N. 47 della collana #VoltiDiSperanza della Fondazione Santina Onlus: “Yanira” e la vita di strada in Colombia

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.06.2024 – Vik van Brantegem] – Ieri sera Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami ci ha fatto un regalo e gli abbiamo promesso di condividerlo oggi con chi ci legge: il formato elettronica del 47° #VoltoDiSperanza della Fondazione Santina Onlus, libretto di 140 pagine dal titolo Yanira, che si può scaricare o sfogliare [QUI]. Oppure si può acquistare il formato cartaceo su Amazon [QUI], al prezzo di 5 euro, tutti destinati alla solidarietà.
Nel contempo, Don Gigi ha annunciato che questo libro sarà presentato il prossimo 13 luglio alle ore 17.30 presso la chiesa del monastero di Santa Grata in via Arena a Bergamo.

13 luglio 2024 ore 17.30
Monastero di Santa Grata in via Arena a Bergamo
Intervengono:
Madre Scolastica, Abadessa del Monastero
Valentina Alazraki, Televisiva Messico
Avv. Paolo Amoroso, CdA Fondazione Santina
Modera:
Dott. Emanuele Berbenni, CdA Fondazione Santina
Ore 19.00 Celebrazione Eucaristica presieduto dal Vicario Generale della Diocesi di Bergamo, Don Davide Pelucchi
Augurandoci buona lettura ieri sera, Don Gigi ha detto di non preoccuparsi, perché si legge il libro in sole due ore: parola di Papa Francesco, che ha letto Juana, Sol, Grecia… ed altri ancora. “Se li legge Lui li puoi leggere anche tu questi libretti”, ha aggiunto Don Gigi.



Contenuto
- Non vi è lacrima che non arrivi al cielo
- Tre maggio
- Vescovo – Lettera – Caffè
- La Esmeralda
- Doccia e Droga
- Chi è Yanina?
- Aggiornamento adozioni a distanza
- Appendice 1 – Nella notte stellata
- Appendice 2 – A Bogotà un refettorio per bambini
- Appendice 3 – Colombia: Bogotà inaugurata in periferia una mensa comunitaria
- Appendice 4 – #VoltiDiSperanza consolida il suo marchio su Amazon
«Non c’è preghiera
che non raggiunga il cielo,
non c’è lacrima
che non arrivi al cielo»
(Yanira Lopez).

Chi è Yanira Lopez?
Chi sono io in questo momento? Partiamo da oggi, e poi torniamo indietro. Bene, in questo momento, Yanira Lopez, vive a Bogotà, in Colombia. Sono madre di tre figli, di 23, 26 e 27 anni. Mi sto dedicando a un lavoro molto bello, lavoro in una fondazione e posso servire le persone bisognose. In questo momento ho un lavoro, preparo un pasto giornaliero per le persone bisognose dal martedì al venerdì, oltre a gestire un guardaroba dove vengono forniti vestiti nuovi, tutto questo in base alle donazioni che arrivano. E sempre il mercoledì, con l’aiuto del banco alimentare, viene effettuato un servizio di cibi non deperibili destinati ai più poveri. È qui che mi trovo in questo momento; lavoro anche con il carcere, con il ministero penitenziario nel carcere di La Modelo (prima ero nel Picota) a Bogotá. Sono con loro da sette anni, con il Movimento chiamato Giovanni 23, all’interno del carcere svogliamo un servizio di evangelizzazione e catechesi portando loro la nostra testimonianza di vita: a volte le parole servono più della testimonianza e spesse volte racconto proprio la mia storia.
Yanira Lopez
La presentazione di questo libretto è scritta da Valentina Alazraki, corrispondente a Roma dell’emittente messicana Televisa. Poi, dice Don Gigi, “se non vuoi fare come Papa Francesco, almeno leggi l’introduzione della carissima Valentina”, che riportiamo di seguito.
Non vi è lacrima che non arrivi al cielo
Presentazione di Valentina Alazraki
Giornalista di Televisa Mexico
Seguo Don Gigi da vari anni. Leggo sempre i racconti crudi, pieni di un realismo che colpisce e ferisce, ma devo dire che le righe da lui scritte sul suo incontro con tre giovani di strada, persi nel mondo della droga, sono tra le più toccanti che abbia letto. In molte occasioni Don Gigi ha toccato e ci ha fatto toccare, nei sofferenti, le ferite di Cristo, ma qui, a contatto con un rosario sporchissimo e maleodorante di un povero ragazzo perso nei fumi della droga, ci riporta a Gesù in croce, ferito, sporco, dilaniato dalle torture, pieno di sangue. È un’immagine fortissima che ci riporta al Vangelo, di cui è intrisa tutta l’opera di Don Gigi. Don Gigi si è seduto vicino a tre ragazzi persi nella droga, ha cercato di entrare nel loro mondo, ha ridato loro la dignità che non pensavano più di avere. Ha scambiato il suo rosario con quello di uno dei ragazzi drogati. L’ha messo in tasca senza baciarlo perché era troppo lurido e il suo fetore era terribile, fino a che non ha visto l’immagine di Gesù in croce e ha capito che quel rosario non era meno scandaloso e meno “Vangelo” della croce di Cristo.
Un altro elemento che mi ha colpito nell’introduzione di questo nuovo libretto è la forte presenza nella vita di Gigi delle diosincidencias, come diciamo noi in spagnolo, che altro non sono se non la manifestazione concreta della presenza di Dio nella nostra vita. Quel 3 maggio ricorrente parla di sofferenza, di distacco, di delusione ma anche di rinascita e della capacità di trasformare un momento difficile in azioni piene di luce, riposo e cibo per gli altri, per quelli che sono molto più bisognosi di noi.
E ora passiamo a Yanira.
Come tutti i volti di speranza che Don Gigi incontra per il mondo – sarebbe più appropriato dire scova per il mondo -, anche quello di questa ragazza violentata da piccola, che si butta subito nella droga, nell’alcool, che sceglie la strada, il cibo dalla spazzatura per fuggire da un padre alcolizzato e violento e da una madre che reagisce ai soprusi di cui ella stessa è vittima, con l’aggressività e l’uso di droghe.
La storia che ci offre Don Gigi è la storia di una conversione che sembrerebbe impossibile per una ragazza di strada che ruba, si prostituisce e si droga in uno dei quartieri più malfamati di Bogotá. Eppure per motivi inspiegabili, Yanira riesce a parlare in qualche modo prima con la Madonna e poi con Dio. Alla Madonna, in una chiesa in cui è entrata per caso, chiede di insegnarle a essere madre dei suoi tre figli, abbandonati a se stessi. A Dio chiede di farle incontrare un uomo che pensi a lei e ai suoi figli. Grazie a un incontro con uno dei suoi fratelli che si era convertito, entra in contatto con la preghiera del Rosario e se ne innamora. La sua vita sembrerà cambiare grazie a un incontro con un uomo molto ricco con cui si sposerà e prenderà apparentemente cura di lei e dei suoi figli, ma l’orrore si ripresenterà quando scoprirà che quest’uomo abusa delle sue due figlie. Yanira, che nel frattempo è diventata sarta e lavora, avrà il coraggio di cacciarlo di casa. Inizia a pregare sempre più, a sentire la maternità di Maria e la paternità di Dio. Solo Dio, scrive Yanira, può curare la nostra storia malata.
Vorrei concludere con due grandi convinzioni di Yanira, che ora lavora anche nella Fondazione Santina: non c’è preghiera che non raggiunga il cielo, non c’è lacrima che non arrivi al cielo.
Valentina Alazraki
«Quando il Signore ha uno scopo con te,
nessuno lo fermerà»
(Yanira Lopez).
“Sono necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo”
Dio mi ha creato perché gli rendessi un particolare servizio; mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad altri. Ho la mia missione, che non saprò mai in questo mondo, ma mi sarà detta nell’altro. Non so come, ma sono necessario ai suoi fini, necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo; […] ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame di parentela tra le persone. Non mi ha creato per nulla. Io farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità stando al mio posto, senza averne l’intenzione, se soltanto ne osservo i comandamenti e lo servo nella mia vocazione.
Avrò, perciò, fiducia in lui. Qualsiasi cosa e dovunque io sia, non posso mai essere buttato via. Se sono ammalato, la mia malattia può servire a lui; se sono nel dolore, il mio dolore può servire a lui. La mia malattia, o perplessità, o dolore possono essere cause necessarie di qualche grande disegno il quale è completamente al di sopra di noi. Egli non fa nulla inutilmente; può prolungare la mia vita, può abbreviarla; sa quello che fa. Può togliermi gli amici, può gettarmi tra estranei, può farmi sentire desolato, può far sì che il mio spirito si abbatta, può tenermi celato il futuro, e tuttavia egli sa quello che fa. […] Non ti chiedo di vedere, non ti chiedo di sapere, ti chiedo semplicemente di essere messo all’opera.
John Henry Newman
7 marzo 1848