigua alla fede degli apostoli, e molti dei vescovi a lui più vicini l’hanno abbandonata. E se non lo hanno ancora fatto espressamente, lo fanno quotidianamente nella pratica. Il sacramento del matrimonio è stato relativizzato con Amoris laetitiae, la salvezza universale in Gesù Cristo è stata relativizzata con il documento di Abu Dhabi, la Chiesa è caduta nella ripugnante accettazione di benedire la sodomia, contraddicendo non solo il magistero immemorabile della Chiesa ma la stessa parola di Dio, e sta cercando di rifondare una nuova “chiesa sinodale”, lontana da qualsiasi concezione tradizionale».

Conclusione: «Il quadro della situazione della Chiesa presentato rapidamente in questo articolo è molto strano: la Sede romana, che in tempi di crisi ha sempre difeso la dottrina Cattolica contro gli scismatici, ora è con coloro che negano la dottrina Cattolica, e la mette essa stessa in discussione. Gli “scismatici” di oggi, invece, insistono e affermano l’insegnamento tradizionale mentre vengono ridicolizzati, allontanati e perseguitati dai vescovi, e il custode della fede apostolica, il successore dell’apostolo Pietro, mantiene nei loro confronti un atteggiamento che, nella migliore delle ipotesi, si potrebbe definire ambiguo».

La diga contro l’omoeresia si è rotta
Il nuovo libro di Loredo e Ureta
di Stefano Fontana
Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa, 19 giugno 2024

È da leggere e diffondere il libro La diga rotta. La resa di Fiducia supplicans alla lobby omosessuale (Tradizione Famiglia Proprietà 2024, 119 pagine) dato che si tratta del testo più approfondito e documentato sull’omosessualismo, inteso come ideologia politica e come movimento rivoluzionario. Gli autori avevano firmato il libro diventato best seller Il vaso di pandora sugli errori del processo sinodale, ora toccano un altro campo molto preoccupante nella vita della Chiesa, e lo fanno con la stessa chiarezza e lo stesso rigore.

Il libro è espresso in modo accessibile, è corredato da “finestre” esplicative di termini e concetti, è ricchissimo di nomi, di iniziative, di pubblicazioni, di eventi sulla base dei quali fa la storia dell’omoeresia, mostrandone l’anima profonda, che è ben altro da una semplice lotta per i cosiddetti “diritti civili”. Il libro ha tre meriti sopra gli altri: quello di dimostrare che il processo viene da lontano, che ormai è ampiamente interno alla Chiesa e non più solo esterno, e che il suo scopo è di cambiare il giudizio morale sull’omosessualità, trasformandolo da negativo in positivo. Naturalmente, questo cambiamento ne richiede molti altri, per cui si evidenzia una rivoluzione di ampio raggio e di grande profondità. Il libro non riguarda quindi un tema settoriale, ma una rivoluzione sistemica dentro la religione cattolica e la Chiesa. Non per nulla il libro si conclude col capitolo dal titolo “L’Obiettivo finale: cambiare il Catechismo della Chiesa cattolica”.

Tutti i capitoli sono importanti e ben collegati tra di loro, ce ne sono però alcuni di particolare interesse e che devono essere costati ai due Autori notevoli fatiche nella ricerca. Mi riferisco a quelli che ricostruiscono nel dettaglio la storia dell’omoeresia. Il capitolo 4 – “La quinta colonna teologica inizia le ostilità contro l’insegnamento tradizionale” – rendiconta sul pensiero dissolutorio di Padre John J. McNeill e di Padre Charles Curran, attivi già dai primi anni Settanta, di Padre Andre Guindon che giunse ad ammettere anche la pedofilia, del Padre Antony Kosnik che nel 1977, su incarico della Catholic Theological Society of America, diresse un lavoro collettivo su “Sessualità Umana: Nuove Direzioni nel Pensiero Cattolico Americano”, dei Padri Robert Nugent e Thomas Oddo e di Suor Jeannine Gramick che con un loro opuscolo del 1975 seguirono la strada di McNeill e Curran. L’analisi dettagliata fa riferimento anche a diversi autori e movimenti olandesi e alla rivoluzione sessuale inserita nel contesto della teologia della liberazione.

Il capitolo 5, pure esso documentatissimo, tratta de “Gli omosessuali cattolici escono allo scoperto e influenzano il dibattito”. Il capitolo 6 parla de “La Chiesa stretta nella brutale tenaglia della provocazione e del ricatto”. Il capitolo 7 – “La Santa Sede ribadisce che gli atti omosessuali sono gravi depravazioni – tratta della “resistenza” opposta a questo processo rivoluzionario durante i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il capitolo 8 documenta come, con il pontificato di Bergoglio, “le pareti della diga cominciano a rompersi” e non solo per Fiducia supplicans.

Dicevo all’inizio delle “finestre” che si aprono nel testo per chiarire parole, concetti e problemi. Ne ricordo qui due tra le più interessanti: “Dio crea gli omosessuali?”; “Quando il Cardinale Daneels rimase in silenzio mentre la più grande rivista cattolica fiamminga si mostrava compiacente verso la pedofilia”.

Secondo gli Autori la nuova versione della sinodalità e il processo sinodale hanno aperto completamente le porte dentro la Chiesa all’omoeresia con l’idea della “inclusività” (capitolo 9) e la benedizione delle coppie omosessuali stabilita da Fiducia supplicans apre alla possibilità di una “inclusività radicale” (capitolo 10).

Nell’ultimo capitolo si segnala che l’opposizione a Fiducia supplicans non è espressione di piccoli gruppi ideologici e la reazione dei vescovi africani non dipende dalla loro cultura, che nonostante le apertura di Papa Francesco la corrente omoeretica non ha sostegno popolare, che il processo non si fermerà finché non avrà ottenuto il totale riconoscimento del “matrimonio sacralmente egualitario”, che la dottrina che condanna l’omosessualità fa parte dell’insegnamento irriformabile della Chiesa, e che i Cattolici devono rimanere fermi nel loro non possumus.

Orgoglio e pregiudizio
di Fra’ Thomas G. Weinandy, OFM, Cap.
The Catholic Thing, 2 luglio 2024
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Recentemente sono stato a Vienna, per parlare ad un simposio tomista che celebrava l’800° anniversario della fondazione della Casa di Studi Domenicana. Dalla mia stanza nel priorato potevo vedere un parco a circa un centinaio di metri di distanza. Uno dei giorni in quel parco c’era un raduno e una parata del Gay Pride. Decine di migliaia di persone hanno partecipato a questo evento e alla sfilata. La sfilata è andata avanti per più di quattro ore! I partecipanti erano – per usare un eufemismo – vestiti in modo provocatorio e cantavano sfacciatamente mantra gay militanti.

Inoltre, durante il mese del Pride, che si è concluso solo ieri, sembrava che tutta Vienna fosse addobbata con bandiere e striscioni del Gay Pride: edifici governativi, biblioteche, musei. L’intera metropoli ha dato l’impressione di celebrare e affermare membri e sostenitori di LGBTQIA+. Posso solo supporre che, poiché giugno è ormai il mese del Gay Pride, ciò a cui ho assistito sia stato replicato in altri Paesi e Città.

È un momento strano. Gran parte del mondo sembra essere fissato e ossessionato dall’omosessualità, e in modo fanatico creando dipendenza. L’atmosfera stessa di questi raduni e parate trasmette un implicito ma feroce pregiudizio anti-Cristiano; una dichiarazione arrogante secondo cui “Commandiamo la cultura e non saremo ostacolati o fermati”. E la società, in particolare quella occidentale, ha prontamente acconsentito.

Ciò che mi preoccupa quasi quanto questa militanza Gay Pride è la risposta ambigua della Chiesa. Papa Francesco ha lamentato l'”aria” di cultura omosessuale all’interno del Vaticano e dei seminari. Ha persino usato parole dispregiative, incendiarie e offensive riferendosi agli omosessuali e agli atti di sodomia – termini come “froci” e “frociaggine”.

Nel corso degli anni, tuttavia, ho imparato, come molti altri, che non bisogna dare molto credito a ciò che Papa Francesco dice. È ciò che fa che rivela le sue vere intenzioni. Ciò che ha fatto in relazione all’omosessualità testimonia chiaramente questo principio ermeneutico.

Per esempio, ha nominato il Cardinale Jean-Claude Hollerich Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – cioè il Sinodo sulla sinodalità. Hollerich ha dichiarato una volta, anche se in seguito ha in qualche modo mitigato la sua posizione, che l’insegnamento magisteriale e perenne della Chiesa sull’intrinseca peccaminosità degli atti omosessuali è sbagliato e deve cambiare: “Penso che sia giunto il momento di fare una revisione fondamentale della dottrina”.

Anche Robert McElroy, il Vescovo di San Diego, creato cardinale da Papa Francesco mentre gli Arcivescovi di San Francisco e Los Angeles sono stati scavalcati, ha rilasciato dichiarazioni revisioniste sugli atti omosessuali, sottintendendo che, alla luce di quanto abbiamo appreso dalle scienze sociali sulla natura umana, l’omosessualità deve essere riconsiderata dottrinalmente e pastoralmente.

Allo stesso modo, Padre James Martin, S.I., stretto confidente di Papa Francesco, è da molti anni un sostenitore della cultura gay. Papa Francesco ha incontrato e persino applaudito la leadership del New Ways Ministry, un gruppo condannato dalla Santa Sede decenni fa e ulteriormente criticato dall’USCCB nel 2010 per la sua promozione pro-gay.

Dopo il rifiuto dei vescovi africani alla benedizione delle coppie gay (come consentito dalla recente Dichiarazione Fiducia supplicans), Papa Francesco ha minimizzato la loro opposizione affermando che l’omosessualità non fa parte della loro cultura. Ma l’accettabilità della sodomia non ha nulla a che fare con la propria cultura – almeno per un Cattolico. È oggettivamente un peccato grave in sé, indipendentemente dalla cultura in cui viene commesso.

Di recente Papa Francesco ha nominato il Cardinale José Tolentino de Mendonça membro del Dicastero per la Dottrina della Fede. De Mendonça ha scritto una prefazione a un libro di Suor Maria Teresa Forcades i Vila in cui sostiene l’aborto, sostenendo che è compatibile con il Vangelo. Il cardinale ha elogiato il suo “coraggio”. È anche autrice di un libro dal titolo Siamo tutti diversi! A favore di una teologia queer.

L’insegnamento della Chiesa su questi argomenti si fonda sulla rivelazione biblica insegnata fin dai tempi apostolici. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati».

Gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati”, cioè “contrari alla legge naturale”, perché non sono in accordo con l’incarnazione fisica di uomini e donne i cui genitali rivelano prontamente cosa va dove. Pertanto, la sodomia è contraria alla complementarità degli atti eterosessuali in cui marito e moglie diventano amorevolmente e adeguatamente una sola carne allo scopo di generare un figlio.

Inoltre, e soprattutto, San Paolo vede il matrimonio come un grande mistero, poiché è un segno sacramentale della relazione di Cristo con la sua sposa, la Chiesa. Cristo e la Sua Chiesa formano un solo corpo attraverso la comunione interiore dello Spirito Santo: il Corpo mistico di Cristo.

In questa luce, la sodomia è un atto blasfemo, perfino un atto demoniaco, poiché aggredisce e insulta direttamente la sacramentalità del matrimonio in cui l’unione di Cristo con la sua Chiesa è più visibilmente mostrata. La sodomia si fa beffe di questa realtà unitiva sacramentale, con gioia e diletto di Satana.

È preoccupante che giugno sia stato designato come mese del Gay Pride, proprio il mese che la Chiesa dedica al Sacro Cuore di Gesù. Si tratta solo di una coincidenza, oppure si tratta ancora una volta di un tentativo di Satana di attentare all’amore salvifico che Gesù nutre per la Chiesa e per l’intera umanità? Dovremmo pregare per tutti gli omosessuali attivi e collocarli nel Sacro Cuore di Gesù, sperando che arrivino a conoscere il suo amore e, sperimentando quell’amore, si pentano del loro peccato e si rallegrino della loro salvezza.

Foto di copertina: Francisco de Goya, El tío Paquete (Lo zio Paquete),1819-1820 circa, olio su tela, 39 x 31 cm, Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza, Madrid.
Il soggetto di questo quadro è identificabile dall’iscrizione che precedentemente si trovava sul retro e che recitava “El célebre ciego fijo” (Il famoso cieco locale). Questa iscrizione è conosciuta da testimonianze scritte e andò perduta quando la tela fu rivestita dopo il 1887. Tío Paquete era un cieco molto noto a Madrid, che si trovava nella zona della chiesa di San Felipe el Real ed era noto non solo per la sua cecità ma anche per le sue doti di cantante e chitarrista.