Processo Preseminario San Pio X. Condanna per corruzione di minore alla Corte di appello vaticana

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.01.2024 – Ivo Pincara] – Ieri martedì 23 gennaio 2024, la Corte di appello dello Stato della Città del Vaticano presieduta dal Vescovo Alejandro Arellano Cedillo, in riforma della sentenza di primo grado, impugnata dal Promotore di Giustizia Roberto Zannotti e dalla parte civile rappresentata dall’Avvocato Laura Sgrò, ha condannato a 2 anni e 6 mesi più mille euro di multa, il 31enne sacerdote comasco, Don Gabriele Martinelli, ex allievo del Preseminarido San Pio X, che fino al 2021 si trovava in Vaticano. «Per noi si tratta di una sentenza storica. Dopo tanti anni non solo sono stati riconosciuti i fatti ma anche evidentemente il patimento e il dolore del mio assistito che finalmente ha potuto avere giustizia», ha affermato l’Avv, Sgrò.


Il Preseminario San Pio X fu istituito nel 1956 come istituto di orientamento vocazionale per volontà di Papa Pio XII e del venerabile Don Giovanni Folci, con la finalità del servizio liturgico nella Basilica di San Pietro, accogliendo ragazzi adolescenti e giovani provenienti da tutte le diocesi d’Italia e del mondo [QUI].

Papa Francesco non ha aspettato che si concludesse il processo vaticano su un caso di abusi tra i chierichetti della Basilica di San Pietro, che vedeva imputati Don Gabriele Martinelli, ex allievo e Don Enrico Radice, ex rettore. Fine maggio 2021 la Santa Sede ha spiegato, che «da tempo si stava studiando l’ipotesi di un trasferimento del Preseminario San Pio X al di fuori delle Mura Vaticane, anche per favorire la vicinanza dei giovani studenti ai luoghi dove svolgono i loro studi e praticano le loro attività ricreative» e che «in una recente udienza, il Santo Padre Francesco ha comunicato al rettore, reverendo Don Angelo Magistrelli, la decisione che il Preseminario, a partire dal prossimo mese di settembre, sposti la sua sede all’esterno della Città del Vaticano, in luogo conveniente». Secondo la classica formula dei spostamenti…

La Corte di appello vaticana ha ritenuto Don Martinelli colpevole del “reato di corruzione di minore” ai danni di un altro allievo di sei mesi più giovane, L.G., che si era costituito parte civile. È la prima volta che in Vaticano viene pronunciata una condanna per l’accusa di abusi commessi nello stesso territorio dello Stato della Città del Vaticano.

La Corte di appello vaticana ha dichiarato invece inammissibile la domanda di risarcimento danni presentata dalla parte civile. Inoltre, ha dichiarato Don Martinelli non punibile per i fatti contestati fino al 2 agosto 2008, in quanto minore di 16 anni e dall’accusa di violenza carnale e atti di libidine per insufficienza di prove.

Secondo quanto riporta il dispositivo della sentenza che è stato visionato dall’ANSA, Don Martinelli è stato dichiarato “non punibile limitatamente ai fatti contestati fino al 2 agosto 2008, in quanto minore di anni sedici”; è stato assolto “dai reati a lui contestati in relazione al periodo successivo al 9 agosto 2008 per insufficienza di prove”, conferma “la riqualificazione dei fatti in contestazione quali integrativi del delitto di corruzione di minore previsto e punito dall’art. 335, c.p., limitatamente al periodo dal 9 agosto 2008 al 19 marzo 2009 e, in riforma dell’impugnata sentenza dichiara Martinelli Gabriele colpevole del reato di corruzione di minore, previsto e punito dall’art. 335, comma 1 e 2, c.p., limitatamente al periodo dal 9 agosto 2008 al 19 marzo 2009; visti gli articoli 53, comma 2, e, 47, comma 1, n. 3, c.p., condanna Martinelli Gabriele alla pena complessiva di anni due e mesi 6 di reclusione e euro mille di multa”.

Il 18 novembre 2017 la Santa Sede aveva confermato che erano in corso indagini penali dei magistrati vaticani, con un comunicato che era arrivato a seguito di notizie divulgate da organi di stampa. Quel giorno il Corriere della Sera pubblicava un articolo in cui venivano riportate le affermazioni di un giovane che frequentò il Preseminario San Pio X, che asseriva di aver subito molestie da parte di un suo confratello all’interno della struttura. Questo poco più di una settimana dall’uscita del libro di Gianluigi Nuzzi Peccato originale e delle inchieste de Le Iene, che avevano innescato la svolta investigativa.

Il Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede confermava sostanzialmente l’attendibilità di quanto trasmesso da Le Iene e pubblicato da Nuzzi: «In merito alla vicenda che vede coinvolto un ex alunno del Preseminario San Pio X, successivamente ordinato sacerdote, si precisa quanto segue. A seguito di alcune segnalazioni, anonime e non, a partire dal 2013 furono compiute, a più riprese, delle indagini sia da parte dei superiori del Preseminario sia da parte del Vescovo di Como, atteso che la comunità degli educatori appartiene alla sua diocesi. I fatti denunciati, che risalivano agli anni precedenti e che avrebbero coinvolto alunni coetanei tra loro, alcuni dei quali non più presenti nell’Istituto al momento degli accertamenti, non trovarono adeguata conferma. In considerazione di nuovi elementi recentemente emersi, è in corso una nuova indagine che faccia piena luce su quanto realmente accaduto».

In Peccato originale il giornalista Nuzzi riporta anche la lettera che il giovane polacco Kamil Tadeusz Jarzembowski, ex allievo del Preseminario Pio X, aveva scritto a Papa Francesco, denunciando di essere “stato testimone di atti sessuali”. Jarzembowski aveva ripetuto la sua testimonianza in un servizio de Le Iene in cui aveva parlato anche la vittima.

Nel contempo era emerso che non soltanto i fatti erano stati “sottovalutati”, ma che non si trattava di un caso isolato, ma di un vero e proprio sistema perverso di abusi sessuali. Inoltre, che il tutto venivo coperto con l’omertà che proteggeva chi abusava e non chi era vittima. Chi denunciava veniva subito allontanato da Roma. E questo ha permesso che nel frattempo Martinelli fosse stato ordinato sacerdote, nonostante le denunce, già dal 2013.

Tra i destinatari delle Linee guida per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili emanate il 26 marzo 2019 per il Vicariato della Città del Vaticano sono menzionati espressamente «i sacerdoti, i diaconi e gli educatori del Preseminario San Pio X».

Il 27 giugno 2019 organi di stampa hanno reso noto che in Italia «si indaga su “abusi sessuali” contro i chierichetti del Papa», a seguito della denuncia ai pm di un ragazzo che viveva nel Preseminario San Pio X in Vaticano: «Un seminarista, oggi prete, mi violentò per anni. E ci sono altre vittime». Su Ilfattoquotidiano.it: «C’è un’inchiesta alla Procura di Roma, a un chilometro dalle mura vaticane, che può mettere in imbarazzo le gerarchie ecclesiastiche fino a Papa Francesco. Riguarda i presunti abusi, almeno in parte fra minori, commessi nel Preseminario San Pio X che ospita i chierichetti che servono messa in San Pietro».

Poi, il 17 settembre 2019 la Sala Stampa della Santa Sede ha rese noto che il Promotore di Giustizia vaticano aveva chiesto il rinvio a giudizio di Don Gabriele Martinelli e di Don Enrico Radice.

Don Martinelli all’epoca dei fatti era un allievo «anziano» e «tutore e coordinatore delle attività dei seminaristi», fu accusato di aver violentato e minacciato un ragazzo più piccolo «in diversi tempi e luoghi nello Stato della Città del Vaticano» tra il 2007 e il 2012, il tutto «abusando della sua autorità» sui ragazzini.

Don Radice, allora il Rettore, fu accusato di favoreggiamento, per aver coperto, ovvero «di avere più volte come rettore, in tempi e luoghi diversi, in Italia e anche all’estero, aiutato Martinelli ad eludere le investigazioni, dopo reati di violenza carnale e libidine».

Nonostante i fatti denunciati risalivano ad anni in cui la legge all’epoca in vigore impediva il processo in assenza di querela della persona offesa, da presentarsi entro un anno dai fatti contestati, il rinvio a giudizio era stato reso possibile con un apposito provvedimento del Santo Padre del 29 luglio 2019, che aveva rimosso la causa di improcedibilità.


Il processo di primo grado era iniziato il 14 ottobre 2020 e il quadro uscito dalle tredici udienze era desolante, come anche i silenzi e l’inerzia che lo hanno accompagnato. Il 6 ottobre 2021, dopo quasi un anno, il Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone aveva deciso il proscioglimento per ambedue gli imputati, Don Gabriele Martinelli, 29 anni e Don Enrico Radice, 73 anni.

Don Martinelli era stato assolto per insufficienza di prove per i presunti abusi che secondo l’accusa avrebbe compiuti tra il 2007 e il 2012, allievo minorenne fino all’agosto 2010 nel Preseminario San Pio X, ai danni di L.G., compagno di 7 mesi più giovane. Per l’accusa di altri reati Don Martinelli era stato assolto perché non punibili o perché era intervenuta la prescrizione. Era stato assolto anche Don Enrico Radice.

Nello specifico, il Tribunale aveva ritenuto Don Martinelli non punibile per i fatti che gli erano stati contestati fino al 9 agosto 2008, in quanto minore di 16 anni. Lo aveva assolto dai reati contestati per il periodo successivo per insufficienza di prove e aveva dichiarato estinta l’azione penale per prescrizione riguardo al delitto di corruzione di minore, per il periodo tra il 9 agosto 2008 e il 19 marzo 2009. Per Don Radice era scattata la prescrizione.

Nel comunicato diffuso dopo la sentenza, i giudici vaticani avevano sottolineato che l’accusa era “basata principalmente sulle dichiarazioni della persona offesa”, L.G., che anche in dibattimento ha confermato le accuse di aver subito più volte abusi sessuali, tra il 2007 e il 2012. La documentazione acquisita nel dibattimento aveva permesso una “valutazione più completa” sui rapporti intercorsi tra Don Martinelli e la presunta vittima, “al loro evolversi nel tempo e all’attendibilità delle dichiarazioni” rese dalle parti, avevano scritto i giudici.

Il Tribunale vaticano aveva stabilito che furono “accertati” e veritieri “i rapporti sessuali, di varia natura ed intensità”, tra l’imputato e la persona offesa, che si sarebbero protratti per più di 5 anni. Ma mancava la prova “per affermare che la vittima sia stata costretta a tali rapporti dall’imputato, con la contestata violenza o minaccia”. I giudici aggiungevano anche che “l’impossibilità di ritenere la costrizione della vittima provata al di là di ogni ragionevole dubbio, deriva da alcune significative contraddizioni ed illogicità presenti nelle dichiarazioni rese in diverse occasioni dalla vittima”. Dubbi erano emersi anche per il contenuto dei messaggi telefonici scambiati con Martinelli e dal fatto che “molti dei testimoni presenti nelle stesse stanze in cui, di volta in volta, avrebbero avuto luogo i rapporti sessuali hanno ripetutamente affermato di non avere mai visto o sentito nulla”.

Per i fatti relativi al periodo tra il 9 agosto 2008 e il 19 marzo 2009 (quando Martinelli aveva compiuto 16 anni, ma L.G. ancora no), che anche se “provati” non era certo che furono compiuti con costrizione della vittima, il Tribunale vaticano aveva riconosciuto che si configurava il reato di corruzione di minorenni. Reato però dichiarato estinto per prescrizione “maturata già nel 2014, cioè molti anni prima della presentazione della querela (18 aprile 2018) e quindi dell’inizio delle indagini”.

Sull’accusa di favoreggiamento per Don Radice, i giudici avevano analizzato le tre condotte oggetti d’indagine.
Per la lettera inviata il 3 ottobre 2013 al Vescovo di Como, con la richiesta di archiviare l’indagine in sede canonica, o giudici avevano rilevato che effettivamente verifiche ed accertamenti furono svolti dal rettore e dal vescovo “in modo assolutamente superficiale”, per arrivare “ad una rapida archiviazione”. Ma mentre non era stato possibile sentire neppure in udienza il Vescovo di Como, gravemente malato, per Don Radice era stata dichiarata “l’estinzione del reato per prescrizione”.
Riguardo all’imputazione di favoreggiamento per la “creazione di una lettera con cui si comunicava l’imminente ordinazione sacerdotale di Martinelli” sulla quale Radice avrebbe apposto la falsa firma del Vescovo di Como, l’imputato è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. La lettera, infatti, non avrebbe costituito “alcun aiuto ad eludere le indagini”.
Infine, per le dichiarazioni rese nel settembre 2018 al Promotore di Giustizia, ritenute dall’accusa “non rispondenti al vero e funzionali ad ostacolare le investigazioni nei confronti di Martinelli”, Don Radice era stato dichiarato non punibile, perché “deponendo il vero, avrebbe esposto se stesso al rischio di incriminazione” per il comportamento tenuto. Ma anche nello Stato della Città del Vaticano vige “il rispetto del privilegio contro l’autoincriminazione”, principio “universalmente riconosciuto dagli ordinamenti giuridici moderni”.

Il rappresentante dell’accusa, il Promotore di Giustizia Roberto Zannotti, aveva chiesto la condanna a sei anni di reclusione per Don Martinelli, per il reato di violenza carnale aggravata e atti di libidine aggravati, e quattro anni per Don Radice, per favoreggiamento.

Gli avvocati dei due imputati e dell’Opera Don Folci, l’Istituto della Diocesi di Como al quale era affidata la gestione del Preseminario San Pio X, che si trovava fino al 2021 in Vaticano, citata in giudizio dal denunciante per responsabilità civile, nelle arringhe finali avevano confutato ogni accusa, perché per le difese non erano emerse nel processo prove credibili di reato. Per cui l’Avvocato Rita Claudia Baffioni in difesa di Don Martinelli aveva chiesto il proscioglimento per improcedibilità, e l’Avvocato Agnese Camilli Carissimi in difesa di Don Radice aveva chiesto l’assoluzione con formula piena, come anche l’Avvocato Emanuela Bellardini in difesa dell’Opera Don Folci.

La Diocesi di Como, dove entrambi i sacerdoti sono incardinati, dall’ottobre del 2016 guidata dal Vescovo Oscar Cantoni, “accogliendo con rispetto la decisione dei magistrati” al termine del processo di primo grado, In un comunicato, aveva espresso “paterna vicinanza e piena solidarietà a tutte le persone e le comunità ecclesiali ferite in vario modo da questa dolorosa vicenda”. Nel comunicato la Diocesi di Como ricordava, che è stato “un procedimento complesso”, nel quale “ha offerto fin dall’inizio la più ampia collaborazione, mettendo a disposizione del Promotore di Giustizia vaticano il fascicolo relativo all’indagine previa espletata dal Delegato vescovile”. Confidando che “la chiusura del processo e il ristabilimento della giustizia potranno offrire un’autentica occasione di rinnovamento comunitario”, la Diocesi aveva ringraziato quanti “hanno contribuito all’accertamento dei fatti” e aveva invitato tutti i fedeli “a pregare affinché il Signore possa donare a ognuno di noi la forza interiore per affrontare con trasparenza ed equità questa non facile vicissitudine”.

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