Lo straordinario del quotidiano

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Di nuovo al lavoro, di nuovo a scuola, di nuovo all’università, di nuovo impegnati a darsi da fare nella normalità di una settimana senza giorni segnati in rosso sul calendario. Passata l’abbuffata di feste, di fine settimana lunghi, di un (quasi) intero mese fatto di pranzi e cene, viaggi e relax, saluti e auguri, probabilmente anche noia e malinconia, riprende l’andare banale e apparentemente poco significativo di una settimana intera, di quelle che si lavora dal lunedì fino al venerdì, se non anche il sabato e pure la domenica.

 

Accade – alla faccia di chi sostiene che la Chiesa e la liturgia non stanno mai al passo con la realtà – che si arrivi all’ordinario non solo nel calendario civile, ma anche in quello liturgico. Concluso il tempo di Natale, prende il via il “tempo ordinario”, pronto a lasciar presto il passo alla Quaresima e poi al lunghissimo tempo di Pasqua. Non una parentesi, però, il tempo ordinario, ma una occasione per ricordare e forse per scoprire la centralità del quotidiano nella vita di ciascuno, addirittura la sua straordinarietà. Perché è nel quotidiano che si realizzano le cose più grandi, è nel quotidiano che si cresce e si diventa persone libere e mature, che si individuano obiettivi, che si vive una modalità di porsi nei confronti del mondo capace di arricchire la persona e portarle frutto.

E’ del resto proprio la logica del Dio cristiano, che viene a prenderti nelle attività più semplici e umili, che si occupa di te nei momenti più comuni della vita e non solamente nei giorni di festa. E’ la logica della santificazione nel quotidiano, di quell’essere perfetti, di quel vivere felici, che non può essere limitato all’eccezionale, ma si nutre della quotidianità e della semplicità del giorno dopo giorno. Non esistono, per un cristiano, dei tempi banali. Ogni momento è ricchezza e dono. Anche in quelle difficili giornate in cui proprio hai la sensazione che non te ne vada bene una.

 

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