Il papa: la cosmologia cristiana è speranza nella luce di Cristo che niente può oscurare

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L’annuncio di Pasqua, la “manifestazione” del Signore come “mistero multiforme” e la fede di Galileo che vedeva il cosmo come un libro secondo il pensiero cristiano. Il papa celebra la solennità dell’Epifania in San Pietro e spiega la “rivoluzione cosmologica” causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio. La sua luce non può essere offuscata da nessuna nube.

Questa è la certezza e la speranza dei cristiani, e degli scienziati che, come Galileo, “non rinunciano né alla ragione né alla fede”, la speranza in Cristo che non viene mai meno “anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato”.

Il papa ha presieduto la celebrazione della messa nella basilica vaticana ancora decorata per il tempo liturgico del Natale che si concluderà domenica con la festa del Battesimo di Gesù. “In questo anno 2009, che, nel 4° centenario delle prime osservazioni di Galileo Galilei al telescopio, è stato dedicato in modo speciale all’astronomia, , ha detto il papa ,non possiamo non prestare particolare attenzione al simbolo della stella, tanto importante nel racconto evangelico dei Magi. Essi erano con tutta probabilità degli astronomi.” Vedono un nuovo astro, annuncio della nascita di un re. “I Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da san Matteo anche una sorta di “rivoluzione” cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio.” Dice il papa nell’ omelia, cosa che è “chiaramente da intendersi in senso simbolico e teologico. In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica, contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo.”

Perché, ha spiegato Benedetto, “è l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato.” E “le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia.” Quindi Dio “è all’origine di tutto e tutto governa non alla maniera di un freddo ed anonimo motore, ma quale Padre, Sposo, Amico, Fratello, quale Logos, “Parola-Ragione” che si è unita alla nostra carne mortale una volta per sempre ed ha condiviso pienamente la nostra condizione, manifestando la sovrabbondante potenza della sua grazia.” La cosmologia cristiana, sottolinea il papa “anche nella nostra epoca, dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità. Il pensiero cristiano paragona il cosmo ad un “libro” – così diceva anche lo stesso Galileo –, considerandolo come l’opera di un Autore che si esprime mediante la “sinfonia” del creato. All’interno di questa sinfonia si trova, a un certo punto, quello che si direbbe in linguaggio musicale un “assolo”, un tema affidato ad un singolo strumento o ad una voce; ed è così importante che da esso dipende il significato dell’intera opera.”

Il passaggio verso il culmine della “creazione e della storia” è nel Cristo risorto che “va oltre: il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna anticipa il punto della “ricapitolazione” di tutto in Cristo.” Ecco perché “non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo.” E “il nostro sforzo di liberare la vita umana e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro, conserva il suo valore e il suo senso anche se apparentemente non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili, perchè “è la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire” come il papa ha scritto nella Spe Salvi. Ecco allora anche il ruolo della Chiesa secondo la dottrina del Concilio Vaticano II.

“La Chiesa è umanità illuminata, “battezzata” nella gloria di Dio, cioè nel suo amore, nella sua bellezza, nella sua signoria. La Chiesa sa che la propria umanità, con i suoi limiti e le sue miserie, pone in maggiore risalto l’opera dello Spirito Santo. Essa non può vantarsi di nulla se non nel suo Signore: non da lei proviene la luce, non è sua la gloria. Ma proprio questa è la sua gioia, che nessuno potrà toglierle: essere “segno e strumento” di Colui che è “lumen gentium”, luce dei popoli.” La riflessione finale il papa l’ha riservata a San Paolo: “La grazia di Dio ha fatto di Paolo una “stella” per le genti. Il suo ministero è esempio e stimolo per la Chiesa a riscoprirsi essenzialmente missionaria e a rinnovare l’impegno per l’annuncio del Vangelo, specialmente a quanti ancora non lo conoscono.”

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