Nel 2022 tutto era pronto per fermare la guerra in Ucraina

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.02.2024 – Vik van Brantegem] – Ritengo molto importante portare all’attenzione l’informazione fornita dall’amico e collega Marco Tosatti – perché rilevante per il passato, per il presente e per il nostro futuro – con la traduzione dell’articolo pubblicato da RT, che riferisce che Vladimir Zelensky nel 2022 rifiutò una pace favorevole a Kiev, come affermato da un suo ex aiutante, Aleksey Arestovich, fuggito negli USA, in una video intervista del 14 gennaio 2024 pubblicato da UnHerd [QUI].


Tosatti osserva che quanto detto nell’intervista, «ferma sostanzialmente quanto detto da Vladimir Putin nell’intervista a Tucker Carlson, e cioè che nel 2022 tutto era pronto per fermare la guerra, ma che l’Occidente non ha voluto. Fra l’altro, e questo la dice molto lunga sullo stato dell’informazione nel nostro sventurato Paese, solo La Stampa di Andrea Malaguti [QUI] ha avuto il senso giornalistico e l’onestà di mettere in rilievo questa notizia. Gli altri giornali – se hanno parlato dell’intervista, come non è in parecchi casi – hanno tralasciato questo punto chiave; e cioè che si sarebbe potuto evitare lo strazio di un Paese, decine di migliaia di morti e conseguenze pesanti per tutti i Paesi occidentali, salvo Stati Uniti e Regno Unito… Cosa ha detto la Mannino a Sanremo? Che siamo una colonia? Ecco, appunto».

Segue l’articolo de l’Antidiplomatico, che riprende i principali temi toccati dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin nell’intervista concessa a Tucker Carlson, preceduto dal link al video dell’intervista.


Zelensky ha rifiutato un accordo di pace favorevole con la Russia – ex aiutante
RT, 15 gennaio 2024

(Traduzione italiana dall’inglese a cura di Marco Tosatti per Stilum Curiae [QUI])

L’Ucraina aveva la possibilità di fare la pace ai colloqui di Istanbul del 2022, ma qualcosa o qualcuno ha fatto cambiare idea al Presidente Vladimir Zelensky, secondo un’intervista con il suo ex aiutante, Aleksey Arestovich, pubblicata lunedì.
Freddie Sayers, redattore capo del sito britannico UnHerd, ha intervistato Arestovich quasi un anno dopo che il principale spin doctor ucraino aveva lasciato il servizio di Zelensky [QUI]. Da allora si è trasferito negli Stati Uniti, affermando che Kiev lo vuole arrestare con accuse politicamente inventate.
“Ero un membro del processo di Istanbul, ed è stato l’accordo più vantaggioso che avremmo potuto fare”, ha detto Arestovich a Sayers. La delegazione ucraina ha “stappato la bottiglia di champagne” quando è tornata a Kiev, credendo che l’accordo fosse un affare fatto, ha aggiunto.
Secondo Arestovich, i protocolli erano “preparati al 90%” per un incontro diretto tra Zelensky e il Presidente russo Vladimir Putin, quando il Presidente ucraino ha annullato i colloqui.
Il suo rifiuto di un accordo è stato ampiamente attribuito al “massacro di Bucha”, di cui l’Ucraina ha accusato la Russia, ma Arestovich ha detto di non saperlo per certo. Qualcosa “assolutamente” ha fatto cambiare idea a Zelensky e “gli storici dovranno trovare una risposta a ciò che è successo”, ha detto Arestovich.
“Molti dicono che sia stato il Primo Ministro Boris Johnson a venire a Kiev e a mettere fine ai negoziati con la Russia. Non so esattamente se sia vero o falso. È venuto a Kiev, ma nessuno sa di cosa abbiano parlato, tranne, credo, Zelensky e lo stesso Boris Johnson”, ha detto a UnHerd.
Il ruolo di Johnson nell’affossare i colloqui di pace di Istanbul è stato riportato già nel maggio 2022 dall’Ukrainska Pravda. Secondo l’agenzia, Johnson è arrivato a Kiev con “due semplici messaggi”: che il Presidente russo Vladimir Putin è “un criminale di guerra” con cui non si deve negoziare e che, anche se l’Ucraina è pronta a firmare un accordo con la Russia, l’Occidente non è pronto.
David Arakhamia, leader del partito di Zelensky nel parlamento ucraino, ha parlato della visita in un’intervista del novembre 2023 [QUI], parafrasando il messaggio di Johnson come se avesse detto agli Ucraini “continuiamo a combattere”.
La scorsa settimana l’ex Primo Ministro britannico ha finalmente commentato la questione [QUI], affermando di aver semplicemente detto a Zelensky che il Regno Unito avrebbe sostenuto l’Ucraina “al mille per cento” e che qualsiasi potenziale accordo con la Russia sarebbe stato “piuttosto sordido”. Tuttavia, ha ribadito di non aver “ordinato” a nessuno di fare qualcosa.
Secondo Arestovich, il conflitto si è ora evoluto oltre la Russia e l’Ucraina, contrapponendo l’Occidente collettivo al “Sud globale”.
“Dobbiamo negoziare un sistema di sicurezza completamente nuovo per l’Europa, che tenga conto di tutti i lati di questo problema”, ha detto a UnHerd, aggiungendo che la NATO dovrebbe discutere con la Russia “cosa ci vuole per garantire di non usare la forza militare in Europa per decidere questioni politiche”.
“Forse dovrei aggiungere che sono assolutamente pessimista sul fatto che questo accadrà. Penso che ci aspettino 10 o 15 anni di guerra in Europa”, ha detto Arestovich.

Tucker Carlson Network – Tucker Carlson intervista Vladimir Putin a Mosca il 6 febbraio 2024. L’intervista a Vladimir Putin è stata trasmessa l’8 febbraio 2024.
Con sottotitoli in italiano.


Intervista Putin-Carlson: tutti i punti salienti sintetizzati
l’AntiDiplomatico, 8 febbraio 2024


La tanto attesa intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin è andata in onda nella mezzanotte italiana e nonostante i maldestri tentativi delle lobby mediatiche e politiche filo Nato di impedire la visione ai cittadini del mondo libero si sta diffondendo ad una velocità incredibile.
Questi i principali temi toccati dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin.

Storia della Russia e dell’Ucraina
All’inizio dell’intervista, Putin ha fornito “una breve panoramica storica” della creazione e dello sviluppo della Russia e dell’Ucraina e delle loro relazioni. Ha detto che la Russia ha iniziato a formarsi come Stato centralizzato nell’862 e successivamente si è sviluppata come uno Stato con due centri: uno a Kiev e l’altro a Novgorod.
Dopo la frammentazione della Rus’, iniziò a formarsi uno Stato centralizzato con capitale a Mosca, mentre i territori meridionali, che comprendevano Kiev, tendevano verso il centro dell’Europa, verso il Granducato di Lituania, che in seguito si unì al Regno di Polonia. “I polacchi esercitavano la loro influenza in questi territori meridionali e trattavano la popolazione con durezza”. Per questo motivo gli abitanti di queste terre iniziarono a lottare per i loro diritti e si rivolsero a Mosca per prenderli sotto il loro controllo. Nel corso della storia, i territori sulla riva sinistra del fiume Dnepr, compresa Kiev, divennero parte della Russia, mentre le terre sulla riva destra del Dnepr divennero parte dello Stato polacco. “Durante il regno di Caterina II, la Russia riconquistò tutte le sue terre storiche, comprese quelle a sud e a ovest”, ha osservato Putin.
“E prima della Prima Guerra Mondiale, approfittando di queste idee di ucrainizzazione, lo Stato Maggiore austriaco iniziò a promuovere molto attivamente l’idea dell’Ucraina e dell’ucrainizzazione. È molto chiaro il perché: perché alla vigilia della guerra mondiale, ovviamente, c’era l’intenzione di indebolire il potenziale nemico, c’era il desiderio di creare condizioni favorevoli per sé stessi nella fascia di confine. E questa idea, che un giorno è nata in Polonia, che gli abitanti di questo territorio non sono pienamente russi, sono presumibilmente un gruppo etnico speciale, gli ucraini, ha iniziato ad essere promossa dallo Stato Maggiore austriaco”, ha detto Putin.
Il capo di Stato russo ha sottolineato che, durante la formazione dell’Unione Sovietica nel 1922, i bolscevichi “crearono l’Ucraina sovietica, che fino ad allora non esisteva affatto”.

Espansione della NATO
Nel proseguo dell’intervista, Putin ha sottolineato che sono state le autorità russe ad avviare il processo di dissoluzione dell’URSS. Secondo il presidente russo, ci sono diverse ragioni storiche. La prima è che i leader russi ritenevano che “le basi fondamentali delle relazioni russo-ucraine”, come la storia, la religione, la cultura comune, costituissero “la base dell’inevitabilità delle nostre buone relazioni”. Un’altra ragione era che le autorità russe ritenevano che, dopo la dissoluzione dell’URSS, non ci fossero più “linee di divisione ideologiche” e che la fine dell’Unione Sovietica sarebbe stata intesa in Occidente come “una proposta di cooperazione e alleanza”. Dopo il 1991, la Russia sperava di unirsi al mondo occidentale, ma “siamo stati ingannati” e sono seguite cinque ondate di espansione della NATO, ha osservato Putin.
Alla domanda sui motivi che spingono l’Occidente a rifiutare un avvicinamento alla Russia, Putin ha risposto di poter “solo ipotizzare”, aggiungendo che tra questi c’è il fatto che la Russia “è un Paese troppo grande” che ha una propria opinione.
Putin ha ricordato che la NATO si sta espandendo, includendo gli Stati baltici, tutta l’Europa orientale e anche l’Ucraina, promettendo a quest’ultima e alla Georgia nel 2008 che le porte del blocco erano aperte per loro. In questo contesto, Putin ha spiegato che i presidenti ucraini hanno il sostegno dell’elettorato “che ha un atteggiamento positivo nei confronti della Russia” e ha ricordato che Mosca ha collaborato con l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych quando è stata sollevata la questione dell’associazione dell’Ucraina all’UE durante il suo mandato.
La Russia “è sempre stata molto leale” in questo senso, ma il trattato di partenariato si è rivelato “un problema” per Mosca, in quanto i due Paesi avevano uno spazio di libero scambio e “frontiere doganali aperte”, ma secondo il patto l’Ucraina doveva aprire le sue frontiere all’UE. In risposta, la Russia ha promesso di chiudere le frontiere e Yanukovych ha detto ai colleghi europei che aveva bisogno di tempo per prendere una decisione sul partenariato. “Non appena ha detto questo, sono iniziate le azioni distruttive dell’opposizione sostenuta dall’Occidente e tutto ha portato al Maidan e al colpo di Stato in Ucraina”, ha sottolineato il capo di Stato russo.
“Nel 2008 hanno aperto le porte della NATO all’Ucraina, nel 2014 hanno effettuato un colpo di Stato e hanno iniziato a perseguitare coloro che non hanno riconosciuto il colpo di Stato”. In questo contesto, ha chiesto come la Russia abbia potuto non mostrare preoccupazione per questi sviluppi. “Sarebbe stata una svista criminale da parte nostra”, ha detto.

Conflitto armato e denazificazione dell’Ucraina
In un altro punto molto significativo dell’intervista, il presidente russo ha osservato che “la causa scatenante degli ultimi sviluppi” è stata l’ammissione da parte delle autorità ucraine di non avere intenzione di rispettare gli accordi di Minsk, firmati nel 2014 per delineare un piano di risoluzione pacifica della situazione nel Donbass.
Alla domanda se avesse informato gli Stati Uniti della sua disponibilità ad “agire” se il pompaggio di armi in Ucraina fosse continuato, Vladimir Putin ha risposto: “Ne abbiamo sempre parlato”.
“Sono stati loro a iniziare la guerra nel 2014. Il nostro obiettivo è porre fine a questa guerra. E non l’abbiamo iniziata nel 2022, questo è un tentativo di porvi fine”, ha proseguito.
La Russia non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi nell’operazione speciale in Ucraina, perché uno di questi è la denazificazione, la messa al bando di tutti i tipi di movimenti neonazisti, ha dichiarato Putin. Alla domanda sul significato del termine “denazificazione”, il leader russo ha spiegato che, nella sua ricerca di un’identità, l’Ucraina ha dato priorità ai “falsi eroi che hanno collaborato con Hitler”.
Per quanto riguarda la definizione e la necessità della “denazificazione”, Putin ha detto che all’inizio del XIX secolo, quando sono apparsi i teorici dell’indipendenza e della sovranità ucraina, essi partivano dal fatto che un’Ucraina indipendente avrebbe dovuto avere buone e amichevoli relazioni con la Russia, ma a causa dello sviluppo storico e del fatto che questi territori per lungo tempo hanno fatto parte del Commonwealth polacco-lituano, il popolo si è trovato di fronte alla questione di trovare un’identità.
Secondo Putin, in Ucraina persone come Stepan Bandera e Roman Shukhovich sono state trasformate in eroi nazionali. “Queste persone hanno sterminato polacchi, ebrei e russi. È necessario porre fine a questa pratica e a questa teoria”, ha insistito il presidente russo.
Alla domanda su come spegnere il “fuoco del nazionalismo ucraino” a 80 anni dalla morte di Hitler, il presidente russo ha risposto: “Voi dite: Hitler è morto 80 anni fa. Ma la sua causa è ancora viva. Coloro che hanno sterminato ebrei, russi e polacchi sono vivi. E il presidente, l’attuale presidente dell’Ucraina, li applaude nel Parlamento canadese”.
Pertanto, non si può dire che le autorità ucraine abbiano “completamente sradicato questa ideologia”, ha aggiunto. “Questo è ciò che intendiamo per denazificazione. Dobbiamo sbarazzarci delle persone che mantengono in vita questa teoria e questa pratica e cercano di preservarla”, ha concluso. Putin ha detto che Mosca non ha mai rifiutato di tenere negoziati per risolvere il conflitto in Ucraina, mentre Vladimir Zelensky ha emesso un decreto che vieta i negoziati con la Russia. “Come potremo negoziare se lui si è vietato e ha vietato a tutti gli altri? Sappiamo che [Zelensky] sta proponendo alcune idee sulla risoluzione [del conflitto]. Ma per trovare un accordo su qualcosa è necessario un dialogo, non è vero?
Allo stesso tempo, il leader russo ha ricordato che i negoziati che Mosca e Kiev hanno intrapreso poco dopo l’inizio dell’operazione militare russa nel febbraio 2022 “hanno raggiunto un livello molto alto” in termini di accordo sulle posizioni di entrambe le parti e “erano quasi finiti”.
“Ma dopo il nostro ritiro delle truppe da Kiev, […] l’Ucraina ha scartato tutti questi accordi e ha tenuto conto delle istruzioni dei Paesi occidentali – Paesi europei e Stati Uniti – di combattere la Russia fino alla fine”, ha sottolineato Putin.
Carlson ha voluto sapere quando Putin ha parlato per l’ultima volta con il suo omologo statunitense Joe Biden, al che il capo di Stato russo ha ammesso: “Non ricordo quando ho parlato con lui. Non me lo ricordo, potete cercarlo”.
Putin ha ricordato che, prima dell’operazione militare speciale, aveva detto a Biden che gli Stati Uniti stavano commettendo un errore “di portata storica” sostenendo quanto stava accadendo in Ucraina e spingendo la Russia.

Zelenski è libero di negoziare con la Russia?
Nel corso dell’intervista, Carlson ha anche chiesto a Putin se Zelenski è libero di negoziare con la Russia. “Penso di sì, almeno lui l’ha fatto”, ha detto, aggiungendo che il leader ucraino “è salito al potere con le aspettative della popolazione ucraina che avrebbe portato l’Ucraina alla pace”.
Secondo Putin, dopo essere salito al potere, Zelensky ha capito due cose. “Primo, è meglio non combattere con i neonazisti e i nazionalisti, perché sono aggressivi e molto attivi, ci si può aspettare di tutto da loro. In secondo luogo, l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, li sostiene e sosterrà sempre chi combatte contro la Russia: è redditizio e sicuro”. Quindi ha preso la posizione giusta, nonostante la promessa al suo popolo di fermare la guerra in Ucraina. Ha ingannato i suoi elettori”, ha detto.
“Una minaccia russa immaginaria”
Il leader russo ha sottolineato che gli Stati membri della NATO “cercano di spaventare la loro popolazione con una minaccia russa immaginaria” quando si parla della possibilità di un conflitto nucleare.
Il leader russo ha sottolineato che Mosca non ha assolutamente “alcun interesse” ad attaccare la Polonia o la Lettonia, in risposta alla domanda di Carlson su un ipotetico scenario che potrebbe costringere la Russia a inviare le sue truppe in quei Paesi. “Solo in un caso: se c’è un attacco alla Russia dalla Polonia, perché? Perché non abbiamo alcun interesse in Polonia o in Lettonia, da nessuna parte. Perché ne abbiamo bisogno? Semplicemente non abbiamo alcun interesse”, ha detto.
Putin ha anche sottolineato che i commenti di alcuni funzionari statunitensi, secondo i quali i loro soldati saranno costretti a combattere in Ucraina se i finanziamenti di Kiev verranno interrotti, sono “una provocazione, anzi, una provocazione da quattro soldi”.
“Non capisco perché i soldati americani debbano combattere in Ucraina. Ci sono mercenari statunitensi. La maggior parte dei mercenari viene dalla Polonia, in secondo luogo ci sono mercenari statunitensi, in terzo luogo ci sono mercenari dalla Georgia. Se qualcuno vuole inviare truppe regolari, questo porterà certamente l’umanità sull’orlo di un conflitto globale molto serio. È ovvio”, ha detto.
“Gli Stati Uniti hanno bisogno di questo? A che scopo? A migliaia di chilometri di distanza dal loro territorio nazionale! Non hanno niente da fare? Ci sono un sacco di problemi al confine, problemi con la migrazione, problemi con il debito nazionale: oltre 33 trilioni di dollari. Niente da fare, niente per cui combattere in Ucraina?”.

Esplosione del Nord Stream
Durante l’intervista, Putin ha sottolineato il coinvolgimento di Washington nell’esplosione del gasdotto Nord Stream. “Chi ha fatto saltare in aria il Nord Stream?”, ha chiesto il comunicatore statunitense al presidente. “Tu, naturalmente”, non ha esitato a rispondere Putin. “Quel giorno ero occupato. Non ho fatto saltare il Nord Stream”, ha scherzato Carlson. “Lei personalmente può avere un alibi, ma la CIA non ha questo alibi”, ha risposto il presidente russo. “Non voglio entrare nei dettagli, ma in questi casi si dice sempre: cercate qualcuno che sia interessato. Ma in questo caso dobbiamo cercare non solo qualcuno che sia interessato, ma anche qualcuno che sia in grado di farlo. Perché ci possono essere molte persone interessate, ma non tutte possono arrivare in fondo al Mar Baltico e fare questa esplosione. Queste due componenti devono essere collegate: chi è interessato e chi può farlo”, ha detto il presidente russo.
Rispondendo al perché la Russia non voglia presentare le prove raccolte dai suoi servizi segreti sul sabotaggio dell’oleodotto e “vincere in questa guerra di propaganda”, Putin ha detto che è “molto difficile” battere gli Stati Uniti in questa battaglia perché Washington “controlla tutti i media del mondo e molti media europei”.
Carlson ha anche chiesto a Putin del silenzio della Germania sul coinvolgimento della NATO nell’esplosione dell’oleodotto, nonostante abbia subito un colpo alla sua economia a causa del sabotaggio. Secondo il presidente, le attuali autorità tedesche “non sono guidate da interessi nazionali, ma dagli interessi dell’Occidente collettivo; altrimenti, è difficile spiegare la logica delle loro azioni o inazioni”.

Il caso del giornalista del WSJ arrestato per spionaggio
Carlson ha anche chiesto informazioni sul caso del giornalista statunitense Evan Gershkovich del Wall Street Journal, che si trova in detenzione preventiva in Russia con l’accusa di spionaggio a favore di Washington. Voleva sapere se la Russia potesse rilasciarlo come gesto di buona volontà. “Nessuno ha mai risposto ai nostri gesti di buona volontà con gesti simili. Ma, fondamentalmente, siamo pronti a parlare del fatto che non escludiamo di poterlo fare con una mossa di riavvicinamento da parte dei nostri partner”, ha risposto.
Commentando il caso, Putin ha osservato che “se una persona ottiene informazioni segrete e lo fa su base cospirativa, si chiama spionaggio. Questo è esattamente ciò che stava facendo: stava ottenendo informazioni classificate e segrete”. Gershkovich “lavorava nell’interesse dei servizi speciali statunitensi e di altre strutture”, ha sottolineato il presidente russo.

Postscriptum

1. «Ma alla fine cosa dobbiamo ritenere dell’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin? Direi quatto punti. E una chiosa.
1) Il presidente russo sostiene di non essere mai stato pregiudizialmente ostile all’Occidente. Anzi, ha più volte teso la mano agli Stati Uniti, citando fatti e circostanze. Il suo desiderio di far parte nel nostro Club era tale da indurlo a proporre l’entrata della Russia nella NATO. Ma le sue proposte sono state respinte sistematicamente da Washington, che ha invece perseguito una linea di crescente ostilità ed isolamento di Mosca, portandosi appresso gli europei.
2) Nel 2022 l’Occidente ha sbagliato i calcoli, riteneva che la Russia sarebbe crollata sotto il peso delle sanzioni e invece l’economia del Paese va benissimo. Putin ritiene che la crisi ucraina abbia accelerato il processo di avvicinamento dei BRICS compattando i Paesi del mondo che vogliono sottrarsi all’influenza statunitense, in primis la Cina di cui però non teme l’ascesa in quanto mossa da “una cultura del compromesso”. Il peso di questi Paesi continua a crescere, quello del G7 a diminuire, il che lo induce a pronosticare il tracollo dell’impero americano, come quello romano.
3) Ha negato qualunque mira espansionistica della Russia, definendo insensate le accuse occidentali secondo cui Mosca potrebbe attaccare la Polonia o i Baltici. Scenario inverosimile, a meno che non siano questi Paesi ad attaccare Mosca.
4) Putin è pronto a un accordo sull’Ucraina, che può avvenire in tempi rapidi, sulla base dell’intesa che era stata raggiunta a Istanbul nell’estate del 2022 e sottoscritta da Kiev. Ha confermato le indiscrezioni secondo cui a far saltare l’accordo fu Boris Johnson. Ma ora deve essere l’Occidente a fare il primo passo.
Che cosa è mancato in questa intervista? Qualunque domanda sulla situazione politica interna russa, sui rivali politici imprigionati, eccetera. Il tema non è stato nemmeno sfiorato da Tucker Carlson, trattandosi verosimilmente di una condizione preliminare, come da prassi nelle interviste con capi di Stato. Carlson non ha potuto derogare anche perché non era in diretta. Se avesse sgarrato, il Cremlino avrebbe negato l’assenso alla pubblicazione.
Si è preso però una grande libertà: ha chiesto la liberazione del giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich arrestato nel marzo 2023 con l’accusa di spionaggio. E non si è limitato a una domandina d’ufficio, ha insistito più volte, rompendo chiaramente il protocollo.
Alla fine, Carlson ha fatto il botto (l’intervista solo su ”X” vola verso 200 milioni di visualizzazioni). Putin anche, essendo riuscito a inviare messaggi dissonanti e non aggressivi. È stato abile e anche furbo, avendo schivato i punti del passato e del presente su cui avrebbe avuto difficoltà a essere persuasivo. Insomma, abbiamo sentito la sua verità, che non dovrebbe spaventarci, né indignarci perché le democrazie non temono le opinioni dissonanti. Talvolta ce lo dimentichiamo» (Marcello Foa).

2. «Un punto centrale, importante, fondamentale per noi è sapere se è vero che il massacro in Ucraina – e dell’economia europea e italiana – avrebbe potuto concludersi un anno e mezzo fa. E chi ha voluto il contrario. E perché» (Marco Tosatti).