La condanna definitiva di Don Livio Graziano per abuso sessuale su minore “ha reso quella giustizia, che la Chiesa non ha reso”

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 31.05.2024 – Ivo Pincara] – Don Livio Graziano, il 52enne sacerdote residente a San Potito Ultra nell’Avellinese, ma che risulta incardinato nella vicina Diocesi di Aversa, il 30 maggio 2024 è stato condannato in via definitiva a 8 anni di carcere per violenza sessuale su minore. L’ha reso noto la Rete L’Abuso, associazione di supporto alle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. Soddisfatta la famiglia del ragazzino vittima, che si era costituita parte civile ed è stata difesa dall’Avv. Mario Caligiuri, della Rete L’Abuso, mentre il sacerdote era difeso dagli Avv. Carlo Di Casola e Giampiero De Cicco. “La famiglia ha espresso la gioia per questa patita sentenza, che gli ha reso quella giustizia, che la Chiesa non ha reso”, ha fatto sapere la Rete L’Abuso.
La vicenda iniziò a fine 2021, dopo la denuncia presentata del padre del ragazzo vittima, che si era accorto di strani messaggi sul cellulare e comportamenti dell’allora 13enne, poco dopo il suo rientro a casa dalla struttura gestita da Don Graziano, dove era stato ospitato tra giugno e settembre 2021. Notando un improvviso cambiamento nel figlio dopo l’affido alla comunità, il padre aveva scoperto quanto accadeva durante un controllo del telefonino. Leggendo i messaggi si era subito insospettito e facendo qualche domanda al ragazzo, per sua stessa ammissione, aveva subito scoperto la triste verità; che il sacerdote al quale lo avevano affidato con fiducia, lo stava stuprando.
La comunità “Effatà, Apriti” a Prata di Principato Ultra, nella provincia di Avellino, cooperativa sociale gestita dal sacerdote irpino fornisce tra altre cose assistenza di tipo terapeutico a persone con problemi di ansia, depressione e disturbi dell’alimentazione, da lui stesso fondata diversi anni fa. Sono tantissimi i giovani aiutati in questi anni, molti dei quali colpiti da disturbi alimentari anche gravi come obesità, anoressia e bulimia nervosa. Un impegno tale che nel 2014 a Don Graziano venne assegnato il premio Padre Pio da Pietrelcina a Benevento, altra città dove è molto conosciuto.
Dopo le indagini coordinate dal procuratore Domenico Airoma, che erano state affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino, Don Graziano venne arrestato con l’accusa di abuso sessuale su minore, al mattino del 26 ottobre del 2021 dai carabinieri del comando provinciale di Avellino, che lo portarono in carcere come da ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino. Poi, fu trasferito ai domiciliari per problemi di salute. Don Graziano era gravemente indiziato di atti sessuali con il minorenne di età inferiore ai quattordici anni. Al momento dell’arresto c’era molto sconcerto, anche sui social, da parte di molti conoscenti di Don Graziano e che si erano detti attoniti dalla notizia.
Il 24 novembre 2022 era giunta la prima condanna. Il pubblico ministero Lorenza Recano aveva chiesto per Don Graziano 11 anni di carcere nella chiusura dell’udienza finale. “Sono innocente, contro di me solo menzogne”, si era difeso Don Graziano la mattina in aula. Poi, nel pomeriggio la condanna in primo grado con la sentenza letta dal giudice Lucio Galeota ad 8 anni e il risarcimento del danno, esclusa l’aggravante di aver fornito “regali” alla presunta vittima.
La condanna da parte del Tribunale di Avellino era stata confermata il 20 giugno 2023 dai magistrati della IV sezione della Corte di Appello di Napoli, ora diventata definitiva dopo il passaggio in Cassazione. “Nella sentenza emessa dalla Corte di Appello e precedentemente dal Tribunale Collegiale di Avellino, è stata riconosciuta la richiesta di giustizia portata avanti dal nostro team legale a nome della giovane vittima. Questa sentenza rappresenta un importante traguardo nella lotta per la giustizia e dimostra che il sistema legale ha risposto in maniera positiva alle prove e alle argomentazioni presentate dalla nostra parte”, aveva dichiarato l’Avv. Benedetta Falci, del team legale che ha difeso la famiglia della vittima 13enne.
Al momento dell’arresto di Don Livio Graziano, oltre alle foto del ragazzo nudo nel telefonino del sacerdote – che ciononostante si è dichiarato sempre innocente – i carabinieri avevano trovato nella sua camera preservativi, lubrificanti e una consistente quantità di contanti, 107.000 euro. La sentenza definitiva, con cui la Corte di Cassazione riconferma la condanna in appello a otto anni di reclusione, ha rigettato per inammissibilità l’appello dei difensori del sacerdote.
Al momento dell’arresto di Don Livio Graziano, il 26 ottobre 2021 la Curia vescovile di Averso diffuse il seguente Comunicato Stampa: «La Diocesi di Aversa prende atto dell’arresto e del capo di imputazione addotto a D. Livio Graziano. Sebbene incardinato in questa Diocesi, da ormai molti anni, il sacerdote aveva intrapreso un suo percorso di attività personali che esulavano dalla vita e dalla pastorale di questa comunità ecclesiale. Esprimendo grande solidarietà e vicinanza a chi è stato vittima della violenza, La Diocesi attende con fiducia che l’azione investigativa dei competenti organi giudiziari faccia il suo corso e nella preghiera affida ogni fratello e sorella alla carità di Dio» [QUI].

Mentre scriviamo, Don Livio Graziano ancora non è stato dimesso dallo stato clericale, e ancora è annoverato nel clero della Diocesi di Aversa, con l’annotazione: «Ordinato il: 28\06\1997. Fuori diocesi» [QUI].
Cosa attende la Diocesi di Avversa, per dichiarar Don Livio Graziano “fuori dallo stato clericale”? Ci domandiamo a cosa servono il diritto canonico e i tribunali ecclesiastici nella Chiesa Cattolica Romana e la “tolleranza zero” professata a parole da Papa Francesco, se per una condanna del crimine di abuso sessuale su minore dobbiamo attendere il corso della giustizia civile.