Sulla necessità della proclamazione Maria Corredentrice quinto dogma mariano

Corredentrice
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.07.2024 – Vik van Brantegem] – “Corredentrice” è uno dei titoli in uso nella Chiesa Cattolica per venerare la Beata Vergine Maria, che in quanto Madre di Gesù Cristo Redentore, ha cooperato con suo divin Figlio alla redenzione del genere umano. È un concetto teologico che si riferisce al ruolo della Vergine e Madre di Dio nella possibilità di redenzione offerta da Dio a tutte le creature umane. È considerato un titolo particolarmente onorifico per la Vergine e una pia pratica di devozione nei suoi confronti, gradita a Dio.

Il termine corredentrice non significa che la fede Cattolica abbia due redentori, Gesù Cristo e Maria, bensì che esiste una subordinazione fra i due redentori e che per tutti vi sia un unico possibile Redentore in Gesù Cristo, la cui opera salvifica è oltremodo aiutata dalla Sua santa madre. La distinzione è ribadita dall’esistenza di due forme di culto: solo a Gesù Cristo spetta l’adorazione come Redentore, mentre a Maria è dovuta la venerazione col titolo di “Corredentrice”.

Quest’ultima forma di venerazione è una pia pratica religiosa cattolica che appartiene al culto dei santi, per la quale la Madre di Dio è venerata come la creatura umana che più di chiunque altra, vissuta in qualsiasi epoca, possa favorire la salvezza eterna dei Suoi figli. Maria fu infatti l’unica donna ad avere il privilegio di ospitare l’opera dello Spirito Santo Dio e il Verbo fatto carne, identificato con Gesù Cristo, nel proprio vergine grembo materno. Maria ebbe il merito di aver risposto affermativamente all’angelo dell’Annunciazione, fino a vivere il dolore di madre davanti alla Passione, Morte e Resurrezione di suo figlio.

Il titolo di Corredentrice si collega a quello di Mediatrice di ogni grazia in virtù del fatto che la preghiera rivolta a Maria è anche quella più gradita a Dio, in quanto ella è Sua madre, nonché quella che ha la maggiore probabilità di ottenere da Lui la concessione del dono richiesto a beneficio di sé o del prossimo.

Maria Santissima,
Madre di Dio, della Chiesa e di tutti gli uomini,
Mediatrice di tutte le Grazie,
Corredentrice
e Avvocata per il Popolo di Dio

Il concetto e il culto di venerazione per Maria Corredentrice erano molto noti nel Medioevo, praticato e predicato in larga misura dall’Ordine francescano e dall’Ordine domenicano.

Papa Leone XIII nella Lettera enciclica Supremi apostolatus del 1° settembre 1883 insegna: «Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore».

Poi, Papa Benedetto XV nella Lettera apostolica Inter sodalicia del 22 marzo 1918 sottolinea che Maria Santissima è Corredentrice a pieno titolo, pronunciandosi in modo chiaro e formale in favore della dottrina che sostiene la cooperazione di Maria alla Redenzione compiuta da Cristo sulla Croce, con la sua partecipazione mistica ma anche concretamente vissuta e offerta nelle materne sofferenze associate alla immolazione del Figlio: «Che proprio l’Addolorata venga eletta e invocata come Patrona di una buona morte, corrisponde meravigliosamente alla dottrina cattolica e alla pia tradizione della Chiesa. (…) Perché i Dottori ritengono concordemente che, se la Beatissima Vergine non ha apparentemente avuto partecipazione alcuna alla vita pubblica di Gesù Cristo, e riappare, poi, all’improvviso, sulla via del Calvario e sotto la Croce, ella non vi può essere stata presente senza un disegno divino. Perché così ella soffrì e quasi morì con il Figlio suo sofferente e morente, così rinunciò per la salvezza degli uomini ai suoi diritti di madre su questo Figlio e lo immolò per placare la divina giustizia, sicché si può dire, a ragione, che Ella abbia redento con Cristo il genere umano. Evidentemente per questa ragione tutte le diverse grazie del tesoro della Redenzione vengono anche distribuite attraverso le mani dell’Addolorata».

Invece, Papa Pio XII pose il veto su tutti i tentativi posti in essere fra la seconda e la quarta decade del XX secolo al fine di proclamare il quinto dogma mariano, mentre non ne esiste traccia all’interno della Lumen gentium, che una parte dei teologi considera come una summa dell’intera mariologia del Concilio Vaticano II.

Papa San Giovanni Paolo II, nell’Udienza generale dell’8 settembre 1982, disse: «Maria, pur concepita e nata senza macchia di peccato, ha partecipato in maniera mirabile alle sofferenze del suo divin Figlio, per essere Corredentrice dell’umanità».

Negli anni Novanta, il teologo francescano Professore Mark I. Miravalle attivò un movimento del laicato Cristiano, che raccolse una petizione di firme inviata a Papa Giovanni Paolo II con la richiesta di proclamare ex cathedra il quinto dogma mariano col seguente testo: «La Vergine Maria è “Corredentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata del popolo di Dio”». Il Professore Miravalle è titolare della Cattedra di mariologia “San Giovanni Paolo II” all’Università Francescana di Steubenville (Ohio, USA) e Docente di mariologia all’Università di Ave Maria (Florida, USA), nonché Fondatore e Presidente internazionale di “Vox Populi Mariae Mediatrici” e Direttore di “Ecce Mater Tua” dell’”Associazione Internazionale Mariana”. La petizione non ebbe seguito papale. Seguirono altre petizioni, anche indirizzate a Papa Francesco.

Al tema abbiamo in passato dedicato ampia attenzione:
– Vox Populi Mariae Mediatrici. Riflessione sui frutti di un’eventuale nuovo dogma mariano (1) – 22 gennaio 2020
Vox Populi Mariae Mediatrici. Riflessione sui frutti di un’eventuale nuovo dogma mariano (2) – 22 gennaio 2020
– Cosa pensare della proposta di un quinto dogma mariano, proclamando ex cattedra la Vergine Maria “corredentrice”?

Maria Santissima, Madre di Dio, della Chiesa e di tutti gli uomini, Mediatrice di tutte le Grazie, Corredentrice e Avvocata per il Popolo di Dio – 24 settembre 2021

I dogmi mariani già proclamati dalla Santa Chiesa sono quattro, che coincidono con quattro solennità – il più altro livello, riservato alle feste più importanti nel Cattolicesimo – incentrati sulla Beata Vergine Maria e la sua inconvertibile importanza per la Chiesa:

Santa Maria, Madre di Dio – Nel 431 il Concilio di Efeso indicava che Maria, essendo la Madre di Cristo, è davvero la Madre di Dio, il più alto titolo riservato a Maria. La solennità del 1° gennaio è la più antica festa di Maria celebrata nella Chiesa cattolica. In Oriente ci si riferisce a questo dogma con il titolo greco originale di Maria, Theotokos, che significa “portatrice di Dio”. Maria di Nazareth è chiaramente la madre di Gesù. Lo ha portato in grembo, lo ha dato alla luce e lo ha allevato con l’aiuto del suo casto sposo Giuseppe. Quando Gesù è stato concepito nel grembo della Beata Vergine Maria, la sua natura divina eterna si è unita perfettamente alla carne umana offerta dalla carne umana di Maria. Gesù ha una natura umana e una natura divina, ma diciamo davvero che è una Persona Divina. Le madri, però, non danno alla luce delle nature, ma delle persone, e quindi possiamo dire giustamente che Maria è la Madre di Dio perché Gesù è Dio e Maria è la Madre di Gesù.

Verginità perpetua di Maria – Fu proclamata dal Concilio di Costantinopoli del 553. La solennità dell’Annunciazione del Signore del 25 marzo, detta anche solennità della Visita dell’Angelo alla Beata Vergine Maria, viene celebrata nove mesi prima del Natale, che ricorda il tempo di gestazione di 9 mesi attraversato da Maria prima di dare alla luce Gesù. Il 25 marzo era una data simbolica e prestigiosa per l’inizio della nuova era Cristiana perché simboleggiava l’inizio del nuovo anno. La Chiesa presenta tradizionalmente Maria come “vergine prima, durante e dopo il parto”, affermando, indicando questi tre momenti, che non ha mai cessato di essere vergine. L’angelo Gabriele ha rivelato a Maria che avrebbe concepito e avuto un figlio mediante il potere dello Spirito Santo, nonostante la sua verginità. La sua verginità fisica e spirituale è stata consacrata a Dio e mantenuta per tutto il tempo. È quella che chiamiamo verginità perpetua. Il Concilio Vaticano II dice che la nascita di Cristo “non diminuì la sua verginale integrità [di Maria], ma la consacrò” (Lumen Gentium 57). Maria è un modello perfetto di purezza, santità e cooperazione con la grazia.

Immacolata Concezione – Fu proclamato da Papa Pio IX nell’Ottocento con la Bolla Ineffabilis Deus: “La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale”. La solennità dell’8 dicembre in realtà veniva già celebrata in Palestina alla fine del VII secolo ed era conosciuta come la festa della Concezione di Sant’Anna (la madre di Maria). Il documento più antico che si riferisce a tale festa è il canone della festa, inno liturgico composto da Sant’Andrea di Creta nella seconda metà del VII secolo. Dio, per la grazia e i meriti di Suo Figlio Gesù sulla Croce, al di fuori del tempo, ha preservato Maria per una grazia singolare al momento del suo stesso concepimento. L’ha preservata da ogni macchia del peccato originale di Adamo ed Eva. Questo ha iniziato il rovesciamento della Caduta dell’uomo. I primi Padri della Chiesa dicevano che “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede”, e ancor più “la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria” (Lumen Gentium 56). Maria è stata non solo modello di purezza e santità fin dal momento del suo concepimento, ma ha anche mantenuto questa purezza e l’ha aumentata nella sua unione con Dio.

Assunzione di Maria Santissima al Cielo – Fu proclamato da Papa Pio XII nel 1950. Afferma che la Vergine Maria, “terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Celebrare nella solennità del 15 agosto l’Assunzione della Vergine Maria è celebrare il Cristo che adempie le promesse della Sua Risurrezione. Il dogma dell’Assunzione è intrinsecamente legato al privilegio speciale di Maria di essere completamente senza peccato, la sua Immacolata Concezione. Quando Gesù Cristo è morto sulla Croce, è risorto dai morti ed è asceso al Cielo, ha aperto la via per il Paradiso. Quando moriremo, tuttavia, dovremo aspettare il Suo ritorno per la resurrezione del corpo. Maria, al termine della sua vita terrena, essendo completamente libera dal peccato com’era, non ha visto la decadenza del suo corpo terreno. In virtù della sua Immacolata Concezione, Dio ha scelto che Sua madre venisse assunta in corpo e anima in Cielo per regnare come Regina. Se l’Assunzione è una circostanza speciale di Maria, il suo destino è suscettibile di essere condiviso da tutti i fedeli. Quando Cristo tornerà nella gloria, farà risorgere i vivi e i morti. È quella che chiamiamo Resurrezione generale, che professiamo ogni domenica a Messa nel Credo o durante il Rosario: “Aspetto la resurrezione dei morti” e “credo nella resurrezione della carne e nella vita eterna”. Ogni vita umana è modellata a immagine e somiglianza di Dio. L’Assunzione della Beata Vergine Maria sostiene la dignità di ogni vita umana. Il nostro corpo e la nostra anima devono lavorare insieme per seguire Gesù perché si auspica che, a Dio piacendo, i nostri corpi e le nostre anime lo adoreranno per l’eternità in Cielo.

Veronica Cireneo, degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo, introducendo l’analisi di Mauro Bonaita Il dogma della Corredenzione di Maria per passare dal piacere dei peccati alla gioia della santità, scrive: «Gli ultimi due dogmi mariani, dal carattere dossologico vennero proclamati a scopo di lodare la Santa Vergine, mentre i primi due vennero proclamati per combattere le eresie. Considerati i tempi non solo eretici, ma apostati che viviamo, siamo certi che non riusciremmo a rimettere un po’ di ordine proclamando il quinto dogma di Maria Corredentrice, già atteso da decenni? Nell’articolo che segue, Mauro Bonaita ci parla dei risvolti spirituali e concreti che la chiamata alla corredenzione comporta in chi vive ad imitazione di Cristo».

Canale Telegram degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo [QUI]

Il dogma della corredenzione di Maria
per passare dal piacere dei peccati
alla gioia della santità

Si sente spesso parlare del dogma di Maria Corredentrice come se ciò debba servire unicamente, e come fine a sé stesso, per elevare la Persona di Maria; seppur ciò sia vero e necessario, io credo che la definizione dei Dogmi debba suscitare anche la crescita e l’elevazione di noi fedeli come Figli eredi del Regno che sarà, per elevare l’Umanità intera ad una crescita lungo la sua storia. Provo ad elaborare un ragionamento e delle riflessioni senza pretese, ma con il lume della ragione.

L’Uomo nel giardino dell’Eden commise il peccato originale che consistette nel voler perseguire i piaceri animaleschi della carne invece che i piaceri spirituali che Dio aveva pensato per noi. Dopo che l’Uomo e la Donna disobbedirono a Dio, caddero in questo stato di decadenza “animalesca” che ci fa ammalare, morire e soffrire. Per la smania di ricercare il piacere l’Uomo trovò quindi la sofferenza.

Alla Donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà» (Gen 3,16). E all’Uomo disse: «Maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita» (Gen 3,17).

Dio Padre, nella sua onnipotenza, fece in modo che le sofferenze del Figlio unigenito offerte per la salvezza degli uomini abbiano ripagato l’effetto del peccato originale in antitesi alla ricerca egoistica del piacere da parte dei nostri progenitori che intaccarono irrimediabilmente la carne dell’umanità intera, attraverso la modalità procreativa; ma non solo. Egli fece in modo che il Sacrificio del Figlio abbia ripagato tutti i peccati del mondo per l’eternità: dolore e sofferenza offerti per Amore gratuito, a ripagare piacere ed egoismo.

Dai dolori del parto ai dolori morali, curati con i moderni medicinali, antidolorifici e psicofarmaci, non c’è sofferenza che non possa essere (temporaneamente) lenita e, tra un farmaco e l’altro, vi sono poi gli innumerevoli vizi della modernità: internet, videogiochi, televisione, cellulari, cibi e bevande in sovrabbondanza e vizi nuovi e di sempre.

La modernità ci ha disabituati all’accettazione, e quindi dalla comprensione, del senso del sacrificio, che prevede sofferenza di qualsiasi genere, ma che sia fisica o morale, ci fa gustare il valore e il fine ultimo delle cose ed anche della nostra esistenza. Quante volte abbiamo detto ai nostri figli che bisogna andare a lavorare col sudore della fronte per comprendere il valore del denaro. Per la Fede vale lo stesso: serve sudare sangue come Gesù nel Getsemani.

Attraverso la figliolanza con Maria sempre Vegine e Addolorata e Trafitta dai dolori di una spada, consegnataci sotto la Croce come Madre della Chiesa, anche noi diveniamo corredentori dell’umanità per i meriti di Cristo, generando figli spirituali affidati alle nostre preghiere e al nostro soffrire offerto ad ogni Messa attraverso il Santíssimo Sacramento dell’Altare. Attraverso questa figliolanza spirituale, che dovrebbe essere prerogativa del Sacerdozio dell’Ordine, si sarebbe dovuto fondare il comando primordiale di Dio (Gen 1,22) “siate fecondi”, e non attraverso il congiungimento nella carne come lo conosciamo.

Per un concetto di Economia della Salvezza e di soddisfazione della Giustizia Divina, l’Uomo che cerca o sopporta la sofferenza della carne e con la predisposizione della pazienza la offre a Dio Padre, per i meriti del Figlio Gesù, porta doni di grazia per la salvezza delle anime permettendogli di acquisire anche meriti per se stesso. Conformando quindi la nostra vita ai patimenti di Gesù Cristo diventiamo corredentori e coeredi del Regno del Padre.

“E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rom 8,17).

“Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione” (2 Cor 1,5).

“E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte” (Fil 3,10).

“Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

“Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù” (2 Tm 2,3).

“Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1 Pt 4,13).

Queste verità di Fede, è da constatare, che si sono allontanate dal sentire della Chiesa moderna che, nella sua eccessiva pastoralità mondana, professa invece la logica della felicità qui in Terra. Non che la felicità sia qualcosa di sbagliato in sé, ma piuttosto è l’ideale di felicità che è sbagliato in questo mondo, perché quasi sempre significa dover ridere e godere dinnanzi a disparità incolmabili. Si finisce quindi per cadere in un egoismo che ci fa calpestare il prossimo per raggiungere i nostri ideali di felicità egocentrica, oppure, si falsifica il senso del bene supremo, che è la Santificazione dell’anima, per la “santificazione” del corpo e dei piaceri corporali.

E per la smania di voler vedere “felici” anche gli altri (anche nei loro peccati) già ora sulla terra, si professa un’inclusione e una fratellanza universale che rievoca la vecchia eresia dell’Apocatàstasi origeniana, oppure si commette una carità a buon mercato (nella menzogna) che ci dà l’illusione di aver commesso del bene, ma in realtà è un altro male (come il green pass e gli obblighi vaccinali spacciati per “atti d’amore” o gli ideali dell’”immigrantismo” e dell’”ecologismo” che stanno impoverendo il mondo).

Ne sono altri esempi: l’inclusione delle coppie gay, l’inclusione dei risposati, “il diritto” all’aborto o il “diritto di morire” (suicidio assistito o eutanasia) nel caso in cui quell’ideale di felicità sia diventato irraggiungibile a causa di una malattia fisica inguaribile o di una sofferenza morale implacabile.

Se si afferma davanti ad un Sacerdote o un fedele progressista che nell’Eucarestia si attualizza il Calvario di Cristo, prontamente la risposta di costoro è sempre la stessa: “Sì, ma anche la Resurrezione…”; il che è vero, ma essi manifestano prontamente repulsione per la sofferenza, enfatizzando il premio di felicità. È per tale motivo che la liturgia del Novus Ordo risulta falsificata sbilanciandosi su questo sentire diffuso. Ma, noi siamo salvi per i meriti dei patimenti e della morte di Cristo e non per la Resurrezione, che invece porta la Speranza. Per assurdo la Salvezza ci poteva essere anche senza la manifestazione del Cristo Risorto, ma Cristo Risorto si è presentato ai suoi apostoli e discepoli per confermare ogni verità di fede. Dice infatti san Paolo: «Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede» (1 Cor 15, 13-14). La predicazione ha bisogno della Risurrezione; la fede ha bisogno della Risurrezione; ma la salvezza ha bisogno solo della Croce, tanto è vero che sulla Croce Gesù dirà: «Tutto è compiuto» (Gv 19, 30). Inoltre è sulla Croce che siamo resi tutti fratelli, perché è il Sangue di Gesù che ha abbattuto ogni muro di divisione. Quindi, la vera inclusione, passa per il Sangue di Gesù, attraverso il Sacrificio di Cristo sul Calvario e, dunque, nella Santa Messa che questo esalta e comprende.

Invece, nell’ amore di fratellanza, ultra-inclusivo, che pensa alla Risurrezione, ma solo per negare il Crocifisso, si nasconde spesso il desiderio di voler ottenere le lusinghe dal mondo e il riconoscimento di uno status nella società che ci elevi a “brave persone tolleranti” impegnate nella società (ma che spesso è lontano dall’essere buoni cristiani). Del resto si sa: (Lc 1-8) “I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.

Essi, i figli delle tenebre, sono spesso molto operosi nel sociale. Oggi, quelli che stanno al vertice della “piramide”, si chiamano filantropi e, lo vediamo bene tutti noi quanta operosità stanno manifestando…e come scantonino nell’eresia dell’attivismo.

È da riscoprire piuttosto, per noi Cristiani, la parola “gioia” che è un’anticipazione, attraverso il dono della Fede, prima, e poi quello della Speranza e della felicità che sarà in futuro in Paradiso, ma con le lacrime attuali sulla Terra. Solo dopo le lacrime è possibile sperimentare la vera Carità, che è il conformarsi a Cristo nei suoi patimenti, che diventano i nostri offerti, per gli altri. Quando si parla di partecipazione attiva alla Messa, dovrebbe essere questo il vero atteggiamento: soffrire partecipando attivamente e concretamente ai patimenti di Cristo guardando ai nostri, che sono miserie, e che sarebbero privi di valore se non fosse per Gesù Stesso e per la figliolanza con Maria, Ella Stessa Creatura come noi.

Dal 1916 Gesù ci ha consegnato, prima attraverso l’Angelo della Pace e poi nel 1935 con Suor Faustina Kovalska, due preghiere il cui contenuto è propizio per la crescita della Chiesa di questi Ultimi Tempi. Queste due preghiere hanno moltissimo in comune e racchiudono l’essenza del Sacrificio Cristiano. Sono la preghiera dell’Angelo della Pace e la Coroncina della Divina Misericordia.

Preghiera dell’Angelo della Pace

Mio Dio io credo, adoro, spero e Ti amo, ti chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano. Santissima Trinità, Padre Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo Corpo Sangue Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli è offeso. E per i meriti infiniti del Sacratissimo Cuore di Gesù e per l’intercessione del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.

Coroncina della Divina Misericordia

Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero. Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

L’assidua recita di queste preghiere trasforma il fedele in un Tabernacolo Eucaristico che si offre a Dio Padre, il quale accoglie le nostre sofferenze attraverso la Comunione col Figlio e il Suo Sacrificio.

Durante la Messa, i fedeli che intravedono i patimenti del Calvario di Cristo e li traspongono nei loro patimenti a riscatto degli altri, fanno offerta gradita a Dio.

È necessario che venga riconosciuto il dogma, non solo per rendere giustizia alla figura di Maria, ma anche e soprattutto perché questo riconoscerebbe corredentori tutti i fedeli e darebbe al Battesimo il suo valore di porta della salvezza, non solo propria, ma anche altrui. Questo ridarebbe chiare e rinnovate argomentazioni: sulla responsabilità attiva di noi Cristiani per compiere Veri atti di Carità, per ritornare alla preghiera; sul senso delle nostre sofferenze; sulle sofferenze degli altri e quindi sul senso della vita e sulla responsabilità missionaria della Chiesa per la Salvezza delle anime.

Come risvegliare un’umanità addormentata e anestetizzata dai patimenti se non con dolori ancor più grandi? Il periodo Covid è stato solo l’inizio; come nel Vecchio Testamento vi furono le dieci piaghe, nel Nuovo vi sono le sette Coppe dell’Ira di Dio dell’Apocalisse (Ap 15) a ripagare gli empi, ma che sono anche Sette Trombe (Ap 8) a richiamo e risveglio dei giusti.

Coppe di Ira sugli Empi e Trombe per i giusti!

“Sulle labbra dell’intelligente si trova la sapienza, ma il bastone è per la schiena dello stolto” (Pr 10-13).

Dobbiamo riconoscere che il periodo appena trascorso è stato (almeno per quanto ci riguarda nella Fede) una “Tromba di richiamo” e una benedizione. Ma, stiamo attenti: coloro che sono stati trovati “giusti” hanno sentito la Tromba, che è la chiamata, ma non si è realizzata la Salvezza, che lo sarà solo per i perseveranti nel Regno dei Cieli. Quindi, noi che abbiamo sentito squillare le Trombe, non dobbiamo addormentarci e non dobbiamo essere come il Fariseo nei confronti del Pubblicano. Dovremmo considerate questa chiamata una correzione paterna, da affrontare senza spavalderia.

“Il figlio saggio ama la correzione del padre, lo spavaldo non ascolta il rimprovero” (Pr 13,1).

Allo stesso modo coloro che dinnanzi ai nostri occhi ricevono i castighi (le Coppe dell’Ira di Dio) non è detto che abbiano a ricevere la Condanna; lasciamo che i giusti Giudizi e le Sentenze finali siano in mano a Dio. Certo è che, se abbiamo compreso, tutti noi abbiamo una corresponsabilità verso la Salvezza dei nostri fratelli, in nome di Cristo.

“Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio” (1Cor 3,9).

A noi è permesso attingere da quella fonte inesauribile che è la Misericordia Divina per applicarla all’umanità, completando nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore della Sua Chiesa. Gesù col Suo sacrificio ha dato tutto il possibile, ed oltre, fino a farsi dilaniare le giunture delle ossa. Ripercorrendo gli scritti della Beata Anna Katharina Emmerick veniamo a conoscenza che la Santa Croce venne costruita durante le ore del calvario e i buchi per i chiodi furono praticati in precedenza alla crocifissione. Solo successivamente praticarono l’inchiodatura, ma avendo gli aguzzini di Gesù, praticato i fori ad una distanza abbondante tra di loro, tirarono il Corpo di Cristo servendosi di funi, dilaniando le giunture delle Sue Ossa per far combaciare i palmi delle mani con i fori, come a voler abbracciare quanti più fedeli possibile.

La natura umana della Chiesa è costruita sull’impronta di quella Divina e da essa guidata. Ora tocca a noi fedeli cooperare per la salvezza delle anime, grazie ai meriti di Cristo. All’umanità serve di imparare a patire come patì Gesù sul Calvario, come agnelli mansueti (ma operosi), soprattutto per coloro che hanno ricevuto i doni di Grazia per risvegliarsi in questi tempi, affinché non ci venga detto un giorno: “Avete ricevuto la Mia luce per aprire i vostri occhi, ma avete dato le tenebre che stanno nei vostri cuori”.

Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam

Mauro Bonaita, Reggio Emilia

Foto di copertina: la sacra icona di “Nostra Signora Mediatrice di tutte le Grazie, Corredentrice e Avvocata per il Popolo di Dio” è stata specialmente onorata in due maggiori conferenze internazionali di “Vox Populi Mariae Mediatrici” a Roma, a cui hanno partecipati centinai di cardinali, arcivescovi, vescovi, sacerdoti, teologi di fama internazionale e leader mariani da oltre 70 Paesi. Nella foto durante i lavori del 13 maggio 1997, Festività di Nostra Signora di Fatima.

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