“Io sono di Gesù”: Rolando Rivi diventa beato

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“Io sono di Gesù”. Di questa coscienza, Rolando Rivi aveva fatto un programma di vita. E con questa coscienza è morto il 13 aprile 1945, a 14 anni, ucciso dai partigiani comunisti a Piane di Monchio, tra i boschi delle colline modenesi. Oggi questo ragazzo, giovane seminarista, viene proclamato beato. 

Ad avverare le parole della nonna: “Diventerà un santo o un mascalzone” diceva, davanti a quel bambino esuberante, “il più scatenato nei giochi, il più assorto nella preghiera”, un trascinatore per i suoi compagni. Anche nella fede. Fin da piccolissimo serve la Messa come chierichetto. È colpito dal suo parroco, don Olinto Mazzochini, e decide che da grande sarà come lui. Tale proposito si conferma nel giovane Rolando, che a 11 anni entra in seminario a Marola nel Comune di Carpineti (Reggio Emilia) e veste per la prima volta l’abito talare. Non vorrà toglierlo più, neanche quando il clima diventerà pericoloso – i sacerdoti sono malvisti dai partigiani e subiscono minacce e intimidazioni – e non è consigliabile ostentare la propria fede. Ma Rolando dirà sempre: “Non voglio toglierla, significa che io sono di Gesù”. D’estate, quando il giovane rientra al paese di San Valentino, diventa un modello e un esempio per i suoi coetanei, che incita all’amicizia con Gesù, l’amico per eccellenza per Rolando. È una testimonianza semplice la sua, innocente come la sua età, ma forse per questo vista con ancor più odio da chi vorrebbe cancellare in un sol colpo la dittatura e la Chiesa.

È il 10 aprile 1945 quando Rolando scompare. I genitori trovano i suoi libri nel boschetto, poco distante da casa, dove si recava abitualmente a studiare. E un biglietto: “Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani”. Non tornerà più a casa. Sarà schernito e torturato, la sua tonaca, dalla quale non voleva separarsi, gli sarà strappata di dosso e arrotolata per farne un pallone. Rolando è morto il 13 aprile alle tre del pomeriggio, ucciso da due colpi di pistola, al cuore e alla testa, dopo aver pregato – ultimo suo desiderio – per i suoi genitori. Solo il giorno dopo, il padre Roberto Rivi e don Alberto Camellini, il parroco di San Valentino, ne ritrovarono la salma in condizioni strazianti: il volto coperto di lividi, il busto martoriato e due fori di proiettile, uno alla tempia sinistra e un altro all’altezza del cuore. Nel 1951 la Corte di Assise di Lmartirioucca condanna gli autori dell’efferato omicidio. La condanna viene confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventa definitiva in Cassazione.

Il processo di canonizzazione si è aperto nel 1989. Nel 2001 si ha notizia di un miracolo attribuito all’intercessione di Rolando Rivi. Un bambino inglese, James, guarì inspiegabilmente da una grave forma di leucemia dopo che i suoi genitori avevano posto sotto il suo cuscino una reliquia di Rolando Rivi, recuperata da un amico di famiglia tramite padre Giovanni Battista Colusso, parroco di San Valentino, luogo in cui riposano le spoglie del giovane seminarista. Si tratta di una ciocca di capelli intrisa del sangue del suo martirio. I medici attestarono la guarigione miracolosa. Nel 2006, la Chiesa riconobbe l’attribuzione a Rivi di una serie di guarigioni miracolose e avviò la causa di beatificazione. Il 27 marzo scorso, Papa Francesco ha decretato che Rolando fu ucciso “in odio alla fede” e ha fissato per il 5 ottobre la cerimonia di beatificazione, presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi.

Il martirio di Rolando “non è a favore di una fazione contro l’altra: muore per tutti e nell’evento è contenuto un alto valore civile” ha detto l’arcivescovo di Modena – Nonantola, monsignor Antonio Lanfranchi. È “un atto di riconciliazione, di purificazione della memoria storica, perché tutti possano sentirsi uniti nella costruzione della civiltà dell’amore, fondata sulla giustizia e il rispetto della persona”. Rolando è “una figura particolarmente significativa per i giovani, che sono nella fase progettuale della vita” ha sottolineato il vicario generale di Modena, monsignor Giacomo Morandi. Gli fa eco Emilio Bonicelli, segretario del Comitato amici di Rolando Rivi, che ha promosso la causa di beatificazione: “Rolando è una figura a cui guardare per il futuro. Il Papa ha ricordato che i cristiani oggi, specie i giovani, hanno bisogno di testimoni, e Rolando ci mostra la passione per il vero bene. La beatificazione è un evento storico per tutto il paese: dei 130 seminaristi e sacerdoti uccisi in odio alla fede, Rolando è il primo che, grazie al martirio, giunge alla beatificazione”.

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