Intimidazioni ad un altro sacerdote calabrese. «Il silenzio finisce. Il sipario si chiude. Mi vendico con l’amore, la misericordia e il perdono»

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.02.2024 – Vik van Brantegem] – A distanza di pochi giorni dall’aggressione e dell’auto incendiata al Parroco di Santo Stefano e di San Nicola in Varapodio, Don Gianni Rigoli, come abbiamo riferito [QUI], un altro parroco calabrese è stato raggiunto da minacce e intimidazioni con inquietanti ed inequivocabili “messaggi”. Mercoledì scorso è stata danneggiata l’auto di Don Felice Palamara, OSC, Parroco di San Nicola in Pannaconi, frazione di Cessaniti in provincia di Vibo Valentia. Intanto, in serata di ieri a Varapodio c’è stata l’annunciata fiaccolata silenziosa di solidarietà promossa dalla Diocesi di Oppido-Palmi con Don Rigoli. Si attende l’espressione di sostegno a questi sacerdoti della periferia e difensori degli ultimi da parte della Santa Sede. Cardinal Czerny se ci sei batti un colpo!


Già nei mesi scorsi, Don Felice Palamara aveva subito intimidazioni e ricevuto lettere minatorie nelle quali veniva indirettamente citato nelle minacce anche il Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Attilio Nostro, ma solo da qualche giorno la gente del posto ne era venuta a conoscenza.

Nel nuovo episodio sono state incise sulla carrozzeria croci e parole offensive. Il vescovo in serata ha raggiunto Don Palamara e ha dormito in canonica, per celebrare poi la Santa Messa, già prevista ma che ha acquisto il significato di forte vicinanza al Parroco, mentre la comunità parrocchiale si stringe attorno a lui: «Siamo indignati, non permetteremo a nessuno di fargli del male. Questo paese ha già troppo sofferto, i gesti e le minacce di pochi vigliacchi non possono infangare l’intera comunità pannaconese orgogliosa e fiera di avere a guida della chiesa di San Nicola Don Felice Palamara».

Il Comune di Cessaniti è commissariato per le dimissioni nell’agosto 2023 del Sindaco dopo che dall’operazione Maestrale Carthago erano emersi possibili condizionamenti mafiosi sull’amministrazione comunale. E solo alcuni giorni fa nella stessa frazione di Pannaconi si era verificata l’aggressione di una dottoressa in servizio di Guardia Medica durante una visita a domicilio, per la quale è stato denunciato un 60enne per violenza, lesioni e minacce.

Don Palamara ha scritto sul suo profilo Facebook che avrebbe celebrato la Santa Messa «per coloro che ci affliggono», spiegando che avrebbe continuato «a celebrarla per loro, fino a vedere in loro un cambiamento». Lui poeta, spiritualmente ed intimamente legato al beato Don Francesco Mottola (Tropea, 3 gennaio 1901-Tropea, 29 giugno 1969), da lui miracolato e del quale emula gli insegnamenti nella sua quotidianità spesa sempre a fianco degli ultimi, risponde a chi vorrebbe minare la sua serenità con dei versi: «Il sipario si chiude, la commedia termina, il silenzio finisce, per chi ancora continua a giocare, per chi ancora si diverte nel continuare a seminare cattiveria, per chi ancora cerca in ogni modo di distruggere ed impaurire. Il sipario si chiude ma non il mio cuore perché continuo ad amare, ad amarli se pur ogni loro gesto è impregnato di odio, di rabbia. Mi vendicherò con l’amore, con la misericordia, perché l’arma che conosco ed uso, sarà solamente il perdono, che mi renderà libero, donando serenità alla mia povera anima».


Don Felice Palamara è nato nel 1985 a Tropea, in provincia di Vibo Valentia. Dopo aver frequentato il Seminario Minore Liceale di Catanzaro, è entrato nel Pontificio Seminario Romano Maggiore e presso la Pontificia Università Lateranense ha conseguito il baccalaureato in Filosofia e Sacra Teologia. Il 13 maggio 2011 stato ordinato sacerdote. Il 3 gennaio 2012 è entrato a far parte dei Sacerdoti Oblati del Sacro Cuore, fondati dal beato Don Francesco Mottola. Dal luglio 2011 fino a maggio 2014 è stato alla guida della Parrocchia Santa Maria dei Cento Ferri di Panaia di Spilinga. Da settembre 2013 ad aprile 2014 ha svolto il servizio come cappellano presso l’ospedale di Tropea. Dal 27 agosto 2014 è Parroco di San Nicola in Pannaconi.


Don Felice Palamara ha pubblicato l’anno scorso con Mario Vallone Editore Il sacerdote tra stola, catino e grembiule (riflessioni poetiche) (94 pagine [QUI]).

«Il libro, in definitiva, ci presenta un’immagine del sacerdozio a tutto tondo, che non deriva da una riflessione realizzata a tavolino secondo la fredda logica delle idee chiare e distinte, ma dall’esperienza viva e bruciante, trasfusa con inchiostro su carta, di un sacerdote che ogni giorno sceglie – e quindi propone – di essere tale non a parole ma facendo risplendere in noi la Parola». Queste le parole finali della Prefazione al libro scritta da Don Vincenzo Scerbo.

Concludendo la presentazione del libro che si è svolta a Pannaconi, la poetessa Romina Candela si è rivola al parroco-autore con queste parole: «In tutto ciò che fai ci metti amore, carità e tantissimo entusiasmo. La parola entusiasmo deriva dal greco en theos, che significa c’è un dio dentro di te», denominando Don Palamara “Don Entusiasmo”.

Don Felice Palamara esprime nei suoi versi fede, speranza e amore. Si appoggia al tema del tempo e dell’eternità e, in quanto tale, è essenzialmente religioso. Rivela una sensibilità e un calore umano particolari. A essi si avvicina chi ama la bellezza delle cose umili, semplici, vere; chi sente l’afflato della famiglia, in senso cristiano e calabrese, e ne rimane “scalfito”.

In precedenza ha pubblicato: Don Francesco Mottola: un’esperienza sacerdotale alla luce della carità (Meligrana Editore 2011), Una bussola per tutto l’anno. Un pensiero al giorno del Venerabile Don Francesco Mottola (Thoth Edizioni 2012), Appunti di immagini e giorni (Thoth Edizioni 2013), Inni, canti, preci alla Vergine Maria dei Cento Ferri (Thoth Edizioni 2013), Padre Luciano De Luca: un uomo di Dio tra la gente (Thoth Edizioni 2016), Inni, canti e preci a San Nicola, celeste patrono di Pannaconi (Thoth Edizioni 2016), Un mondo d’amore (Mario Vallone Editore 2018), Con lo sguardo verso l’infinito (Mario Vallone Editore 2020).


Il racconto di quanto successe a Don Felice Palamara nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2008: la fine delle sofferenze grazie all’intercessione di Don Francesco Mottola appena proclamato beato.

Don Felice Palamara e il miracolo di Don Mottola: «Stavo male, l’ho sognato e sono guarito»
di Saverio Caracciolo
Lacnews24.it, 10 ottobre 2021


Don Felice Palamara è un giovane sacerdote di Tropea, Parroco di Pannaconi, nel Vibonese e fin da piccolo era attratto dalla figura di Don Francesco Mottola, un sacerdote di Tropea nato il 3 gennaio 1901. Don Mottola a soli 27 anni viene colpito da una paresi, e oltre a rimanere quasi privo della parola è costretto a rimanere spesso in casa, ma proprio durante la sua malattia ha saputo unire contemplazione e azione.
Viene definito un certosino della strada vicino alle persone bisognose quelle che lui definiva “i nuju du mundu” che erano emarginati dalla società perché poveri, per loro fondò la Casa della Carità per dargli tutto il suo amore, ed insieme a Irma Scrugli fondò nel 1930 la famiglia degli oblati e delle oblate del Sacro Cuore. Morì il 29 giugno del 1969 a soli 68 anni.
Don Felice definisce Don Mottola «un modello di sacerdozio» cercando umilmente di imitarlo, perché come lui ci dice «anche nel 2021 esistono persone emarginate e bisognose». Don Felice apre a Pannaconi una piccola casa della carità che lui stesso definisce «la piccola Betlemme per il suo significato, la città del pane e ciò vuol dire che la casa dovrà accogliere chi non ha nulla, come ha già accolto Teresa, la prima figlia di questa casa di carità Pannaconese», una donna che prima viveva in una casa senza luce e acqua.
Questa mattina a Tropea Don Francesco Mottola è stato beatificato durante una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, dal neo Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Monsignor Attilio Nostro e da vari vescovi calabresi. La beatificazione si è resa possibile grazie al miracolo che ha ricevuto proprio Don Felice per intercessione di Don Mottola.
La storia
Nel 2008 Don Felice iniziò ad avvertire dei dolori atroci alla vescica, per lui fu l’inizio di un vero calvario che lo portò a consultarsi con vari medici. A Don Felice fu inserito un autocateterismo vescicale che gli consentì meccanicamente di svuotare la vescica.
Il 6 maggio del 2010 nell’ultima visita i medici gli dissero che era concreto il rischio di dover ricorrere alla dialisi, e per risolvere il problema c’era bisogno di un intervento chirurgico.
Il sogno ed il miracolo
La notte tra il 13 e il 14 maggio dello stesso anno, Don Felice sognò Don Francesco Mottola, dal racconto i due si trovavano in una chiesa semibuia, con Don Felice che vedeva avvicinarsi un sacerdote con l’abito talare. «Ma chi siete?», chiese in sogno Don Felice. «Possibile che non mi conosci?», fu la risposta del misterioso sacerdote, che poi continuò: «Parli con tutti di me e ogni giorno mi chiami, sono Padre Francesco Mottola». A quel punto Don Felice alzò lo sguardo e riconobbe il volto del Padre e in sogno affermò: «Purtroppo Padre sto male, ho un problema alla vescica». Ma Don Mottola rispose: «Stai tranquillo, non farai più nessun intervento, stanotte ti alzerai e andrai in bagno». Erano le 03.10 di notte, era l’ora in cui Don Felice si svegliò e avvertì lo stimolo di andare a bagno ad urinare, senza il bisogno dell’autocateterismo.

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