Più legislatore che riformatore

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.01.2024 – Andrea Gagliarducci] – Nella scorsa settimana, Papa Francesco ha promulgato altre tre leggi di riforma, ciascuna per decisione papale. Nel gergo tecnico del governo della Chiesa, questi atti si chiamano litterae apostolicae motu proprio datae (Lettere apostoliche date di propria iniziativa [del legislatore]) o Motu proprio in breve. Si aggiungono alla raccolta di oltre 70 Motu proprio pubblicati in dieci anni del suo pontificato.

I Motu proprio generalmente vengono utilizzati per legiferare rapidamente. Riforme più importanti e leggi più radicali di solito richiedono mezzi diversi, e storicamente sono state realizzate attraverso documenti più ampi, scrupolosamente sviluppati in consultazione profonda con gli uffici specializzati della Curia Romana.

Le ragioni del procedere in questo modo sono molteplici, ma tutte convergono sull’obiettivo di sviluppare il diritto della Chiesa in un modo che sia allo stesso tempo coerente con la visione del Papa regnante su come dovrebbero essere le cose e anche restare in linea con il diritto canonico e la tradizione precedente. Questa procedura storicamente collaudata contribuisce inoltre a conferire un carattere definitivo alle riforme più importanti, riducendo al minimo la necessità di una revisione a posteriori.

Il fatto che Papa Francesco abbia utilizzato un Motu proprio per legiferare almeno sei volte l’anno, segnala un punto di svolta. Il Papa prende le decisioni da solo. I documenti sono creati da lui o da un suo stretto entourage e vengono pubblicati senza troppo preavviso e talvolta senza preparazione.

In passato, su tali riforme legislative – grandi e piccole – ci sarebbero stati frequentemente dei briefing presso la Sala Stampa della Santa Sede, che ne permettevano la comprensione dei contenuti. Con Papa Francesco questi briefing sono sempre diminuiti, spesso perché il dipartimento della comunicazione era stato nemmeno informato dei cambiamenti in corso.

I tre più recenti Motu proprio hanno una caratteristica comune. Uno di essi stabilisce qualcosa che era già prassi comune in materia di pubblicazione delle leggi nello Stato della Città del Vaticano, mentre gli altri due modificano la legge vaticana sugli appalti. La legge, promulgata quattro anni fa, ha richiesto alcuni aggiustamenti, come è consuetudine. In realtà, però, il Motu proprio modifica così tanti dettagli della riforma di quattro anni fa, da costituirne quasi una riscrittura. In generale, le modifiche rappresentano un passo indietro nella conduzione delle riforme di Papa Francesco.

La nuova legge sugli appalti, ad esempio, stabilisce un tetto massimo di spesa entro il quale i dicasteri hanno autonomia gestionale e non devono chiedere autorizzazioni. È una regola di buon senso perché è impossibile, ad esempio, emettere anche un bando per acquistare materiale di cancelleria. Ma è una norma che rappresenta un passo indietro rispetto alla decisione di “controllo assoluto” presa in sede di promulgazione della legge sugli appalti, quando questa venne promulgata.

Le due circostanze ci fanno riflettere. In primo luogo, la sostanziale riscrittura della legge non dimostra alcuna precisione giuridica in chi scrive i testi per Papa Francesco (o nel Papa stesso, ammesso che li scriva di suo pugno). Perciò, c’è un bisogno di riscrivere tutto con un linguaggio più preciso, di definire meglio i dettagli e di armonizzare il tutto. Non è la prima volta che ciò accade.

Nel 2015, ad esempio, Papa Francesco ha dovuto rimangiarsi la decisione di attribuire alla Segreteria per l’Economia la responsabilità di tutti i rami finanziari, dalla vigilanza all’erogazione delle pensioni. Invece, fu deciso di trasferire alcune funzioni all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), delineando meglio la differenza tra vigilanza e gestione. Anche in quel caso, si trattò di una scelta di buon senso, adottata solo successivamente, quando divenne chiaro che vigilanza e gestione non potevano essere appannaggio dello stesso Ente e dello stesso Prefetto.

Tuttavia emerge un secondo fatto. Riformando, si attua una sorta di “furia cieca” nel desiderio di mostrare tre cose: maggiore controllo, una rottura con il passato e maggiore trasparenza. Questa furia, tuttavia, non supera mai la prova della realtà. Nella pratica, alcune riforme rischiano di non rispettare i criteri di ragionevolezza. È una situazione che mette a rischio l’intero sistema vaticano.

Dopo dieci anni di pontificato, siamo sicuri che Papa Francesco è un legislatore che prende decisioni ed emette documenti che cambiano le carte in tavola. Più difficile è capire se si tratta di un Papa veramente riformatore, nonostante le numerose riforme attuate.

Queste riforme di Papa Francesco, nate strada facendo, non sembrano mai definitive. Procedono per trail and error [tentativi ripetuti, prova e riprova]. Non sono il risultato di uno studio approfondito, che porti a documenti che possano durare nel tempo. Soprattutto, la forma e i contenuti delle riforme che nascono dalle richieste rivolte a Papa Francesco e da lui promulgate, sono molto influenzati da chi è tra i consiglieri di fiducia del Papa in quel momento e da quali interessi essi perseguono.

Vale la pena ricordare che il Papa ha cambiato la struttura legislativa dello Stato della Città del Vaticano tre volte, e questo mentre era in corso un processo – quello sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato – che ha avuto implicazioni significative per quanto riguarda la posizione nell’arena internazionale della Santa Sede. Durante le indagini dello stesso processo, Papa Francesco ha cambiato le regole investigative tramite quattro Rescritti, cambiando di fatto le regole del processo mentre era in corso.

In breve, si tratta di un’attività legislativa che appare in qualche modo come una semplice emanazione della volontà personale di Papa Francesco. Se esista all’interno o dietro quella volontà personale un piano reale o una visione di vasta portata, finora si è rivelato impossibile discernerlo. Niente dura in questo pontificato.

Le Sante Messe quotidiane a Santa Marta non durarono nel tempo. Sono state prima trasmesse quotidianamente da Vatican News, poi in diretta durante la pandemia, e poi mai più celebrati come all’inizio del pontificato [*]. Anche l’idea di avere momenti interdicasteriali durante le visite ad limina non è durata, anche se fino a qualche anno fa, questa appariva come l’innovazione più significativa. Neanche l’entusiasmo per il Sinodo non è durato, perché dopo la prima fase di questo Sinodo «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», sembra che la forza trainante si sia fermata.

Si ha l’impressione è che le decisioni vengano prese e i processi continuino fino a quando una nuova decisione o processo possa ribaltare la situazione. Oppure, finché non arriva un decision maker [persona investita del potere decisionale] che agisce in totale sintonia con le scelte complessive. È il significato della Chiesa come “ospedale da campo” in perpetuo stato di emergenza, ed è il significato di infinite “riforme” senza alcuna reale visione. Ciò, tuttavia, porta ad una certa confusione.

Non ci sono riforme fondamentali. Per quanto riguarda le questioni dottrinali, sembra che diventino centrali dei problemi già gestiti pastoralmente, con più o meno successo a seconda dei casi e delle situazioni (coppie irregolari, divorziati risposati, e la cura pastorale degli omosessuali).

È detto spesso che avremmo bisogno di un Papa legislatore dopo questo pontificato. Forse ci sarebbe più bisogno di un Papa pastore, capace di ricomporre la disunità così creata e abbastanza intelligente da circondarsi con legislatori. Non c’è bisogno di riformare la riforma del Papa perché la riforma di Papa Francesco sembra alquanto fragile. C’è necessità di una riforma fondamentale, che riguarda il governo della Chiesa e il ruolo del papato. Non è un compito facile, anzi.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] Il resoconto si trova su Vatican News per l’ultima volta il 17 maggio 2020 [QUI]]

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