Furti nelle chiese di Roma e del Lazio, restituite più di 60 opere d’arte
Oltre 60 fra argenti sacri, dipinti e sculture, facenti parte per lo più del patrimonio artistico ecclesiastico di Roma e del Lazio, sono state restituite nei giorni scorsi dai Carabinieri del Reparto Operativo addetto alla Tutela del Patrimonio Culturale nel corso di una cerimonia svoltasi alla presenza del Ministro per il Beni Culturali Massimo Bray e del Cardinale Vicario Agostino Vallini, in cui è stato eseguito il decreto di restituzione emesso dalla Procura della Repubblica di Roma. Le opere restituite provengono da 26 furti e spoliazioni consumate negli anni compresi dal 2001 al 2007 in diverse Chiese e Basiliche romane e in altri luoghi di culto della regione, oltre che in boutique d’antiquariato e case d’aste della Capitale.
A scorrere l’elenco delle opere trafugate e restituite alla comunità dei fedeli, viene fuori un piccolo campionario dell’arte sacra che adorna e abbellisce i templi cittadini e regionali: due calici in argento dorato del XIX secolo rubati nelle chiese di San Carlo ai Catinari e di San Lorenzo in Lucina; quattro candelieri in bronzo dorato del XVII sec., con alla base lo stemma della famiglia Pamphili (la colomba con il ramoscello d’olivo in bocca), rubati nel 2005 dalla Chiesa di Sant’Agnese in Agone; una coppia di candelabri da parete in argento e pietre dure, databili intorno al XVII secolo, rubati nel 2005 dalla Cappella di San Filippo Neri in Santa Maria in Vallicella a Roma, chiesa a cui è stato restituito anche un dipinto olio su tela raffigurante Madonna con Bambino e San Giovanni Battista del XVIII sec., più altri dipinti risalenti al XVII secolo che erano conservati a Santa Francesca Romana e in negozi d’arte del centro cittadino, reliquari, lapidi marmoree, ostensori e perfino un gruppo di nove pastori da presepio vestiti con preziosi abiti d’epoca del XVIII sec., trafugati nel 2005 dalla Chiesa di Santa Maria in Via.
Le indagini, che si inquadrano nell’ambito delle attività svolte dal Comando Carabinieri delegato a questo speciale compito, erano iniziate nel 2011, a seguito di controversie nate sorte per la spartizione di un’eredità lasciata da un avvocato, che aveva investito ingenti risorse per acquistare una collezione di centinaia di opere d’arte, tra cui un presepio napoletano del XVIII secolo ed una importante raccolta di dipinti, mobili, sculture e argenti sacri. Poiché gli eredi avevano provveduto a immettere nel mercato antiquario parte di questo patrimonio, con l’aiuto della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti attiva presso il Comando e la fattiva collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Roma e del Lazio e degli Uffici Diocesani dei Beni Culturali (che fanno capo all’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici della CEI), è stato possibile risalire all’origine furtiva dei beni.
“Gli oggetti sacri destinati al culto, anche quelli che hanno una destinazione più liturgica – ha detto il Cardinale Vallini – nascono da esperienze religiose. In qualche modo questi oggetti sono un patrimonio della fede che, lungo i secoli, è arrivata fino a noi. Aver recuperato tanti beni artistici e poterli restituire al pubblico significa poter continuare la catena di bellezza e trasmissione di messaggi spirituali che era perso”. Il Cardinale ha voluto anche manifestare “desolazione e dispiacere per questi furti”; si riduce “a bene venale ciò che non può solo essere un bene venale”. Un atto, questo, che può essere “espressione di un impoverimento collettivo”. A mettere l’accento sull’importanza dell’operazione è stato il ministro Bray: “Questo recupero – ha osservato – fa comprendere quanto non si debba e non si possa abbassare la guardia di fronte ad un fenomeno che è stato definito ‘La grande razzia’ “. “L’inizio di questo millennio – ha proseguito il ministro – ci consegna un nuovo fenomeno che sembra assumere dimensioni sempre maggiori: la depredazione del patrimonio culturale ecclesiastico. Si tratta di un tesoro immenso spesso sconosciuto perché non catalogato, diffuso in migliaia di chiese. Una ferita profonda nel tessuto del nostro patrimonio”.
Un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire. Dall’esame dell’attività investigativa svolta dalle forze dell’ordine emerge che gli eventi delittuosi a danno dei luoghi di culto sono ancora ben lontani dall’essere estinti. Nei primi otto mesi del 2013, le spoliazioni perpetrate in chiese e in altri luoghi di culto rappresentano circa il 56,4% del numero complessivo perpetrati sul territorio nazionale, con 213 furti (asportando complessivamente 1115 oggetti). Tuttavia si è registrato un calo del 32,6% rispetto ad analogo periodo dell’anno precedente, in cui erano stati asportati 4162 oggetti. I beni sottratti sono quelli di facile occultamento e trasporto, quali candelieri, ex voto, pissidi, reliquari e crocifissi. Relativamente al 2012, a Roma, sono stati denunciati 20 furti in cui sono stati asportati 2372 oggetti. Nei primi 9 mesi del 2013, a Roma, le denunce hanno riguardato 7 furti, in cui sono stati asportati 104 oggetti, con un calo del 95,4%. Per quanto riguarda l’intera Regione Lazio, nei primi 9 mesi del 2013 sono stati perpetrati 20 furti, con un calo del 61,5% rispetto ad analogo periodo dell’anno precedente; gli oggetti asportati sono 184 (2734 nel 2012), con un calo del 93,2%.