Mons. Luigi Renna: la democrazia al centro della Settimana Sociale

“L’unità dei diversi è l’esperienza più sorprendente di cui raccontano già le prime comunità cristiane ritratte negli Atti degli Apostoli. Rileggere quella storia (come si rileggono i racconti di famiglia) ci fa riscoprire di quanta parità, confronto, gioia, abbiamo ancora oggi bisogno. Ci rivela quanto siamo lontani da quell’abitudine a condividere tutto, parole e pensieri, beni e ospitalità, senza chiuderci in piccole bolle ma pronti a soccorrere i più lontani quando ne hanno bisogno… L’unità dei diversi non è la sintesi di persone che si assomigliano, che pensano e agiscono nello stesso modo.
Non è la cancellazione delle differenze, una mescolanza che porta a smarrire le identità. Non è fare quello che ha pensato il capo, il più intelligente, il più potente, il più meritevole: è ricerca, pazienza, coraggio. Ci sono luoghi, ci sono piccoli gruppi, ci sono esperienze che già ci dicono che è possibile. E’ cercare insieme la soluzione a un problema, senza prendere scorciatoie. Meglio il meno perfetto in unità, che la perfezione in solitudine. Meglio attardarsi per condividere la strada che correre avanti da soli. Nulla di più difficile, ovviamente”.
Dall’inizio del documento preparatorio ‘Al cuore della democrazia’ per la 50^ Settimana Sociale dei cattolici in Italia, che si svolgerà a Trieste, abbiamo chiesto al presidente del comitato scientifico delle Settimane Sociali, mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, di spiegarci il motivo per cui i cattolici si interrogano sulla democrazia:
“Le Settimane sociali dei cattolici sono state sempre le occasioni che hanno permesso ai cattolici di fare discernimento sulle questioni sociali più attuali: dal 1907 ad oggi, nelle cinquanta edizioni di questo evento che è stato concepito dall’economista cattolico Giuseppe Toniolo, i temi trattati hanno sempre tenuto presente le sfide più urgenti.
Dopo la Settimana di Taranto del 2021, quella di Trieste, in un periodo storico caratterizzato da una scarsa sensiblità per la partecipazione alla vita democratica, della quale il fenomeno dell’astensionismo alle elezioni è ‘la punta dell’iceberg’, si è optato per il tema ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’. La Dottrina sociale rimane il riferimento imprescindibile per ogni Settimana, e in questo caso è l’enciclica ‘Fratelli tutti’ (FT) di papa Francesco”.
Quanto è importante per la Chiesa la partecipazione dei cattolici alla vita civile?
“E’ un aspetto connaturale al nostro essere credenti e alla sequela del Signore: la partecipazione alla vita sociale, il farsi carico delle gioie e delle speranze, delle paure e delle angosce del mondo contemporaneo, come afferma la Costituzione pastorale ‘Gaudium et Spes’, è una modalità per vivere la carità. La carità sociale e politica è una declinazione dell’unica virtù teologale, che sa esprimere amore e cura per i fratelli considerati nel loro essere una comunità civile”.
Quali occhi nuovi per leggere la democrazia?
“Credo che papa Francesco nell’enciclica ‘Fratelli Tutti’ ci indichi una strada con varie tappe. Anzitutto quella di chi sa fare memoria del passato; a tale proposito afferma: ‘Un modo efficace di dissolvere la coscienza storica, il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione, è quello di svuotare di senso o altre grandi parole. Che cosa significano alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia e unità?’ (FT14). Occorre, di conseguenza avere uno sguardo chiaro su cosa intendiamo per popolo: non è una categoria ‘mistica’, dice il papa, che ci porta ad accettare tutto quello che esso fa o si fa in nome suo, ma ‘mitica’, cioè si costruisce giorno dopo giorno, con il dialogo sociale e la partecipazione di tutti, in progetti condivisi, che non escludano nessuno (cf. FT 158)”.
Quale contributo i cattolici possono offrire alla democrazia?
“Anzitutto una visione con solide radici antropologiche: al centro la persona, ogni persona, la possibilità che ognuno deve avere per costruire se stesso e il bene comune, la solidarietà che integra, la sussidiarietà che responsabilizza. Sono i quattro pilastri della Dottrina social della Chiesa, sempre attuali. A partire da essa, mettono in atto una serie di azioni che rigenerano la partecipazione, il senso comunitario e di fraternità, con una grande attenzione alle procedure democratiche, che se non sono animate da un dialogo sociale, rischiano di naufragare nei populismi”.
Quale visione profetica può offrire la Settima sociale di Trieste?
“Mi piace sottolineare ce si tratta di una visione profetica, da tenere legata alla fase profetica del cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia: è tempo di scelte, frutto di ascolto e di discernimento. Anzitutto si tratta di accorgersi che questa profezia è già presente nei territori, in tutto il Paese, con un grande senso di apertura al mondo. Le buone pratiche nei Villaggi che le ospiteranno a Trieste, sono il segno di una presenza nella società civile, come anche nelle istituzioni che edificano il bene comune.
Inoltre vorremmo che i cattolici ritornassero a dialogare sui grandi temi sociali lasciandosi guidare dalla Dottrina sociali della Chiesa, senza autoescludersi o escludere altri della medesima fede e con la stessa visione della persona e della comunità. Si dice spesso che in Italia manca un ‘laboratorio di idee’ nel quale i cattolici dialoghino tra di loro: ecco la Settimana sociale, da cinquant’anni, nel corso di più di un secolo di storia., è stata e può tronare ade essere questo luogo di discernimento comunitario da tanti desiderato”.
(Foto: Settimana Sociale)