Comunicato “Attendite a falsis prophetis” dell’Arcivescovo Viganò “a proposito dell’avvio del processo penale extragiudiziale per delitto di scisma” a suo carico

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.06.2024 – Jan van Elzen] – Attraverso il suo sito Exsurge Domine [QUI], l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, Nunzio Apostolico emerito, già Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha comunicato oggi, che è stato convocato dal Dicastero per la Dottrina della Fede, l’erede del Sant’Uffizio, per rispondere del delitto di scisma.
L’ottantatreenne Arcivescovo Carlo Maria Viganò, un tempo uno dei più alti funzionari della Santa Sede, nominato da Papa Benedetto XVI Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano per combattere la corruzione e poi scelto da lui nel 2011 suo rappresentante negli Stati Uniti d’America come Nunzio Apostolico a Washington, dove ha prestato servizio fino al 2016, è stato convocato, tramite una semplice email, a comparire oggi al Sant’Uffizio a Roma con l’accusa di scisma. Riportiamo di seguito la dichiarazione pubblica dell’Arcivescovo Viganò.



Mons. Carlo Maria Viganò
ATTENDITE A FALSIS PROPHETIS
Comunicato a proposito dell’avvio del processo penale extragiudiziale per delitto di scisma
(Art. 2 SST; can. 1364 CIC)
Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale.
Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi.
Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino.
Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.
La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II.
Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo.
Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito.
Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto “magistero postconciliare”, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia.
Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale.
Con questa “chiesa bergogliana”, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo.
Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre.
In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo.
Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli.
Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
20 Giugno 2024
S.cti Silverii Papæ et Martyris
B.ti Dermitii O’Hurley, Episcopi et Martyris
Postscriptum
1. La reazione di Vatican News
Sull’account X di Viganò l’annuncio di un processo per scisma
Sul social è stato pubblicata copia di un decreto che convocava l’ex nunzio per oggi alle 15.30 nel Palazzo del Sant’Ufficio per un processo penale extragiudiziale
Sull’account X dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è comparso l’annuncio di un processo per scisma da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Secondo quanto riportato dall’account social, che riproduce copia di un decreto attribuito al Dicastero per la Dottrina della Fede, Viganò si sarebbe dovuto presentare questo pomeriggio (o nominare un suo difensore) alle ore 15.30 per «prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato (affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II)». Nel caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno, si legge ancora nel documento pubblicato su X, l’arcivescovo «sarà giudicato in sua assenza».
Come si ricorderà Viganò nel settembre 2018 era stato protagonista della clamorosa lettera sul caso del cardinale statunitense Theodore McCarrick, che si chiudeva chiedendo la rinuncia del Papa. Quella vicenda, pienamente chiarita dalla Santa Sede con la pubblicazione di un minuzioso rapporto nel novembre 2020 che smentisce l’ex nunzio su tutta la linea, non è oggetto del documento pubblicato nell’account X. Viganò sarebbe invece accusato, secondo il suo account, di non riconoscere la legittimità del Pontefice né quella dell’ultimo Concilio. Il Dicastero per la Dottrina della Fede non ha commentato in alcun modo l’annuncio pubblicato sui social
Nel pubblicare il decreto, il profilo social intestato a Viganò attribuisce all’ex nunzio queste parole: «Considero le accuse nei miei confronti un onore» e definisce il Concilio Vaticano II un «cancro ideologico, teologico, morale e liturgico», e la Chiesa sinodale una «metastasi».
Sulla vicenda è giunto un commento da parte del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin: «Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere», ha affermato il porporato, a margine di un convegno alla Pontificia Università Urbaniana, spiegando che all’ex nunzio è stata data la possibilità di difendersi.
A livello personale, ha detto ancora il cardinale, ricordando – su domanda dei giornalisti – i tempi in cui hanno condiviso il lavoro, «mi dispiace tantissimo perché l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede, che era in un certo senso anche d’esempio. Quando era nunzio apostolico ha lavorato bene. Cosa sia successo – ha concluso il segretario di Stato – non lo so…».
2. I giornaloni e Monsignor Viganò
«Leggere gli articoli che in queste ore i giornaloni stanno dedicando alla vicenda di Monsignor Carlo Maria Viganò richiede di avere uno stomaco di ferro, ma è anche istruttivo. Attraverso un cumulo di approssimazioni e falsità Monsignore è dipinto in pratica come un complottista, un arrivista e, alla fin fine, come un pazzo scatenato. Non che mi aspettassi nulla di diverso da parte di una stampa asservita al PUA (Pensiero Unico Autorizzato), ma almeno un pochino di pudore! Almeno un minimo tentativo di ricostruzione dei fatti. Almeno una parvenza di obiettività. Invece siamo alla gogna mediatica. E più gli autori degli articoli sono ignoranti e superficiali, più la gogna si accanisce. Rispetto a questo sistema dell’informazione (ma meglio sarebbe chiamarlo fabbrica della disinformazione) nutro un totale senso di estraneità, e vedo che anche tra i lettori di Duc in altum è così. Ecco il motivo per cui raramente me ne occupo. Ma oggi faccio un’eccezione. Mi sembra che la stampa del PUA abbia toccato il fondo, se mai un fondo possa esistere nella scala del degrado. Per cui al PUA rispondo con il mio PUAH (voce onomatopeica che esprime disgusto, disprezzo, rifiuto, ostentata ripugnanza)!» (Aldo Maria Valli, Duc in altum).