Benedetto XVI, ritratto di un Papa a venti voci
Dal 1° marzo scorso vive – come lui stesso aveva annunciato – ‘nascosto al mondo’, e dal 2 maggio risiede nel monastero ‘Mater Ecclesiae’ all’interno dei Giardini Vaticani, la sede che è stata scelta e fatta risistemare per accoglierlo, insieme al suo segretario e Prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo Georg Gänswein e alle consacrate che già lo assistevano nell’appartamento papale, all’indomani della sua rinuncia al ministero petrino. Ma ‘nascosto al mondo’ non vuol dire isolato. Benedetto XVI conduce sì una vita appartata, ma non claustrale: con una certa periodicità riceve persone e amici, talvolta celebra Messa alla presenza di gruppi selezionati (come in occasione della conclusione dell’annuale raduno estivo dei suoi ex allievi) e non ha disdegnato di partecipare, il 5 luglio scorso, su invito diretto del suo successore, alla cerimonia pubblica di inaugurazione del monumento a San Michele Arcangelo all’interno della Città del Vaticano. Una presenza orante e silente, in un momento storico straordinario in cui si sperimenta serenamente la contemporanea coesistenza in Vaticano di un Vescovo di Roma regolarmente in carica e di un pontefice ‘emerito’, titolare di un pontificato che dal 28 febbraio 2013 è entrato nella storia. E se a breve appariranno i primi saggi che cominceranno ad indagare storicamente sull’operato di Papa Ratzinger, non mancano però già adesso alcuni testi che esprimono stima e ammirazione e testimoniano come la figura del pontefice tedesco sia tutt’altro che scomparsa dall’affetto dei fedeli. Come questo “Benedetto XVI. Il Papa visto da personaggi famosi”, una raccolta di testimonianze di venti personalità della Chiesa, dell’arte, della politica, della cultura, dell’economia e dello sport, pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana per l’85° compleanno di Papa Benedetto, il 16 aprile 2012, e curata da monsignor Gänswein, che ha anche scritto uno dei venti saggi. Quello che emerge con forza dalla lettura complessiva di tutti i contributi, scritti ben prima del famoso annuncio della rinuncia dell’11 febbraio, è la grande umiltà di colui che dopo un’intensa attività accademica in Germania, una breve esperienza come arcivescovo di Monaco e un ultraventennale servizio per la Santa Sede come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede è salito il 19 aprile 2005 sul soglio di Pietro, chiamato a succedere a Giovanni Paolo II.
Un libro che – come scrive nella premessa lo stesso monsignor Gänswein – “non è un atto di compiacenza, commissionato «dall’alto». A nessuno degli autori sono state impartite direttive: tutti hanno avuto piena libertà di dire la loro. Di censura neanche l’ombra! Tutti hanno scritto ciò che pensano e sentono e ogni autore si assume l’intera responsabilità del proprio contributo. Ciò che però a tutti sta a cuore è la sincera aspirazione a rendere giustizia nel miglior modo possibile a Papa Benedetto e a scrivere senza paraocchi”. Pagina dopo pagina, scorrono via via gli apporti degli autori, tutti di area linguistica e culturale tedesca, che tratteggiano le caratteristiche salienti del Papa teologo: la sua già ricordata umiltà, la grande preparazione culturale, la sua visione della liturgia come armonia cosmica, la straordinaria finezza delle sue omelie e dei suoi interventi, la semplicità nel suo rapporto con le persone. Tutt’altro che la stereotipata definizione del ‘panzerKardinal’, del ‘gendarme della Chiesa descritto da una certa pubblicistica, così come viene fuori dal ricordo – solo per citare alcuni degli autori del libro – di Franz Beckenbauer, indimenticato fuoriclasse della nazionale di calcio degli anni ’70, che rievoca il suo incontro con il pontefice a Roma dell’ottobre 2005; dai saggi dei cardinali Meisner, Marx (secondo successore dell’arcivescovo Ratzinger sulla cattedra di San Corbiniano a Monaco) e Koch, quest’ultimo con un denso studio sul magistero ecumenico di Benedetto XVI; dagli scritti di Wolfgang Schäuble, ministro delle Finanze di Germania, ed Edmun Stoiber, presidente della Baviera dal 1993 al 2007, che evidenzia la ‘bavieresità’ e il ministero universale di Joseph Ratzinger (“Il mio cuore batte bavarese. Nella mia missione appartengo al mondo”, come ebbe a dire durante la visita nella sua regione natale nel 2006), dal contributo di Notker Wolf, abate primate dei benedettini, nel cui elaborato viene sottolineato il legame del Papa con la spiritualità monastica propria degli insegnamenti di San Benedetto; e dalla toccante testimonianza di Maria Höfl-Riesch, campionessa mondiale di sci, sulla preghiera e sulla sua vicinanza spirituale con Benedetto XVI.
Come scrive nel suo intervento monsignor Gänswein, una sintetica ma intensa riflessione sul pontificato ratzingeriano, “il ministero di Supremo Pastore della Chiesa possiede una dimensione che fa sì che possano esprimersi nel modo più pieno e limpido la natura dell’uomo Joseph Ratzinger e i doni che gli sono stati dati”. Con la sua singolare specificità. “Come in tutti gli angoli della terra l’acqua è sempre la stessa, essa è comunque diversa. Perché l’acqua assume ogni volta delle caratteristiche singolari in rapporto al terreno che la filtra. Così accade per i Papi. Essi svolgono la stessa missione e rispondono alla medesima chiamata di Gesù; però ognuno risponde con la propria personalità e con la propria irripetibile sensibilità. E’ il segno dell’unità nella diversità, la manifestazione di ciò che accade nella Chiesa di Cristo, dove antico e nuovo vanno mano nella mano nella continuità, in armonia”.