Considerazioni sull’annosa diatriba vetus/novus ordo. Sono di Paolo, di Apollo o di Cristo?

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.06.2024 – Veronica Cireneo] – Nel testo che viene riportato di seguito, Mauro Bonaita considera il tema scottante che tante fratture ha generato e genera tra cattolici: l’annosa diatriba tra vetus e novus ordo. Tra Messa antica e Messa riformata. Siamo profondamente d’accordo che la Messa antica sia la migliore in assoluto, la più sublime, il Paradiso in terra e che sarà l’unica che sopravviverà, seppur nelle catacombe. Coerentemente con questa affermazione, gli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo si sono spesi molto per diffonderla, inoltrando – in collaborazione con i legali di Iustitia in Veritate, anche decine e decine di lettere ai vescovi in tutta Italia, con la richiesta di farne celebrare di nuove.
Si innervosirono i progressisti in quel frangente, che vedono la Messa tridentina come fumo negli occhi, al punto che ogni tanto provano a sopprimerla. Ma anche i conservatori non furono da meno. Infatti, attendemmo invano la collaborazione dei “puristi rituali”, che solo Dio invece sa dove si fossero rintanati. Si dileguarono. Sappiamo il motivo: essi considerano e schifano come mediocri e traditori chi frequenta e/o celebra entrambi i riti. Misteri della fede.
Per il resto, consapevoli che non tutti i fedeli Cattolici hanno una Messa tridentina a “portata di casa” e certi della presenza reale di Gesù Sacramentato anche nella Messa riformata, gli Alleati non solo non sconsigliano di frequentarla, nel caso di impossibilità a raggiungere una Messa antica – come fanno certe frange che invitano erroneamente a violare il terzo comandamento – bensì gli Alleati suggeriscono di recarsi in missione proprio lì, dove spesso Gesù è più vituperato.
Chi si prenderebbe cura altrimenti dei fedeli abusati spiritualmente; a cui, in molte di quelle celebrazioni, è vietato inginocchiarsi o ricevere la comunione in bocca? Chi si prenderebbe cura di Gesù e dei pericoli che corre la Sua Vita Sacramentale in quelle Messe tappezzate a terra di frammenti, caduti per l’abuso della Comunione in mano? Chi si occuperebbe di dare l’esempio di devozione, di sensibilizzare e di testimoniare la presenza reale di Cristo nell’Ostia consacrata alle nuove generazioni, catechizzate dall’ateismo, quando va bene, progressista?
Abbiamo forse dimenticato, che ciò che salva è la fede in Dio? Che il rito è a servizio della fede e che senza fede non c’è rito che tenga, nell’economia della salvezza?
E se Cristo ha detto: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde» (Mt 12, 30), che cosa sono tutte queste divisioni?
Canale Telegram degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo [QUI]. Contatti: Email.

Sono di Paolo, di Apollo o di Cristo?
È nella natura decaduta dell’uomo la tentazione di ergersi a giudici, attribuendo l’appartenenza ad uno schieramento, che riguarda il mondo sensibile, compresa la stessa sentenza del Giudizio divino, concernente quelli che si salvano e quelli che si dannano. Per ciascuno che si cimenti nell’improbabile avventura del giudizio temerario, quelli che si dannano appartengono ovviamente allo schieramento opposto al nostro, che è quello che ci piace e che crediamo l’unico giusto.
Si leggono e si ascoltano spesso discorsi aggressivi con toni inutilmente rabbiosi e ostili, sul tema dei due riti: novus e vetus ordo, che è come dire: “Io sono di Paolo”; “Io, di Apollo” (Cfr. 1 Cor 1,12b), dimenticando che noi non siamo né di Paolo, né di Apollo. Noi siamo di Cristo, che è Eucarestia.
È forse diviso il Cristo? Siamo forse di Francesco? O di Pio X, oppure di Paolo VI? Ci identifichiamo con i rituali da loro sanciti o piuttosto con ciò che essi dovrebbero esprimere e rappresentare?
Anziché alimentare diatribe infinite senza soluzione di continuità, che spaccano in altre fette, sempre più sottili, la già insostenibile frattura all’interno della Chiesa, servirebbero discorsi costruttivi ed edificanti, che rinforzino la fede e non la devastino, allontanando le anime e mettendole in guerra tra di loro, come in una triste gara tra finti santi, anziché fare guerra tutti insieme all’unico nemico dei figli di Dio: il maligno, re della carne e del mondo.
Sì. Cristo ha parlato spesso di divisioni. In primis tra pecore e capre, ma la separazione decisa da Dio non coincide affatto con le nostre misure di giudizio e i nostri modelli. Piuttosto, il Cristo è prototipo di quell’Amore che dovremmo cercare di percorrere anche noi uomini. Invece…?
La persecuzione avvenuta all’interno della Chiesa in questi decenni è certamente effetto dell’opera di quello schieramento dei cosiddetti “modernisti”, già condannato da Papa San Pio X.
Essi, lo sappiamo, sono coloro che abbracciano quell’amore ideale di fratellanza universale che sta deviando la fede, conducendola sempre più lontano da Gesù che è morto in Croce per salvarci dalla dannazione eterna. Il loro concetto d’amore è così falsificato, che si contraddicono da soli, operando nei fatti continue contro-testimonianze.
Certamente, essi agiscono anche attraverso la falsificazione liturgica del novus ordo, che in ciò si presta mansueta e inerme allo stesso modo di come Gesù si prestò, altrettanto mansueto ed inerme ai patimenti dopo la Sua cattura.
La vaghezza o imprecisione di alcune rubriche fanno da grimaldello o da chiodi e lancia, ai pruriti di creatività narcisistica di alcuni sacerdoti, e all’insensibilità dei molti progressisti.
È proprio la sofferenza morale che ho patito anch’io, come mai nella mia vita, e come me milioni di altri fedeli (particolarmente negli ultimi quattro anni), l’effetto della contraddizione e della contro-testimonianza dei modernisti. Ed è per questo che sono qui a scrivere. Voglio ringraziarli: “Grazie modernisti, protestanti, eretici, apostati, massoni e lupi tutti travestiti da agnelli, perché mi avete risvegliato. Avevo bisogno della sofferenza che mi avete inferto, perché me la meritavo. Ma Cristo non mi ha abbandonato alle urla di sofferenza. Mi ha dato la Sua Misericordia e i Suoi Doni. Di questo ne gioisco con lacrime”.
L’atteggiamento di alcuni conservatori/tradizionalisti verso chi è costretto a frequentare il novus ordo, a volte è così tanto condito da ostilità e rabbioso livore, che come comportamento assolutamente non Cattolico, fa pensare che anch’essi siano lontani da Dio, come lo sono i progressisti, nonostante la frequentazione del rito più sublime che c’è. Di certo, auguriamo di cuore a questi fratelli il raggiungimento della purezza del cuore, oltre che del rito.
La Chiesa sta attraversando la crisi più grave mai vista nella storia, che Dio permette per vagliare la nostra fede e purificarla, ma dobbiamo anche constatare che quando ci viene data una croce, ne desideriamo un’altra differente.
Quando la vita ci presenta una sofferenza morale, preghiamo Dio che piuttosto ce ne dia una fisica e viceversa. Ma non è forse Dio nostro Padre a sapere ciò di cui abbiamo bisogno? Se è una sofferenza morale ciò che Dio ci ha inferto, accettata, sarà causa di dono di grazia e di santità.
Leggo e sento di molti che sostengono, che il novus ordo non è un rito Cattolico e che in esso non avviene la transustanziazione [*]. Seppur vi possano essere dei punti di accordo circa gli abusi spesso in esso commessi e su situazioni al limite del sacrilegio reiterato, costoro, generalizzando, sono evidentemente e completamente deviati dalla verità.
Quell’Uomo, nostro Signore Dio, non rimase forse sempre il Cristo anche durante la flagellazione, la coronazione di spine, le percosse, gli insulti, gli sputi e da crocifisso? E Maria non restò sotto la Croce quando il Figlio era nelle mani di malfattori, pagani e assassini? Come mai noi non restiamo, come Lei, sotto la Croce, proprio in quelle celebrazioni ad offrirci come vittime di espiazione e a riparare gli oltraggi che vengono compiuti contro il Santissimo Sacramento?
Fintanto che ci saranno i tre capisaldi del Sacramento: materia, ministro (con l’intenzione di fare ciò che professa la Chiesa – ricordando che l’intenzione comunque la conosce solo Dio) e la formula di consacrazione corretta, Cristo sarà presente ad ogni Messa.
«I due sostegni più forti a reggervi e camminare per la strada del Cielo sono i Sacramenti della Confessione e Comunione. Perciò riguardate come gran nemico dell’anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da queste due pratiche di nostra Santa Religione» (San Giovanni Bosco).
Come ebbe a dire San Giovanni Bosco: «I due pilastri della Chiesa, degli Ultimi Tempi, saranno Maria e l’Eucarestia». Maria e l’Eucaristia, ha detto. Non il Rito di Paolo o il Rito di Apollo. E sia che siamo già immersi o ci stiamo introducendo storicamente negli Ultimi Tempi, noi Alleati saremo lì con Lui, come Maria Corredentrice, che mai Lo lasciò. Senza pretesa alcuna, faremo come il Jonadab degli scritti della beata Caterina Emmerick, che intervenne coraggiosamente, grazie alle suppliche della Vergine, scansando le guardie romane, per coprire con un velo le nudità di Gesù, lasciate in mostra dai suoi aguzzini.
Guidati dalla spirituale virilità della nostra missione, che consiste nell’abbraccio sempre più stretto al Cuore Sacratissimo di Nostro Signore Gesù Cristo, tenendo a mente il terzo comandamento, sereni avanziamo come bimbi svezzati, perché sappiamo, anche se berremo qualche veleno, non ci recherà alcun danno (Cfr. Mc 16,18). Laudetur Jesus Christus
Bonaita Mauro, Reggio Emilia
[*] Il dogma della transustanziazione sta a significare che il pane ed il vino, con la consacrazione della Celebrazione Eucaristica, diventano veramente il Corpo ed il Sangue di Cristo: «La conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l’efficacia della parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le “specie eucaristiche”, rimangono inalterate» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 283).