Solo quelli che sono così folli… 59° viaggio di solidarietà e speranza in Messico. “Tentar el futuro con el corazón”
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.01.2024 – Vik van Brantegem] – Dopo aver riferito giovedì 11 gennaio 2024 [QUI], della partenza di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami per il 59° Viaggio di Solidarietà e Solidarietà della Fondazione Santina e dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus dall’11 al 22 gennaio 2024 in Messico, dal tema Solo chi è così folle di pensare di cambiare il mondo, lo cambia realmente, lunedì 15 gennaio 2024 abbiamo riportato il suo primo Report 59/1 – I veri pazzi [QUI] e martedì 16 gennaio 2024 il suo Report 59/2 – Guadalupe [QUI], preceduto da un’informazione di cronaca in riferimento al carcere di Las Cruces, dove quel giorno alle ore 10.00 ora locale (ore 17.00 di Roma) ha concelebrato la Santa Messa per I’inaugurazione dell’infermeria, presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Acapulco, Mons. Leopoldo González González, seguita da una bellissima festa, di cui Don Luigi racconta nel suo Report 59/3 – Inaugurazione infermeria al Carcere di Las Cruces. Pintarse la cara color esperanza, che riportiamo di seguito.
Report 59/3 – Inaugurazione infermeria al Carcere di Las Cruces. Pintarse la cara color esperanza
“Pintarse la cara color esperanza | tentar el futuro con el corazón”: è il ritornello di una bellissima canzone di molti anni fa [*], ma sempre attuale con la quale i prigionieri ci accolgono in una festa meravigliosa di colori. “Dipingere speranza sul volto ed affrontare il futuro con il cuore” è una forte ispirazione per questi giorni e per questa giornata di martedì 16 gennaio 2024, nella quale con molti sforzi inauguriamo l’infermeria del carcere di Las Cruces ad Acapulco.
Tale inaugurazione doveva essere fatta nel novembre dello scorso anno, ma un formidabile e tentacolare mostro ridusse in poltiglia Acapulco, con l’80% delle abitazioni distrutte. Un disastro umano su una popolazione torturata dai narcos, come ce lo mostrerà la storia di Amalia, di cui parleremo nel prossimo report, una straordinaria, intensa divina storia di sofferenza per la violenza e per l’uragano. Forse la più forte storia che mi sia capitato di raccontare. Ad Amalia sarà dedicato il prossimo 45° libretto #VoltoDiSperanza.
Per quell’uragano abbiamo spostato ad ora il nostro viaggio di solidarietà. Ma come abbiamo descritto [QUI e QUI], il nostro viaggio è in una città completamente fuori controllo, con la guardia nazionale per le strade, lo sciopero generale dei trasporti e la forte violenza che in questo momento è qui presente. Davvero è il viaggio più complicato, pericoloso e difficile di quelli che abbiamo finora realizzato in Messico.
La sera precedente la nostra inaugurazione ci chiama Mons. Leopoldo González González, l’Arcivescovo metropolita di Acapulco, e ci dice: “Gigi, oggi a Las Cruces hanno ucciso due guardie carcerarie ed hanno ferito una donna agente di custodia al carcere. Inoltre devi sapere che due settimane fa, se non sbaglio il 29 dicembre, nel carcere vi è stata una grande sommossa perché hanno spostato ad un altro carcere 61 pericolosi prigionieri delle bande dei narcotrafficati… Domani la situazione potrebbe divenire incandescente e dobbiamo essere attenti che la festa non si trasformi in tragedia”.
Gli rispondo: “Eccellenza, sicuramente per me è un momento importante tale inaugurazione e lo è ancora di più in questo contesto di disperazione. Non voglio costituire un problema, ma essere per Acapulco con Fondazione Santina una piccola speranza. Mi dica cosa dobbiamo fare”.
Mons. Leopoldo dice: “Se te la senti andiamo, ma consapevoli dei rischi che ci sono”.
Gli dico: “Eccellenza, grazie di questo colloquio. Io vorrei andare anche per incontrare i 1.440 prigionieri che ci aspettano”.
Mons. Leopoldo taglia corto: “Benissimo, buona notte e ci vediamo domani alle 10.00 a Las Cruces”.
Trascorro la notte tranquillo e la mattina con Magda e Dulce andiamo al carcere. All’ ingresso ci attende il Direttore, Mons. Leopoldo, il Parroco di La Laja, Padre Hugo e i due cappellani del grande carcere. Entriamo insieme e li all’ ingresso esplode una festa di colori e di suoni.
Le prigioniere ed i prigionieri hanno formato un coro. Ci mettono al collo collane di fiori, ci salutano cordialmente ed intonano un canto che mi commuove: “Pintarse la cara color esperanza | tentar el futuro con el corazón”. Con queste parole – colora il volto di speranza e pensa al futuro con il cuore – nell’uragano di dolore e morte in cui ci troviamo, dove angoscia, paura e violenza regnano, sciolgono il mio timore e aprono l’animo alla festa. Il Direttore del carcere ci offre una squisita colazione messicana con frutta, tortillas, formaggio e caffè.
Anche il carcere è stato investito dall’uragano Otis, ma non ha causato i danni come nel resto della città e quasi miracolosamente i nostri lavori di ristrutturazione si sono salvati. Il nuovo Direttore, insieme con Sonia, che è iscritta alla nostra Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus, ci parlano delle difficoltà della prigione e della terribile violenza, che non si è per nulla calmata.
La ricca colazione termina ricordando Martin, il prigioniero a cui abbiamo dedicato il 40° libretto #VoltoDiSperanza, dal tema Perdonare non cambia il passato, cambia il futuro [QUI]. L’uomo anziano è gravemente ammalato ed è stato trasportato in un altro carcere, perché ad Acapulco gli ospedali non funzionano bene…. E mentre gli ospedali non funzionano bene, l’infermeria del carcere ha un volto nuovo con la ristrutturazione che abbiamo reso possibile.
Dopo la colazione scendiamo al patio, dove è preparato l’altare con fiori e decorazioni colorate. L’Arcivescovo metropolita di Acapulco, Mons. Leopoldo González González, presiede la Santa Messa e parla della figura del buon samaritano e del nostro aiuto al carcere. Sono presenti gli assistenti sociali, alcuni rappresentanti dei carcerati maschili e un gruppo di carcerate. Le tremende misure di sicurezza non permettono assolutamente riunioni di grandi numeri, e cosi siamo circa 150 persone a partecipare. Il caldo tropicale si fa molto forte e alcuni prigionieri tirano un grande telone che ci concede ombra.
Conclusa la Celebrazione Eucaristica, ci portano all’infermeria, chiamata Àrea Médica. Lo scorso anno i diversi ambulatori erano inagibili e pieni di muffa, si doveva fare una robusta opera di impermeabilizzazione ricostruendo alcune pareti, ridipingendo altre e riattivando condutture di acqua e elettricità. L’ Àrea Médica, che è al servizio di 1.400 persone non è piccola. Vi sono gli ambulatori (dentista, oculista, ecc.) e anche una ventina di stanze per i prigionieri che devono essere ricoverati per alcuni giorni. Il Direttore ci mostra con la dottoressa i diversi lavori svolti che documentiamo con video e fotografie. Davvero un ottimo lavoro, con un piccolo investimento, ma con il grande lavoro dei carcerati. Si ripete la scena commovente dell’Africa alcuni mesi fa, dove nella prigione di Garissa in Kenya un sistema di irrigazione ha trasformato 4 chilometri di terra bruciata dal sole, con il nostro intervento, ma soprattutto con il lavoro dei carcerati [QUI].
Questo… mi fa girare la testa, mi conquista: non è importante il denaro versato ma la passione messa nel farlo fruttare ed i detenuti su questo ci hanno messo di più della passione, ci hanno messo il cuore. E così una volta di più il miracolo si compie e medici in camice bianco curano i carcerati malati. Assaporare questi momenti, condividere questi progetti, la loro fatica ma altresì la gioia è molto nobile, anche perché se i carcerati ci mettono la passione i soldi vengono dai poveri.
Sono finiti i tempi in cui mi arrivano soldi a motivo della posizione di prestigio, ora paradossalmente i soldi ne arrivano di più e sono dono di poveri, di fatica e determinazione nell’aiutare chi sta male. Proprio questi due ingredienti: il cuore dei detenuti e la loro grande fatica nella ristrettezza di mezzi, e la generosità di chi ti regala quanto ha da vivere (pensionati, donne delle pulizie, operai… e non ricchi miliardari), Dio ci mette del suo e compie il miracolo. Quando iniziamo un progetto spesso i soldi non ci sono, poi la Provvidenza bussa per magia alle nostre casse e i soldi necessari entrano. Lo sanno bene i prigionieri di Las Cruces che ho tenuto informati sui finanziamenti, come lo sono coloro che ci regalano un euro… Blanca, una carcerata che era cantante e ballerina, recita un bellissimo discorso nel quale parla proprio di questo.
Salutiamo con Mons. Leopoldo i medici e gli infermieri, e così giungiamo all’ingresso principale dove si vede in bella mostra il nostro grande logo di Associazione Santina. Lo si vede bene da lontano ed avvicinandomi in bella vista vedo la dedica: “A Giovanna e Pietro Beschi” sono la mamma ed il papà dei genitori del Vescovo di Bergamo, Mons. Francesco Beschi.
L’Arcivescovo di Acapulco Leopoldo ben conosce il Vescovo di Bergamo Francesco. Alcuni anni fa, l’Ufficio missionario della Diocesi di Bergamo aveva versato alle casse di Fondazione Santina il totale costo della realizzazione di un memoriale delle vittime di violenza a La Laja [QUI]. Il Nunzio Apostolico aveva visitato l’opera e i giornali messicani avevano pubblicato diversi articoli. Il Vescovo di Bergamo aveva inviato una bellissima lettera alle vittime di violenza e l’Arcivescovo di Acapulco gli aveva risposto con una lettera affettuosa. E così, ogni anno che vengo, un piccolo regalo per il Vescovo Francesco Beschi non manca. Lo scorso anno era una stola liturgica, quest’ anno uno zainetto fatto dai carcerati. Sono piccoli segni che dicono condivisione.
Giovanna e Pietro Beschi sono i genitori del mio vescovo. Mi sono un po’ informato su di loro: due genitori eccezionali. Ma quando i genitori hanno un figlio prete, è un grande regalo a Dio, alla Chiesa e alla società. È proprio questo “regalo” che il Consiglio di amministrazione della Fondazione Santina Onlus ha intego festeggiare, dedicando a loro questa significativa opera.
Tutti noi, ed io per primo, siamo grati al Vescovo Francesco, perché dall’inizio ci è stato vicino. Per quando riguarda la nostra Fondazione Santina Onlus, che nasce con l’intento di preservare e rinnovare nel tempo il meritorio scopo originario dei suoi Fondatori (l’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus e Mons. Luigi Ginami), vincolando ad esso gli amministratori che negli anni si succedono alla guida dell’Ente, con modalità statutarie di nomina che consente la continuità di guida nel tempo, l’articolo 7 dello Statuto, che abbiamo studiato insieme con Mons. Beschi, che lo ha specificamente approvato, dice che se per qualora per qualsiasi motivo la nomina dei componenti il Consiglio di Amministrazione non possa avvenire nei modi indicati, la competenza alla nomina dei componenti del Consiglio di Amministrazione e la determinazione del loro numero spetterà all’Ordinario pro-tempore della Diocesi di Bergamo.
Mons. Leopoldo, il Direttore del Carcere e Sara, la bella ragazza rappresentante dei prigionieri, svolgono tre bellissimi discorsi di ringraziamento al Vescovo Francesco ed alla Fondazione Santina. Sarò contento al mio ritorno di consegnare a lui tali doni e di ringraziarlo con il cuore per permettermi di realizzare nel mondo e a Bergamo tali meravigliose opere: Grazie Vescovo Francesco! Questa infermeria è il nostro grazie sincero e umile, con la speranza che in futuro Mons. Francesco venga a vedere questo carcere ed a celebrare una Santo Messa. Vedo i nomi di Giovanna e Pietro e mi commuovo! Sicuramente l’opera a loro dedicata non è un grande ospedale come il Papa Giovanni, neppure una costosa clinica per ricchi. La nostra clinica sembra più simile ad un ospedale da campo… tanto caro a Papa Francesco, per curare poveri e prigionieri.
E sì, perché qui in carcere non vi è certamente El Chapo Guzsman, o i capi di potenti cartelli. Quelli sono fuori ed impuniti in questo narco-stato del Messico. Qui ci sono i ladri e le ladre di galline. Aui vi è Damaris, la mamma di Santina, che mi abbraccia commossa quando le mostro la foto di sua figlia. Ho infatti visitato la piccola Santina nel giorno del mio compleanno.
Qui ci sono giovani dagli occhi profondi, tristi, ma bellissimi. Dopo il taglio del nastro, l’Arcivescovo Leopoldo ci lascia per altri impegni e si è scatena la festa, con le due ballerine Sarà e Blanca, con Juan, un artista sfigato finito in carcere per una incredibile storia. Sono canti, balli, scenette e scherzi. E in quel momento gli occhi dei giovani reclusi si illuminano, diventano stelle, le bellissime stelle che vedo la notte addormentandomi sfinito nella camera della casa di Magda.
Questi sono giorni intensi, ti sfiniscono, ti riempiono il cuore e te lo drogano. E chiedi perdono a Dio della tua grande stupidità e meschinità. Questa bellissima e significativa opera mi ha riempito di forza e coraggio nel continuare su questa strada.
Sono le dodici di mercoledì 17 gennaio 2024. Mi preparo per andare al Seminario di Acapulco, dove incontreremo i cinque seminaristi del programma di adozione a distanza #FelixProgram2021: Pedro Fernandez Mayo, Ysai Hernandez Lopez, Luis Antonio Jimenenez Carmaona, Josè Angel Rodriguez Navarrete e Josè Alfredo Garcia Aguire [QUI].
[*] La canzone Color Esperanza di Diego Torres del 2001
Sé qué hay en tus ojos con solo mirar
que estás cansado de andar y de andar
y caminar girando siempre en un lugar.
Sé que las ventanas se pueden abrir,
cambiar el aire depende de ti,
te ayudará, vale la pena una vez más.
Saber que se puede, querer que se pueda,
quitarse los miedos, sacarlos afuera,
pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Es mejor perderse que nunca embarcar,
mejor tentarse a dejar de intentar,
aunque ya ves que no es tan fácil empezar.
Sé que lo imposible se puede lograr,
que la tristeza algún día se irá,
y así será, la vida cambia y cambiará.
Sentirás que el alma vuela
por cantar una vez más.
Saber que se puede, querer que se pueda,
quitarse los miedos, sacarlos afuera,
pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Vale más poder brillar, que solo buscar ver el sol.
Pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Saber que se puede, querer que se pueda,
pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Saber que se puede, querer que se pueda,
quitarse los miedos, sacarlos afuera,
pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Saber que se puede, querer que se pueda,
pintarse la cara color esperanza,
tentar al futuro con el corazón.
Saber que se puede, quitarse los miedos,
pintarse la cara color esperanza
tentar al futuro con el corazón.