Papa Francesco agli imprenditori: la povertà non è una colpa
“Le funzioni che siete chiamati a svolgere sono sempre più decisive nella vita non solo economica ma anche sociale e politica. Le grandi imprese sono soggetti che incidono sulle dinamiche dei rapporti internazionali. Vi trovate, dunque, a prendere decisioni che hanno impatto su migliaia e migliaia di lavoratori e di investitori, e sempre più su scala globale. Il potere economico si intreccia con quello politico. Le grandi imprese, infatti, oltre alle scelte del consumo, del risparmio e della produzione, condizionano anche le sorti dei governi, le politiche pubbliche nazionali e internazionali, la sostenibilità dello sviluppo. Questa realtà voi la vivete, perché ‘ci siete dentro’, è il vostro mondo”: dopo il discorso al G7 papa Francesco ha incontrato un gruppo di amministratori delegati di grandi imprese e banche, sottolineando il valore della cura.
Però occorre prendere coscienza della situazione, cogliendo le sfide poste ad iniziare dalla cura dell’ambiente: “Ma questo non basta: bisogna prenderne coscienza e guardarla criticamente, con discernimento, così da poter esercitare pienamente la responsabilità degli effetti, diretti e indiretti, delle vostre scelte. Perché oggi più che mai l’economia è più grande dell’economia..
Siamo in un tempo di grave crisi ambientale, che dipende da molti soggetti e da molti fattori, comprese anche le scelte economiche e imprenditoriali di ieri e di oggi. Non basta più rispettare le leggi degli Stati, che procedono troppo lentamente: occorre innovare anticipando il futuro, con scelte coraggiose e lungimiranti che possano essere imitate. L’innovazione dell’imprenditore oggi dev’essere in primo luogo innovazione nella cura della casa comune”.
La seconda preoccupazione del papa riguarda la cura dei poveri, consigliando l’economia circolare: “Mentre però ricicliamo le materie e gli scarti dei materiali, non abbiamo ancora imparato a ‘riciclare’ e non scartare le persone, i lavoratori, soprattutto i più fragili, per i quali vige spesso la cultura dello scarto. Siate diffidenti verso una certa “meritocrazia” che viene usata per legittimare l’esclusione dei poveri, giudicati demeritevoli, fino a considerare la povertà stessa come colpa”.
La proposta del papa non è filantropica, ma evangelica: “E non accontentatevi di un po’ di filantropia, è troppo poco: la sfida è includere i poveri nelle aziende, farli diventare risorse per un vantaggio comune. E’ possibile. Sogno un mondo in cui gli scartati possano diventare protagonisti del cambiamento; ma mi pare che questo lo abbia già realizzato un certo Gesù, non vi pare?”
Ma la sfida più importante per il papa riguarda i giovani e la denatalità: “I giovani sono spesso tra i poveri del nostro tempo: poveri di risorse, di opportunità e di futuro. E questo, paradossalmente, sia dove sono tantissimi, ma mancano i mezzi, sia dove sono sempre più pochi (come ad esempio in Italia, perché non c’è nascita qui) ed i mezzi ci sarebbero.
Non si apprende nessun lavoro senza l’ ‘ospitalità aziendale’, che significa accogliere generosamente i giovani anche quando non hanno l’esperienza e le competenze richieste, perché ogni lavoro si impara solo lavorando. Vi incoraggio a essere generosi, ad accogliere i giovani nelle vostre imprese, dando loro un anticipo di futuro per non far perdere la speranza a un’intera generazione”.
(Foto: Santa Sede)