Il nuovo non è per forza meglio dell’antico

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.03.2024 – Aurelio Porfiri] – Per alcuni sembra che tutto ciò che è nuovo deve essere considerato meglio di ciò che lo precede. Questa idea della storia come continuo progresso deve un impulso importante al buon vecchio Hegel ma è divenuta oramai così pervasiva che non ci facciamo più caso.
Eppure le cose non stanno così, la storia non ci insegna il disprezzo per quello che ci ha preceduto, ma ci insegna anzi a costruire il futuro poggiando saldamente i piedi nel passato è bella tradizione (le due parole non sono sinonimi).
Devo convincermi dell’idea che il migliore artista del nostro secolo sia meglio, ad esempio, di Raffaello o Caravaggio? Faccio molta fatica a fare questo, anche se bisogna evitare il rischio opposto, cioè pensare che solo quanto è nel passato mentre tutto quello che è nella modernità fa pietà. Naturalmente non è così. Il critico letterario Antoine Compagnon in un suo celebre libro chiama questo atteggiamento la “tradizione del nuovo”. Pensare che quello che abbiamo domani sarà per forza meglio di quello che avevamo ieri è una lista speranza, ma abbiamo imparato che non è così che funziona il mondo. Dobbiamo essere in grado di comprendere come mediare quello che ci precede con quanto ci segue vivendo un presente pieno.
Poi dobbiamo certamente distinguere l’antico dal vecchio. Le cose vecchie divengono obsolete è in questo senso potrebbero essere certamente superate dalle cose nuove, ma le cose antiche non divengono obsolete, esse divengono, per usare un termine di moda, “classiche”.
Non dobbiamo aver paura di riconoscerci bisognosi di una tradizione che ci precede e che ci seguirà, siamo l’anello di una catena che congiunge l’origine al compimento.
Questa riflessione è stata pubblicata oggi dall’autore sul suo sito Traditio, per conoscere tutto su tradizione e tradizionalismo [QUI].
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