Il ritorno de “La Suprema”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.01.2024 – Andrea Gagliarducci] – La Congregazione per la Dottrina della Fede era chiamata in passato “La Suprema [Congregazione]” e il Papa stesso ne era il Prefetto [*]. Nel corso del tempo, la Segreteria di Stato ha superato e eclissato la Congregazione per la Dottrina della Fede. Paolo VI fece della Segreteria di Stato il centro di coordinamento dell’intera Curia Romana.

Poi venne Joseph Ratzinger, diventato Benedetto XVI, e scelse Tarcisio Bertone come suo Segretario di Stato. Bertone era stato il secondo in comando di Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede e non era un diplomatico. Alcuni hanno descritto la scelta come un ritorno alla centralità della Dottrina della Fede nella vita della Chiesa Cattolica, e hanno addirittura visto la nomina come un atto politico, che certificava una rinascita della Congregazione per la Dottrina della Fede come La Suprema [QUI].
Il pontificato di Benedetto XVI, tuttavia, ha dimostrato che tale lettura era, nella migliore delle ipotesi, piuttosto inesatta. Anche durante l’anno intenso e inebriante, il 2006, in cui Benedetto XVI ha apportato molti dei cambiamenti più significativi al personale e ha tracciato il corso del suo pontificato, non si è mai comportato in modo antagonistico.

Papa Benedetto XVI ha cercato di unire anziché dividere. Ha chiamato al suo fianco diplomatici di lunga corsa, come il Cardinale Ivan Dias e il Cardinale Giovanni Lajolo e, allo stesso tempo, membri ed ex membri della Congregazione per la Dottrina della Fede. Durante il pontificato di Benedetto XVI, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha continuato la sua opera, e mai si è percepito che essa avesse un peso diverso o un impatto più significativo. Nessuna vendetta per La Suprema, quindi. Per questo, ironia delle ironie, bisognerà aspettare Papa Francesco.

Dicono che durante gli incontri pre-conclave – Congregazioni Generali in gergo ecclesiastico – il Cardinale Jorge Mario Bergoglio si sia fermato a lodare l’operato dei diplomatici. Si dice anche che il Cardinal Bergoglio avesse elogiato l’operato dei Nunzi Apostolici in uno degli interventi spontanei alle Congregazioni Generali, che non fu così diffuso come quello che parlava della Chiesa in uscita.
Poi, all’inizio del suo pontificato, ha sottolineato che cercava degli uomini della vecchia Curia [QUI], cioè coloro che conoscevano l’istituzione e che servivano l’istituzione. Anche quello sembrava un ramoscello d’ulivo teso a chi era rimasto deluso durante il pontificato di Benedetto XVI.

Inoltre, in ogni Concistoro, Papa Francesco ha quasi sempre creato dei “cardinali della riparazione” [QUI], uomini ultraottantenni e non ammesso al voto in Conclave, così chiamati perché dimostravano il disaccordo di Papa Francesco con come erano state gestite le cose in passato. A uno sguardo più attento si nota che molti di loro provenivano dal mondo diplomatico. Più precisamente, Papa Francesco ha nominato cardinali ben tre Nunzi Apostolici in carica.

Tutto ciò, però, non ha significato una nuova centralità per la Segreteria di Stato e il mondo diplomatico della Santa Sede. La Segreteria di Stato, infatti, ha progressivamente perso la sua centralità. Il Segretario di Stato, ad esempio, è sempre stato il Presidente del Consiglio di Soprintendenza dell’Istituto delle Opere di Religione. Papa Francesco ha posto fine a tutto ciò. Il Segretario di Stato non siede più nemmeno nel Consiglio.

La Segreteria di Stato ha perso la sua autonomia amministrativa a favore dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica in seguito alle indagini che hanno portato al processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

Papa Francesco, nel frattempo, ha centralizzato sempre più le decisioni [QUI]. A volte si parla di un “cerchio magico” attorno a Papa Francesco, che filtra le informazioni e orienta le decisioni. Anche questa sembra essere una descrizione inesatta. È più verosimile che Papa Francesco abbia avuto molteplici cerchi magici e sia passato attraverso diversi gruppi di persone che contemporaneamente avevano il suo orecchio.

Anche il suo infermiere, che gli ha salvato la vita, non si vede più al fianco del Papa da un po’. Una sola presenza visibile è rimasta accanto a Papa Francesco durante tutto il pontificato: il Cardinale Víctor Manuel Fernández. Papa Francesco lo ha nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Con il Cardinal Fernández, il dicastero è tornato a meritarsi il soprannome di La Suprema. E questo nonostante Papa Francesco abbia annunciato la sua nomina [QUI] con una Lettera in cui denuncia alcune pratiche immorali del passato con le quali «invece di promuovere la conoscenza teologica, si perseguivano errori dottrinali».

La Suprema torna quindi in una nuova forma. Non è lì per disciplinare teologi ribelli o per correggere opinioni che rischiano di essere eretiche, ma piuttosto per «promuovere la conoscenza teologica». Ciò significa nuovi statuti per la Commissione Teologica Internazionale [QUI], maggiore apertura ad altre discipline e una significativa autonomia nelle scelte di Fernández.


Fernández, da parte sua, non è stato esattamente timido nel rendere pubblici i documenti di risposta ogni volta che ritiene necessario segnare un cambiamento [QUI], anche quando quel cambiamento è già avvenuto ed è già in pratica. La dichiarazione Fiducia supplicans – che il Papa ha sostenuto nel discorso pronunciato nella plenaria del dicastero il 26 gennaio 2024 [QUI] – ne è un chiaro esempio.

Nessuno ha mai rifiutato una benedizione quando consiste in un segno della croce sulla fronte. Tuttavia, creare e pubblicare una Dichiarazione significa dare il via libera a una procedura che non allontana certo la Chiesa Cattolica dal legittimare ogni sorta di unioni “irregolari”, anche se lascia la dottrina in vigore e formalmente immutata. Infatti, alcuni sacerdoti attivisti si sono subito precipitati a impartire benedizioni con i fotografi al seguito.

Fiducia supplicans ha suscitato particolare sgomento anche nel mondo ortodosso orientale, come ha spiegato il Cardinale Kurt Koch [QUI], Prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha affermato di aver ricevuto alcuni commenti critici dalle Chiese sorelle. Pochi giorni dopo, Papa Francesco ha nominato Fernández membro del dicastero di Koch e ne ha nominato Mons. Armando Matteo – che è il Segretario del dicastero di Fernández – consulente.

C’è una spiegazione perfettamente ragionevole e banale per rendere Fernández un membro del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Fernández ha sostituito il suo predecessore, il Cardinal Ladaria, che ha compiuto 80 anni qualche tempo fa e aveva già servito cinque anni come membro, quindi era giunto il momento per lui di dimettersi. L’appuntamento di Mons. Matteo è quindi quella che fa alzare le sopracciglia.

I membri dei Dicasteri sono periodicamente convocati in Assemblee Plenarie che, sulla base delle esperienze, dei bisogni e delle aspettative dei laici di tutto il mondo, approfondiscono le grandi linee degli indirizzi e dei programmi del dicastero. I Consulenti sono generalmente chiamati a dare pareri qualificati su questioni teologiche, canoniche, pastorali e simili.

In ogni caso, colpisce che il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani sia il nono dicastero di cui Papa Francesco ha nominato Fernández membro. Il Papa lo aveva inizialmente assegnato come membro di sette dicasteri (per l’Evangelizzazione, una Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e una Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari; per le Chiese orientali; per i Vescovi; per dei Laici, della Famiglia e della Vita; della Cultura e dell’Educazione), e successivamente lo ha nominato anche membro del Dicastero per i Testi Legislativi, anche se Fernández non ha competenze giuridiche e si è sottratto alla responsabilità della gestione della sezione canonico-disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede. Il Cardinal Ladaria, invece, era membro di soli cinque dicasteri.

Fernández, quindi, è chiamato ad essere presente in diversi incontri, per portare il suo punto di vista, e anche per fare del Dicastero per la Dottrina della Fede un’estensione della segreteria personale di Papa Francesco, un dicastero al quale Papa Francesco può fare riferimento in ogni momento quando vuole cambiare qualcosa.

Ritorna dunque La Suprema, investita solo ora di un diverso primato non legato alle istituzioni curiali ma alla personalità che guida l’intero apparato. D’altra parte, quello di Francesco è un pontificato molto diverso, caratterizzato soprattutto dalla personalità del Papa regnante. La Suprema è tornata, ma non si è vendicata. La Suprema infatti è tornata un po’ irriconoscibile, personalizzata e diversa da come la ricordavamo.

Il rischio è che la nuova Congregazione Suprema semini disunità. È vero, come dice Fernández, che i conflitti non li ha tanto creati, quanto piuttosto fatti emergere. Potrebbe spettare o meno a lui decidere se lasciarli immergere nuovamente o marcire in superficie.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] Questo dicastero fu istituito nell’anno 1542 da Papa Paolo III con la Costituzione apostolica Licet ab initio. Inizialmente aveva il nome di Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione, con lo scopo di «mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine». Nell’organizzazione delineata da Sisto V nel 1588, il Papa stesso presiedeva la congregazione con il titolo di Prefetto, fino al 1968, però raramente esercitava tale funzione, delegando tale compito ad un cardinale, con il titolo di Segretario.