Le reazioni all’ultima intervista del Papa: parole inopportune sull’Africa?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 31.12.2023 – Miguel Cuartero] – Più si moltiplicano le interviste e più si accendono le polemiche attorno alle dichiarazioni “a braccio” di Papa Francesco. Nel caso specifico di Fiducia supplicans (FS), la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede che prevede una sorta di benedizione (spontanea e non rituale né liturgica) per le coppie omosessuali, più si offrono tentativi di chiarimento più si diffondono confusione e malumori all’interno della Chiesa.

Parlando al clero romano, incontrato a porte chiuse il 13 gennaio, Francesco interpellato su FS disse che non erano previste benedizioni «alle associazioni LGBT» ma alle persone. Molti si sono chiesti a cosa si riferisse parlando di “associazioni” visto che il documento della Santa Sede parla di “coppie” ed è questo che fa problema non le associazioni LGBT che nessuno ha pensato di dover benedire né prima né dopo FS.

Rivolgendosi ai partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede il Papa ha affermato: «Si avvicina una coppia (…) non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta». Una affermazione che non contribuisce a chiarire il significato di una benedizione offerta a una coppia ma che non coinvolge la loro unione.

Nella sua ultima intervista – rilasciata in questi giorni al quotidiano italiano La Stampa – sono due le dichiarazioni del Pontefice che hanno provocato nuove polemiche. La prima riguarda l’opposizione al documento firmato dal Cardinale argentino Víctor Manuel Fernández, la seconda la posizione delle Chiese africane che hanno formalmente rifiutato la Dichiarazione.

«Chi protesta con veemenza appartiene a piccoli gruppi ideologici»

Nel riferirsi a chi si oppone al FS il Papa ha parlato “piccoli gruppi ideologici”. In realtà le parole del Papa sono inesatte se si considera la grande quantità di dichiarazioni contrarie che, fin dal primo momento, si sono moltiplicate da parte di singoli sacerdoti, vescovi e intere conferenze episcopali. Basterebbe una piccola ricerca sul web per verificare e comprovare che non si tratta né di piccoli gruppi né di frange ideologiche ma di numerosi pastori e di intere Chiese locali che ritengono inopportuno offrire un nuovo tipo di benedizione a coppie irregolari senza mettere in pericolo la dottrina della Chiesa che, secondo il documento vaticano, resterebbe invariata.

«Per gli Africani l’omosessualità è qualcosa di “brutto” dal punto di vista culturale, non la tollerano»

La seconda frase del Pontefice che desta problemi è quella in cui si riferisce all’Africa. Il Cardinale Ambongo, Presidente dell’Unione delle Chiese Africane, ha formalmente richiamato l’attenzione sull’inapplicabilità della Dichiarazione Fiducia supplicans in terra africana. Inoltre ha voluto incontrare personalmente il Papa e il Cardinal Fernández per spiegare la sua posizione. Fiducia supplicans non si applicherà in Africa per volere dei suoi pastori. Un dettagliato articolo su la Repubblica ha riferito le parole del cardinale africano in cui offre il resoconto dell’incontro avvenuto col Santo Padre e chiarisce la sua ferma opposizione a FS. Eppure durante l’intervista a La Stampa il Papa si è lasciato sfuggire una dichiarazione a dir poco sconcertante sulla spinosa questione africana.

Spiegare la posizione delle Chiese africane affermando che per loro «l’omosessualità è qualcosa di brutto» e che quindi «non la tollerano», non rende giustizia alle reali motivazioni del diniego africano a FS. Inoltre la frase del Pontefice si apre a diverse interpretazioni. Innanzitutto lascia intendere che la Chiesa non possa (o debba?) benedire ciò che per una determinata cultura “è brutto”. Questo è in realtà inesatto perché la Chiesa non muta il suo giudizio in base a ciò che una cultura considera giusto o sbagliato. Ciò che per la Chiesta è sbagliato lo è a prescindere da quello che pensa il mondo in questa o quella regione. Al contrario ciò che la Chiesa ritiene giusto non dipende dal giudizio che gli uomini possono esprimere in una determinata cultura. Così il giudizio della Chiesa sugli atti omosessuali non può venir modificato in base a ciò che pensa la società, per quanto “evoluta” essa possa sembrare o apparire ai suoi occhi.

Qui si determina la superiorità della Chiesa che esprime un giudizio che va al di là delle mode e delle abitudini culturali e che si basa su un giudizio etico fondato su un pensiero forte e sulla Rivelazione di cui è custode. Dire che la Chiesa africana può legittimamente negare la benedizione alle coppie omosessuali perché nella loro cultura ciò è “brutto”, significa suggerire che per esprimere un suo giudizio la Chiesa deve assicurarsi che ciò non sia contrario ai costumi del momento.

Infine le parole sull’Africa possono assumere un significato negativo in quanto si insinua che gli Africani siano (ancora) incapaci di riconoscere la “bellezza” di una pratica che in Occidente è stata negli anni “normalizzata”. In questo senso gli Africani appaiono in qualche modo arretrati nella loro considerazione dell’omosessualità come qualcosa di “brutto”, per questo gli si consente di dissentire dal concedere una tale benedizione nell’attesa che possano anche loro, un giorno, evolvere culturalmente e riconoscere ciò che nei paesi europei viene già riconosciuto.

Così lo interpreta il quotidiano La Verità che parla di parole umilianti nei confronti degli Africani. Così commenta un vaticanista che, parlando con chi scrive, riferendosi alla suddetta intervista ha definito le parole del Pontefice “un tantino razziste” nei confronti degli Africani.

Di certo a sentir parlare i fedeli Africani (laici, sacerdoti e vescovi) non è l’Africa a compiere uno strappo ma Roma che, con la sua spasmodica ricerca di dialogo, rischia di dimenticare ciò che ha predicato per secoli.

È di fatti sorprendente che in questo sfiancante e logorante dibattito non si sia spesa una parola per ribadire con chiarezza il motivo per cui la Chiesa non può riconoscere e benedire una unione omosessuale o una unione fuori dal matrimonio. In altre parole non si è colta l’occasione per spiegare perché l’omosessualità è considerata dalla Chiesa qualcosa di “brutto” e contrario al disegno di Dio sull’uomo (come giustamente fanno gli Africani).

Forse perché l’intenzione primaria è quella di ricucire il rapporto con una società atea e apostata e dunque ribadire il piano di Dio sulla famiglia e sulla sessualità rischia di provocare l’effetto contrario? Peccato che non è offrendo una mini-benedizione (minima nella durata e minima nel significato liturgico) che le parrocchie tornerà a riempirsi di fedeli, né strizzando l’occhio al mondo che lo si riconquisterà a Cristo. Al contrario, il rischio è quello di scoraggiare chi ancora nella Chiesa cerca una parola di verità, libera dagli influssi di culture che considerano la proposta cristiana qualcosa di “brutto”.

Questo articolo è stato pubblicato dall’autore ieri sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

Indice – Fiducia supplicans [QUI]

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