Il 15 ottobre arriva in Vaticano il nuovo segretario di stato: voglio essere contagiato dalla semplicità di Papa Francesco

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Semplice, modesto, piacevole, senza fretta, si presenta sicuro e ringraziando. Con un’espressione pulita e ferma di ciò che la Chiesa significa oggi, sul suo posto nella vita odierna. Riconosce che, inizialmente, per prudenza, non voleva concedere interviste a nessun media, ma nel concedere un’intervista a uno “non puoi non ricevere gli altri”. Ancora Nunzio nel Venezuela, da Caracas ci dice che con un Papa argentino “lo spagnolo è, oggi, la lingua del mondo”. È un piacere parlare la stessa lingua.

Prenderà possesso della sua carica come Segretario di Stato della Santa Sede, il più vicino al Santo Padre, il 15 ottobre prossimo, in Vaticano. Il Papa ringrazierà al cardinale Bertone per il suo servizio in questi anni, e nello stesso evento Mons. Parolin si renderà disponibile a Papa Francesco.  Dopodiché, potrà dimostrare le sue buone doti come diplomatico. Arriva in vaticano con 58 anni. 

Come ha ricevuto la notizia della sua nomina?

La richiesta del Papa è stata per me una sorpresa. Sapevo che il mio era uno dei nomi che si stavano prendendo in considerazione, ma sono sincero quando dico che non pensavo mai in una nomina a questo livello. È una carica di molta responsabilità. Sono rimasto molto colpito. Comunque, mi sento sereno, anche se quando ci penso… sono andato alla Basilica di Santa Teresa, a Caracas, dove si trova l’immagine del Cristo Nazareno di San Paolo, mi sembra ci sia un’altra immagine simile a Siviglia, e mi sono messo davanti a Dio ed ho pregato: “Signore, questa volta tocca a te dirmi”.

Quale sarà il suo compito come numero due? Come crede che sarà lavorare con Papa Francesco, vista la carica di grande fiducia e così vicina al Santo Padre?

Dovrò aiutare il Papa. Vedo che lui porta avanti il suo compito con molta gioia ed io spero che lui mi attacchi questa gioia, questa semplicità di spirito. In particolare, spero essere contagiato, perché veramente lo ammiro, dalla sua spiritualità, dal suo rapporto con Dio.

Ha avuto dei contatti con lui in questi anni, vivendo lei in Venezuela, mentre il Papa era arcivescovo di Buenos Aires?

Non ho avuto molto contatto con lui, soltanto in qualche occasione. Mi stupisce vedere la semplicità con la quale lui porta su di sé questa “carica”. Spero poter imparare da lui. I giovani devono imparare dagli anziani e a me dicono che sono giovane –anche se non tanto -, per cui devo osservare.

Lei è un diplomatico e conosce la realtà dell’Asia e di Medio Oriente. Adesso, con tutti questi conflitti, cosa ci può dire della situazione in Siria e del ruolo di Papa Francesco a livello internazionale? 

La spinta del Papa per la pace è stata molto importante; ascoltare la Chiesa è l’unica strada. Ha messo tutti i mezzi della Chiesa a favore della pace. Oltre gli atti concreti che tutti conosciamo, con tutte le persone di buona volontà, ha spinto la diplomazia vaticana a fare tutto il possibile per la pace. Io creo che questo sia il nostro ruolo, il ruolo della Chiesa. Questo giustifica anche la presenza della Chiesa a livello internazionale. Questo è il suo lavoro per il bene comune. La Chiesa deve essere lì. L’obiettivo della diplomazia vaticana è lavorare per la pace.

“La Chiesa deve essere al servizio del mondo con la sua identità. In caso contrario, non sarebbe al servizio del mondo”.

Oggi, verso dove deve camminare la Chiesa? Quali sono le sue sfide?

Vorrei, in modo particolare, far notare che non c’è niente di nuovo. La Chiesa ha sempre camminato in quella direzione, ma è anche vero che adesso c’è un’aria nuova, fresca: c’è spontaneità. Bisogna ricordare che la Chiesa esiste in funzione del mondo e adesso bisogna dare una maggiore enfasi a ciò che abbiamo. La Chiesa deve essere al servizio del mondo con la sua identità. Questo è molto importante, e bisogna porre l’accento su questo. Se non fosse così, non renderebbe servizio al mondo. Questa è la base del dialogo con gli altri, con le altre religioni.

Così è l’avvicinarsi agli altri, al mondo, senza perdere un’identità forte. Noi dobbiamo essere “sale e luce”. Noi non possiamo essere soltanto sale o luce. (SALE, cioè, saporire, comunicare, trasmettere, contagiare ad altri quello che uno vive. LUCE, siamo chiamati ad essere una piccola luce in mezzo al mondo, offrendo a Dio …)

Dopo la Nunziatura nel Venezuela, dove la Chiesa sicuramente sarà stata obbligata a mediare in una società molto divisa… cosa si aspetta dei suoi primi giorni in Vaticano? Cosa crede che troverà?

Anzitutto, devo ascoltare. Sono stato così immerso nella realtà del Venezuela, che non ho avuto tempo per altro. Devo imbevermi di tutti gli affari appena arrivo, aggiornarmi. Il Papa, com’è noto, vuole riformare la Curia, gli organismi vaticani. Ha incaricato un gruppo di otto cardinali, esperti in diverse materie. Vuole riformare la struttura della Chiesa tramite il lavoro di questa Commissione. Io mi pongo davanti a Dio. Il Signore parla attraverso la storia, Lui ci dirà cosa dobbiamo fare.

Che giorno arriverà a Roma? Quando prenderà possesso della sua carica?

Il 15 ottobre, giorno di Santa Teresa di Gesù. Sarà un atto privato, un incontro del Santo Padre con i membri della Segreteria di Stato. Prima si svolgerà l’atto di ringraziamento di Papa Francesco al cardinale Bertone e, dopo, il mio ingresso nella nuova carica.

“Le chiedo una cosa – finisce – preghi per me: dieci Ave Maria durante dieci giorni, per lo meno”.

Mons. Parolin si è messo davanti a Dio nella Chiesa di Santa Teresa; prenderà carica della sua nomina il 15 ottobre, festività della Santa. È chiaro che Santa Teresa di Gesù è nella sua vita. Questa è la ragione per cui l’ho invitato ad Ávila, e mi sono offerta come anfitrione, per portarlo nel primo convento di Santa Teresa nel Centenario della sua fondazione. E mi ha risposto con un grande senso dell’umore: “Ne sarei lieto, ed adesso sarò vicino alla Spagna. Sono stato ad Ávila nel 1996… tempo fa e sarei felice di tornarci”. “Non dico di no – ha continuato – anche se credo che non avrò tanto di quel tempo a disposizione”. Speriamo che possa tornare ad Ávila e che lo faccia con Papa Francesco, nel 2015, per festeggiare il V Centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù.

 

 

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