Il Nobel al bosone di Higgs, che può dimostrare la meraviglia della creazione

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La volevano chiamare “goddamn particle”, la particella maldedetta (ma in realtà l’espressione originale inglese è un po’ blasfema). Ma poi si pensò che quel titolo avrebbe urtato la suscettibilità di qualcuno. E allora nel 1993 Leon Lederman, premio Nobel che stava firmando il libro, decise di cambiare il titolo. “The God particle”, la particella di Dio, è uscito nel 1993. Era una teoria. Lo scorso anno si è avuta la conferma della scoperta del bosone. E Peter Higgs, il fisico che ne aveva teorizzato la scoperta, ha vinto il Nobel per la Fisica di quest’anno.

In fondo a Higgs non piace nemmeno chiamarlo “il bosone di Higgs”, ma ad una teoria viene sempre dato il nome del suo inventore. Ma quando fu scoperto, lo scorso 4 luglio, subito si pensò ad una prova della creazione. Non fosse altro che senza quella particella nulla avrebbe massa, e tutto sarebbe un brodo di pura energia.

C’è però un legame scientifico tra la Chiesa e il bosone di Higgs, anche se è più pragmatico di quello che si pensi. Che si fosse vicini alla scoperta del bosone fu infatti confidato a Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, durante un simposio sulla fisica sub-nucleare che ebbe luogo nella Casina Pio V in Vaticano, sede dell’accademica. Lì alcuni ricercatori del CERN di Ginevra avevano mostrato i primi solidi indizi che permettevano di ritenere prossima alla conclusione la caccia al bosone. Alla notizia della scoperta, Sanchez aveva commentato con entusiasmo che “ogni volta si dimostra che la Creazione è qualcosa di meraviglioso”, e sottolineato che “lo scienziato scopre leggi che non ha messo lì. E chiedersi chi sia stato a metterle è una domanda teologica: lo scienziato si limita a dire che le ha scoperte, il credente vede il frutto dell’azione di Dio”.

Ed Elio Sgreccia, teologo ed esperto di bioetica, già presidente della Pontifica Accademia della vita, aveva ricordato che, dopo le teoria della nebulosa o del big bang, la scienza è arrivata a supporre che “esista un elemento primigenio da cui sia scaturito il mondo. Noi la chiamiamo creazione, in quanto è l’azione di un creatore intelligente che ha pensato e voluto l’universo”.

D’altronde, anche il Big Bang, la “singolarità” della storia in cui le leggi della fisica vengono meno a detta degli stessi scienziati, è stata visto come una prova della creazione: nell’universo c’è perlomeno un inizio.

Dietro il Nobel al bosone di Higgs c’è il lavoro del CERN di Ginevra, il laboratorio da cui sono venute alcune delle più importanti scoperte degli ultimi anni. A capo del CERN, c’è Rolf Heuer, fisico tedesco di 63 anni. Fu lui a partecipare all’incontro alla Casina Pio V. E fu sempre lui, nel giugno del 2010, ad incontrare Benedetto XVI. In quell’occasione lo invitò a fare una visita al CERN, per rinforzare il dialogo tra scienza e fede.

C’è andata, intanto, una delegazione del Progetto Culturale della CEI, a dicembre 2011. Trascorsero una giornata a cento metri di profondità, tra macchine costruite per riprodurre il vuoto lunare e il freddo cosmico, apparecchi che creano il “fluido perfetto” e rilevatori in grado di scattare ad ogni secondo milioni di fotografie alle particelle elementari. La delegazione era composta dai cardinali Ruini e Scola, dall’Osservatore della Santa Sede all’Onu di Ginevra Tomasi e dal vescovo di Oristano Sanna, dal paleoantropologo monsignor Fiorenzo Facchini e il demografo Gian Carlo Blangiardo, e dai filosofi morali Francesco Botturi e Paola Ricci Sindoni; e poi dalla preside di Psicologia della Cattolica Eugenia Scabini, il giurista Francesco D’Agostino, il filosofo Sergio Belardinelli e il direttore di Tvsat 2000 Dino Boffo.

A guidarli c’era Ugo Amaldi, anch’egli membro del comitato, uno dei più noti fisici italiani, già coordinatore di un esperimento del Lep e impegnato con la fondazione per adroterapia oncologica Tera, a trasferire il know how del Cern nella lotta contro i tumori (l’ultimo nato è il centro Idra pediatrico): “Uno scienziato – ha spiegato – può interpretare la realtà esclusivamente attraverso il dato naturale, relegando l’uomo in un ruolo marginale, oppure può credere che esista un Creatore che mantiene nell’essere la natura com’è, creata e libera di evolversi, affinché vi si sviluppino forme di intelligenza sempre più complesse, fino alla condizione umana che è abitata dal libero arbitrio e dall’anima. Questa visione non è in contrasto con il metodo scientifico: purtroppo la nostra società è imbevuta di questo naturalismo che afferma che tutto è solo natura, mentre il naturalismo aperto al trascendente ha un minore appeal”.

Intanto, la particella di Dio è stata finalmente scoperta, e così riconosciuta a livello scientifico da guadagnarsi il Nobel. Chissà se gettando una luce sulla materia oscura (il prossimo progetto del CERN) si troveranno altre tracce della creazione.

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