Perché sia l’America sia la Russia coccolano il dittatore Aliyev? Fino a quando?

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.03.2024 – Renato Farina] – La Cop29 si terrà a Baku e Antony Blinken ha detto che gli Stati Uniti «sostengono con forza» l’Azerbajgian. Dov’è finito il monito dei mesi scorsi? Che gioco stanno facendo le due grandi potenze che guardano il Caucaso?

1. C0P29, il grande concistoro mondiale sul clima si terrà a Baku il prossimo novembre. Informa Lindney Snell che il Segretario di Stato americano ha dichiarato, con enorme soddisfazione del dittatore azerbajgiano, Ilham Aliyev: «Secondo Blinken, gli Stati Uniti “supportano fortemente” l’Azerbajgian (=AZ) che ospita la COP29. Blinken ha sostenuto di continuare gli aiuti militari statunitensi all’AZ intrapresi durante il suo brutale blocco del Nagorno-Karabakh (anche se l’AZ non sembra avere problemi a procurarsi miliardi di dollari in armi da Israele da sola)». Il monito dei mesi scorsi all’Azerbajgian dov’è finito?
2. Kamil Zanalli, famoso preparatore atletico azero, è stato arrestato lo scorso 21 febbraio, a Mosca, all’aeroporto Domodedovo su mandato di cattura internazionale nell’ambito degli accordi di collaborazione giudiziaria con la Russia. Ci sono filmati che mostrano Zanalli tagliare la testa a un vecchietto armeno inerme. Ha guidato e organizzato bande di Azeri che danno la caccia ad Armeni in Russia. È bastata la protesta del governo dell’Azerbajgian, una mobilitazione di poche ore dei media, ed è stato trasferito subito a Baku dove è stato accolto da una grande folla come un eroe. Intanto l’Azerbajgian ha riscosso nuove forniture di gas dalla Russia. Cedutegli a basso prezzo e rivendute con enorme lucro all’Europa.
Che dire? Quel vecchietto conta meno di una bombola di gas? Per l’Italia e il nostro governo senz’altro, come per la Russia. In che cosa siamo diversi? E Biden, perché vellica il tiranno anticristiano? Ha scelto l’asse con la Turchia?
Oggi mi trovate un po’ arido. La disillusione in me, e in noi Molokani, è in lotta perenne con la visione dei volti di giovani incantevoli e vecchie rugose che esprimo desiderio assoluto di pace inondando di bellezza il mondo, persino più forti e più durevoli (sto bestemmiando?) del genocidio, cioè dell’azzeramento totale della popolazione legata da comune identità, che è stato conseguito tramite deportazione con semina di svariati morti dall’Artsakh (il Nagorno-Karabakh del linguaggio ufficiale). Il male assoluto credo sia sconfitto dal crepuscolo della Pasqua che getta i raggi lumninosi del Risorto sui vivi e sui morti Armeni. L’Ultimo Giorno? Sì, ma i suoi baluginii di dolorosa gloria esistono già ora.
Gli Armeni i cui avi udirono duemila anni fa l’annuncio dell’apostolo Bartolomeo, poi martirizzato vicino all’attuale Baku (capitale dell’Azerbajgian sul Mar Caspio), sono stati estirpati dal loro stesso grembo, anche i monaci hanno dovuto lasciare i monasteri, tesori incastonati come gioielli nella pietra viva. Questo pezzo di mondo verdeggiante e roccioso, attraversato da ruscelli cristallini, profumato di erbe, strabordante di segni del divino incarnato tra noi, è stato preso di forza dall’Azerbajgian con due mosse. La prima con la guerra dei 44 giorni (autunno del 2020), la seconda con l’assalto dirompente del 19-20 settembre 2023. C’è stata una terza mossa: quella della passività o addirittura del consenso attivo dell’Occidente e di Israele.
I Turchi Ottomani nel 1915 non erano riuscito a purificare questo territorio caucasico dal cristianesimo armeno, hanno dovuto accontentarsi di masticare con le loro mandibole di cannibali un milione e mezzo di miei fratelli dell’Anatolia, dal monte Ararat fin quasi ad Aleppo in Siria. Con l’Artsakh ci sono riusciti i Turcomanni di Ilham Aliyev. E hanno potuto farlo, non mi stanco di ripeterlo, con il concorso occidentale. Non ho il diritto di interrompere il toc toc toc. E ancora toc. Questa goccia mi batte in testa, me la buca. Come vorrei incidesse sul cranio dei governanti e dei popoli. Ah, se fossi un rapper o un trapper buono per Sanremo scatenerei una mitragliatrice di parole in rime metropolitane, alzando un’onda di verità, restituendo voce ai tanti martiri e ai sopravvissuti, perché possano rientrare in possesso di quell’inizio di Paradiso che un giorno abitarono. Sono 101 mila i profughi d’Artsakh ora sparsi nella Repubblica armena.
Interessano a qualcuno i risultati delle elezioni in Azerbajgian? A me. Non che credessi al miracolo di un ribaltamento che abbattesse il dittatore e la sua dinastia inossidabile. Ma anche quella dei Ming, come i vasi omonimi, si infranse. Speravo però che per una volta uscisse un numero che permettesse di giocarmelo al lotto. Niente da fare: 92. Ilham Aliyev ha battuto sé stesso. Fantastico. È al quinto mandato.
C’erano sei candidati alle elezioni, in rappresentanza di 23 partiti. Tutti hanno dichiarato di desiderare la vittoria di Aliyev, il quale ha indetto elezioni anticipate per consacrare la nuova era. Quella inaugurata dalla conquista dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Oggi, e giustamente, tutti dicono parole tremende su Putin per l’assassinio in gulag dell’oppositore Navalny. Invece baci e abbracci per Aliyev che tiene in carcere non solo 55 prigionieri politici Armeni, ma centinaia di Azeri coraggiosi nemici del tiranno. Fino a quando?
Il Molokano
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2023 di Tempi in formato cartaceo e sulla edizione online Tempi.it [QUI].
Foto di copertina: il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, celebra la conquista dell’Artsakh nella piazza principale della capitale Stepanakert della Repubblica di Artsakh occupata, il 15 ottobre 2023.