‘Spera e agisci con il creato’ per portare il lieto annuncio

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“Spera e agisci con il creato: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. E’ riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo.  Partiamo allora da una domanda semplice, ma che potrebbe non avere una risposta ovvia: quando siamo davvero credenti, com’è che abbiamo fede? Non è tanto perché ‘noi crediamo’ in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, il mistero irraggiungibile di un Dio distante e lontano, invisibile e innominabile”.

In questo modo inizia il messaggio di papa Francesco per la Giornata di preghiera per la cura del creato, presentata a fine giugno da suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha sottolineato che la speranza esiste se sono possibili i cambiamenti delle condizioni: “Il ministero di Gesù, profeticamente orientato ‘a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore’, annuncia una vicinanza di Dio che chiede conversione”.

In tale speranza si può annoverare anche la conversione ecologica: “La conversione ecologica, come ogni esperienza di conversione, è un avvenimento spirituale con ripercussioni visibili, concrete. Il messaggio di quest’anno, che noterete avere un contenuto marcatamente teologico, vuole sostenere questa consapevolezza che rende la speranza quasi un miracolo di Dio in noi, ma anche attorno a noi: una meraviglia della grazia che va ben oltre l’ottimismo (o il pessimismo) con cui possiamo sentimentalmente rispondere alle circostanze storiche”.

Ed ha esaminato il capitolo della lettera paolina, da dove è stata presa la frase per il tema di quest’anno: “Il capitolo ottavo della Lettera ai Romani, cui il messaggio fa riferimento, è un capolavoro della teologia paolina. Come spesso avviene leggendo le lettere dell’Apostolo, sembra di ascoltare la viva voce con cui Paolo doveva dettare allo scriba ciò che usciva dal suo cuore ispirato. In particolare, colpisce qui la sua capacità di sentire l’intera creazione che geme e soffre.

Le condizioni del Pianeta non erano certo quelle attuali, ma già nel Nuovo Testamento un radicale senso di comunione con tutte le creature rende ascoltabile il grido della terra e dei viventi: un bisogno di salvezza e di redenzione che oggi si è fatto solo infinitamente più acuto, per responsabilità degli esseri umani. E non di tutti gli esseri umani allo stesso modo, ma particolarmente di chi più dalla creazione ha avuto, ha preso. Di chi ha scavalcato gli equilibri su cui si fonda la giustizia”.

Mentre don Alberto Ravagnani, collaboratore della Pastorale Giovanile diocesana ambrosiana, ha sollecitato a porre la cura del creato nelle proposte della pastorale giovanile: “Per questo motivo, il tema della cura del Creato andrebbe a buon diritto inserito nella pastorale giovanile per la formazione della fede delle nuove generazioni. Una fede che sia sempre più incarnata e che sappia entrare ‘nella carne sofferente e speranzosa della gente’ di oggi. Una fede che accenda la speranza e mobiliti l’agire, in modo da generare opere nuove per il bene dell’ambiente”.

Don Ravagnani ha denunciato una mancanza di attenzione al tema della cura del creato: “Nei nostri contesti ecclesiali il tema della cura del Creato non è sempre adeguatamente portato all’attenzione dei ragazzi e dei giovani come tema di fede. Al di là delle buone prassi a cui educarsi, infatti, per noi cristiani il tema ambientale è imprescindibile perché innanzitutto ha a che fare con la nostra identità di creature, di figli, di fratelli. E se proposto a questo livello, allora sarà questo tema di fede ad alimentare la speranza dei giovani cristiani, a stimolare la loro creatività, a mobilitare nuove e più virtuose prassi”.

Infine María Lía Zervino, membro dell’associazione Servidora, Membro del Consiglio del ‘Movimento Laudato sì’, ha sottolineato che la speranza ha bisogno della nostra azione: “Ma la speranza da sola non basta. Il messaggio di oggi solleva il tema ‘aspetta e agisci con la creazione’. Come dice chiaramente papa Francesco, lo Spirito Santo mantiene noi credenti vigili e ci chiama continuamente ad una conversione degli stili di vita. Questa ‘conversione ecologica’, come dice ‘Laudato sì’, dimostra gli effetti del nostro incontro con Gesù Cristo sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda.

In azione, diamo vita alla nostra speranza e gettiamo le basi per una rinnovata speranza in tutto il pianeta. Il papa ci ricorda nel suo messaggio che il primo frutto dello Spirito è l’amore, l’amore che scaccia ogni paura perché Cristo è risorto e ha redento tutta la creazione, e che è la nostra speranza che ci spinge ad agire. Pertanto, ogni segno di speranza e di azione è motivo di celebrazione”.

(Foto: Vatican News)

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