Zimbabwe, la Caritas lancia l’allarme

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La situazione nello Zimbabwe è disperata, e i suoi abitanti moriranno se non riceveranno aiuti umanitari urgenti. E’ l’appello lanciato venerdì 9 gennaio dalla Caritas Internationalis tramite un comunicato in cui si afferma che 9 famiglie su 10 non hanno cibo a sufficienza. L’associazione cattolica ha rivolto un appello urgente attraverso la rete mondiale della Caritas per inviare 7 milioni di dollari sotto forma di aiuti immediati per sfamare circa 250.000 persone.

Questo denaro, spiega la Caritas, verrà destinato a razioni alimentari per 164.000 persone, così come a distribuire un pasto al giorno in 88.000 punti scolastici e utensili agricoli a 4.600 famiglie, oltre ad assicurare l’accesso all’acqua potabile per 16.000 famiglie e l’assistenza medica a 5.000 persone. Tutto ciò non è che un piccolo aiuto di fronte a un’enorme catastrofe umanitaria, aggravata dal colera, che è già costato la vita a 1.700 persone e conta attualmente 36.000 casi registrati. “La gente dello Zimbabwe morirà se non riceverà aiuti umanitari urgenti”, afferma il segretario generale di Caritas Internationalis, Lesly-Anne Knight. Secondo i dati della Caritas, circa 5 milioni di persone stanno soffrendo la fame, e il numero è in continuo aumento. Lo Zimbabwe sta attraversando la peggiore crisi umanitaria dai tempi della sua indipendenza, avvenuta nel 1965 (all’epoca il paese era l’ex colonia britannica della Rhodesia, retta da un regime razzista che praticava l’apartheid, come il confinante Sudafrica). Attualmente è qui che si registra il più drastico aumento della mortalità infantile al mondo: quasi il 50% di decessi annui in più rispetto ai livelli dei primi anni ‘90. Le radici della crisi odierna, che negli ultimi anni ha assunto a più riprese i contorni inquietanti della carestia, sono da ritrovarsi in una vasta serie di cause: l’epidemia di HIV-AIDS (il tasso di diffusione del virus nella popolazione adulta è il quarto più alto al mondo), il declino economico, una sfortunata successione di eventi naturali (siccità e inondazioni), e non ultimo il regime autocratico del presidente Robert Mugabe, le cui improvvide riforme sociali hanno acuito le tensioni interne e allontanato gli investitori stranieri. Uno Stato che ancora pochi anni fa era un modello di dinamismo economico per l’intera Africa, è oggi afflitto da una contrazione tale da innescare il degrado dei più elementari servizi sociali. Il tassi di abbandono scolastico si sono impennati, il Governo non finanzia più le vaccinazioni, la malnutrizione cronica riguarda ormai un bambino ogni quattro, la malaria è ormai fuori controllo.

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