L’udienza generale: il culto spirituale secondo San Paolo

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“Purtroppo mi manca la voce ma spero di farmi comprendere”. Ha esordito così Benedetto XVI, scusandosi per una leggera raucedine, nelle prima udienza generale del 2009. Riprendono per il papa le catechesi dedicate a San Paolo nell’udienza generale. Al centro, il “culto spirituale” secondo l’ Apostolo delle genti. Non è “un culto meno reale, o addirittura solo metaforico”, ma un culto “più concreto e realistico, nel quale l’uomo stesso nella sua totalità di un essere dotato di ragione, diventa adorazione, glorificazione del Dio vivente”.

Con san Paolo, ha spiegato il Papa, “il tempo dei sacrifici di animali, sacrifici di sostituzione, è finito”, ed è venuto “il tempo del vero culto”, che però non va inteso “in senso moralistico”, come se cioè “offrendo la nostra vita facciamo noi il vero culto”. In questo modo, infatti, “il culto con gli animali sarebbe sostituito dal moralismo: l’uomo stesso farebbe tutto da sé con il suo sforzo morale. E questa certamente non era l’intenzione di san Paolo”. Cristo, in altre parole, “nella sua donazione al Padre e a noi, non si sostituisce a noi, ma porta in sé l’essere umano, le nostre colpe ed il nostro desiderio; ci rappresenta, ci assume in sé. Nella comunione con Cristo, realizzata nella fede e nei sacramenti – ha concluso il Papa – diventiamo, nonostante tutte le nostre insufficienze, sacrificio vivente”.

Compito “sacerdotale” della Chiesa – afferma il papa – è allora quello di “annunciare il Vangelo per unire i popoli nell’unico corpo del Cristo risorto” perché il mondo stesso diventi “gloria di Dio”: “L’autodonazione di Cristo implica la tendenza di attirare tutti alla comunione del suo Corpo, di unire il mondo. Solo in comunione con Cristo, l’uomo-esemplare, uno con Dio, il mondo diventa così come tutti noi lo desideriamo: specchio dell’amore divino. Questo dinamismo è presente sempre nell’Eucaristia – questo dinamismo deve ispirare e formare la nostra vita. E con questo dinamismo cominciamo il nuovo anno … e grazie per la vostra pazienza!”. Ha concluso il papa.

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