Cei: vivere la Pentecoste nel mondo

Con un dialogo tra papa Francesco ed i vescovi italiani ieri a Roma si è aperta la 79ª assise generale della Cei su molti temi afferenti alla situazione della Chiesa, come ha riferito mons. Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro: “Il Santo Padre ha dimostrato la consueta attenzione e considerazione per la vita della Chiesa in Italia, cogliendone gli aspetti positivi, senza tuttavia tralasciare le criticità e invitandoci a guardare al futuro con speranza”.
Un’attenzione particolare è stata chiesta dal papa per i giovani, in mezzo ai quali si stanno diffondendo stili di vita che niente hanno a che fare con il Vangelo e che spesso sono costretti a lasciare la loro terra in cerca di un lavoro, con conseguente spopolamento specie delle aree interne del Paese.
E nella prolusione di questa mattina il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi ha ringraziato il papa per aver dato un nuovo sguardo di prospettiva: “Soprattutto è giusto e importante parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di se stessi che della grazia. Bisogna alzare lo sguardo.
Gesù invita i discepoli a non stare a discutere con lui di piccole preoccupazioni, pur assillanti. Quando si alzano gli occhi e si vede il grande bisogno di Dio e delle persone, quei problemi che sembravano montagne si riducono, perché niente è impossibile a chi ha fede”.
L’invito del papa, ha sottolineato il card. Zuppi, è quello di annunciare il Vangelo: “Anche oggi siamo inviati per portare il lieto annuncio con gioia! Con questa consapevolezza, ora, vivremo l’ultima tappa dedicata alla profezia. I profeti vivono nel tempo, leggendolo con attenzione. Cerchiamo dunque di tradurre in scelte e decisioni evangeliche quanto raccolto in questi anni. Ad agire è sempre lo Spirito!.. L’invito del Papa è molto chiaro: dobbiamo continuare ad accompagnare con paternità e amorevolezza il cammino intrapreso, sentendo la responsabilità delle decisioni che ci attendono”.
E’ un chiaro invito a vivere la Pentecoste: “Con la sua grazia possiamo ancora compiere i prodigi della prima generazione cristiana nella nostra modestia personale, ma anche nella grandezza e nella forza del suo amore… Lo scenario di Babele, in cui le lingue e le persone stesse rimangono estranee tra loro, è lontano se siamo pieni dello Spirito che rende familiari, tesse la comunione tra diversi, getta ponti e consente di superare i muri che dividono.
Lo Spirito del Risorto permette di parlare davvero a tutti. Quando la Chiesa si ripiega su se stessa è probabile che non stia facendo agire lo Spirito. Quando invece è ripiena di Spirito sa dire una parola concreta di salvezza alle persone”.
E’ stato uno sprone a vivere più intensamente il cammino sinodale: “Lo stiamo già facendo nel Cammino sinodale, consapevoli che dobbiamo essere pieni del suo Spirito Consolatore, Spirito di forza e non di timidezza: una forza evangelica, non supponente, antipatica, che finisce per nascondere la Verità perché la rende distante, come una pietra da tirare.
E’ piuttosto un pane di misericordia da usare, attraente non perché svilita ma perché vera e prossima alla folla e a ciascuna persona, esigente perché chiede amore, capace di generare vita, di renderla nuova come solo l’amore sa fare”.
Questo è un nuovo sguardo per vedere l’Italia e l’Europa: “Guardiamo all’Italia con uno sguardo di compassione per preparare il futuro, superando disillusioni, vittimismo, paura e ignoranza. L’orizzonte continua ad aprirsi davanti a noi: continuiamo a gettare il seme della Parola nella terra perché dia frutto”.
La linea tracciata è quella missionaria: “Pensiamo all’Europa, al Mediterraneo, proseguendo l’impegno di tanti missionari e missionarie sparsi nel mondo. Siamo accoglienti! L’Italia, con il contributo prezioso di tanti laici e tante laiche, ha offerto doni di fede e umanità all’Europa e al mondo.
Continuiamo a tenere vivi questi doni, in virtù del radicamento dell’Italia nella comunità dei popoli europei e della sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, tra Est e Ovest, tra Sud e Nord del mondo. Sogniamo un’Italia che non rinunci al suo contributo originale di umanità vivificata dalla fede a favore di tutto il mondo: sono le riflessioni che Papa Francesco ci ha consegnato”.
Questo nuovo sguardo aiuta nelle azioni solidali: “E’ necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro. Questi problemi aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa”.
E’ un’apertura all’accoglienza: “E’ l’accoglienza che allarga anche il cuore e diventa testimonianza di una rinnovata cultura di pace: in questo senso accoglieremo i minori provenienti dall’Ucraina per un’estate di solidarietà. Sette nostre Chiese locali hanno dato disponibilità, insieme alle aggregazioni laicali, ad ospitare 700 minori…
Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza. Pensiamo anche all’inverno demografico che chiede interventi lungimiranti. Non bisogna chiudersi alla vita”.
Quindi è necessario un nuovo rapporto con la cultura: “Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso.
Nonostante l’originalità e la determinazione di papa Francesco, dobbiamo chiederci se non pecchiamo di ‘timidezza’ e di mancanza di ‘fantasia creativa’ in ambito culturale. In altri termini, una Chiesa che non sia militanza e immaginazione culturale soffre di una colpevole, grave mancanza e omissione: non rende vivo e attuale il messaggio cristiano”.