Il papa alla Schola della Cappella Sistina: il vostro canto ha un colore mediterraneo

“E’ una gioia per il cuore essere proprio in Sistina ad ascoltare questi cantori!” Parola di Benedetto XVI. Ormai è una tradizione. Per la quarta volta nel tempo di Natale il papa si concede un incontro privato con i cantori della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Le voci bianche dei pueri si intrecciano con le voci degli adulti diretti dal 1997 dal siciliano monsignor Giuseppe Liberto, musicista, compositore, scrittore e poeta, chiamato a Roma da Giovanni Paolo II , “rubato” alla Schola cantorum della cattedrale di Monreale, di cui, a volte, sente un po’ di nostalgia.
“Il colore di questi canti è tutto mediterraneo!”, ha commentato il papa salutando direttore e cantori dopo lo scambio di doni e dolci per i bambini. Un incontro di famiglia che mette in mostra la sensibilità di Joseph Ratzinger che ha voluto parlare con tutti i cantori nonostante l’ abbassamento di voce che lo aveva colpito. Quest’ anno oltre al programma gregoriano, di Palestrina, di da Victoria e Perosi il papa ha ascoltato in prima esecuzione assoluta un brano speciale dedicato al fratello Georg per i suoi 85 anni . “Vivere in Christo” è un elegante mottetto che la Sistina ha donato all’ex direttore del coro di voci bianche di Ratisbona. Ispirato al testo paolino è una meditazione in musica. Il 17 gennaio saranno L’orchestra e il Coro dei ‘Regensburger Domspatzen’ ad eseguire per la circostanza la c-moll-Messe di Wolfgang Amadeus Mozart, ma quella è una celebrazione ufficiale, anche molto discussa dalla diocesi per i costi elevati. Altra atmosfera invece il 6 pomeriggio. C’è feeling tra la Sistina e il papa, tra il maestro Liberto e il musicista Ratzinger.
Giuseppe Liberto ha lavorato per anni alla attuazione delle riforma liturgica nella musica. Insieme al cerimoniere di Giovanni Paolo II l’ arcivescovo Piero Marini e all’ Ufficio delle Cerimonie Pontificie ha curato diversi volumi dedicati al Giubileo del 2000 e ai riti di inizio pontificato del 2005. Sua la messa Pie Iesu Domine per i funerali di Giovanni Paolo II, e tanti altri brani per le messe papali. Musica dotta la sua che permette all’ assemblea di partecipare come chiede il Concilio Vaticano II. Tra i doni al papa in questo quarto incontro speciale il libro “ Parola fatta canto”, una raccolta di riflessioni sulla musica per la liturgia. Per l’ occasione sono state dedicate a Benedetto XVI anche le nuove sale del Vestiario, dove i cantori delle Sistina si preparano prima delle celebrazioni pontificie. Al papa è stato portato un organo, che sarà nel Vestiario ricevuto da una diocesi tedesca. Un modi di dire grazie al papa per “l’ attenzione affettuosa che costantemente rivolge alla sua Cappella Musicale Sistina. Un modo per rispondere a chi vedeva imminente la partenza di monsignor Liberto perché con uno stile troppo “conciliarista” rispetto ad una nuova linea più “tradizionale” nelle cerimonie papali voluta da monsignor Guido Marini.
In effetti il papa dimostra di apprezzare molto il lavoro della Sistina, tanto che, oltre ad averne la presenza costante nelle messe in San Pietro, ha voluto che la Schola cantasse per il presidente Bush in visita in Vaticano la scorsa estate. E poi il maestro è stato confermato alla direzione “donec aliter provideatur”,cioè “ fino a che non si provveda altrimenti”, una conferma in pratica, senza scadenza precisa. Monsignor Giuseppe Liberto resta uno dei pochi della “vecchia “ squadra di liturgisti di Giovanni Paolo II. All’ Ufficio Cerimonie infatti sono cambiati diversi consultori. Le nuove scelte, oltre ad aver cambiato alcuni gesti nelle messe papali, come ricevere la comunione in ginocchio, e paramenti, come il pallio, o il pastorale, sembrano indicare un gusto un po’ retrò del papa in fatto di liturgia. Senza sconfinare nell’anticonciliare però. Tant’è che il 6 pomeriggio all’ incontro ha gioiosamente partecipato anche monsignor Guido Marini Maestro delle cerimonie pontificie.
Ma la musica della Sistina, la polifonia di Perosi e Liberto, il gregoriano e i canti della tradizione popolare riscritti per far esprimere al massimo la piccola e leggendaria schola cantorum, piacciono a Benedetto, che ogni anno “regala” una esecuzione speciale al fratello musicista. E ogni anno monsignor Liberto regala al papa qualcuno dei suoi spartiti. Chi sa se Joseph Ratziger li prova al pianoforte.