Il benaltrismo mortificante

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.02.2024 – Vik van Brantegem] – In un’intervista esclusiva rilasciata al settimanale Credere del Gruppo Editoriale San Paolo a dieci anni dalla fondazione, pubblicato nel numero dall’8 febbraio 2024 in edicola [QUI], Papa Francesco intervistato dal direttore della testata, Don Vincenzo Vitale, ripercorre i 10 anni del suo pontificato e risponde un’altra volta ad una domanda in riferimento protesta a livello mondiale provocata dalla Dichiarazione Fiducia supplicans.


Il Papa ripete, quanto ha già detto più volte in altre occasioni, senza convincere: «Io non benedico un “matrimonio omosessuale”, benedico due persone che si vogliono bene e gli chiedo anche di pregare per me». Aggiunge: «Sempre nelle confessioni, quando arrivano queste situazioni, persone omosessuali, persone risposate, prego e benedico sempre. La benedizione non va negata a nessuno. Tutti, tutti, tutti. Attenzione, parlo di persone: chi è capace di ricevere il Battesimo». E conclude: «I peccati più gravi sono quelli che si travestono di un’apparenza più “angelica” (cfr 2Corinti 11,14). Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente e questo è un peccato gravissimo. Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale… Questo è ipocrisia! Ci dobbiamo rispettare tutti. Tutti! Il cuore del documento è l’accoglienza».

L’amico e collega Aldo Maria Valli ha commentato sul suo blog Duc in altum [QUI]: «Avrete letto l’ultima intemerata di Francesco (…). Tipico esempio di benaltrismo, ovvero l’atteggiamento di chi, a fronte di una data questione, afferma “c’è ben altro”, eludendo così il problema ed evitando di affrontarlo. Il benaltrista pensa di essere un furbo capace di cavarsi d’impiccio, ma è solo un finto tonto. Anche se dà degli ipocriti agli altri, è lui il vero ipocrita. (…) Mortificante mi sembra l’aggettivo giusto. Con tutti i suoi sinonimi: umiliante, avvilente, offensivo, vergognoso, squallido. Fino a quando, Signore?»

Il sacerdote spagnolo Patxi Bronchalo (foto di copertina) della diocesi di Getafe, ha pubblicato su X [QUI] una risposta a queste ultime dichiarazioni di Papa Francesco sulle benedizioni alle coppie omosessuali e alle coppie eterosessuali in situazioni irregolari. Sono parole destinate, ancora una volta, a provocare discussioni e ad alimentare la confusione generata dalla Fiducia supplicans del Dicastero per la Dottrina della Fede. Riportiamo le parole di Don Patxi Bronchalo nella traduzione italiana dallo spagnolo a cura de Il Nuovo Sismografo [QUI].

Poi aggiungo, di non venire a dirmi, come succede, purtroppo: «Non state bene, per nulla. Ci fosse qui Gesù in persona non so se riuscirebbe a guarirvi. Lui guarda al cuore e il vostro è veramente brutto». Che Gesù guarda il nostro cuore è certo, è un dogma di Fede. Questo è la verità, ma chi ha scritto il commento non è investito di questa capacità del Signore, che vede tutto e sa tutto. Niente è nascosto a Colui che è l’Unico a cui dobbiamo rendere conto: «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta» (Salmo 138 1-4). Di certo, chi ha scritto il commento che ho citato, non può sapere chi Gesù riuscirebbe a salvare e chi no. Oltretutto, «nulla è impossibile a Dio» (Luca 1,37). E questo noi crediamo.

«La risposta di Francesco a Credere sembra anche travisare sia Fiducia supplicans che l’opposizione che ha ricevuto. Nell’anteprima delle risposte fornite alla stampa, il Papa presenta uno scenario di benedizione di un individuo da solo, mentre Fiducia supplicans parla espressamente di benedizione di “coppie”. La sua denuncia è già stata rapidamente criticata da commentatori ecclesiastici e laici come un’argomentazione ”da uomo di paglia”, in quanto egli difendeva una forma di benedizione – di un individuo da solo – alla quale nessuno si opponeva» (Michael Haynes – LifeSiteNews, 7 febbraio 2024)

Poi, come scrive Sandro Magister in un articolo oggi – che riportiamo di seguito – sul suo blog Settimo Cielo, «non ci sono solo le coppie dello stesso sesso. C’è la famiglia di cui la Chiesa si è dimenticata», con tutto questo benaltrismo.

Religión en Libertad – Intervista al Papa: «Non benedico un “matrimonio omosessuale”, benedico due persone che si amano».


Oggi questo titolo è uscito da un’intervista rilasciata da Francesco. Magari qualcuno mi dirà che va bene così, che il discorso dell’amore è innegabile, se si amano!
Voglio dirvi perché tutto questo è così doloroso e così delicato. Lo faccio per affetto al Papa.
Cosa accadrebbe se un uomo che ha abbandonato moglie e figli per andare con un altro mi chiedesse di benedirli? Si potrebbe dire che non benedico un nuovo matrimonio ma due persone che si amano?
Cosa accadrebbe se quattro giovani vivessero una relazione poliamorosa e mi chiedessero di benedirli? Si potrebbe dire che io non benedico un matrimonio poligamo ma quattro persone che si amano?
Cosa accadrebbe se un uomo di sessant’anni e una ragazza di sedici anni mi chiedessero di benedirli? Si potrebbe dire che non benedico un’unione pedofila ma piuttosto due persone che si amano?
Capite? La questione non è che non vogliamo benedire, ma che ci sono cose che non possono essere benedette.
Ecco perché il modo per farlo è importante. Per non creare confusione.
Benedire una persona non può essere la stessa cosa che benedire un gruppo di persone che si amano.
Non metto in dubbio che si amino. Non giudico ciò che c’è dentro il loro cuore. Ma dare la benedizione a persone che la chiedono perché fanno parte di una determinata unione significa dire pubblicamente che quell’unione è buona.
Dire questo non è ideologizzare, è difendere la fede dei semplici.
Dire questo significa riconoscere che Dio ha reso sacro il matrimonio tra un uomo e una donna.
Allo stesso tempo, la Chiesa difende che tutti siamo chiamati alla salvezza. Anche una persona che sperimenta attrazione omosessuale.
Ecco perché viene benedetta la persona, non l’unione.
Ciò che è scandaloso non è che la benedizione venga data a una persona omosessuale. L’ho fatto tante volte. Ogni persona ha bisogno dell’aiuto della grazia.
Ciò che è scandaloso è che venga benedetto due a due.
Ogni volta che nell’opinione pubblica appare un’intervista come questa, la gente semplice si scandalizza ancora una volta. Questo sta accadendo nelle nostre chiese. Non sono persone ideologiche, quello che sono è confuso.
E lo vediamo ancora di più nei paesi più poveri.
Insisto, lo dico per affetto alla Chiesa e al Papa, per il quale prego.
La soluzione non è mai alimentare l’odio, tanto meno separarsi. La storia della Chiesa ci insegna che il rimedio è sempre la santità, cioè il dono di Dio, il compito della conversione di ogni cristiano.
Don Patxi Bronchalo

Non ci sono solo le coppie dello stesso sesso. C’è la famiglia di cui la Chiesa si è dimenticata
di Sandro Magister
Settimo Cielo, 9 febbraio 2024


In Italia, la nazione con 59 milioni di abitanti di cui papa Francesco è il primo pastore, si registrano in un anno poco più di 2 mila unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Si può quindi supporre che, tra queste, siano pochissime le coppie omosessuali che bussano alle porte della Chiesa per avere la benedizione, visto il crescente estraniarsi dalla Chiesa stessa di gran parte della popolazione, in Italia come in tanti altri paesi.
Eppure la benedizione delle coppie dello stesso sesso è diventata per la Chiesa di Francesco il problema capitale, quello su cui il papa ha ultimamente più impegnato la sua autorità, anche a costo di provocare l’opposizione di cardinali, di vescovi, di teologi, di fedeli e di intere Chiese nazionali, tra cui quelle di tutta l’Africa nera.
Quando invece le statistiche dovrebbero indurre la Chiesa a una preoccupazione e a un impegno del tutto opposti. Non concentrati, come è ora, sulle unioni variamente difformi, “in primis” tra persone dello stesso sesso, ma sulle comuni, ordinarie coppie eterosessuali, sulle famiglie nel senso classico della parola.
Perché intanto, nel silenzio e nell’apparente disinteresse della massima autorità della Chiesa, tali famiglie vanno numericamente assottigliandosi ogni anno di più.
In Italia, fino ai primi anni Settanta del secolo scorso, i matrimoni erano più di 400 mila all’anno, quasi tutti celebrati in chiesa.
Mentre nel 2023, e con molti più abitanti di allora, i matrimoni religiosi hanno superato a stento i 70 mila. Con un crollo verticale, del 14 per cento in un solo anno, anche rispetto al 2022.
Ciò vuol dire che in Italia si celebra oggi in chiesa un solo matrimonio, o poco più, ogni mille abitanti. In Lombardia, la regione più popolosa e industriosa, con capitale Milano, addirittura ancor meno: 0,7 matrimoni religiosi ogni mille abitanti. In altre parole, in una cittadina lombarda con 10 mila residenti, appena sette matrimoni in chiesa in un anno, uno ogni due mesi. Un niente.
Ha commentato il demografo e statistico Roberto Volpi, non cattolico, sul quotidiano “Il Foglio”: “Non si fa che parlare, da decenni ormai, della rarefazione dei bambini. Ma si manca di parlare della rarefazione delle coppie che a quei bambini dovrebbero provvedere. A quando una riflessione non su questa o su quella diramazione, eccezione, particolarità, segmento e tipologia delle coppie, ma sulla coppia eterosessuale pura e semplice? Una coppia della quale neppure la Chiesa sembra occuparsi più”.
Il CENSIS, l’autorevole centro di ricerca che ogni anno pubblica un rapporto sulla situazione sociale dell’Italia, ha registrato nel 2023 un’ampia maggioranza di consensi alla “rivendicazione dei nuovi diritti” e in particolare al matrimonio tra persone dello stesso sesso, con un 65,6 per cento di favorevoli, che tra i giovani arrivano al 79,2 per cento.
Nell’esporre e nel commentare questi dati, ha scritto sempre su “Il Foglio” un esperto della materia, Domenico Delle Foglie, già vicedirettore del quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire” e coordinatore generale del Family Day del 2007, l’ultima imponente e influente iniziativa pro-famiglia che si sia tenuta in Italia: “Il Rapporto del CENSIS ovviamente non risponde alla domanda su quale sia il progetto di umanità, di antropologia, sostenuto da questi nuovi diritti. Ma forse qualcuno si sarebbe aspettata una ferma presa di posizione del mondo cattolico, non partendo da considerazioni di ordine moralistico, ma da una diversa consapevolezza dell’umanesimo cristiano. La realtà ci dice che non ce n’è alcuna traccia e che anzi – vedi la riflessione in atto nel Sinodo della Chiesa cattolica – sembra prevalere una sorta di gigantesco e indulgente ‘chi sono io per giudicare?’. Così che la rinuncia all’esercizio del giudizio (da non confondere con la smania di condanna) sembra prevalere su ogni oggettiva valutazione del rischio umano, prima che sociale e culturale, insito nella fabbrica dei nuovi diritti. Assistiamo impotenti a una sorta di frenesia ecclesiale di assimilazione che indurrebbe ad accettare (e perciò a fare propria) qualunque scelta del mondo”.
Volpi e Delle Foglie non sono i soli a suonare l’allarme. Si può citare, tra altri, Fiorenzo Facchini, sacerdote, ordinario emerito di antropologia all’Università di Bologna, che su “Vita e Pensiero”, la rivista dell’Università Cattolica di Milano, ha richiamato l’attenzione proprio su “lo svuotamento della famiglia nella trasmissione della vita, favorita dalle nuove tecniche bioriproduttive” nelle quali “entra in gioco non solo la tecnica, ma l’idea di umanità che le ispira”.
Scrive Facchini: “La visione cristiana riferisce la sessualità a un progetto del Creatore sull’uomo e sulla donna destinati a formare la famiglia. Le peculiarità della famiglia si fondano sulla differenza naturale fra i sessi e sulla loro complementarità. È quello che emerge sul piano razionale.
“Nell’ideologia del ‘gender’, invece, la sessualità è elettiva, si parla di fluidità del sesso, e l’idea di famiglia dovrebbe applicarsi a qualunque tipo di unione affettiva. Ma la sessualità è una componente importante della persona, fin dalla nascita, non è qualcosa di aleatorio o opinabile. La coerenza con il dato biologico va favorita nella costruzione della persona. Allontanarsi da ciò per un’affermazione di libertà è ideologico, ingannevole, e non può fare il bene della persona e della società.
“Recentemente è stata avanzata anche l’idea della ‘queer family’, che delinea un modo di stare insieme a prescindere dall’orientamento sessuale. Sarebbe questo un modo nuovo di contribuire al bene della società? C’è da chiedersi quale futuro potrebbe esserci per la società se si diffondessero e dovessero prevalere simili concezioni. Sarebbe la dissoluzione della famiglia in una società sempre meno umana e alla deriva”.
Richiami forti, quelli ora citati, ma che risuonano come voci nel deserto. “Su tutto ciò si coglie un grande smarrimento”, scrive Facchini. Anche nella Chiesa.

Nella foto in alto, scattata il 20 dicembre 2023 due giorni dopo la pubblicazione della dichiarazione “Fiducia supplicans”, il gesuita statunitense James Martin, molto vicino a papa Francesco, compie un gesto da lui così descritto via social: “Cari amici, sono stato onorato nel benedire in pubblico i miei amici James e Damian questa mattina nella nostra residenza dei gesuiti, secondo le nuove linee guida promulgate dal Vaticano per le coppie dello stesso sesso. Ma prima di questo loro hanno benedetto me con la loro amicizia e supporto”.

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