La peregrinazione con i Cuori di Gesù e Maria nei Paesi Bassi, in Francia e in Belgio – Sesta parte: Hannover, Berlino e ritorno in Polonia

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.06.2024 – Vik van Brantegem] – Ieri i Due Cuori sono rientrati processualmente a Florencja e oggi concludo il racconto, che ho iniziato il 10 giugno, della seconda tappa del pellegrinaggio Con il cuore andiamo ai Cuori di Gesù e di Maria, che Padre Jarosław (Jarek) Cielecki, Custode del Santuario di Nostra Signora dell’Assunzione-Madonna del Buon Inizio e Eremo di San Charbel a Florencja, vicino a Iłża in Polonia, ha iniziato nel pomeriggio del 2 giugno, attraversando la Germania, i Paesi Bassi, la Francia e il Belgio. Lungo il tragitto, Padre Jarek ha guidato anche degli incontri di preghiera in diversi Case di Preghiera di San Charbel che operano in diversi luoghi.
Prosegue dalla quinta parte [QUI]



Hannover
10 giugno 2024
Incontro con la Casa di Preghiera di San Charbel
Lunedì 10 giugno partito da Antwerpen, Padre Jarek si è recato vicino ad Hannover in Germania, in un posto per lui speciale, perché lì vive una coppia polacco-libanese. Marlena e Challita in passato hanno più volte partecipato agli incontri di preghiera guidati da Padre Jarek. Otto anni fa hanno chiesto di formare una Casa di Preghiera di San Charbel. Poi hanno avuto una figlia, Weronika, e ora la famiglia si è allargata con una seconda figlia, Miriam, e un figlio, Charbel, che ha solo pochi mesi. Hanno desiderato tanto questo incontro con Padre Jarek, durante il suo viaggio di ritorno verso Florencja.
Anche se pioveva, Padre Jarek è stato accolto da Weronika con il piccolo Charbel in braccio davanti alla casa. “Oggi il Signore Gesù ha visitato questo luogo, come la casa di Santi Lazzaro Marta e Maria”, ha detto Padre Jarek.




Lì, nell’anniversario della canonizzazione di Santa Rafqa [*], ha celebrato la Santa Messa in diretta nell’Ora della Misericordia in polacco, e poi alle ore 16.00 la seconda Santa Messa in italiano. Tutta la famiglia ha partecipato ad entrambe le Celebrazioni Eucaristiche, compresi i bambini. C’era anche la nipote di Challit, che vive e studia in Germania, e la sorella di Marlena, Renata. Challit e sua nipote hanno cantato una canzone in arabo sul Sacro Cuore di Gesù e Maria.



Successivamente, tutti si sono seduti a tavola per gustare una tipica cena libanese, preparata da Challit e hanno fatto delle conversazioni interessanti: Renata, che è una grande devota del santo eremita libanese, lavora da diversi anni in un ospedale tedesco, in uno dei reparti più difficili: il Pronto Soccorso. Ha sottolineato che il servizio medico e il funzionamento dell’ospedale sono un gradino più in alto che in Polonia. Quando si tratta di curare i pazienti, anche chi è ricoverato in ospedale può scegliere il pane che vuole e non mangiare quello che gli viene imposto.

Con l’occasione, Padre Jarek ha benedetto la nuova casa di questa famiglia polacco-libanese e ha parlato con loro di amore e matrimonio. È stato un incontro che rimarrà a lungo nella memoria e nel cuore di tutti.
[*] Rafqa Pietra Choboq Ar-Rayès (1832-1914), monaca dell’Ordine Libanese Maronita, nacque a Himlaya, un villaggio del Metn settentrionale, il 29 giugno 1832, figlia unica di Mourad Saber al-Choboq al-Rayès e di Rafqa Gemayel. Fu battezzata il 7 luglio 1832 e ricevette il nome di Boutroussyeh (Pierina). I suoi genitori le insegnarono ad amare Dio e a pregare quotidianamente. Si addormentò nel Signore in odore di santità il 23 marzo 1914, dopo una vita passata nella preghiera, nel servizio e nel portare la Croce, affidandosi all’intercessione di Maria, Madre di Dio, e di San Giuseppe. Fu sepolta nel cimitero del monastero di Mar Semaan a Aïtou. Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Venerabile l’11 febbraio 1982, l’ha beatificata il 17 novembre 1985, dichiarandola esempio da imitare nella sua devozione al Santissimo Sacramento per l’Anno del Grande Giubileo del 2000 e l’ha canonizzata il 10 giugno 2001.
Da Hannover a Berlino
11 giugno 2024
Proseguendo martedì 11 giugno il viaggio verso Berlino, Padre Jarek ha visitato altre famiglie e dei malati che l’hanno richiesto, fermandosi lungo il tragitto per incontrarli e benedirli. Si tratterà però di incontri privati e, su loro richiesta, non sono stati ripresti. “Tutti ne hanno il diritto, Ciò che conta è l’incontro e la preghiera”, ha detto Padre Jarek.

Padre Jarek ha celebrato la Santa Messa in diretta alle ore 18.30 in italiano e alle ore 19.30 in polacco, per poi, in serata è arrivato a Berlino.

Berlino
11 giugno 2024
La benedizione con i Due Cuori alla Porta di Brandeburgo
Nel pomeriggio, Padre Jarek è arrivato a Berlino. Dopo un breve riposo decise di uscire per le strade della città solo la sera, soprattutto perché il tempo cambiava continuamente. Ha pregato lungo la strada principale che porta alla Porta di Brandeburgo, dove sono state esposte le fotografie dei feriti di guerra provenienti dall’Ucraina e degli slogan che invocano la pace.





Da questo luogo simbolico, che rappresenta la Porta di Brandeburgo, dove è passato anche Papa San Giovanni Paolo II il 22 giugno 1996 [*], Padre Jarek ha benedetto con i Cuori di Gesù e Maria la Germania e tutto l’Europa, tutte le famiglie, pregando affinché potranno vivremo in armonia, in pace e nel perdono reciproco. È stato il culmine del pellegrinaggio con i Due Cuori. Molte persone guardavano e scattavano delle foto.
[*] «Il colpo mortale al Muro di Berlino lo annuncia una flebile fumata bianca. Sul quadrante della storia sono le 18.18 del 16 ottobre 1978, l’anno dei tre Papi. Mezz’ora dopo, alle 18.45, dalla voce del Cardinale Protodiacono Pericle Felice il regime comunista riceve l’avviso di sfratto dall’Europa dell’Est: “Habemus Papam… Carolum cardinalem Wojtyła”. La Chiesa ha scelto un Papa polacco, un Vescovo di Roma che viene dall’altra parte della cortina di ferro, la linea di confine europea tra la zona d’influenza statunitense e quella sovietica. Quella sera, ma questo lo si comprenderà soltanto molti anni dopo, iniziò il tramonto della Guerra Fredda. Il suo simbolo, il Muro di Berlino, la cui costruzione era iniziata il 13 agosto 1961, sarebbe caduto soltanto undici anni dopo, il 9 novembre 1989, sotto i colpi mortali inflitti da quel Papa polacco che si presentò al mondo con un disarmante: “Se mi sbaglio mi corrigerete”. Non a caso un frammento del Muro di Berlino è conservato nei giardini vaticani a perenne memoria del contributo determinante di Wojtyła alla fine della Guerra Fredda. Una rivoluzione pacifica quella incarnata da Giovanni Paolo II e dal Premio Nobel per la pace Lech Wałesa che fondò la prima organizzazione sindacale indipendente del blocco sovietico, Solidarność, e che divenne Presidente della Polonia nel 1990.
Già la sera dell’elezione al pontificato il programma geopolitico di Wojtyła era abbastanza chiaro e definito nelle sue parole. “Lo hanno chiamato di un Paese lontano”, disse il neo eletto alla folla esultante di piazza San Pietro. E pochi giorni dopo, il 22 ottobre 1978, nell’omelia della Messa per l’inizio del pontificato, Giovanni Paolo II pronunciò parole che nell’Europa dell’Est suonarono come uno sfratto imminente per il regime comunista. “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura!”.
Parole che hanno segnato la storia del Novecento in modo indelebile e che hanno trovato la loro piena attuazione in due gesti di Wojtyła: il viaggio in Germania nel 1996 con lo storico discorso davanti alla Porta di Brandeburgo e quello a Cuba nel 1998, esattamente venti anni dopo l’elezione al pontificato, con la celebrazione della Messa nella piazza intitolata a José Martí a L’Avana con l’immagine di Cristo sopra il palco papale posizionata di fronte alla gigantografia di Che Guevara, e con Fidel Castro in prima fila ad applaudire il Papa polacco “anche per quello che non condividiamo”.
“La Porta di Brandeburgo – affermò Giovanni Paolo II nel suo storico discorso del 1996 a Berlino – è stata occupata da due dittature tedesche. Ai dittatori nazionalsocialisti serviva da imponente scenario per le parate e le fiaccolate ed è stata murata dai tiranni comunisti. Poiché avevano paura della libertà, gli ideologi trasformarono una porta in un muro. Proprio in questo punto di Berlino, simultaneamente punto di congiunzione d’Europa e punto di divisione innaturale tra Est e Ovest, proprio in questo punto si è manifestato a tutto il mondo il volto spietato del comunismo, al quale risultano sospetti i desideri umani di libertà e di pace. Esso teme però soprattutto la libertà dello spirito, che dittatori bruni e rossi volevano murare. Gli uomini erano divisi tra loro da muri e confini micidiali. E in questa situazione la Porta di Brandeburgo, nel novembre del 1989, è stata testimone del fatto che gli uomini si sono liberati dal giogo dell’oppressione spezzandolo”.
E a Cuba, nel 1998, il Papa polacco sottolineò che “per molti dei sistemi politici ed economici vigenti oggi, la sfida più grande continua a essere rappresentata dal coniugare libertà e giustizia sociale, libertà e solidarietà, senza che nessuna di esse venga relegata a un livello inferiore. In tal senso, la dottrina sociale della Chiesa costituisce uno sforzo di riflessione e una proposta che cerca di illuminare e di conciliare i rapporti tra i diritti inalienabili di ogni uomo e le esigenze sociali, in modo che la persona porti a compimento le sue aspirazioni più profonde e la propria realizzazione integrale secondo la sua condizione di figlio di Dio e di cittadino”.
Giovanni Paolo II, come lui stesso ricorderà più volte nel corso del suo pontificato, aveva sperimentato “dall’interno” i due totalitarismi che avevano tragicamente segnato il XX secolo: il nazismo e il comunismo. Il 6 agosto 1944 Wojtyła si salvò miracolosamente da una rappresaglia e dalla deportazione in un campo di concentramento, come svela oggi il suo biografo Gianfranco Svidercoschi nel volume Giovanni Paolo II raccontato da chi lo ha raccontato (Tau), appena uscito in libreria e curato dai vaticanisti Angela Ambrogetti e Raffaele Iaria. Svidercoschi, che collaborò con il Papa polacco nella stesura del suo primo libro Dono e mistero, scritto nel cinquantesimo del suo sacerdozio nel 1996, ricorda che il primo ritorno di Wojtyła in Patria, nel giugno 1979, “fu una rivoluzione, un terremoto che scosse alle fondamenta l’impero comunista”. “Non potevo non venire qui”, disse il Papa visitando l’orrore di Auschwitz. E non rinunciò a tornare in Polonia anche dopo il colpo di stato del Generale Wojciech Jaruzelski, nonostante le critiche che gli vennero rivolte di “avallare” così il regime dittatoriale. Le sue visite servirono a tenere in vita Solidarność la cui ascesa, precisa il vaticanista del Tg2 Enzo Romeo sempre nel volume curato da Ambrogetti e Iaria, “fu sostenuta da Ronald Reagan. Il denaro americano, transitato tramite gli aiuti della Santa Sede, consentì a Wałesa e ai suoi di resistere nei giorni duri della protesta, della crisi, dello stato d’assedio”.
Il grande pericolo dell’elezione di Wojtyła sulla cattedra di Pietro per la sopravvivenza del regime comunista fu chiaro fin da subito per i dirigenti dell’altra parte della cortina di ferro. Da qui scaturirà l’attentato al Papa per mano di Alì Ağca, il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro, da cui Giovanni Paolo II si salverà miracolosamente. Nel suo libro-testamento Memoria e identità (Rizzoli), pubblicato nel 2005 poche settimane prima della sua morte, Wojtyła scrive che “l’attentato è stato una delle ultime convulsioni delle ideologie della prepotenza scatenatesi nel XX secolo”. E qualche anno dopo il Cardinale Stanisław Dziwisz, per quarant’anni Segretario di Giovanni Paolo II, non avrà difficoltà ad ammettere di vedere la mano del KGB dietro quell’attentato. Wojtyła, alle 21.37 del 2 aprile 2005, conclude la sua lunga vita e i suoi ventisette anni di pontificato con il sogno irrealizzato di pregare a Mosca e a Pechino» (Francesco Antonio Grana – il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2014).
Berlino
12 giugno 2024
Anniversario dell’ordinazione sacerdotale
Benedicendo con i Cuori di Gesù e Maria per le strade
A Berlini mercoledì 12 giugno, nella ricorrenza del 31° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, Padre Jarek ha celebrato la Santa Messa in diretta alle ore 08.00 in italiano e alle ore 09.00 in polacco.


Quindi, Berlino è stato la quarta capitale europea da cui Padre Jarek ha benedetto gli abitanti della Germania, dopo Amsterdam, dove ha benedetto tutti gli abitanti dei Paesi Bassi, a Parigi della Francia e a Brussel del Belgio. E non da solo, ha detto Padre Jarek, perché molti hanno partecipato spiritualmente a questo pellegrinaggio europeo di preghiera: «Camminando per le città con il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria, non camminavo certo da solo. Sentivo che molte persone mi accompagnavano nel cammino. La prima cosa che mi ha fatto molto piacere, è stata l’Adorazione del Signore Gesù in una delle chiese lungo il percorso. Quindi c’è stata anche la preghiera, molto necessaria prima di uscire per le strade».







Mentre camminava per le strade di Berlino, come sempre nelle sue missioni di evangelizzazione di strada, Padre Jarek ha incontrato varie persone. C’erano anche dei mendicanti, ai quali ha fornito anche un po’ di sostegno materiale: «Avevo ancora del prosciutto conservato nel frigorifero in macchina. Uno dei bisognosi ne ha ricevuto una “porzione”, cosa che lo ha reso molto felice. Non solo gli ho dato la mia benedizione, ma gli ho spiegato che il prosciutto era senza conservanti. Altrove, in uno delle chiese lungo il percorso ho pregato con il sacerdote il Padre Nostro per la pace. I Polacchi che sostavano nelle vicinanze non si sono uniti alla preghiera, perché erano ubriachi».
Padre Jarek ha benedetto tutti e tutti hanno potuto toccare i Due Cuori. Verso sera, dopo la preghiera per le strade di Berlino, è partito per la Polonia.


Poznań
13 giugno 2024
Giovedì 13 giugno a Poznań, Padre Jarek ha visitato Padre Marek, che sta aspettando in ospedale un intervento al cuore, per pregare con lui e benedirlo.



Questo sacerdote non ha famiglia ed è assistito dalle persone della Casa di Preghiera di San Charbel a Paprotnia vicino a Nowy Tomyśl, la Signora Wiesia e il Dott. Janusz. Padre Jarek ha benedetto con le reliquie di San Charbel anche i pazienti nell’ospedale e in diretta i malati e i sofferenti nelle loro case.

Nowy Tomyśl
13 giugno 2024
Nella memoria liturgica di Sant’Antonio di Padova, la sera di giovedì 13 giugno, vicino alla Germania a 260 km da Berlino, Padre Jarek ha celebrato nella Casa di Preghiera di San Charbel a Paprotnia vicino a Nowy Tomyśl, la Santa Messa in diretta alle ore 18.30 in italiano e alle 19.30 in polacco.

È stata la conclusione del pellegrinaggio in due tappe, prima in Italia, e poi nei Paesi Bassi, nella Francia, nel Belgio e nella Germania, portando i due Cuori di Gesù e Maria, che ci ricordano l’amore, soprattutto l’amore più grande che Gesù e Maria nutrono per ciascuno di noi.

Florencja
14 giugno
Nel pomeriggio di venerdì 14 giugno alle ore 18.15, Padre Jarek ha portato i Due Cuori processualmente nel santuario mariano di Florencja.


Padre Jarek ha celebrato la Santa Messa in diretta alle ore 18.30 in italiano e alle ore 19.30 in polacco.
Il colore liturgico per la Santa Messa delle ore 18.30 era il verde, perché in Italia era il venerdì della X settimana del Tempo Ordinario. Invece, per la Santa Messa delle ore 19.30 era il rosso, perché nella Chiesa Cattolica in Polonia la liturgia del 14 giugno ha il rango di memoria obbligatoria, per il Beato Michal Kozal, vescovo martire a Dachau [*].



[*] Michał Kozal (Neuvorwerk, 27 settembre 1893 – Dachau, 26 gennaio 1943) venne beatificato il 14 giugno 1987 a Varsavia da Papa San Giovanni Paolo II durante la solenne Santa Messa di chiusura del Secondo Congresso Eucaristico Nazionale.
Fu eletto Vescovo titolare di Lappa e nominato Vescovo ausiliare di Włocławek Il 10 giugno 1939 da Papa Pio XII. Ricevette l’ordinazione episcopale il 26 gennaio successivo.
Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di fuggire e continuò a servire spiritualmente i fedeli della diocesi, si prese cura dei feriti e ascoltò gli abbandonati e gli infelici. Dopo che il Vescovo Karol Radoński fu espulso all’estero, Mons. Kozal assunse il governo della diocesi. Quando il 14 settembre 1939 i tedeschi entrarono a Włocławek fu arrestato e la sua casa divenne sede del comando locale della Wehrmacht. Uno degli ufficiali tedeschi lo avvertì di lasciare Włocławek per il suo bene, perché la sua vita era in pericolo.
Fu convocato tre volte dalla Gestapo. Per la sua prima volta nell’ottobre del 1939 e venne interrogato insieme al sacerdote Franciszek Korszyński. Gli ufficiali della Gestapo gli chiesero di presentare un elenco di sacerdoti, di fornire le ore di servizio e di predicare in tedesco. Le prime due richieste furono soddisfatte, tuttavia i sacerdoti rifiutarono la terza, sostenendo che i parrocchiani non parlavano tedesco. Pertanto, i tedeschi chiesero che le omelie in polacco fossero tradotti in tedesco e inviati alla polizia per iscritto.
Successivamente, la Gestapo lo convocò altre due volte. L’ultima volta il 7 novembre 1939, quando i Tedeschi arrestarono tutti i sacerdoti e seminaristi di Włocławek, in totale 44. Furono rinchiusi nella cappella della prigione mentre il Vescovo Kozal venne messo in isolamento. Di notte le guardie cercavano di sfinirlo mentalmente martellando sulla porta e ricaricando le armi in sua presenza, suggerendo che fosse prossima la sua esecuzione.
Il 16 gennaio 1940 fu trasferito dal carcere di Włocławek a un campo di transizione, l’ex monastero cistercense a Ląd. Durante il trasporto, a causa delle temperature rigide di meno 21°C, soffrì di congelamento delle orecchie, del naso e delle gambe. I prigionieri erano detenuti in condizioni relativamente buone nel campo di transito. Potevano usare il giardino e l’intero edificio del monastero. Rimasero lì fino al 3 aprile 1941.
Nel frattempo, la Santa Sede fece sforzi diplomatici per elevare Mons. Kozala Vescovo di Lublino, prendesse la cittadinanza tedesca o lasciasse il governo pastorale di sua spontanea volontà. Respinse fortemente tutte queste proposte.
Il 3 aprile 1941 il Vescovo Kozal e gli altri furono trasportati nella prigione di Inowrocław. Vennero picchiati con dei bastoni mentre salivano e scendevano dai camion, come anche durante gli interrogatori in carcere. Già durante il primo interrogatorio, la Gestapo picchiò monsignor Kozal, danneggiandogli l’orecchio interno e provocandogli un’infiammazione. Poi furono trasportati da Inowrocław alla prigione di Poznań e successivamente in treno a Berlino, Halle, Weimar e Norimberga.
Il 25 aprile 1941 giunsero nel blocco speciale 28 per i chierici nel campo di concentramento di Dachau. Ricevettero un’uniforme a strisce con un triangolo rosso, che indicava che erano prigionieri politici. Il Vescovo Kozal ricevette il numero 24544.
Il 17 gennaio 1942 si ammalò di febbre tifoide e fu trasferito insieme a suo cugino, Don Ceslao Kozal, nella baracca dei malati chiamata “Revier”. Il giorno seguente venne visitato dai medici e l’infermiere Józef Sniess gli fece un’iniezione letale di fenolo nel braccio destro. Dopo qualche minuto Mons. Kozal spirò. Suo cugino udì dal gruppo dei medici la frase: “Ora gli sarà più facile la via dell’eternità”. I detenuti chiesero che il corpo fosse sepolto nel cimitero di Dachau ma il comandante del campo, sottoposto a pressioni da Berlino, il 30 gennaio lo fece cremare.
Due giorni dopo la morte di Mons. Michał Kozal, la Radio polacca di Londra rese pubblico il fatto. Ciò causò grande preoccupazione per i Tedeschi, che temettero l’esistenza di una stazione radio nascosta nel campo di concentramento di Dachau. Alla famiglia fu rifiutata la restituzione degli oggetti personali e delle ceneri che furono sparse ne campo. Ai sacerdoti fu persino vietato di pregare e di celebrare una Messa in suffragio.
Fine
Il Pellegrinaggio con i Due Cuori
La prima tappa (Italia) [QUI]
La seconda tappa (Paesi Bassi, Francia, Paesi Bassi + Germania e Polonia)
- Prima parte: Florencja, Magdeburgo e Amsterdam [QUI]
- Seconda parte: Parigi [QUI]
- Terza parte: Paray-le-Monial e Nevers [QUI]
- Quarta parte: Brussel e Eigenbrakel [QUI]
- Quinta parte: Amsterdam [QUI]
- Sesta parte: Hannover, Berlino e ritorno in Polonia
Postscriptum
1. La conclusione il 22 giugno 2024
Il pellegrinaggio europeo con i Due Cuori si concluderà idealmente il 22 giugno alle ore 18.00, durante la preghiera mensile di San. Charbel nel santuario mariano di Florencja.
La celebrazione del 22 di ogni mese è un ringraziamento per la Madonna con San Charbel. La Santa Messa è preceduta dall’Adorazione del Santissimo Sacramento e la Preghiera di guarigione e liberazione, al termine del quale tutti i partecipanti ricevono la Benedizione con il Santissimo Sacramento e con l’Olio di San Charbel.
Ricordiamo, che il 22 giugno è un giorno di ricordo particolare a Florencja. Orlando Dello Ioio e Lena Liguori erano arrivati nel 2021 da Gragnano nel Santuario di Nostra Signora dell’Assunzione-Madonna del Buon Inizio e Eremo di San Charbel qualche giorno prima del 22 giugno. Poi, nel pomeriggio del 24 giugno 2021 Orlando Dello Ioio è morto per un arresto cardiaco, a 49 anni. Era un grande devoto di San Charbel, uomo buono e generoso, un caro amico e vero fratello per Padre Jarek e tutti noi che l’hanno conosciuto.
2. Padre Jarek ci ha detto che pubblicherà un libro sul Pellegrinaggio con i Due Cuori, con le due tappe, in polacco e in italiano, per cui userà la nostra “reportage”. Vi teniamo informato.
Preghiera
al Sacratissimo Cuore di Gesù
per le ferite del cuore
Signore Gesù, tu sei venuto a guarire i cuori feriti e tribolati: ti prego di guarire i traumi che provocano turbamenti nel mio cuore.
Ti prego, in particolar modo, di guarire quelli che sono causa di peccato. Ti chiedo di entrare nella mia vita, di guarirmi dai traumi psichici che mi hanno colpito in tenera età e da quelle ferite che me li hanno provocati lungo tutta la vita.
Signore Gesù, tu conosci i miei problemi, li pongo tutti nel tuo cuore di buon Pastore. Ti prego, in virtù di quella grande piaga aperta nel tuo cuore, di guarire le piccole ferite che sono nel mio.
Guarisci le ferite dei miei ricordi, affinché nulla di quanto mi è accaduto mi faccia rimanere nel dolore, nell’angustia, nella preoccupazione.
Guarisci, Signore, tutte quelle ferite che, nella mia vita, sono state causa di radici di peccato. Io voglio perdonare tutte le persone che mi hanno offeso; guarda a quelle ferite interiori che mi rendono incapace di perdonare.
Tu sei venuto a guarire i cuori afflitti, guarisci il mio cuore. Guarisci, Signore, quelle mie intime ferite che sono causa di malattie fisiche. Io ti offro il mio cuore: accettalo, Signore, purificalo e dammi i sentimenti del tuo cuore divino. Aiutami ad essere umile e mite.
Concedimi, Signore, la guarigione dal dolore che mi opprime per la morte delle persone care. Fa’ che possa riacquistare pace e gioia per la certezza che tu sei la risurrezione e la vita.
Fammi testimone autentico della Tua Risurrezione, della Tua vittoria sul peccato e sulla morte, della Tua presenza di vivente in mezzo a noi. Amen.
Amen.







Invito
Padre Jarosław (Jarek) Cielecki invita a visitare il meraviglioso Santuario della Madonna Assunta di Buon Inizio e Eremo di San Charbel a Florencja vicino Ilza, a 23 km da Radom il Polonia.
Un bellissimo luogo di preghiera e di silenzio nell’unico posto in Europa dove c’è Eremo di San Charbel identico a quello che si trova ad Annaya in Libano. Nella vicinanza il bellissimo bacino idrico di Iłża, boschi, verde e silenzio. Possibilità di alloggio con buon cibo casareccio senza conservanti. Possibilità di ritiro spirituale individuale.
Si trova a 75 km dall’aeroporto Okẹcie di Varsavia. Al trasferimento ci pensa il santuario.

Contatti Padre Jarek
al cellulare 00 39 338 151 44 50
o via Email





