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Da Napoli un’invocazione a rigenerare le periferie delle città

“Cari fratelli e sorelle, ci troviamo qui in questa periferia della nostra città, periferia spesso simbolo di tutte le periferie non solo della nostra città ma del nostro paese, periferia che purtroppo oggi diventa il centro dell’attenzione di tutti non per la sua rinascita, ma perché ancora una volta l’odore della morte e della paura pervade le sue vie e i cuori dei suoi abitanti”.

Con queste parole avanti ieri l’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, ha celebrato in n piazza Giovanni Paolo II le esequie delle vittime del crollo della Vela Celeste a Scampia ricordando le condizioni della città: “Gli abitanti di Scampia, che per già molto tempo hanno subito etichette mediatiche frettolose e generalizzanti, che hanno tanto lottato per scrollarsi di dosso un’opinione pubblica che legge le situazioni con una superficialità spesso più attratta dalla decadenza del male che dai tanti segni primaverili di riscatto, oggi si ritrovano qui, insieme all’intera città, per piangere Roberto, Patrizia, Margherita e per pregare per la guarigione di Carmela, Martina, Giuseppe, Luisa, Patrizia, Mya, Anna, Greta, Morena Suamy e Annunziata, vittime di un crollo che va ben oltre le macerie di cemento e ferro, assurgendo a simbolo di un crollo sociale che deve essere arginato, prevenuto, evitato, non solo qui ma in tutte le periferie della nostra città, del nostro Sud, della nostra Italia!”

E’ la condizione in cui vivono le ‘periferie’, chiamate ad essere ‘simbolo’ di una rinascita: “Periferie che possono rinascere, che possono diventare simbolo di una resurrezione possibile, come ci insegna proprio la nostra Scampia che, al di là di certe narrazioni parziali e stereotipate, ha saputo sempre rialzarsi, diventando un esempio di autentica resilienza e riscatto, grazie all’onestà e all’impegno di tanti suoi figli e figlie, Chiesa, società civile e istituzioni che, quando si alleano per il bene comune, possono compiere veri e propri miracoli”.

L’omelia dell’arcivescovo di Napoli è un invito al rispetto del dolore di un quartiere e di una città: “Quest’ora però è l’ora del silenzio e della preghiera, l’ora dell’affidamento di queste sorelle e di questi fratelli alla tenerezza di un Dio che non è indifferente al nostro dolore ma che piuttosto ha scavato tra quelle macerie, si è fatto presente attraverso il soccorso dei volontari, della Croce Rossa, della Protezione Civile, dei Medici e degli Infermieri, della Caritas, delle Parrocchie e di tutte le Istituzioni che stanno facendo quanto è possibile per essere vicini alla sofferenza della nostra gente, al dolore di queste famiglie lacerate.

Queste vite spezzate, queste storie interrotte sono ora tra le braccia di Dio e dove noi vediamo l’ombra della morte Dio vede la vita, dove noi pronunciamo la parola fine Dio pronuncia la parola inizio, dove per noi cala il sipario sul paesaggio di questo mondo per Dio si spalanca l’orizzonte della vita eterna, di una vita senza fine nel suo amore senza fine”.

E’ un dolore che solo Gesù può consolare: “E mentre il nostro discorso si rivolge intimorito ad un futuro distante, Gesù irrompe con un presente che spacca il tempo e annulla le distanze, un presente che afferma una speranza capace di donare luce tra le ombre fitte della morte: ‘Io sono la risurrezione e la vita’. Lo sono ora, in questo momento, per te, per voi, per tutti. Si, il Signore Gesù è la resurrezione e la vita, il suo Vangelo è la buona notizia da cui ripartire, l’unica speranza che può illuminare la notte del dolore, la bussola che può davvero orientare (non solo Scampia ma tutte le periferie del nostro Sud) verso nuovi orizzonti di rinascita comunitaria, verso un futuro in cui il bene comune diventa un ‘sistema’ di vita capace di rovesciare e sovvertire ogni sistema di morte!”

E’ un dolore al quale partecipa anche Gesù, come ha fatto per la morte di Lazzaro: “Sorelle e fratelli, il nostro dolore e il nostro sgomento, le lacrime di queste famiglie segnate da queste morti assurde e improvvise si mescolano con le lacrime stesse di Gesù. Gesù piange dinanzi alla morte di Lazzaro. Gesù non è impassibile dinanzi al dolore e alla sofferenza dei suoi amici! Si, Dio piange con noi e per noi: siamo noi i suoi amici, Roberto, Patrizia e Margherita sono i suoi amici e Lui non consentirà mai, come non l’ha consentito per Lazzaro, che la morte li strappi via”.

Però, in fondo, l’amore è più forte della morte: “Vedete, il contrario della morte, il suo opposto, il suo vero nemico non è la vita ma l’amore. Perché l’amore, come ci ricorda il Cantico dei Cantici, è più forte della morte. E nell’amore, nell’amore di Dio, tutti potremmo sempre ritrovarci, ricomponendo i legami, assottigliando l’udito, aguzzando la vista per imparare ad ascoltare e vedere coloro che abbiamo amato e che, custoditi dalla tenera mano di Dio, ci sono accanto sempre, seppur in un modo diverso e nuovo. Dalle lacrime di Dio impariamo il cuore di Dio. Il perché della nostra risurrezione sta in questo amore fino al pianto. Risorgiamo adesso, risorgeremo dopo la morte, perché amati”.

Ed ha concluso l’omelia con una preghiera allo Spirito Santo: “Venga Signore il tuo Spirito e soffi la tua consolazione sui cuori lacerati dei familiari e degli amici di Roberto, Margherita e Patrizia, accarezzi il loro dolore, accompagni i loro passi in questo tempo difficile abitato dall’assenza e dalla mancanza, sussurri al loro intimo la certezza della vita che non muore, allontani da loro la tentazione della disperazione e doni alla loro anima la capacità di sentire che il legame che li univa ai propri cari non è stato interrotto ma trasformato!

Venga Signore il tuo Spirito e soffi il tuo conforto sui feriti, sui loro familiari, sui medici e sugli infermieri che se ne prendono cura! Sia la loro forza in questo tempo di veglia e di cura, alimenti la lampada della loro speranza e faccia sentire loro l’affetto e la solidarietà della comunità cristiana e dell’intera famiglia di Napoli!

Venga il tuo Spirito e soffi sulle strade di Scampia, dove in queste ore gli sfollati camminano tra timori e speranze, dove tante persone costrette alla precarietà portano il peso di giorni difficili, dove tante famiglie lottano per un domani migliore, per un presente e un futuro abitato dalla giustizia e dalla pace!”

E’ un’invocazione allo Spirito Santo, affinché conservi la città: “Venga il tuo Spirito e soffi sulle vele della nostra città, non su quelle di ferro e cemento deteriorate dal tempo e dall’incuria, ma su quelle vive, quelle fatte di carne, su quelle che oggi più che mai devono essere dispiegate, su quelle che raccontano un passato di dolore e di lotta, e la cui stoffa lascia intravedere il colore della resilienza, della forza di chi non si arrende, della tenacia di chi spera ancora nel domani, della fede evangelica di chi trova bellezza anche nelle sue cicatrici!

Venga il tuo Spirito e soffi su chi ha il compito di governare e amministrare il bene comune, affinché attraverso politiche di risanamento e di inclusione, possa rispondere con azioni concrete e immediate alle vite segnate dalla sofferenza, perché la politica è autentica se fa sua l’etica della cura, e solo la cura può trasformare il dolore in speranza, la sfiducia dei singoli in un nuovo slancio comunitario!

Venga il tuo Spirito e sospinga le nostre barche alla deriva, i tanti battelli marginali che navigano ancora tra mille tempeste e anelano un porto in cui sentirsi al sicuro, soffi sulle vele spiegate dei tanti marinai i cui volti e i cui nomi sono sconosciuti ai potenti di questo mondo ma non al Signore!

Venga il tuo Spirito e soffi sulle vele di chi naviga controcorrente, bramando una città più giusta e accogliente, una città davvero solidale in cui nessuno riesca a dormire sereno se un solo bambino rischia la vita per il semplice fatto di abitare in una casa degradata di un edificio degradato, una città in cui nessuno si tiri fuori dall’esigenza di solidarietà e prossimità se una parte della comunità vive nel disagio e nella precarietà!”

Ed infine un’invocazione per la rigenerazione di una comunità cittadina: “Venga il tuo Spirito e faccia risorgere da queste macerie e da questo dolore una comunità più giusta, in cui sia per sempre abbattuto quel muro invisibile che divide i figli di questa città, che separa le tante Napoli che si sfiorano senza mai incontrarsi! Venga il tuo Spirito e soffi sulle vele della nostra anima, sospinga al largo la nostra amata Napoli, conforti ogni suo dolore, fasci le sue ferite e la conduca verso il porto sicuro della giustizia, della solidarietà e della pace! Venga il tuo Spirito e ci convinca nell’intimo che la morte non è la fine di tutto, anche se fa male, e che la vita umana non finisce mai sotto una tomba”.

(Foto: arcidiocesi di Napoli)

Mattarella ricorda Cassino nel nome della pace

Nell’80^ anniversario della distruzione di Cassino da parte degli alleati il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha sottolineato che il ‘prezzo’ più caro è quello pagato dai civili: “Nella drammatica storia della Seconda Guerra mondiale, con le sue immani sofferenze, Cassino, la città ed il suo territorio, queste popolazioni, sono tragicamente entrate nell’elenco dei martiri d’Europa, accanto ad altri centri come Coventry, come Dresda”.

Cassino è stata assediata per 129 giorni: “Gli storici ci consegnano un numero (così alto da essere terrificante) di migliaia e migliaia di vittime delle diverse armate, della popolazione civile, degli abitanti di questa città, di questo territorio, come conseguenza dei 129 giorni di combattimenti qui avvenuti. I cimiteri (e quelli di guerra, dedicati ai combattenti) fanno qui corona e ammoniscono. Una tragedia dai costi umani ripeto di dimensioni spaventose. In questa terra avvennero scontri tra i più cruenti e devastanti”.

Ecco il motivo per cui è necessario ripudiare la guerra: “E mentre un sentimento di pietà si leva verso i morti, verso le vittime civili, non può che sorgere, al contempo, un moto di ripulsa da parte di tutte le coscienze per la distruzione di un territorio e delle sue risorse, per l’annientamento delle famiglie che lo abitavano, nel perseguimento della cieca logica della guerra, quella della volontà di ridurre al nulla del nemico, senza nessun rispetto per le vittime innocenti”.

La guerra non conosce limiti: “Lutti e sofferenze pagate in larga misura dalla incolpevole popolazione civile, a partire da quel funesto bombardamento del 15 febbraio contro l’Abbazia, nella quale, con i monaci, perirono famiglie sfollate, tante persone che vi si erano rifugiate contando sull’immunità di un edificio religioso, espressione di alta cultura universalmente conosciuto.

Ma la guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie. L’offensiva della coalizione contro il nazismo, che aveva occupato, ed opprimeva, l’Italia, rase totalmente al suolo la città e la storica Abbazia. Questo territorio, all’indomani degli eventi bellici, si presentò completamente distrutto: case, chiese, strade, ponti, ferrovie, scuole”.

Per questi eventi occorre rendere omaggio ad una città ‘martire’ per non perdere la memoria: “A quella comunità così duramente colpita, a quelle donne e a quegli uomini contro cui la furia bellica si manifestò in tutta la sua disumanità, la Repubblica esprime oggi affetto e rimpianto e, nel ricordo, si inchina alla loro memoria.

Rende omaggio a un eroismo silenzioso nel tempo della sofferenza, e alla loro orgogliosa volontà di far riprendere la vita in quello che era divenuto un campo di rovine. Ricordiamo come un gesto eroico quello di trovare dentro di sé le risorse per porre mano immediatamente alla ricostruzione.

Anche dell’Abbazia, faro di civiltà, avviata, questa ricostruzione dell’Abbazia, ancor prima della conclusione del conflitto. Toccò al primo Presidente del Consiglio dei ministri espresso dal Comitato di Liberazione Nazionale, Ivanoe Bonomi, porne la prima pietra già nel marzo del 1945”.

Ma, contemporaneamente, Cassino è stata protagonista anche della rinascita della democrazia: “Cassino martire. Ma Cassino anche protagonista, straordinaria testimone di questa risalita dall’abisso. Un abisso che inghiottì anche migliaia di giovani di altri Paesi che morirono combattendo contro gli oppressori dell’Italia e che ricordiamo con commozione e con riconoscenza.

La strada della libertà è stata segnata dal sacrificio e dal coraggio degli uomini che combatterono coraggiosamente (e tanti vi persero la vita) in questi territori, prendendo parte alla lotta di Liberazione, per far sì che prevalesse la pace nel Continente dilaniato da nazionalismi e da conflitti e che non avessero a soccombere le ragioni dei diritti delle persone e dei popoli”.

Quel cammino che ha portato alla democrazia ed alla pace: “Quello che l’Italia ha compiuto in Europa in questi decenni è un cammino straordinario di pace e di solidarietà, abbracciando i valori dell’unità del nostro popolo, della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia sociale.

Valori che gli italiani vollero consacrati con la scelta della Repubblica e con la Costituzione. Insieme a una affermazione solenne, tra le altre: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali.

Sono queste le poche parole dell’art.11 della nostra Costituzione che contiene le ragioni, le premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo”.

Inoltre ha ricordato le parole di san Paolo VI, che definì l’abbazia ‘messaggero di pace’: “La nuova Abbazia ha la stessa vocazione ma ambisce anche a essere prova di un’accresciuta consapevolezza degli orrori della guerra e di come l’Europa debba assumersi un ruolo permanente nella costruzione di una pace fondata sulla dignità e sulla libertà. Ne siamo interpellati. Sono mesi, ormai anni, amari quelli che stiamo attraversando. Contavamo che l’Europa, fondata su una promessa di pace, non dovesse più conoscere guerre”.

Parole che richiamano alle guerre in atto in Europa ed in Medio Oriente: “Ai confini d’Europa, invece, anzi dobbiamo dire dentro il suo spazio di vita, guerre terribili stanno spargendo altro sangue e distruggendo ogni remora posta a tutela della dignità degli esseri umani. Bisogna interrompere il ciclo drammatico di terrorismo, di violenza, di sopraffazione, che si autoalimenta e che vorrebbe perpetuarsi. Questo è l’impegno della Repubblica Italiana.

Far memoria di una tragedia, una battaglia così sanguinosa, come quella di Cassino, che ha inciso nelle carni e nelle coscienze del nostro popolo e di popoli divenuti nostri fratelli, è anche un richiamo a far cessare, ovunque, il fuoco delle armi, a riaprire una speranza di pace, di ripristino del diritto violato in sede internazionale, della dignità riconosciuta a ogni comunità”.

Cassino è un invito a non perdere la memoria: “Cassino esprime un ricordo doloroso di quanto la guerra possa essere devastante e distruttiva, ma è anche un monito a non dimenticare mai le conseguenze dell’odio, del cinismo, della volontà di potenza che si manifesta a più riprese nel mondo.

Cassino città martire.  Cassino città della pace. Questo il messaggio forte, intenso, che da qui viene oggi. E’ questo il traguardo a cui ambire. E’ questa la natura dell’Europa, la sua vocazione, la sua identità. E’ questa la lezione che dobbiamo tenere viva, custodire, trasmettere sempre, costantemente”.

(Foto: Quirinale)

A Roma la XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

La Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie giunge alla XXIX edizione: un periodo lungo che ha reso protagonista una vasta rete di associazioni, scuole, realtà sociali, enti locali, in un percorso di continuo cambiamento dei nostri territori, nel segno del noi, nel segno di Libera. La Giornata è riconosciuta ufficialmente dallo Stato, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017:

“Il 21 marzo è Memoria, memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie. Persone, rese vittime dalla violenza mafiosa, che rappresentano storie, scelte e impegno. Lo stesso impegno che viene portato avanti dalle centinaia di familiari che camminano con Libera e che ne costituiscono il nucleo più profondo ed essenziale, nella continua ricerca di verità e giustizia”.

Inoltre Libera ha spiegato la scelta della capitale: “Consci della forza criminali e forti della ricchezza di questi percorsi di alternativa, saremo a Roma per riaccendere i riflettori sulla presenza della criminalità organizzata nella Capitale e nel Lazio e per combattere la pericolosa e sempre più dilagante normalizzazione dei fenomeni mafiosi e corruttivi. Cammineremo, come ogni anno, al fianco dei familiari delle vittime innocenti, per sostenere le loro istanze di giustizia e verità, per rinnovare la memoria collettiva e manifestare insieme a loro il nostro impegno per il bene comune”.

‘Roma città libera’ è uno slogan che evoca il capolavoro del neorealismo ‘Roma città aperta’: “un’opera d’arte che parla di resistenza e della lotta per la libertà. Ad ottant’anni dalla liberazione dell’occupazione  nazi-fascista, oggi Roma deve nuovamente aprirsi e liberarsi. I ‘cento passi’ verso e dopo il 21 marzo, avranno lo scopo di raggiungere i centri e le periferie in cui la criminalità assume forme differenziate, per ribadire che Roma può e deve essere una città LIBERA, capitale di un’Italia che deve essere liberata da mafie e corruzione”.

Ma non è la prima volta che si svolge una manifestazione di Libera a Roma: “Dobbiamo rimettere al centro il sacrificio delle vittime innocenti e di quanti oggi subiscono la violenza mafiosa e non hanno ancora trovato la forza di ribellarsi. Per loro e per costruire un futuro libero, saremo con la nostra presenza in piazza il 21 marzo a Roma.

A Roma, dove alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, si è svolta nel 1996 la prima edizione della Giornata, in piazza del Campidoglio. Qui fu letto il primo elenco delle vittime innocenti, sapientemente redatto grazie alla tenacia e alla pazienza di Saveria Antiochia.

Roma ha accolto la giornata nel 2005, quando un’importante manifestazione portò migliaia di persone allo stadio Flaminio. E poi nel 2014, quando il 20 marzo i familiari furono accolti da papa Francesco, prima della manifestazione nazionale svolta a Latina. E infine nel 2021, durante le restrizioni pandemiche, quando l’Auditorium Parco della Musica è stato teatro di una manifestazione ristretta ma densa di emozioni”.

Inoltre Libera sottolinea il grande numero di beni e aziende sequestrate e confiscate: “Grazie all’attività investigativa degli ultimi anni, Il Lazio è la terza regione per gli immobili in gestione dopo Sicilia e Campania con 2.711 beni. Rispetto alle aziende sequestrate, secondo un recente rapporto di Infocamere il Lazio è in seconda posizione dopo la Campania con 2100, rappresentando il 16% del totale delle aziende sequestrate in Italia. Di queste aziende la gran parte sono chiuse perché in realtà ‘aziende finte’ utilizzate soltanto come strumento di riciclaggio.

Attualmente gestite dall’Amministrazione Giudiziarie sono 462 le aziende a Roma che sono attive sul mercato, circa il 14% delle aziende sequestrate operative in Italia. Altro dato significativo sono le 381 aziende confiscate a Roma gestite dall’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati che si aggiungono alle 226 aziende confiscate sempre a Roma e vendute dall’ANBSC”.

Altro dato sottolineato riguarda il reato contro l’ambiente: “Roma è al primo posto nella classifica delle province italiane, stilata nel Rapporto Ecomafia di Legambiente, per reati contro l’ambiente accertati da forze dell’ordine e Capitanerie di porto: nel 2022, ultimo dato disponibile, sono stati 1.315.

Nel ciclo illegale dei rifiuti è seconda solo alla provincia di Napoli (con 288 illeciti penali) ed è al primo posto per quanto riguarda i reati contro la fauna e gli animali, ben 589. Una pressione, quella della criminalità ambientale, che investe tutto il Lazio, al quarto posto con 2.642 reati, dopo Campania, Puglia, Sicilia e prima della Calabria”.

Infine Libera ha scelto Roma per un importante progetto: “A Roma sta per aprire il primo percorso espositivo multimediale su mafie, antimafia e corruzione, all’interno di un bene confiscato. ExtraLibera prende vita negli spazi dell’ex Cinema Bologna, poi diventato sala bingo, e si propone di portare al centro la conoscenza dei traffici criminali attraverso il racconto delle storie delle vittime innocenti delle mafie.

Uno spazio immersivo, che coinvolge il visitatore in un viaggio tra sapere, consapevolezza e azione. Nello stesso immobile, un archivio storico sui fenomeni criminali (cartaceo e digitale) è pronto ad accogliere i ricercatori che vogliano approfondire queste tematiche e gli studiosi che vogliano conferire materiale da consultare. Uno spazio che si propone di essere un epicentro del percorso che ci condurrà alla XXIX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.

(Foto: Libera)

In Terra Santa nessuna possibilità di pace

“Se per pace si intende un epilogo felice dovremo aspettare qualche generazione. In questo momento non c’è il contesto adatto per arrivare alla pace, perché le ferite hanno bisogno di tempo per essere curate. I cristiani però non possono perdere la speranza; quindi è importante arginare la deriva di odio, che si manifesta soprattutto nel linguaggio; e occorre lavorare per creare occasioni per ricostruire la fiducia e questo non si fa solo con le parole, ma anche con i gesti. Come Chiesa possiamo costruire occasioni di incontro e di relazione attraverso le nostre istituzioni, i nostri ospedali, le nostre chiese”.

Lo ha affermato ieri sera il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, intervenendo a Lodi al ‘Colloquio di San Bassiano’ che si tiene un mese dopo la festa patronale, come riportato da ‘Il Cittadino’, sottolineando la drammatica situazione di Gaza:

“A Gaza la situazione è drammatica: il 90% della popolazione è sfollata, e stiamo parlando di circa 1.800.000 persone. Gran parte della popolazione è ammassata nella zona di Rafah, per la strada, dove non c’è assolutamente nulla. Tutte le infrastrutture al momento sono distrutte. Per la ricostruzione ci vorranno anni, la domanda però è: nel frattempo cosa si fa?

In Cisgiordania ci sono circa 3.000.000 di palestinesi in un’area che, fino a un paio di settimane fa, era ermeticamente chiusa. E per effetto di questo si sono creati grossi problemi economici perché le due fonti di reddito della popolazione palestinese qui sono i pellegrini e il pendolarismo verso Israele”.

E secondo l’ong ‘Save the Children’ dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad approvare la risoluzione per il ‘cessate il fuoco’ a Gaza, la vita di almeno 1.000.000 di bambini rimane a rischio a causa dei combattimenti, della fame e delle malattie, oltre che per il grave disagio mentale causato da mesi di guerra.

La notizia giunge mentre il bilancio delle vittime tra i bambini di Gaza supera i 12.400, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, e gli almeno 36 in Israele, secondo le Nazioni Unite, nonché dopo che il governo di Israele ha dichiarato Rafah, l’ultimo luogo che i civili ritenevano sicuro a Gaza, come prossimo obiettivo. 

Più di 1.300.000 di civili palestinesi, tra cui più di 600.000 bambini, sono ora intrappolati lì, senza un altro posto dove fuggire, dopo aver seguito gli ‘ordini di evacuazione’ emessi da Israele che li indirizzavano verso l’area, con la falsa premessa che sarebbe stata sicura:

“Siamo sconcertati nell’apprendere di questo nuovo fallimento, l’ennesimo da parte della comunità internazionale. Dopo più di quattro mesi di violenze incessanti, non abbiamo più parole per descrivere ciò che stanno passando i bambini e le famiglie di Gaza, né gli strumenti per rispondere in modo adeguato.

L’entità della morte e distruzione è enorme, mentre i carri armati sono pronti a entrare a Rafah, dove la maggior parte della popolazione di Gaza è stata costretta a fuggire a causa della fame e delle malattie, questa guerra sta per entrare nella fase più letale possibile. I bambini sono una categoria particolarmente vulnerabile, con diritti e tutele uniche e, come in ogni guerra, stanno pagando il prezzo più alto.

E l’incapacità della comunità internazionale di proteggerli, un dovere legale, sta facendo lievitare questo prezzo a una velocità e con dimensioni mai viste prima. Anche dopo quattro mesi, il più alto organo decisionale delle Nazioni Unite per la pace e la sicurezza internazionale non è stato in grado di farlo. 

I bambini vengono delusi dagli adulti che dovrebbero proteggerli. E’ giunto il momento che questi adulti si assumano le loro responsabilità e i loro obblighi legali nei confronti dei bambini, coinvolti in un conflitto in cui non hanno avuto alcun ruolo e che vogliono solo poter vivere”.

Inoltre Inger Ashing, direttrice di Save the Children International, ha riferito che a Gaza si sta assistendo ad una catastrofe: “Quanto accaduto in questi mesi è stato catastrofico, ma qualsiasi estensione delle operazioni militari da parte di Israele a Rafah sarebbe probabilmente fatale per i bambini e le loro famiglie. Oltre la metà della popolazione di Gaza, compresi più di 610.000 bambini, sono stipati in un frammento di terra che non può accoglierli né sostenere la loro sopravvivenza.

Nell’area sovraffollata non c’è nessun posto dove ripararsi dalle bombe, e nessun altro posto dove le famiglie possano fuggire. In concreto, i bambini sono in trappola. Nel caso di un’escalation a Rafah, ci sarà inevitabilmente un aumento significativo delle gravi violazioni contro i bambini, che sono già state commesse a un ritmo senza precedenti.

I responsabili devono essere chiamati a risponderne. Tutte le parti in conflitto, comprese le Forze di Difesa israeliane, le Brigate Qassam (Hamas) e la Jihad islamica, devono essere aggiunte alla lista degli autori di gravi violazioni contro i bambini nei conflitti armati e impegnarsi a compiere azioni immediate per garantire la protezione dei bambini. La responsabilità è essenziale per riconoscere i gravi danni procurati ai bambini, per spezzare i cicli di violenza e prevenire ulteriori violazioni e per ricostruire società pacifiche basate sullo stato di diritto”.

Vittime, vittimismi e vittimizzazioni: appunti dal Sahel

La lista sarebbe lunga e indefinita perché entità e identità delle vittime sono in costante processo di ridefinizione e aggiornamento. Si può operare classificando secondo l’importanza, l’urgenza, l’intensità, le modalità e l’opportunità. Ci sono le vittime designate dalla storia, quelle di circostanza, quelle che contano e quelle che passano, per convenzione, inosservate.

Domani si celebra la Terza Giornata di Preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi

Si celebra domani la Terza Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili: il 2023 vede il terzo anno di celebrazione in tutte le diocesi e le parrocchie italiane della Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi.

Hiroshima e Nagasaki: l’incubo dell’atomica e la libertà di coscienza

Nei giorni scorsi a Hiroshima, città giapponese che ha subito il bombardamento atomico da parte degli Stati Uniti nel 1945, si è svolta la consueta cerimonia di commemorazione in occasione del 78^ anniversario dello sgancio dell’ordigno nucleare.

Moige: il lockdown ha aumentato del 10% gli episodi di bullismo e del 8% quelli di cyberbullismo tra i minori

Il 22% dei minori supera le 5 ore al giorno connesso, il 63% si collega ad internet senza alcuna supervisione (nel 2021 era il 59%). Questo è quanto è emerso oggi nel corso dell’evento di presentazione dei dati dell’indagine ‘Tra digitale e cyber risk: rischi e opportunità del web’, realizzata dal MOIGE in collaborazione con l’Istituto Piepoli, che ha analizzato il rapporto dei minori con il web e i vari device, intervistando 1.316 minori dai 6 ai 18 anni. L’evento è stato l’occasione anche per lanciare la VII edizione della campagna ‘Giovani Ambasciatori per la cittadinanza digitale contro cyberbullismo e cyber risk’, che coinvolge ogni anno migliaia di studenti,docenti e genitori.

La fondazione Migrantes ha presentato il rapporto sul diritto d’asilo in Europa ed in Italia

Il 2022 è stato l’anno in cui la guerra d’Ucraina nel giro di poche settimane ha disperso nel cuore d’Europa rifugiati e sfollati a milioni, come non si vedevano dai tempi della Seconda guerra mondiale; ma è stato anche l’anno in cui l’Europa ha accolto i profughi senza perdere un decimale in benessere e ‘sicurezza’ (oltre 4.400.000 le persone registrate per la protezione temporanea solo nell’UE fino all’inizio di ottobre).

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