«Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi». Testimonianza dal diario degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo

Comunione a Medjugorje
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 07.06.2024 – Veronica Cireneo] – «Chi impara a credere, impara a inginocchiarsi; una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate in un punto centrale. Dove questo gesto è andato perduto, dobbiamo nuovamente apprenderlo, così da rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il cosmo, nell’unità con Gesù Cristo stesso» [*]. Su questo insegnamento di Papa Benedetto XVI, e non solo, gli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo, movimento cattolico italiano che ha il solo obiettivo di testimoniare la fede in Gesù Eucaristico Vero Dio, nella Solennità del Corpus Domini hanno offerto la testimonianza di Caterina, un’Alleata della Campania, giovane neolaureata, che ci racconta come l’esempio di inginocchiarsi di fronte all’Ostia sia stato vitale nell’apostolato di far apprendere questo bellissimo gesto, andato quasi perduto.

Canale Telegram degli Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo [QUI].

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Non sono un cuor di leone
e il coraggio dell’esempio
mi viene da Dio

Salve, Alleati! Mi chiamo Caterina e scrivo dalla Campania. Faccio parte degli Alleati da circa un anno e oggi desidero condividere con voi la mia piccola esperienza a difesa dell’Eucarestia.

Fino a poco tempo fa, nella parrocchia del mio paese, durante la Messa, prendevo la Comunione in ginocchio ed in bocca in un posto poco visibile, di fianco all’altare, dove è presente un gradino su cui è più facile inginocchiarsi e non c’è fretta di rialzarsi subito. Lì, il sacerdote celebrante mi comunicava per ultima, dopo aver distribuito l’Eucaristia a tutta la fila centrale.

Il gesto di inginocchiarmi per ricevere a mani giunte la Comunione sulla lingua, fino ad allora non aveva sortito nessuno effetto sugli altri, giacché avveniva in un ambito forse troppo poco visibile.

Da un po’ di tempo, su consiglio di un responsabile del canale nazionale degli Alleati e secondo lo stile del movimento, ho provato a prendere la Comunione allo stesso modo, in ginocchio e in bocca, mettendomi però nella stessa fila degli altri comunicandi, per dare maggiore visibilità alla mia testimonianza di fede nella Presenza di Dio nell’Ostia.

Con mia grande sorpresa, solo dopo pochi giorni, un uomo, terminata la Messa, fuori dalla chiesa mi ha detto di aver apprezzato molto il mio gesto di devozione: mi ero inginocchiata a terra e ricevuto la Comunione in bocca. E dopo qualche settimana, prima di comunicarsi, ho visto lo stesso uomo inginocchiarsi e ricevere anche lui la comunione sulla lingua, cosa che prima di osservare il mio esempio non faceva.

Ciò ha suscitato in me tanta gioia e speranza. E se ci penso bene, mi pare che anche altre persone abbiano cessato di prendere l’Ostia sulle mani, anche se al momento non ho visto altri inginocchiarsi.

Questo modo di pormi nel momento della Comunione lo uso in tutte le chiese in cui vado. E posso aggiungere, che una coppia di sposi di un’altra parrocchia che frequento, dopo avermi vista prendere la Comunione in bocca, ha iniziato a replicare il mio gesto. Altri, invece, hanno cambiato idea dopo una chiacchierata a riguardo.

La mia piccola battaglia, iniziata ancora prima di combattere tra le file degli Alleati, dura da circa due anni. Applicando la loro intuizione, però, cioè quella di dare l’esempio chiaro, silenzioso e visibile, ha ottenuto finalmente il risultato sognato: ridurre il numero di coloro che prendono l’Ostia con le mani e restaurare il gesto dell’inginocchiarsi per l’adorazione del Santissimo Sacramento.

Siamo davvero in pochi dalle mie parti, che la pensano come me, sul modo di giusto di fare la Comunione. E abitando lontani tra noi, siamo impossibilitati ad andare alla Messa insieme, incontrarci per i cenacoli, come altri gruppi locali di Alleati fanno. Quindi, operiamo da soli, cercando di dare la nostra piccola testimonianza con l’esempio e, quando serve, anche con qualche parola, perché abbiamo capito che alcuni hanno bisogno di essere informati: continuano a sbagliare, infatti, solo per ignoranza.

Cerchiamo di lottare anche contro noi stessi, le nostre paure, i nostri dubbi. Personalmente, non sono mai stata un cuor di leone e sono anzi, tendenzialmente molto timida, ma ho trovato tutte le forze necessarie nel Signore. Gli ho chiesto a lungo che mi desse il coraggio della testimonianza, finché mi ha esaudita, nonostante permangano le mie piccole cadute ed infedeltà.

Spero che queste poche righe possano infondere speranza nei cuori di chi leggerà, coraggio a chi vorrebbe dare il buon esempio senza riuscirci e perseveranza a quelli che finora hanno ottenuto solo scarsi risultati.

Continuiamo a difendere e ad adorare il nostro Dio, perché non si spenga mai, ed anzi si rinforzi in tutti la fede nella Presenza Reale di Cristo nella Santa Eucarestia. Amen.

Caterina
Giovedì 30 maggio 2024
Solennità del Corpus Domini

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[*] Papa Benedetto XVI (Joseph Ratzinger), Introduzione allo spirito della liturgia (San Paolo Edizioni 2014, 240 pagine [QUI]).
A suo tempo fenomeno editoriale in Germania, quest’opera ricorda nel titolo “Lo spirito della liturgia” di Romano Guardini, che nei primi decenni del Novecento dava inizio al movimento liturgico. Sulla scia di questo predecessore, Joseph Ratzinger vuole aiutare i fedeli, resi insicuri da decenni di sperimentazioni postconciliari, a guardare alla fonte nascosta della vita ecclesiale. Qui si svolge l’azione liturgica che nei sacramenti, in particolare nell’Eucarestia, dona di prendere parte all’azione salvifica di Cristo. Questa ha dimensione universale, per cui i fedeli possono dare voce alla liturgia del cosmo, unire la loro voce ai giusti dell’Antico Testamento e innalzare, insieme con i redenti, il cantico di lode dell’Agnello (Ap 15). Nello stile proprio dell’autore, l’opera apre al lettore squarci di contemplazione, ma non manca di spunti di polemica, proposti con l’abituale franchezza.
«Una fede o una liturgia che non conoscano più l’atto di inginocchiarsi, sono ammalate».
«Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi».
«L’inginocchiarsi non è solo un gesto cristiano, è un gesto cristologico. Il passo più importante sulla teologia dell’inginocchiarsi è e resta per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11».
«Il gesto umile con cui noi cadiamo ai piedi del Signore, ci colloca sulla vera via della vita, in armonia con tutto il cosmo».
«L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico».

Foto di copertina: Comunione a Međugorje.

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