Allarme del Presidente serbo. Siamo sull’orlo dell’abisso: entro 3 o 4 mesi la guerra ucraina potrebbe diventare globale

Presidente serbo
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.06.2024 – Vik van Brantegem] – Il Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić [*], in una drammatica intervista con Roger Köppel per lo storico settimanale conservatore svizzero Die Weltwoche del 12 giugno 2024 [QUI], si è espresso in merito alle conseguenze della guerra in Ucraina, rilasciando dichiarazioni allarmanti sulla situazione e un futuro di conflitti globali. Le parole di Vučić sul conflitto esistenziale in Ucraine, nonostante la loro gravità e i temi altamente critici trattati, annunciando una catastrofe imminente, sono state ignorate per di più dai media mondiali. Invece, quanto detto da Vučić dovrebbe essere un campanello d’allarme per la comunità internazionale. La mancanza di copertura mediatica su questi temi solleva preoccupazioni sulla trasparenza e l’attenzione ai conflitti globali. È cruciale che i leader mondiali e il pubblico prestino attenzione a tali avvertimenti per prevenire una catastrofe imminente. Arduo stabilire se faccia più paura quello che ha detto Vučić nell’intervista, o la costatazione che le sue parole hanno avuto come risposta il silenzio.

Il Presidente della Serbia ha sottolineato: «Ho un approccio diverso da quello di molti altri politici più grandi e importanti, perché io vorrei vedere la pace, mentre la maggior parte degli altri vorrebbe vedere la vittoria di una parte o dell’altra. E se si vuole vedere la pace, allora si può facilmente scorgere tutti i problemi che abbiamo di fronte. A mio avviso, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno». Quindi, Vučić sta preparando il suo Paese a una grande guerra in Europa, perché ritiene difficile che la Russia e l’Occidente possano raggiungere un accordo diplomatico. E si aspetta una catastrofe fra tre o quattro mesi, forse prima. Ha formulato forti preoccupazioni sul conflitto in Ucraina, descrivendolo come uno scontro esistenziale. Citando lo storico, giornalista e presentatore televisivo britannico Alan John Percivale Taylor (1906-1990) ha affermato che la situazione attuale è come un treno inarrestabile: “Il treno ha lasciato la stazione e nessuno può fermarlo”. «E così sembra. Stiamo assistendo all’oscuro punto finale di tutto ciò che accadrà in Ucraina se le grandi potenze non faranno nulla. In un breve periodo di tempo sì, sono abbastanza sicuro che assisteremo a una vera catastrofe», si dice convinto Vučić, esortando le maggiori potenze mondiali di intervenire per evitare una catastrofe imminente.

Vučić ha criticato l’Occidente per la sua strategia nei confronti della Russia, affermando che il tentativo di esaurire Putin attraverso il conflitto in Ucraina potrebbe non portare alla caduta del leader russo o alla dissoluzione della Russia: “L’Occidente crede di poter vincere facilmente contro Putin. Vogliono esaurirlo in Ucraina. Ma basterà questo a distruggere la Russia e a rovesciare Putin? Io non credo”.

Parlando della guerra del Kosovo, il Presidente della Serbia ha denunciato il doppio standard adottato dell’Europa e dell’Occidente, sottolineando come l’intervento della NATO in Serbia negli anni ’90 sia stato giustificato, mentre situazioni simili nelle repubbliche del Donbass vengono ignorate. Ha detto che il popolo serbo continua a subire le angherie della Repubblica del Kosovo, che aspira all’integrazione europea con il sostegno di Brussel. Facendo riferimento alle tensioni e le ingiustizie che alimentano i conflitti regionali. Vučić ha assicurato che la Serbia non vuole perdere vite umane in una guerra: “Io non sono disposto a perdere un solo uomo e non ne faremo parte”.

Vučić ha spiegato che un grande confronto, potenzialmente una guerra su larga scala, potrebbe essere imminente e che la situazione potrebbe degenerare rapidamente: “Non posso parlare di terza guerra mondiale, ma di un grande confronto. Quanto siamo lontani? Credo che non siamo lontani da ciò. Non più di tre o quattro mesi. E c’è il rischio che accada anche prima”.

In Occidente – ricorda il giornalista Roger Köppel – i principali esponenti e i media sostengono che Vladimir Putin è un dittatore imperiale, che dopo l’Ucraina attaccherà altri Paesi, è così?

Risponde Vučić: «Vedo le cose in modo un po’ diverso. Innanzitutto condanno l’intrusione nel territorio ucraino. Ma la questione è molto più complessa. Devo fare una contro-domanda: Cosa hanno fatto le potenze occidentali alla Serbia nel 1999 e nel 2008? Non ci sono risposte a questa domanda. Putin ha citato il precedente del Kosovo nella sua ultima dichiarazione: anche a questo non ci sono risposte».

Putin ha giustificato la sua invasione dell’Ucraina, sostenendo che doveva fermare un genocidio nel Donbass. Allo stesso modo, la NATO aveva affermato nel 1999, che l’intervento in Serbia e i relativi bombardamenti servivano ad evitare un genocidio. «E ora è una grande battaglia politica, perché Putin citerà sempre il precedente del Kosovo, il che non è positivo per noi serbi», ha osservato Vučić.

«A rendere la situazione ancora più complicata è il fatto che tutti parlano solo di guerra. Nessuno vuole raggiungere la pace, nessuno parla di pace. La pace è quasi diventata una parola proibita. Si dice che dobbiamo vincere per assicurarci la pace futura. Trovo molto strano che nessuno cerchi di porre fine alla guerra. C’è un’altra teoria che posso capire: non la approvo, ma capisco che l’Occidente crede di poter vincere facilmente contro Putin, vogliono sfiancarlo in Ucraina. Poi, si pensa, la Russia non esisterà più sul suo attuale territorio e nella sua attuale forma, e Putin sarà rovesciato e così via.
Sì, forse è possibile. Ma la pressione è sufficiente per distruggere la Russia e rovesciare Putin? Non credo. Non posso dire che l’Occidente si stia sopravvalutando, ma credo che la Russia e Putin siano sottovalutati.
Nell’Europa di oggi, tutti si comportano come grandi eroi, ma non hanno detto ai loro popoli che pagheranno un prezzo molto alto.
Dovrebbero fare assolutamente di tutto per fermare qualsiasi tipo di volontà di guerra. Ma alla fine la gente pensa ai propri interessi. Capisco perché il presidente Emmanuel Macron voglia inviare truppe Nato in Ucraina: probabilmente la sua idea è che è meglio affrontare la Russia sul suolo ucraino che su quello europeo o centroeuropeo, se necessario. I tedeschi hanno lo stesso approccio, con alcune differenze. Ma prima di dire una cosa del genere penso che dovreste cercare di raggiungere un cessate il fuoco e poi negoziare per dieci, venti, trenta o cinquant’anni, non importa quanto tempo. È meglio di un solo giorno di aspri combattimenti, come quelli che stiamo vivendo oggi».

Gli Stati della Nato accetteranno la sconfitta dell’Ucraina?

«Grazie per questa domanda. Perché dico che ci stiamo avvicinando all’abisso? Analizzate la situazione della Nato e degli Stati Uniti. Non possono permettersi di perdere una guerra in Ucraina. La Russia non deve vincere. Le potenze occidentali perderebbero il loro patrimonio politico. In secondo luogo, la posizione dell’Europa e dell’Occidente collettivo in termini geopolitici si deteriorerebbe troppo. Terzo, si aprirebbe il vaso di Pandora per ulteriori ostilità contro l’Occidente collettivo in futuro.
Ma prendiamo anche l’altro lato. Se Putin perde la guerra, personalmente perderà tutto. Voleva creare una sorta di denominatore fra Ivan, Pietro il Grande e Caterina la Grande. Questa eredità verrebbe meno. E la Russia non esisterebbe più e non sarebbe più organizzata come lo è oggi. Quindi quando entrambe le parti in questa guerra sono così distanti, con i loro desideri, con le loro aspettative, si capisce che tutto è in gioco. Tutto è in gioco per entrambe le parti. Nessuna delle due può permettersi di perdere. Per questo ho detto pubblicamente, e non l’ho nascosto, che ci stiamo avvicinando a una vera catastrofe.
Ma questo ci porta a un’altra domanda: chi è disposto a perdere un milione, due milioni, cinque milioni, dieci o quindici milioni di persone? Chiedetevelo. Io non sono disposto a perdere un solo uomo, non parteciperemo».

Secondo il Presidente della Serbia non c’è dubbio che vi sia stata una sorta di violazione del diritto internazionale: «La mia domanda è: perché non sono stati così severi quando c’è stata una situazione simile in Serbia?»

Forse due pesi e due misure?

«Sì, sì, senza dubbio. Doppi standard, doppi standard, tattiche di diversione. Non c’è dubbio».

Ma a conti fatti, quanto siamo vicini a una terza guerra mondiale, chiede il giornalista di Die Weltwoche.

«Non posso parlare di una terza guerra mondiale, ma di un grande scontro. Quanto siamo vicini? Credo che non siamo molto lontani. Non più di tre o quattro mesi. E c’è il rischio che accada prima di allora».

E la Serbia?

«Stiamo preservando la pace, la stabilità e la tranquillità nella regione e nel nostro paese. Faremo del nostro meglio. Dopo tutto, siamo stati uno dei campioni mondiali di guerra nel XX secolo: Prima guerra balcanica, Seconda guerra balcanica, Prima guerra mondiale. Nella Prima guerra mondiale, lo sapevate che abbiamo perso il 29% della nostra popolazione totale? La Serbia è stata la più grande vittima del conflitto e nessuno lo ha mai riconosciuto.
In seguito, abbiamo avuto tutte le altre guerre e poi l’aggressione della Nato nel 1999, e dopo tutti questi conflitti il mio grande sogno è mantenere la pace e la stabilità qui, e farò del mio meglio per mantenere il paese sicuro e stabile», spiega il padre di tre figli. «Per questo sono molto attento, molto prudente in ogni singola dichiarazione che faccio. Non litigo con nessuno, mantengo la pace e basta. Oggi il vocabolario è molto rozzo: è molto duro da tutte le parti, soprattutto da parte europea».

Alcune osservazioni a margine dell’intervista al Presidente della Serbia di Andrea Muratore su Inside Over, 17 giugno 2024

«Vučić ha lanciato un allarme, che appare decisamente distonico rispetto ai toni rilassati, da set cinematografico o da villeggiatura, del recente summit del G7 pugliese, in cui dei grandi temi del mondo si è parlato tra una cena di gala e un concerto come se fossero un inciso, e che merita di essere ascoltato. “Siamo un Paese libero che lotta per la pace”, sottolinea Vučić, aggiungendo di ritenere palese il fatto che Russia e Occidente non cerchino più un accordo diplomatico.
Guardiamo agli ultimi giorni: il G7 prima e la divisione tra Occidente e resto del mondo alla Conferenza di pace svizzera dei giorni scorsi sull’Ucraina hanno lasciato intendere quanto sia ridotta la volontà di negoziare con Vladimir Putin nei leader euroatlantici. Ma al contempo anche la “proposta” della Russia all’Ucraina per una fine del conflitto prefigura la resa in una guerra che Mosca non ha vinto sul campo come unica via d’uscita per Kiev.
Questo crea un palese cortocircuito in cui, affonda Vučić, “tutti parlano solo di guerra, nessuno parla di pace”. Anzi, “pace è una parola vietata. Sull’Ucraina si dice che si debba vincere”, in forma più o meno diretta, la guerra, “per assicurare una futura pace. Ma di che pace si tratti nessuno lo dice”. Né in Russia né in Occidente.
“Non si può negoziare senza l’altra parte al tavolo”, nota Vučić, “e questo non sta accadendo”. Nota come “l’Occidente pensa di poter sconfiggere Putin agilmente, di logorarlo in Ucraina”. L’Ucraina, per Vučić, ha indebolito la Russia “ma non è certamente abbastanza per sconfiggere e rovesciare Putin”. Tutti in Europa, secondo Vučić, “fanno gli eroi. Ma nessuno dice ai popoli che seguire questa strada farà pagare un prezzo salato”. Da qui un monito chiaro: “Bisogna fermare ogni atteggiamento guerrafondaio: siamo sempre più vicini all’abisso”.
Per Vučić NATO e USA “non potrebbero sopportare una vittoria della Russia in Ucraina” che ne “annullerebbe la legittimazione politica, e questo per gli Usa non è accettabile”. Inoltre, un successo di Mosca deteriorerebbe la posizione geopolitica dell’Europa e dell’Occidente collettivo”. Infine, accettare una vittoria della Russia in Ucraina “aprirebbe un vaso di Pandora perché sdoganerebbe altri movimenti altrove”, legittimando la logica dell’aggressione e la possibilità di cambiare i confini coi cannoni. Ma anche la Russia combatte una battaglia esistenziale: “se Putin perderà, la Russia potrebbe non esistere più per come la conosciamo”, dice Vučić. E “quando si hanno due campi così distanti tra loro, con i loro desideri e le loro aspettative, si nota che tutto è in gioco”.
Per Vučić il fatto che “nessuno possa permettersi di perdere” crea problemi rende legittimo pensare che “siamo vicini a un vero disastro”. Il Capo di Stato serbo, riaffermando che non intende sacrificare “un solo uomo” in questo processo ha riaffermato la linea di netta neutralità della Serbia, Paese la cui storica vicinanza alla Russia per la comune eredità slava e ortodossa non ha certamente creato le basi per un appiattimento di Belgrado su Mosca.
Allarmante l’appello del leader di Belgrado. Il cui atteggiamento appare tanto distante dal gioviale contesto del G7, in cui si sono recepiti e analizzati tali allarmi come se provenissero da un’altra dimensione o da un mondo parallelo.
I conti con la realtà, se davvero sarà così allarmante come la descrive Vučić, andranno fatti».

[*] Il giurista e politico serbo Aleksandar Vučić (Belgrado, 5 marzo 1970) è il 5° Presidente della Repubblica di Serbia dal 31 maggio 2017 e Presidente del Partito Progressista Serbo dal 28 maggio 2023. È stato Primo ministro della Repubblica di Serbia dal 27 aprile 2014 al 31 maggio 2017; Vice Primo Ministro con delega a difesa, sicurezza e lotta contro la corruzione e la criminalità dal 27 luglio 2012 al 27 aprile 2014; Ministro della Difesa dal 27 luglio 2012 al 2 settembre 2013; Ministro dell’informazione dal 24 marzo 1998 al 23 ottobre 2000.

Novena alla Regina della Pace a Međjugorje

La veggente Marija Pavlovic-Lunetti ha chiesto di salire sul Podbrdo, la collina delle apparizioni di Međjugorje, dal 16 giugno, ogni sera alle ore 22.00, fino al 24 giugno, per pregare il Rosario accanto alla statua della Madonna, per ottenere la pace nel mondo.

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