Il Dio che non ti aspetti. La fede fra la “pappa pronta” e il “passo dopo passo”

Ci sono quelli che ancora pensano che il percorso di fede sia un “tutto e subito”, una sorta di pacchetto tutto compreso, da prendere o da lasciare, senza alcuno spazio ai dubbi, alle incertezze, alle difficoltà. La fede come un monolite che non cambia, che non matura, che non attraversa momenti di pausa, di salita e di discesa. Un insieme di insegnamenti e di comandamenti (o peggio, per qualcuno, di comandi, la gran parte dei quali incomprensibili o del tutto autoritari) che ti tolgono spazio, ti sottraggono libertà, di schiacciano in una serie di divieti, obblighi, prescrizioni.

Ma se la vita, in realtà, è per tutti una presa di coscienza, una progressiva autoconsapevolezza di noi stessi, non sono certamente i cristiani a fare da eccezione: lungi dall’avere “la pappa pronta”, essi non sfuggono alla logica del “passo dopo passo”. La vita è un percorso di progressiva comprensione del mistero di Dio, a partire dall’evento che abbiamo appena festeggiato, quello del Natale. Una festa che rivela un Dio che non ti saresti potuto immaginare, che non avresti saputo inventare: anzitutto non un volto potente e immenso, ma piccolo, povero, inerme.
Ti chiedi: ma che Dio è quello che si fa vivo così, non in modo trionfale e deciso, ma in modo così umile e semplice, riconosciuto solo da gente di poco conto, da una giovane coppia e dai pastori di una delle terre della periferia dell’Impero romano? E’ il Dio dei cristiani, appunto: il Dio che spiazza, che spezza in continuazione le false visioni che ancora adesso ci rimangono addosso e che si mostra nella povertà sconcertante e disarmante di un bambino. Di un bambino, peraltro, nato con una missione precisa: quella che lo porterà sulla croce. Un Dio che muore, apparentemente sconfitto e umiliato.
E’ questa la logica del cristiano, la logica di ciascun essere umano che voglia provare ad abbracciare questa fede nel Dio che si annienta facendosi uomo e facendosi disprezzare dall’uomo, per poi risorgere e trionfare in modo definitivo sulla morte, cambiando davvero quelle “sorti dell’umanità” che di tanto in tanto noi tendiamo a pensare invece nelle mani del potente, del politico, del presidente, del leader di turno. E’ la logica di chi accoglie, nel vociare e nell’incedere di ogni giorno, la disarmante presenza di un Dio arrendevole, povero, umile, vulnerabile. Come ognuno fa esperienza di essere, almeno qualche volta nella vita, e come sono in questo mondo milioni di persone, in ogni parte del pianeta. Persone sconosciute e vittime dei soprusi che affollano il nostro tempo.
Accettare, accogliere questa logica all’apparenza folle non è un “tutto e subito”. E’ un percorso costante e continuo, è un cammino, un passo dietro l’altro nella comprensione di quel grande mistero che è la fede. Non è un “pacchetto”, non è un “tutto compreso”: è una scoperta e – lo testimoniano in molti – una vera meraviglia. A tutto questo si può anche provare, una volta tanto, a dare credito.